Parkland, l’attivismo dei sopravvissuti alla strage ha ispirato un’ondata di leggi contro le armi
6 min letturaGiovedì 14 febbraio, gli studenti della Marjory Stoneman Douglas High School di Parkland, in Florida, insieme a quelli di tutti gli istituti degli Stati Uniti d'America, si sono fermati alle 10:17 per osservare un minuto di silenzio in memoria delle 17 vittime della strage avvenuta un anno prima, una delle più sanguinose nella storia del Paese che ha dato vita, dopo poche ore, a un movimento che ha compiuto in 12 mesi passi importanti e significativi.
Dolore, sgomento e rabbia sono stati trasformati in azione mettendo in moto, grazie anche a un uso sapiente e strategico dei social media, un meccanismo senza precedenti attraverso cui sopravvissuti e famiglie delle vittime si sono uniti in una richiesta pressante alle autorità affinché fossero adottate misure per impedire che una tragedia analoga potesse accadere a chiunque altro, in qualsiasi altro luogo.
Tomorrow, as the world celebrates a day of love, Parkland will mourn.
Remember them. Thank them. Honor them with action. #MSDStrong pic.twitter.com/izv8z8viFP
— Jaclyn Corin (@JaclynCorin) February 14, 2019
Thank you for all the kind words and support in this difficult time for many famlies in Parkland.
I will be taking a break from Twitter for the next 3 days.
Please remember the people we're stolen from us that day; they are why we fight for peace.
— David Hogg (@davidhogg111) February 13, 2019
Insieme i ragazzi sopravvissuti alla strage hanno affrontato a viso aperto legislatori, invitato coetanei e adulti a sostenere la loro causa, invaso le strade di Washington DC con la March for Our Lives per urlare all'America "Never Again", “Mai più”, sono partiti per la “Road to Change” un tour di due mesi che ha girato l'America per convincere i giovani a registrarsi al voto per poter esprimere le proprie preferenze per i candidati non sostenuti dalla NRA (l'associazione che promuove l'uso delle armi negli Stati Uniti).
A distanza di un anno i risultati conseguiti sono eccezionali: secondo un rapporto pubblicato alla fine del 2018 dal Giffords Law Center to Prevent Gun Violence 67 nuove leggi sul controllo delle armi sono state emanate da legislatori sia repubblicani che democratici in 26 stati e a Washington D.C. (dove gli elettori hanno preso in mano la situazione approvando con un referendum la proposta 1639 che prevede restrizioni sull'acquisto e il possesso delle armi) e nelle elezioni di metà mandato di novembre 2018, gli elettori hanno respinto in modo schiacciante i candidati sostenuti dalla lobby delle armi eleggendo, così, una nuova maggioranza al Congresso che possa garantire la sicurezza delle armi.
"Il 2018 è stato un anno importante per la legislazione sulla sicurezza delle armi», ha dichiarato alla CNN Allison Anderman, amministratrice delegata del Giffords Law Center to Prevent Gun Violence. «Il gran numero di atti legislativi che sono stati emanati, il fatto che proposte di legge siano state firmate conseguentemente da governatori repubblicani e i pochissimi guadagni ottenuti dalla lobby delle armi hanno contribuito a rendere il 2018 un anno sensazionale".
Per Anderman l'impatto della strage di Parkland e la reazione dei sopravvissuti e delle famiglie delle vittime è stato certamente un fattore determinante per il raggiungimento di determinati obiettivi. «Non si sono mai arresi. Sono stati straordinariamente convincenti, motivati e organizzati e la campagna di March For Our Lives che hanno creato è stata incredibilmente efficace nell'amplificare il messaggio e nel coinvolgere le persone».
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Secondo la Reuters, a livello federale, dove i democratici hanno ripreso il controllo della Camera dopo otto anni di dominio repubblicano, quasi l'80% dei 62 parlamentari democratici eletti per la prima volta a novembre aveva incluso, nel rispettivo programma, la sicurezza delle armi e almeno in 20 stati è previsto, nel corso di quest'anno, l'esame di progetti di legge sul controllo delle armi.
"Penso che abbiamo fatto la differenza, non abbastanza, ma l'abbiamo fatta" ha detto Jaclyn Corin, tra i fondatori di March For Our Lives e diplomanda della Marjory Stoneman Douglas, in un'intervista a Dianne Gallagher della CNN. "Stiamo creando un esercito di giovani che si concentra non solo sul Congresso, ma anche sui rispettivi legislatori statali, sui consigli comunali e su quelli scolastici, perché è lì che si svolge il lavoro vero e proprio. Ed è lì che le persone devono concentrarsi perché, certo, le cose cambieranno a livello federale ma solo se ti fai sentire dalla tua comunità", ha aggiunto.
Il ricordo di quanto accaduto un anno fa è vivo e presente. In un pezzo pubblicato sul New York Times Corin scrive: “Non passa giorno senza pensare alla sparatoria. Quando sento il suono delle sirene o il rumore dei fuochi d'artificio, torno immediatamente a quell'orribile pomeriggio. Per me il giorno di San Valentino sarà legato per sempre al ricordo di una perdita enorme”.
One year later, the pain doesn’t get any more bearable. We will miss you forever. #MSDStrong pic.twitter.com/BAdKhM4PBH
— Jaclyn Corin (@JaclynCorin) February 14, 2019
“Quello scorso è stato un anno in cui ho vissuto momenti di sconforto profondo e, a volte, di estremo entusiasmo - momenti in cui la speranza che scaturisce dalla lotta per un mondo migliore ti fa pensare che tutto è possibile”, prosegue Corin.
“Giovedì, anniversario della sparatoria, sarò nell'unico posto che conta, stretta alla mia comunità e alla mia famiglia. Dal 14 al 17 febbraio, l'organizzazione che ho aiutato a fondare, March For Our Lives, si oscurerà [sui social] per onorare coloro che abbiamo perso e la loro memoria. Sono profondamente orgogliosa di tutto quello che i miei amici ed io abbiamo realizzato nell'ultimo anno. Tuttavia, non posso fare a meno di chiedermi perché così tanti legislatori stanno ignorando - e, nel peggiore dei casi, permettendo - le orribili morti che si verificano nel nostro paese ogni giorno”.
We will be going dark for four days from February 14th through the 17th. During that time, if past trends continue, around 400 people in the U.S. will likely be shot to death.
— March For Our Lives (@AMarch4OurLives) February 13, 2019
Un nuovo sondaggio condotto da NPR/PBS NewsHour/Marist ha rilevato che oltre un quarto dei genitori con bambini in età scolare afferma che i propri figli conoscono qualcuno che è stato vittima di violenza armata. Nonostante questo e il timore che una strage possa avvenire nelle scuole o nelle proprie comunità la richiesta di misure restrittive sulla vendita delle armi è diminuita notevolmente rispetto allo scorso anno. Se all'indomani della strage di Parkland il 71% degli americani chiedeva l'adozione di leggi più severe, oggi è soltanto il 51% a domandarlo.
«Non sorprende che i risultati dimostrino che la protesta contro la violenza armata sia diminuita rispetto a quanto espresso nei giorni successivi la strage di Parkland», ha spiegato al Morning Star Lee Miringoff del Marist College. «Tuttavia, c'è un forte consenso sul fatto che la violenza armata sia un problema serio e che sia necessario intervenire».
Dalla strage di Parkland, almeno 1.200 minori sono morti negli Stati Uniti a causa delle armi da fuoco (più di 80 avevano meno di 3 anni). Un numero che fa rabbrividire. Per far sì che non rimanga soltanto un dato da registrare e da inserire nelle statistiche, i redattori di The Trace, un'organizzazione senza scopo di lucro che si occupa di mettere in luce l'emergenza della violenza armata, in collaborazione con Gun Violence Archive, The Miami Herald e il gruppo editoriale McClatchy, ha lanciato “Since Parkland” un sito web che raccoglie le storie delle vittime di armi da fuoco. Per raccontarle The Trace si è affidato a chi meglio avrebbe potuto relazionarsi alle vittime: giovani redattori.
Mary Claire Molloy, studentessa di 18 anni, per esempio, ha scritto il ritratto di un neonato di 9 mesi, Jason Garcia Perez che - insieme a due fratelli - è stato ucciso a colpi d'arma da fuoco nell'agosto 2018 a Clearlake, in California, dal padre che poi si è tolto la vita.
Molloy è una dei 200 adolescenti sparsi in tutti gli Stati Uniti che si occupano di scrivere i profili delle vittime.
«È la cosa più angosciante e più potente che abbia mai fatto», ha dichiarato Molloy al New York Times. «Io stessa sono un mezzo attraverso cui raccontare le storie che questi bambini non potranno mai raccontare. Come posso essere la loro voce?».
Molloy ha scritto finora 48 profili: la vittima più giovane è Jason, quella più grande Alaina Maria Housley, uccisa da un uomo che ha aperto il fuoco in un bar a Thousand Oaks, in California.
“A Parkland - si legge nella descrizione del progetto - i ragazzi che sono sopravvissuti a qualcosa di indescrivibile hanno inviato un messaggio agli adulti in America: ci state deludendo. La loro frustrazione era diretta inizialmente e principalmente ai politici eletti a Washington e nelle capitali di tutto il paese, successivamente si è estesa ai media. Insieme ai coetanei di Chicago, St. Louis e del Distretto di Columbia, hanno criticato sistematicamente i giornalisti che si mobilitano per coprire le notizie sulle sparatorie di massa dedicando relativamente poca attenzione alla violenza cronica delle armi che espone i minori, in alcuni quartieri delle città, al pericolo quotidiano. "Since Parkland" è stato concepito come un antidoto a tale squilibrio. Alimentato dai giovani stessi”.
Foto in anteprima Rabble.ca