Memoria, verità e potere: piazza Tienanmen 35 anni dopo
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di Andrew Stroehlein (Human Rights Watch)
"La lotta dell'uomo contro il potere è la lotta della memoria contro l'oblio".
Questa frase dello scrittore Milan Kundera riguardava in origine la Cecoslovacchia comunista, dove i politici che non erano più nelle grazie del partito al potere venivano cancellati dalle vecchie fotografie. La vera documentazione storica esisteva quindi solo nei ricordi dei singoli.
Nel 35° anniversario del massacro di Tienanmen in Cina, la lotta tra memoria e oblio si profila come una grande sfida.
Innanzitutto, ricordiamo cosa è successo. Nella primavera del 1989, in piazza Tienanmen a Pechino e in altre città cinesi si sono riuniti pacificamente studenti, lavoratori e altre persone. La gente chiedeva libertà di espressione, la fine della corruzione e un potere che rispondesse del proprio operato.
Il governo reagì alle crescenti proteste dichiarando la legge marziale e poi, il 3 e 4 giugno, i militari aprirono il fuoco uccidendo un numero incalcolabile di manifestanti pacifici e di passanti.
Dopo le uccisioni, il governo avviò una massiccia repressione, arrestando migliaia di persone. Il governo cinese non si è mai assunto la responsabilità del massacro, né ha mai ritenuto alcun funzionario legalmente responsabile delle uccisioni. Nessuna indagine, nessun elenco dei nomi dei morti. Niente.
Il Partito Comunista al potere ha trascorso gli ultimi tre decenni e mezzo cercando di mettere a tacere ogni riferimento al massacro. Sopprimono qualsiasi accenno di discussione o commemorazione sia in Cina che a Hong Kong, ma coloro che ricordano continuano ad insistere.
Nell'aprile di quest'anno, Xu Guang, un leader studentesco del 1989, è stato condannato a quattro anni di carcere per aver "provocato litigi e problemi" dopo aver chiesto nel 2022 che il governo cinese riconoscesse il Massacro di Tiananmen. Xu sarebbe stato torturato durante la detenzione.
Nelle ultime settimane, le autorità hanno intensificato la sorveglianza della polizia sui parenti delle vittime del massacro e su altre persone legate al movimento democratico del 1989. Alcuni attivisti sono stati prelevati con la forza dalle loro case.
La scorsa settimana, la polizia di Hong Kong ha arrestato sette persone per aver pubblicato dei post definiti "sediziosi" su una "prossima ricorrenza particolare".
Le minacce e le violenze del regime nei confronti di coloro che ricordano rendono evidente che gli eventi di 35 anni fa sono ancora di grande attualità. E più le autorità cinesi tentano di sopprimere la memoria, più dimostrano di avere paura del suo potere.
Immagine in anteprima: TG2000 via YouTube