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Perché Trump ha vinto

14 Novembre 2024 7 min lettura

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Perché Trump ha vinto

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Come ho scritto giorni fa a caldo subito dopo la vittoria di Trump, milioni e milioni di cittadini liberi hanno detto sì consapevolmente e nettamente a una piattaforma che avrà conseguenze devastanti sulle loro stesse vite (oltre che sulle vite di tutti noi), sui diritti delle donne, sui diritti umani, sui diritti delle comunità più fragili ed esposte. Hanno detto sì a una piattaforma che nega la crisi climatica di origine antropica e che contempla il ritiro da qualsiasi impegno nella lotta al cambiamento climatico. Hanno detto sì a un miliardario corrotto, stupratore, razzista, suprematista bianco che elogia regimi autoritari e dittatori. 

Milioni di persone hanno votato Trump nonostante questo ed esattamente per questo. Senza interrogarsi sulle reali e più profonde ragioni che hanno portato quasi 75 milioni di persone a votare ancora una volta Trump - dopo l’assalto al cuore della democrazia americana del 6 gennaio 2021 da lui voluto e fomentato, assalto che ha fatto morti e feriti; e dopo che per tutta la campagna elettorale ha metodicamente incitato alla violenza contro quelli che definisce ‘nemici interni’, giornalisti e avversari politici prima di tutto - non riusciremo a mettere in campo forze, pensieri, azioni in grado di affrontare in modi efficaci e sistemici una delle più imponenti sfide al sistema democratico del nostro secolo.

La vittoria di Trump va studiata senza aver paura di ammettere e accettare che abbiamo di fronte qualcosa di inedito per le nostre democrazie occidentali e che ha a che fare più con la leadership fideistica (Trump, leader di un culto distruttivo come aveva magistralmente anticipato Giulia Blasi su Valigia Blu) che non ha niente a che fare con il cosiddetto 'mercato delle idee' e la politica che vede contrapposti due blocchi sì ma entrambi ancorati a principi fondamentali della democrazia e con un senso altissimo delle istituzioni. Ecco perché chi oggi dice “più che vincere Trump ha perso Kamala Harris (o il Partito Democratico)” sta prendendo, a mio avviso, una cantonata spaventosa. 

Studiare la vittoria di Trump significa andare oltre l’analisi del contesto sociale ed economico (che certamente conta ed è importante), significa addentrarsi nei meandri dell’enigma del consenso, della fascinazione del male, ma anche della potenza di fuoco di un ecosistema informativo (o meglio di disinformazione) alternativo che sfugge ai radar della politica e del giornalismo mainstream ed è capace di imporre la propria narrazione senza farsi scrupoli dei fatti e della realtà. 

“Con queste elezioni gli uomini hanno ottenuto esattamente quello che volevano, ha scritto Jill Filipovic su Slate. Le elezioni del 2024, forse più di ogni altra nella storia, sono state un’elezione di politica identitaria. Ma a differenza di ciò che solitamente implica questo termine – ovvero che stiamo parlando di donne e/o minoranze razziali – questa elezione riguardava un particolare tipo di identità maschile che attraversa sempre più i confini razziali e mette in pericolo sia donne che uomini.

Il sessismo, ovviamente, non spiega tutto di queste elezioni. Molti elettori sono sinceramente frustrati dagli alti costi degli alloggi e dei generi alimentari e ricordano i tassi di interesse più bassi e il gas più economico sotto Trump; molti vedono sinceramente l’immigrazione senza documenti (ndr di proposito scriviamo senza documenti e non “illegale”) come fuori controllo… Per la prima volta, la maggioranza degli uomini di origini latinoamericane ha votato repubblicano. Il voto per Trump cresce rispetto al 2016 anche fra I maschi neri. Già nel 2016 Trump parlava soprattutto alla classe operaia di uomini bianchi, ma il vero carburante della sua campagna era la misoginia, il sessismo e il razzismo: “Non si trattava solo del fatto che gli uomini bianchi della classe operaia erano frustrati dalle loro condizioni economiche e di vita in generale; erano frustrati perché non erano più “dominanti” rispetto alle donne e alle minoranze razziali, e perché non vivevano più in un paese dominato da persone che sembravano e pensavano come loro. Il 2024 questo tipo di linguaggio e retorica è stato potenziato. Gli immigrati privi di documenti durante la campagna elettorale ancora una volta descritti come criminali e persino come persone che “avvelenavano il sangue del nostro paese”. Trump ha definito a più riprese la candidata democratica “bitch”, una persona con un basso quoziente di intelligenza; J.D. Vance, il suo vice presidente, ha promesso agli uomini un’amministrazione che avrebbe lavorato per loro, che li avrebbe riportati al potere. Al contrario del Partito Democratico che non solo si disinteressa degli uomini ma è apertamente ostile alla loro stessa natura. Dunque la campagna questa volta ha fatto leva - come scrive Jill Filipovic su Slate - meno su “Non eleggere questa stronza” e più su “Vota qualcuno che ti porti alla Casa Bianca”.

Ed è con questo obiettivo che Trump si è circondato e ha usato abilmente la galassia di influencer, youtuber, podcaster dell’estrema destra. E qui andrebbe fatta una riflessione a parte sulle dinamiche informative: dove gran parte dell’elettorato che vota Trump attinge informazioni e se la partita si gioca ad armi pari o meno. Da un lato un ecosistema diciamo così “tradizionale”, che fa sempre più fatica a rimanere a galla sia dal punto di vista economico che dal punto di vista della rilevanza e della fiducia da parte dei cittadini. Dall’altra un universo parallelo che racconta un mondo disancorato dai fatti, fatto di disinformazione e propaganda e che raggiunge un'audience spaventosa senza sentire minimamente il dovere di attenersi a principi giornalistici basati su etica e fatti. A questo bisogna aggiungere le continue spallate che Trump e i suoi (Musk in prima linea) da anni stanno dando al sistema informativo tradizionale, denigrandolo, attaccandolo, demonizzandolo, additandolo come “nemico del popolo”. E ha funzionato, anche grazie al motore primo della galassia alt-right rappresentato da Fox News e da Murdoch: Fox News come X, due macchine da guerra propagandistiche a disposizione dell’estrema destra. Questa galassia a differenza della sua controparte parla con una solo voce e la capacità di dettare l’agenda e di influenzare l’opinione pubblica con messaggi pervasivi e insistenti è sotto gli occhi di tutti. Su questo specifico tema avevo già scritto nel 2020, da allora le cose sono solo peggiorate, diventando più difficili da scardinare. 

Come ha scritto Michael Tomasky proprio riflettendo sulle dinamiche legate all’informazione. Non è stata l’economia. Non è stata l’inflazione, o qualsiasi altra cosa. È stato il modo in cui le persone percepivano quelle cose, e questo porta a una risposta che secondo lui non lascia spazio a dubbi: “La risposta sono i media di destra. Oggi, i media di destra da Fox News (e l’intera News Corp.), Newsmax, One America News Network, alla rete Sinclair di stazioni radiofoniche, televisive e giornali, a iHeart Media (ex Clear Channel), Bott Radio Network (radio cristiana), X di Elon Musk, ai grandi podcast come quello di Joe Rogan e molto altro ancora definiscono l'agenda delle notizie in questo paese. E hanno nutrito il loro pubblico con una dieta di informazioni tendenziose e distorte che hanno permesso a Trump di vincere”.

Fanno davvero molta impressione le interviste agli elettori di Trump che sostengono di averlo votato perché metterà i dazi e che quando gli viene spiegato come funzionano e perché questo farà aumentare e non diminuire i prezzi, sconcertati rispondono che loro pensavano che il costo delle tariffe lo avrebbero pagato i cinesi non loro. O come si siano convinti che i loro parenti migranti senza documenti non saranno deportati perché Trump deporterà solo i criminali. La campagna propagandistica di Trump che è riuscita a convincere le classi con redditi più bassi a votarlo dichiarando apertamente che taglierà le tasse ai ricchi da questo punto di vista è davvero un capolavoro. 

Il 47esimo presidente degli Stati Uniti d’America entrerà nello Studio Ovale libero da quasi ogni vincolo. Potrà fare tutto ciò che ha promesso e tutto ciò che ha minacciato, senza quasi niente e nessuno che possa ostacolarlo. Non ha ottenuto una vittoria di misura, ma schiacciante. È come se l’elettorato gli avesse dato mandato di finire quel lavoro. Dopo il 2016 e dopo l’assalto al cuore della democrazia americana in quel nefasto 6 gennaio 2021. In qualsiasi democrazia funzionale un ex presidente che non accetta i risultati, continua a fomentare violenza e sfiducia nelle istituzioni parlando di brogli ed elezioni rubate (nonostante sia stato sconfessato e sul piano giornalistico che giudiziario), sarebbe stato allontanato dalla vita politica del paese a partire dal suo stesso partito. Questo non solo non è successo, ma Trump ha rafforzato sempre più la sua leadership di “uomo forte” dentro e fuori il partito. 

La sua visione del potere, violento, abusante, fascista è stata sostenuta e supportata da una fetta sostanziosa degli oligarchi della Silicon Valley. Siamo entrati ormai pienamente, come ha scritto Natalia Antelava direttrice di CodaStory, nell’era dei Broligarchi

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Ci sono molti aspetti di queste elezioni che sfuggono ad analisi sul piano razionale: negli stessi Stati dove si è votato per proteggere il diritto all’aborto, o per i congedi per malattia pagati, o per proteggere i fondi pubblici delle scuole, gli stessi elettori che su queste single issue hanno appoggiato le politiche dei Democratici hanno poi votato Trump come presidente alla Casa Bianca. Di questo e molto altro ho parlato con Marco Arvati, laureato in scienze storiche, si occupa di storia e politica degli Stati Uniti. Collabora con Jefferson - Lettere sull'America, Prismag e Valigia Blu, e Leonardo Bianchi, storico collaboratore di Valigia Blu, fra i più brillanti esperti in Italia di estrema destra, autore di diversi libri tra cui ‘Complotti! Da Qanon alla pandemia, cronache dal mondo capovolto’, Le prime gocce della tempesta. Miti, armi e terrore dell'estrema destra globale. Cura la newsletter Complotti! 

Regia: Vudio

Intro brano musicale: Freedom – Beyoncé (Feat. Kendrick Lamar)

Immagine in anteprima: Gage Skidmore from Surprise, AZ, United States of America, CC BY-SA 2.0, via Wikimedia Commons

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