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Il PNRR ignora la parità di genere e rischia di aumentare le disuguaglianze esistenti

12 Giugno 2023 8 min lettura

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Il PNRR ignora la parità di genere e rischia di aumentare le disuguaglianze esistenti

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Il nostro PNRR è poco attento alla parità di genere e rischia di aumentare ancora di più le disuguaglianze esistenti. È la denuncia dell’associazione Period Think Tank, che promuove l’equità di genere attraverso un approccio femminista ai dati, che ha presentato un’analisi territoriale e per missione per valutare l’impatto dei fondi PNRR sull’occupazione di donne e giovani. 

Dall’indagine emerge che il 96% delle 34.377 gare analizzate non prevede misure di premialità per la parità di genere, e nel 68% non ci sono obblighi per una quota di occupazione femminile o giovanile. In 5 missioni su 6 si hanno percentuali di applicazione delle misure premiali per la parità di genere sotto al 10%, nonostante il PNRR preveda meccanismi di premialità e di condizionalità per l’utilizzo dei fondi, e le due missioni a cui andranno la maggior parte dei fondi (Digitalizzazione e Turismo) insieme raggiungono solo il 5,6%. “I risultati sono inequivocabili”, afferma la presidente di Period Think Tank, Giulia Sudano. “Senza un vero obbligo normativo di applicazione di quote e misure premiali, era ovvio che queste non sarebbero state applicate strutturalmente e trasversalmente dalle stazioni appaltanti”.

Fino a poche settimane fa, consultare i dati per monitorare la distribuzione dei fondi PNRR era un’impresa quasi impossibile: sul portale del governo Italia Domani le informazioni erano ferme al dicembre 2021, e i progetti caricati coprivano solo il 5% di quelli approvati. A maggio 2023, OpenPolis e ANAC hanno finalmente pubblicato nuovi dati sui bandi di gara relativi al PNRR, in formato disaggregato e più dettagliati. Grazie a questi dati, è stato possibile realizzare questa analisi dello stato delle cose. 

“Senza dati aperti non è possibile monitorare l’impatto delle politiche pubbliche”, spiega a Valigia Blu Giulia Sudano. “Ecco perché stiamo sostenendo la campagna #DatiOggi, per chiedere la pubblicazione dei dati aperti aggiornati sullo stato di attuazione dei progetti legati ai fondi PNRR. Questo non solo per essere informate, ma anche per avere strumenti per rivendicare interventi efficaci a chiudere i grandi divari ancora presenti nel paese, a partire da quelli di genere. Sarà fondamentale, per questo, disporre in formato aperto dei dati inerenti la misurazione dell’impatto dei progetti, come per esempio la distinzione per genere dei beneficiari e delle beneficiarie delle misure. La partita non si limita al PNRR e ai dati aperti: abbiamo lanciato la campagna #datipercontare, per chiedere a tutte le istituzioni, a partire dai comuni, di raccogliere e disaggregare per genere i dati necessari a costruire una valutazione di impatto di genere delle politiche pubbliche”.

In Italia, però, viviamo una mancanza di dati trasparenti sul PNRR che si inserisce in un tradizionale ritardo nella cultura dei dati aperti. “Anche i dati che siamo riusciti ad ottenere questa primavera hanno carenze che riguardano la loro affidabilità e il loro grado di aggiornamento: basti pensare che le informazioni sono state fornite dalle stazioni appaltanti, ossia dalle amministrazioni locali, che a volte restituiscono dati imprecisi o incompleti”, spiega a Valigia Blu il presidente della fondazione OpenPolis, Vittorio Alvino. “Purtroppo, attualmente non c’è modo di verificare. Quello che ci preoccupa ora è ciò che succederà nel prossimo futuro: non esiste alcuna certezza su quando verranno pubblicati i prossimi dati, la politica non ha preso nessun impegno in questo senso. Per continuare a fare verifiche e richiedere che vengano rilasciati i database, bisogna avere a disposizione tempo, risorse ed energie: è assurdo, se pensiamo che si tratta di informazioni che dovrebbero essere rese pubbliche per obbligo di legge”.

Cosa dice la legge che introduce il “gender procurement”

Il PNRR prevede meccanismi di premialità e di condizionalità per l’utilizzo dei fondi. Il decreto legge 77/2021 ha introdotto il cosiddetto “gender procurement”: si tratta di norme per favorire l’inclusione lavorativa delle donne, oltre che dei giovani di età inferiore a 36 anni e delle persone con disabilità, nell’ambito dei contratti pubblici finanziati con le risorse del PNRR. In particolare, l’articolo 47 da un lato ha previsto specifici criteri per l’ammissione alle gare pubbliche, connessi all’essere donna e al rispetto delle norme che disciplinano il diritto al lavoro delle persone con disabilità; dall’altro, ha sancito l’obbligo di assicurare che almeno il 30% delle assunzioni necessarie alla realizzazione dei progetti finanziati dal PNRR sia destinato a donne e il 30% ai giovani. Si parla inoltre di clausole premiali per le imprese che promuovono le pari opportunità occupazionali di donne, giovani e persone con disabilità. 

E allora perché queste norme non vengono rispettate? Il 7 dicembre 2021 sono state emanate le linee guida per l’attuazione dell’articolo 47, che hanno aperto la strada a numerose possibilità di deroga, anche se per derogare servono specifiche motivazioni. Eppure, i dati disponibili non contengono informazioni sui motivi delle deroghe alle quote occupazionali femminili. “Sarebbe importante avere dati sulle motivazioni delle deroghe per verificarne anche la fondatezza”, commenta Giulia Sudano. “I dati ANAC sui bandi di gara PNRR confermano purtroppo i timori e gli allarmi che numerose esperte e associazioni femministe avevano espresso all’indomani della pubblicazione delle linee guida sull’applicazione dell’articolo 47”.

Differenze tra territori, missioni ed entità del finanziamento

La situazione non è omogenea geograficamente e le differenze tra territori sono evidenti. Rispetto alle misure premiali, la regione più virtuosa è la Sicilia, che comunque le prevede solo nel 9,2% dei bandi analizzati, seguita dalla Campania (6,7%), dalla Puglia (6,5%) e dall’Emilia-Romagna (6,2%). Le percentuali più basse si trovano in Abruzzo (2,6%), Calabria (2,5%), Valle d’Aosta (2,3%), Liguria (2,1%) e Trentino-Alto Adige (1,1%).

via Period Think Tank

Per quanto riguarda le regioni con il maggior numero di bandi con quota femminile maggiore del 30%, in testa c’è il Friuli Venezia Giulia insieme al Veneto, seguiti da Umbria (37,5%), Emilia-Romagna e Lazio.

via Period Think Tank

Anche all'interno delle sei missioni del PNRR, la distribuzione delle misure premiali e delle quote non è uniforme. L’indagine mostra che le misure premiali sono presenti soprattutto nei bandi che fanno parte della terza missione, “infrastrutture per una mobilità sostenibile”, dove si trovano nel 28,4% dei casi. Le altre cinque missioni hanno percentuali al di sotto del 10%, e le due missioni dove sono concentrate metà delle risorse economiche del PNRR (missione 1, “Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo”, e missione 2, “Rivoluzione verde e transizione ecologica”) raggiungono insieme solo il 5,6%. Per quanto riguarda le quote occupazionali femminili superiori al 30%, in testa c’è ancora la missione 3 con il 56,7%, e agli ultimi due posti la prima e la seconda missione, con rispettivamente il 28,7% e il 20,8%. “Le misure premiali e le quote sono concentrate perlopiù in ambiti dove è già presente una significativa presenza femminile, come le infrastrutture sociali, la sanità, il turismo”, spiega Giulia Sudano. “Allo stesso tempo, le quote sono più basse proprio nelle missioni dove sono investite la maggior parte delle risorse”.

Per quanto riguarda l’entità del finanziamento, l’analisi ha suddiviso le gare in due sottoinsiemi: il primo è rappresentato dalle gare di piccola e media entità, il cui valore non supera i 745mila euro (30.940 gare); il secondo dalle gare di grande entità, il cui valore è maggiore di 745mila euro (3.437 gare). Il criterio di condizionalità è presente solo nel 26% dei casi per le gare di piccola-media entità, mentre la percentuale sale al 57% nelle gare con valori superiori. La situazione diviene ancora più sconfortante se si prende in considerazione il requisito della premialità, che non è previsto nel 98% delle gare di ammontare medio-piccolo e nel 76% delle gare di grande ammontare. “Viene spontaneo domandarsi se il maggiore scrutinio pubblico legato a progetti di grande rilevanza economica non sia un fattore decisivo nel determinare una maggiore applicazione delle misure premiali e delle quote occupazionali di donne superiori al 30%”, si chiede Sudano.

Il ruolo dei cittadini è di continuare il monitoraggio

Per continuare ad analizzare le informazioni sulle misure premiali e le quote occupazionali delle donne nel PNRR, Period Think Tank ha elaborato una web app che dà la possibilità di esplorare i dati dei bandi di gara incrociando a piacimento il territorio (regione, provincia, comune), le missioni, le quote occupazionali per donne e giovani, e le misure premiali. Oltre a visualizzare i dati con i filtri di ricerca scelti, è anche possibile scaricare i dati per poter fare ulteriori approfondimenti e analisi, sfruttando al massimo le opportunità offerte dai dati aperti.

Sul sito Dati Bene Comune, a cura dell’associazione onData, è presente una mappa interattiva per esplorare i progetti approvati sul territorio, navigabile per missione e per misura, anche con parole chiave, fino al livello comunale. E poi è disponibile un vademecum che spiega come usare i dati ora disponibili. In pratica, ogni gara è associata a un codice identificativo (CIG) e contiene le informazioni relative alla presenza o meno, in ciascun bando, della quota minima di occupazione femminile e giovanile (condizionalità) e della presenza di premialità. Parallelamente, sul sito di ANAC si trovano le informazioni relative ai bandi: l’oggetto della gara, l’ammontare del finanziamento, il luogo, la modalità di realizzazione della gara e l’amministrazione appaltante. 

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Mappa PNRR onData
via onData

“Dopo aver pubblicato i dati, il passaggio successivo è quello di renderli leggibili e comprensibili alla platea più ampia possibile”, conclude Vittorio Alvino. “Ecco perché pubblichiamo brevi report e analisi di data journalism, per spiegare le questioni principali che emergono dai database che pubblichiamo. Inoltre, è fondamentale mettere a disposizione strumenti accessibili per esplorare i dati in autonomia, facendo analisi e confronti: in questo modo chi si occupa di certi temi, sia nel mondo dell’associazionismo che nel settore dei media, può continuare a fare inchiesta concentrandosi su certi settori e territori. Anche per questo abbiamo aperto la piattaforma openpnrr.it, che permette di tenere monitorati temi, territori, riforme, investimenti e organizzazioni. Questo innesca un processo virtuoso, che stimola a fare verifiche e poi chiedere conto alle pubbliche amministrazioni”.

*Questo articolo è stato prodotto grazie alla partnership con Period think tank nell'ambito del progetto #datipercontare

Immagine in anteprima via flexjobs.com

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