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I ragazzi di Parkland sopravvissuti alla strage non si fermano: tour in 20 Stati americani per portare i giovani al voto

26 Giugno 2018 12 min lettura

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I ragazzi di Parkland sopravvissuti alla strage non si fermano: tour in 20 Stati americani per portare i giovani al voto

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A tre mesi dalla "March for Our Lives", organizzata il 24 marzo scorso a Washington D.C. dagli studenti sopravvissuti alla strage avvenuta il 14 febbraio 2018 alla Marjory Stoneman Douglas High School a Parkland, nel sud della Florida, in cui persero la  vita 14 ragazzi e 3 professori, e che ha visto la partecipazione di centinaia di migliaia di ragazzi, il dibattito sul controllo delle armi si è riacceso - non essendosi mai spento - con un'altra iniziativa, la "March for Our Lives: Road to Change", partita il 15 giugno.

Il progetto

La "March for Our Lives: Road to Change" è un tour in autobus, progettato e guidato dai ragazzi di #NeverAgain, che sta toccando 20 Stati americani, scelti tra quelli più colpiti dalla violenza armata o dove è fortemente diffusa la cultura delle armi, effettuando circa 50 fermate nell'arco di due mesi.

A pochi giorni dall'inizio il viaggio si è sdoppiato dedicando un percorso speciale alla Florida, dove sono previste più di 25 soste per avere la possibilità di visitare tutti i distretti congressuali dello Stato.

Dopo aver ribadito ai politici in occasione della "March for Our Lives" il rifiuto ad accettare che la violenza armata sia considerata una questione irrisolvibile, per i ragazzi era giunto il momento di compiere un ulteriore passo.

"Andremo nei luoghi dove l'NRA (la National Rifle Association, l'associazione che promuove l'uso delle armi negli Stati Uniti) ha comprato e pagato politici che si rifiutano di assumere semplici provvedimenti per salvarci la vita e visiteremo quelle comunità che sono state colpite dalla violenza armata, incontrando altri sopravvissuti e usando le nostre voci per amplificare le loro", si legge nelle pagine web che spiegano il progetto.

Ogni tappa prevede manifestazioni e assemblee cittadine pubbliche durante le quali sono spiegate le riforme proposte e viene proposto ai giovani di registrarsi al voto, in vista delle elezioni di metà mandato del prossimo novembre senza, però, mai indicare alcuna preferenza rispetto ai candidati.

"Lo scopo di questo tour non è solo educare le persone al problema della violenza armata e a quello che possiamo fare per prevenirla, ma anche invitarle a registrarsi per votare", ha dichiarato a NPR Matt Deitsch, chief strategist di March for Our Lives.

L'obiettivo che questa iniziativa si propone è un'inversione di tendenza importante in considerazione del fatto che, generalmente, i giovani elettori non si recano alle urne nelle elezioni di medio termine. Secondo i dati raccolti dal Census Bureau nel 2015, in occasione dell'ultima tornata elettorale di metà mandato del 2014 (dove il tasso di affluenza pari al 41,9% era già il più basso dal 1978, anno in cui il Census Bureau ha iniziato a operare), si è espresso solo il 23% dei giovani della fascia compresa dai 18 ai 34 anni. Se, invece, si prende in esame quella che include i giovani dai 18 ai 24 anni, la percentuale si abbassa ulteriormente raggiungendo poco meno del 16%.

Un sondaggio condotto dalla Harvard University, pubblicato ad aprile 2018, ha rivelato che il 77% dei votanti inclusi nella fascia di età che va dai 18 ai 29 anni, ritiene che il controllo delle armi da fuoco sia un tema importante nelle elezioni del 2018.

Lo stratega repubblicano Doug Heye, pur riconoscendo agli attivisti di Parkland particolare bravura nel mantenere viva per un lungo periodo l'attenzione sulla questione, ritiene che il vero banco di prova saranno le prossime consultazioni elettorali che dimostreranno effettivamente se i voti di chi chiede l'applicazione di misure più severe per controllare le armi riusciranno a superare le preferenze dei sostenitori del secondo emendamento.

D'altra parte, però, come riconosciuto dallo stesso Heye, ai ragazzi della Marjory Stoneman Douglas High School va attribuito il merito di essere riusciti a tenere alta l'attenzione dei media su quanto accaduto e sul problema in sé più di quanto sia accaduto in passato a seguito di eventi analoghi.

Come riportato da The Trace (che ha svolto un'indagine in collaborazione con Quid, un'azienda specializzata in analisi dei testi), nei tre mesi successivi alla strage, gli articoli riguardanti notizie che includevano termini relativi al controllo delle armi sono aumentati del 2.5% rispetto a situazioni precedenti simili.

Attraverso il database di Quid, che include articoli provenienti in tempo reale da una vasta gamma di fonti, sono state prese in esame 63000 pubblicazioni in lingua inglese, in cui sono stati trovati milioni di articoli contenenti le parole "controllo delle armi", "riforma delle armi", "sicurezza delle armi" e "violenza armata", per calcolare la copertura di questi temi nella settimana precedente e nei tre mesi successivi la strage di Parkland, per poi metterla a confronto con un corrispondente periodo di tempo riguardante le sette sparatorie che hanno causato più vittime dal 2013 (Sutherland Springs, Las Vegas, Orlando, San Bernardino, Umpqua Community College, Charleston e Washington Navy Yard). Nella analisi non è stata inclusa la strage compiuta alla Sandy Hook Elementary School, avvenuta il 14 dicembre 2012, poiché Quid ha iniziato il suo lavoro di raccolta dati nel 2013.

 

Generalmente la copertura mediatica della maggior parte delle sparatorie di massa viene rapidamente eclissata da altri argomenti. In media, le notizie relative al controllo delle armi raggiungono un picco di circa il 2% di tutti gli articoli pubblicati nei primi giorni successivi, per tornare al livello "base" nell'arco di due settimane.

Fin dall'inizio, gli avvenimenti di Parkland hanno attirato più attenzione rispetto ad avvenimenti simili. Immediatamente dopo la sparatoria, la copertura della notizia ha toccato il 4% dell'intera informazione, rimanendo al di sopra del 2% per quasi tre settimane. Due eventi organizzati a seguito della strage - lo sciopero degli studenti del 14 marzo e la March for Our Lives del 24 marzo - hanno proseguito ad attirare grandissima attenzione da parte dei media, mantenendo la percentuale di copertura al di sopra del picco iniziale. Il giorno della marcia circa il 9% dell'intera informazione menzionava argomenti relativi al controllo delle armi.

La "March for Our Lives: Road to Change" è un progetto nato in collaborazione con HeadCount, un'organizzazione impegnata con artisti del mondo della musica nella promozione della partecipazione alla vita democratica che propone, tra le varie attività, la registrazione al voto dei ragazzi durante i concerti.

L'intero viaggio della "March for Our Lives: Road to Change" sarà documentato dai ragazzi di #NeverAgain attraverso i rispettivi account Twitter e quello ufficiale di March for Our Lives.

Prima tappa: Chicago

La scelta di Chicago come prima tappa del percorso non è causale. "Abbiamo chiamato questa iniziativa "la strada per il cambiamento" (Road to Change) e quale posto potrebbe essere migliore di Chicago per portare il cambiamento? Non si tratta della gente, è il modo in cui la gente vede Chicago", ha dichiarato alla CNN l'attivista di Parkland Alfonso Calderon.

Si è voluto, inoltre, iniziare il viaggio proprio il 15 giugno perché in concomitanza con la marcia annuale per la pace organizzata dalla St. Sabina Catholic Church. Al termine di quello che per Chicago era l'ultimo giorno di scuola, centinaia di persone hanno partecipato al corteo, mostrando cartelli per chiedere modifiche alle leggi sulle armi. Tra i partecipanti c'erano l'ex deputata democratica Gabrielle Giffords, sopravvissuta miracolosamente a una strage avvenuta a Tucson, Arizona, l'8 gennaio 2011 in cui furono uccise sei persone, e gli artisti Chance the Rapper, Jennifer Hudson e Will.I.Am.

https://twitter.com/cameron_kasky/status/1007796232201400322

"Qualcosa di importante sta succedendo in questo paese", ha dichiarato ai manifestanti il reverendo Michael Pfleger della St. Sabina Catholic Church. "I giovani si stanno ribellando, da nord a sud, a est e a ovest. Si stanno attivando".

Manuel Oliver, che ha perso il figlio Joaquin nella strage di Parkland e che seguirà gli attivisti nel tour, ha realizzato a Chicago un murale per onorare il suo ragazzo e per aumentare la consapevolezza sulla questione della violenza armata attraverso l'arte.

Joaquin viene raffigurato il giorno della consegna del diploma, con la toga e il tocco, mentre regge tra le mani il certificato di morte.

via Twitter/@Cameron_Kasky

Da "March for Our Lives" a "Road to Change"

Molti dei ragazzi di Parkland partiti in tour si sono diplomati lo scorso 3 giugno. Alcuni frequenteranno il college, altri hanno scelto di prendersi un anno di pausa. Nonostante gli studi da terminare, hanno proseguito la loro campagna permanente contro l'uso indiscriminato delle armi, all'indomani del successo della "March for Our Lives". Sono rimasti in contatto quotidiano con la comunità che li segue e li sostiene e con tutti quei gruppi con cui collaborano, per dar voce a realtà piccole e sconosciute, appoggiando e sostenendo anche altri temi tra cui i diritti delle donne, degli afroamericani e delle minoranze. I social restano un punto di forza e uno strumento efficace per organizzare iniziative, mettere pressione, raccontare i successi raggiunti e incoraggiarsi.

Il 28 marzo scorso, quattro giorni dopo la manifestazione di Washington, Laura Ingraham, giornalista della Fox, ha pubblicato un tweet in cui prendeva in giro David Hogg, uno degli studenti di Parkland più attivi, per non essere stato ammesso a quattro università a causa di una media di voti troppo bassa.

La risposta di Hogg, sempre via Twitter, non si è fatta attendere. Il giorno successivo ha prima chiesto pubblicamente quali fossero gli inserzionisti di "The Ingraham Angle", il talk show condotto dalla Ingraham

e poi ha invitato gli utenti a mettere pressione contattandoli direttamente, utilizzando l'hashtag #BoycottIngramAverts, in base a una lista da lui proposta

Le reazioni da parte degli inserzionisti sono state immediate. Alla data del 13 aprile erano in 27 ad aver abbandonato la sponsorizzazione della trasmissione: Allstate, Atlantis Resort, BASF, Bayer, Blue Apron, Ebates, Entertainment Studios, Expedia Group, Honda, Hulu, IBM, Jenny Craig, Johnson & Johnson, Liberty Mutual, Miracle-Ear, Mitsubishi, Nestle, Nutrish, Office Depot, Principal Financial Group, Red Lobster, Ruby Tuesday, Sleep Number, Slim Fast, Stitch Fix, TripAdvisor, Wayfair.

Intanto, sempre via Twitter, erano arrivate le scuse della Ingraham

"Nello spirito della settimana di Pasqua voglio chiedere scusa per qualsiasi tweet possa aver ferito lui [ Hogg] o chiunque dei coraggiosi sopravvissuti di Parkland. Per informazione, la mia trasmissione è stata la prima a dare la parola a David subito dopo l'orribile sparatoria, sottolineando quanto il ragazzo fosse 'compito' nonostante la tragedia. Sarà sempre benvenuto quando vorrà partecipare alla trasmissione per intavolare una discussione produttiva".

Ma la risposta di Hogg è stata netta

"Chiedere scusa solo per salvare gli sponsor non basta. Accetterò le scuse soltanto se ci sarà un'autocritica su come lei [Ingraham] e la sua emittente avete trattato me e i miei amici in questa battaglia. È tempo di amare il prossimo, non di denigrare ragazzi".

All'indomani delle scuse, Laura Ingraham non ha condotto il suo talk show per una settimana. Fox News ha poi comunicato che si trattava di ferie calendarizzate da tempo.

Lo scorso 18 giugno si è riproposta la stessa dinamica con gli stessi protagonisti. Durante la sua trasmissione Laura Ingraham ha difeso la nuova politica di "tolleranza zero" di Trump messa in atto per scoraggiare gli immigrati che attraversano il confine statunitense illegalmente, bloccandoli prima che possano presentare richiesta di asilo e separando le famiglie creando strutture di detenzione che ospitino i bambini lontani dai propri parenti, che la giornalista ha definito "campi estivi".

Hogg ha ripreso la notizia e l'ha twittata

e ha chiesto nuovamente chi siano gli inserizionisti che attualmente sponsorizzano la trasmissione della Ingraham, invitando gli utenti a mettere pressione affinché non sostengano più economicamente "The Ingraham Angle".

Ancora una volta, il suo invito è stato accolto

Ad inizio maggio 2018 erano cinque gli Stati (Delaware, Florida, Maryland, Rhode Island e Vermont) ad aver approvato leggi che permettono alle autorità di ritirare temporaneamente le armi di una persona che mostra un comportamento violento.

Il 15 maggio David Hogg ha invitato i suoi follower via Twitter a boicottare Publix, colosso americano dei supermercati.

I motivi della protesta sono due: il sostegno economico alla candidatura a governatore della Florida di Adam Putnam (dal 1995 Publix non aveva mai finanziato così profumatamente qualsiasi altro candidato. Negli ultimi tre anni Putnam ha ricevuto da Publix una somma pari 670000 dollari), seguito sin da quando ha compiuto i primi passi sulla scena politica, e ricevendo in cambio presunti favori relativi ad ispezioni sanitarie grazie alla carica ricoperta da Putnam presso il Dipartimento di agricoltura e dei servizi ai consumatori dello stato della Florida, e il sostegno a politici valutati dalla NRA con una "A" (la classificazione della NRA va da "A+" a "F" dove la "A+" viene attribuita a quei politici e a quei candidati politici che sostengono incondizionatamente la NRA e la "F" ai "veri nemici dei diritti dei possessori di armi").

Il 18 maggio a Santa Fe, in Texas, si è compiuta l'ennesima strage presso la Santa Fe High School, in cui sono morte 10 persone di cui 8 studenti e 2 insegnanti. 10 i feriti. L'autore è un ragazzo di 17 anni, Dimitrios Pagourtzis che ha dichiarato che, dopo l'atto cruento, avrebbe voluto suicidarsi senza esserci riuscito. All'interno dell'istituto sono stati ritrovati due esplosivi rudimentali. In termini di vite umane, si è trattata della strage più grave avvenuta in America dopo quella di Parkland.

I ragazzi di Parkland hanno offerto immediatamente il loro sostegno e la loro collaborazione. Allo stesso tempo hanno continuato a criticare pubblicamente l'assenza di azioni efficaci da parte della politica, la propaganda dei media di destra e della NRA.

"Siamo profondamente tristi per la tragedia avvenuta alla Santa Fe High School e esprimiamo tutto il nostro affetto e offriamo tutto il nostro sostegno alle famiglie coinvolte e all'intera comunità. Ciononostante si tratta della 22esima strage avvenuta quest'anno e per questo invitiamo chiunque legga questo post a non nascondere ciò che è accaduto sotto un tappeto e a dimenticarlo. Questo non è il prezzo da pagare per la nostra libertà. Questa è la strage più grave dopo quella avvenuta nel nostro istituto e tragedie come queste continueranno ad accadere fino a quando non saranno intraprese azioni concrete. Santa Fe, siamo con voi e faremo qualsiasi cosa, in futuro, per sostenervi".

Il giorno successivo, seguendo l'esempio degli attivisti di Parkland, un gruppo di studenti delle scuole superiori della contea di Montgomery, Maryland, si è recato a Washington e ha organizzato un die-in all'esterno dell'ufficio dello speaker della Camera Paul Ryan per chiedergli di approvare il provvedimento sulla riforma delle armi. Il "die-in" è una forma di protesta durante la quale le persone si stendono a terra simulando di essere morte. Con quel gesto, i ragazzi volevano ricordare le vittime della strage compiuta il giorno precedente a Santa Fe. 4 ragazzi sono stati arrestati.

Il 25 maggio, alle 16, a Parkland, è stato organizzato un "die-in" della durata di 12 minuti in due supermercati di Publix.

All'esterno di uno dei supermercati gli attivisti hanno disegnato sagome di vittime col gessetto. All'interno si sono sdraiati sul pavimento tenendo tra le mani un girasole, il fiore che Joaquin Oliver aveva acquistato la mattina della strage di Parkland, il giorno di San Valentino, per regalarlo alla fidanzata.

A poche ore dall'inizio della protesta Publix ha emesso un comunicato con cui ha dichiarato di sospendere i contributi a sostegno di politici poiché intendeva rivedere i processi di donazione. "Ci rammarichiamo del fatto che i nostri contributi abbiano determinato una divisione nella nostra comunità: non intendevamo porre i nostri associati e i clienti al centro di un dibattito politico. Non deluderemo mai di proposito i nostri clienti o le comunità che serviamo. Di conseguenza, all'inizio di questa settimana, abbiamo deciso di sospendere i contributi politici per riesaminare i nostri processi di donazione".

La protesta ha comunque avuto luogo.

A mezzogiorno del 12 giugno si è tenuto il "National Die-In Day". Tantissimi adolescenti hanno coperto i prati antistanti i palazzi governativi di ciascuno stato per 12 minuti e quindi 720 secondi (il numero approssimativo di vittime decedute a seguito di stragi a partire da quella avvenuta al Pulse, un nightclub di Orlando, in Florida, il 12 giugno 2016) rimanendo immobili per ricordare le 49 vittime della strage avvenuta esattamente due anni prima.

Il 22 giugno David Hogg e Emma Gonzalez, insieme ad altri attivisti di Parkland, hanno chiesto di incontrare Paul Ryan presso il suo ufficio a Janesville, Wisconsin. L'incontro viene rifiutato. Ma i ragazzi non demordono. E la "Road to Change" continua.

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Foto in anteprima Miami Herald/TNS via Getty Images

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