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Il caso Piracy Shield e i legami ambigui tra la Serie A e il governo

2 Novembre 2024 8 min lettura

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Il caso Piracy Shield e i legami ambigui tra la Serie A e il governo

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La sera di sabato 19 ottobre, chi dall’Italia ha provato ad accedere ai propri documenti archiviati su Google Drive ha scoperto che inspiegabilmente il sito era stato bloccato dall’Agcom. Il “motivo” è che era stata inoltrata una segnalazione di violazione delle norme anti-pirateria alla piattaforma nota come Piracy Shield, uno strumento sviluppato dalla Lega di Serie A per combattere i siti di streaming che trasmettono illegalmente le partite di calcio, donato nel 2023 all’Agcom.

Il caso ha fatto discutere molto nei giorni successivi, anche se il dibattito attorno a Piracy Shield - e alla legge antipirateria che ne ha reso possibile l’utilizzo - va avanti da mesi tra gli esperti del settore, che ne avevano già segnalato le serie criticità. Il governo ha però sostanzialmente ignorato la questione, che è arrivata in parlamento il 23 ottobre tramite un’interrogazione parlamentare delle opposizioni. Mentre tutto questo avveniva, il Sole 24 Ore rivelava che la Lega di Serie A avrebbe intenzione di portare in tribunale proprio Google, accusandolo di non collaborare nella lotta alla pirateria.

Questo episodio non è banalmente un problema tecnologico, ma è indicativo della stretta alleanza che oggi i club di calcio più ricchi del paese hanno stretto con l'esecutivo. Piracy Shield non è infatti l’unico esempio di questo legame con la Serie A, che negli ultimi due anni è riuscita a portare all’attenzione dell’esecutivo diverse questioni di suo stretto interesse. Il mondo del pallone, d’altronde, può vantare ben due garanti seduti tra i banchi della maggioranza: il vicepresidente e amministratore delegato del Monza Adriano Galliani e il presidente e proprietario della Lazio Claudio Lotito, entrambi senatori di Forza Italia.

Il pasticcio Piracy Shield

La pirateria è il grande nemico della Serie A. Da anni l’amministratore delegato della Lega - l’associazione che riunisce i venti club della prima divisione italiana - Luigi De Siervo non fa che ripeterlo: la lotta ai siti di streaming illegali è quella su cui il calcio nostrano si sta concentrando con maggiore energia. Nonostante i 2,9 miliardi di ricavi della stagione 2022/23, secondo uno studio di Deloitte della scorsa estate la Serie A è solamente il quarto campionato più ricco d’Europa, più vicino al quinto posto (occupato dalla Ligue 1 francese con 2,4 miliardi) che al terzo (la Liga spagnola, con 3,5 miliardi). La Serie A è quarta a livello continentale anche nella classifica del valore dei diritti tv dei campionati, mentre negli anni Novanta e Duemila era considerata il campionato di maggior valore al mondo.

De Siervo e i dirigenti dei club incolpano di tutto questo il “pezzotto”, termine gergale con cui si indica un decoder pirata con cui guardare le partite a un prezzo più basso del normale, e che genericamente viene esteso a qualsiasi forma di fruizione illegale del calcio. L’ad della Serie A sostiene che queste pratiche danneggino il calcio italiano per un milione di euro al giorno. Per questo motivo, nel 2023 la Lega ha deciso di realizzare una piattaforma in grado di ricevere segnalazioni relative a siti di streaming illegale e bloccarne l’accesso in tempi brevi, e l’ha poi donata all’AgCom.

Questo progetto, come accennato, è stato reso possibile grazie alla legge 93 del luglio 2023, ma la Lega di Serie A l’aveva già commissionata prima dell’approvazione, certa che la norma sarebbe passata. A svilupparla è stata la startup SP Tech, che come spiega Wired altro non è che il ramo tecnologico dello Studio legale Previti, fondato da Cesare Previti, ex-avvocato di Silvio Berlusconi e tra gli esponenti di spicco di Forza Italia. Il Piracy Shield è stato così donato all’AgCom, che si dovrà però fare carico dei costi di gestione e manutenzione della piattaforma: nel 2023, lo Stato italiano ha stanziato 250.000 euro al Garante delle comunicazioni per coprire queste spese.

Stiamo quindi parlando di soldi pubblici che servono al funzionamento di una piattaforma che presenta diversi problemi. Già lo scorso febbraio DDay aveva segnalato il blocco di alcuni siti che di illegale non avevano nulla, e Piracy Shield ha iniziato a far discutere gli esperti per degli evidenti profili di irregolarità, come ad esempio l’assoluta mancanza di trasparenza e il fatto di poter bloccare siti anche in assenza di provvedimenti giudiziari. Giovanni Zorzoni, presidente dell’Associazione italiana internet provider, parlando con La Repubblica, lo ha definito esplicitamente “incostituzionale”, sostenendo che solo un tribunale può disporre l’oscuramento di un sito. A queste critiche si aggiungono quelle della commissaria di Agcom Elisa Giomi, che su Linkedin ha rivelato di essersi già opposta alla piattaforma, citando la mancata trasparenza così come il ruolo della Serie A, “parte in causa essendo tra i pochissimi soggetti legittimati alle segnalazioni”.

E così, a inizio ottobre, il parlamento ha dovuto porre rimedio, approvando una legge ancora più controversa. Originariamente, il blocco era legittimo solo se il sito in questione era usato unicamente per la diffusione di contenuti pirata, ma con i due emendamenti presentati alla legge Omnibus basta che il sito trasmetta “prevalentemente” contenuti che violano il diritto d’autore. Ovviamente, la vaghezza del termine rende Piracy Shield libero di rendere inaccessibili moltissimi siti legali, ed è ciò che si è puntualmente verificato il 19 ottobre, mentre andava in scena Juventus-Lazio e appena 10 giorni dopo la riforma della legge.

Il ruolo di Lotito

Dietro la controversa norma del Piracy Shield c’è Claudio Lotito, massimo dirigente della Lazio dal 2004 e senatore dall’ottobre 2022: è tra i relatori sia della legge del 2023 che delle sue modifiche più recenti. Come ha sottolineato sul suo blog Matteo Contrini - software engineer ed esperto di digitale - la posizione di Lotito in questo caso sembra essere di palese conflitto d’interessi: è consigliere federale della Lega di Serie A, cioè della società che ha commissionato Piracy Shield; è uno dei parlamentari che hanno proposto e votato la norma che l’ha resa attiva (e in base alla quale lo Stato deve pagarne la manutenzione); ed è proprietario di un club che, per stessa ammissione di Lotito, trarrà benefici economici dal suo utilizzo. Non è però l’unico che sembra essere in una posizione ambigua: l’azienda che ha materialmente sviluppato Piracy Shield è di proprietà di un ex-politico di Forza Italia ed ex-avvocato di Fininvest, la quale è anche tra i maggiori finanziatori del partito ed è anche la società che controlla Mediaset, un’emittente che detiene parte dei diritti tv del calcio italiano e possiede anche un club di Serie A, il Monza.

Scorrendo la sua attività parlamentare, forte è la sensazione dell'impegno di Lotito per portare sul tavolo del governo le esigenze delle società di calcio. Una delle sue prime battaglie è stata quella per la proroga del Decreto Crescita, una norma del 2020 che favorisce l’arrivo in Italia di lavoratori dall’estero tramite un regime fiscale agevolato: queste regole sono state prontamente sfruttate dai club di calcio per convincere importanti giocatori stranieri a trasferirsi nel nostro paese, e la Serie A è la più strenua oppositrice dell’abolizione del decreto. Una sua proroga è ancora in discussione, e Lotito ne ha rivendicato l’importanza proprio questo ottobre al Festival dello Sport di Trento, aggiungendo anche la necessità di abolire il Decreto Dignità. Quest’ultimo vieta le pubblicità legate al gioco d’azzardo durante gli eventi sportivi, precludendo alle società accordi di sponsorizzazione con le piattaforme del settore.

Sono queste le tre battaglie politiche più importanti per i club della Serie A, che in parlamento possono contare anche uno dei loro dirigenti veterani: Adriano Galliani. Storico braccio destro di Berlusconi, è un uomo-Fininvest fin dagli anni Settanta e ha poi affiancato il Cavaliere nel calcio alla guida del Milan e, più di recente nel Monza, venendo eletto in Senato già nel 2018. Lui e Lotito, in aula, sono quasi intercambiabili: lo dimostra il fatto che lo scorso maggio il secondo si è presentato al posto del primo in Commissione Cultura pur senza esserne membro, dato che quel giorno erano in discussione alcune possibili riforme relative al mondo del pallone.

Le relazioni tra Serie A e governo

Ma Galliani e Lotito sono solo le due avanguardie di un sistema calcio che da tempo cerca sponda nella politica nazionale per tutelare i propri interessi economici. Il primo grande segnale di una convergenza tra interessi del governo e della Serie A è stato il celebre Decreto salva-calcio del 2002, pensato per salvare dalla bancarotta alcuni dei più importanti club italiani e approvato dal governo Berlusconi (il quale era all’epoca proprietario del Milan). Il decreto garantiva ai club di applicare alcuni espedienti contabili e di spalmare negli anni i propri debiti. Tra le società che necessitavano di questo intervento c’era proprio il Milan, il cui amministratore delegato era Galliani, al contempo anche presidente della LND (l’associazione poi trasformatasi nell’attuale Lega di Serie A), ma anche la Lazio, all’epoca di proprietà di Sergio Cragnotti. Tre anni dopo, Berlusconi raccomandò a Lotito di comprare il club biancoceleste per evitarne il fallimento (“per ragioni di ordine pubblico” disse il Cavaliere), e l’imprenditore romano poté rateizzare i debiti del club in 23 anni grazie a una legge del 2002 sempre del governo Berlusconi. Per la cronaca, nel luglio 2023 Lotito ha provato a far passare un emendamento per ottenere uno sconto dall’Agenzia delle Entrate.

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Oltre a Lotito e Galliani, altre due figure di spicco del calcio italiano vantano relazioni con esponenti dell’attuale maggioranza di governo. Il massimo dirigente del Milan e consigliere di Lega Paolo Scaroni è un importante finanziatore di Forza Italia, e nel 2002 venne nominato presidente dell’Enel dal governo Berlusconi nonostante avesse patteggiato per corruzione proprio nei confronti dell’ente. C’è poi Beppe Marotta, uomo di punta dell’Inter e consigliere federale della Lega di Serie A, che è anche amico personale del Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, oltre che del Presidente della Lombardia Attilio Fontana, entrambi esponenti della Lega di Salvini. I legami tra dirigenti sportivi e politica non sono certo una novità di oggi, ma l'alleanza tra i club della Serie A e questa specifica maggioranza di governo è un fatto più unico che raro nella storia italiana, e il discutibile impegno dell’esecutivo sul Piracy Shield ne è una diretta emanazione.

Questi rapporti hanno già causato degli imbarazzi al governo Meloni. La posizione di Lotito sul Decreto Crescita è infatti opposta a quella tenuta fin qui da Fratelli d’Italia, e il fatto che si parli ancora di un possibile ritorno della norma suggerisce che il conflitto interno alla maggioranza non è ancora del tutto sedato. Ma pure sulla legge ad personam con cui il proprietario della Lazio voleva ridimensionare il suo debito con lo Stato ci sono stati scontri con i colleghi della maggioranza quando l’emendamento è stato bocciato, con Lotito che ha attaccato il viceministro dell’Economia Maurizio Leo. Nonostante ciò, il sostegno del governo al Piracy Shield non è stato mai messo in discussione, al punto da cercare di giustificarne i malfunzionamenti attraverso una nuova legge ancora a inizio ottobre 2024.

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