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Perché continuiamo ad angosciarci per il PD?

19 Aprile 2013 3 min lettura

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Perché continuiamo ad angosciarci per il PD?

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Non avendo troppa voglia di infilare i rametti nelle meduse morte cercherò di fare un ragionamento meno ironico del solito. Dico una cosa che mi chiedo da sempre e che con ieri si è presentata in tutta la sua disarmante evidenza: perché quando si commenta l'operato del PD lo si fa sempre come se fosse la squadra di tutti, un amico da correggere e dal quale pretendere il meglio, un partito da riformare che scontenta ma ci si sente in dovere di critcare a prescindere dalle appartenenze politiche? Il PD - voglio dire - porta spesso a usare il "noi" come soggetto della critica: quando lo si accusa lo si fa come se ognuno immaginasse il proprio PD personale, il partito dei sogni o almeno delle proprie attese, ciò che ci si aspetta il PD dica o faccia.

Allora se guarda a una categoria trova le critiche di chi magari comunque non lo avrebbe votato, ma lo vorrebbe in un modo - il suo. Se cerca l'alleanza da un parte o dall'altra si imbatte nei mugugni trasversali. Ognuno ha questo suo PD, come gli si fosse conferito il ruolo del partito "che dovrebbe ragionare", che certe cose non le può fare e certe deve, quello col quale parlare. Come il fratello maggiore che le lascia vinte ai più piccoli, media con la mamma e si ricorda di mettere l'acqua sul fuoco per la pasta. Sintesi: al PD è demandato il ruolo di attore credibile 'per nascita', senza che lo stesso abbia fatto troppo per conquistarselo, una specie di fiducia incondizionata - a volte palese, a volte latente - che fa sì che ognuno abbia in mente il PD che vorrebbe, anche se non entrerebbe mai nelle sue scelte elettorali.

Ora, resta da capire come si sia arrivati a questo punto: la dirigenza che ne traccia il brillante percorso da giorni (anni) ha inanellato una sequenza praticamente inestinguibile di errori, portando alla critica genti d'ogni estrazione politica - come fossero amanti tradite - e personaggi d'altra area (si veda Mascia di Rivoluzione Civile ieri in piazza a bruciare tessere) a pretendere il cambiamento che non si è trovato o voluto 'a casa propria' - ammesso se ne abbia una. Il domandone: quand'è successo? Come? È solo perché sono stati l'altro da Berlusconi da sempre, l'unico elemento 'meno incredibile' in un ventaglio parlamentare ridicolo? O magari per deferenza storica e culturale nei confronti del vecchio saggio PCI?

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Qual è la matrice di questo rapporto deviato che ci fa critici del PD anche se il PD - in quanto semplice fenomeno storico, che come tutti gli altri è soggetto alle intemperie del tempo e dei fallimenti - è una creatura 'finita', estinguibile, transitoria, trascurabile come qualsiasi altro partito, evento, simbolo, processo, Tumblr o controversia sul concerto del Primo Maggio? Perché continuare ad angosciarsene, come fosse l'unica entità politica corregibile? Chiedo, perché se fosse opera di QUESTA dirigenza, che ha lasciato che buona parte del Paese riponesse in loro un certo credito a fondo perduto per un motivo o per l'altro, allora avrebbe anche la responsabilità d'aver fatto credere per anni agli elettori, a tutti gli elettori, a chiunque se ne lamenti, di poter cambiare le cose pur sapendo che avrebbero fatto di tutto perché non accadesse - perché così è sempre andata, perché la sopravvivenza del gruppo storico ha sempre avuto la precedenza. Esattamente come ieri.

Con un partito nel quale "la sorpresa" da annunciare goduti - in questo contesto e in questo mondo - è la candidatura di Franco Marini, la vera sorpresa, per tutta risposta, dovrebbe essere voltare finalmente le spalle. Smetterla di occuparsene come fosse bene comune. Ignorarli definitivamente, negare loro ogni aspettativa, fargli mancare l'aria e il terreno, e lasciarli a rigirarsi fra le mani le loro mezze intenzioni, le loro tattiche subordinate, la loro lotta contro l'estinzione, i loro scenari da immaginare, le loro aspirazioni di potere inespresso. È una storia che prima o poi pretenderà un finale. Diamoglielo e CIAO A TUTTI.

(CIAO A TUTTI è una specie di rubrica talvolta satirica che parla a titolo personale, che oggi non sapeva cosa dire perché hanno fatto tutto loro, e che nel weekend girella ma lo sapete già).

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