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USA, i sopravvissuti della strage di Parkland: “Nel 2020 ci candidiamo noi”

10 Novembre 2018 11 min lettura

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USA, i sopravvissuti della strage di Parkland: “Nel 2020 ci candidiamo noi”

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«Sto tremando di rabbia adesso. È come se stessi rivivendo la stessa sensazione che ho provato la notte del 14 febbraio. Sono così arrabbiata che non so cosa fare con questa rabbia»,  commenta a caldo i risultati elettorali Jacyln Corin, studentessa della Marjory Stoneman Douglas High School a Parkland, nel sud della Florida, dove a febbraio 14 ragazzi e 3 professori furono uccisi da Nikolas Cruz, uno studente diciannovenne che era stato espulso dalla scuola.

Jaclyn è una delle adolescenti che, insieme a Cameron Kasky, David Hogg, Sarah Chadwick, Emma González e altri studenti sopravvissuti alla strage, subito dopo il massacro, ha dato vita a #NeverAgain, un movimento per dire all’America che quanto accaduto non era avvenuto per caso e avrebbe potuto essere evitato e per riformare la legge sul controllo delle armi. Con il suo contributo, Jaclyn sognava di “poter cambiare il mio Stato, il mio paese, e il mondo”.

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Da allora, il gruppo di studenti ha organizzato lo scorso marzo una grandissima manifestazione a Washington Dc, la March for Our Lives, e ha percorso in autobus l’America, toccando i 20 Stati, scelti tra quelli più colpiti dalla violenza armata o dove è fortemente diffusa la cultura delle armi, effettuando circa 50 fermate nell'arco di due mesi. per convincere i giovani ad andare a votare alle elezioni di metà mandato del 6 novembre con un messaggio ben preciso: “End gun violence”. Basta con le armi, basta con la violenza a mano armata.

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Dopo mesi di campagna senza sosta sui social e porta a porta per convincere quanta più gente ad andare a votare e sostenere quei candidati che si sono schierati per un maggiore controllo sulle armi, studenti, amici, genitori delle vittime del massacro del 14 febbraio si erano riuniti in un ristorante della catena Hurricane Grill & Wings, a meno di un chilometro dalla Marjory Stoneman Douglas High School.

Quando Jaclyn prende in mano il microfono per commentare i risultati della tornata elettorale relativi alla Florida, delusione, tristezza, rabbia e frustrazione sono i principali stati d’animo in sala. I Democratici sono maggioranza nella Camera dei Rappresentanti, nel Congresso sono riuscite a entrare le prime donne musulmane, le prime native, la donna più giovane, in Colorado Jared Polis è diventato il primo governatore di uno Stato americano dichiaratamente gay, alcuni repubblicani appoggiati dalla National Rifle Association (NRA), la potente lobby delle armi, hanno perso in collegi particolarmente difficili come Virginia e Texas, tutte storie di persone che, come scrive il Guardian, “hanno infranto barriere” che sembravano invalicabili, ma proprio in Florida, a meno di 9 mesi dalla strage di Parkland e pochi giorni dopo un’altra sparatoria in un centro Yoga a Tallahassee in cui sono morte due persone e cinque sono rimaste ferite, gli elettori hanno premiato candidati dichiaratamente contro un maggiore controllo sulle armi.

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Pubblicato da Valigia Blu su Mercoledì 7 novembre 2018

Dopo tanto impegno, gli studenti che sono sopravvissuti alla sparatoria di Marjory Stoneman Douglas e i genitori dei loro compagni di classe che sono stati uccisi hanno preso consapevolezza che dovranno vivere in uno Stato in cui il governatore e due senatori hanno una lunga storia di sostegno alla lobby delle armi, scrive Lois Beckett, corrispondente negli Usa del Guardian.

«La gente qui ama le armi. È un po’ folle. Semplicemente non ci arrivano, non è qualcosa che sentono», dice Mitchell Dworet, indossando una maglietta con il ritratto di suo figlio Nicholas, uno degli studenti uccisi a febbraio.

«Mi sento come un debuttante alla prima partita nel campionato di Baseball», commenta a BuzzFeed Matt Deitsch, capo stratega di #NeverAgain e, a 21 anni, uno degli organizzatori più adulti. «La Florida è sempre stata così», prosegue Deitsch. «Non sono davvero sorpreso dai risultati, considerando che vivo in Florida e conosco chi ci abita».

Le ragioni della delusione

Le sconfitte più brucianti sono arrivate dalla Florida, come detto, dal Texas e dalla Georgia. In Texas, il senatore repubblicano uscente Ted Cruz ha battuto Beto O’Rourke, la cui candidatura aveva acceso le speranze dei Democratici dopo una campagna elettorale durante la quale si era messo in ascolto della voce degli abitanti. In Georgia, Stacey Abrams, candidata per i Democratici a diventare governatrice (ed eventualmente la prima governatrice afroamericana di tutto il paese), è stata sconfitta dal repubblicano Brian Kemp, mentre in Florida, Andrew Gillum è stato superato da Ron DeSantis, ex deputato quarantenne, grande sostenitore del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Per il risicato margine tra i due candidati, sia Abrams, in Georgia, che Gillum, in Florida, hanno chiesto il riconteggio dei voti. A un giorno dal voto, osservava Patricia Mazzei sul New York Times, i risultati finali delle 5 competizioni elettorali in Florida (la corsa a governatore e quelle per i seggi al Senato e alla Camera) erano tutti in bilico. Al Senato, lo scarto tra il democratico Bill Nelson e il repubblicano Rick Scott è di soli 22mila voti e, come previsto dalla legge della Florida, molto probabilmente scatterà il riconteggio elettronico.

La sconfitta di Gillum, spiega Jelani Cobb sul New Yorker, è stata come una doccia gelata, soprattutto dopo i sondaggi più recenti che davano il candidato dei Democratici in leggero vantaggio in una competizione che era stata presentata quasi come un referendum sul presidente Trump. Da un lato, c’era, infatti, DeSantis, che aveva ricevuto l’endorsement della NRA, dall’altra, Gillum che, in campagna elettorale, aveva sostenuto la riforma della giustizia penale, si era battuto per il ripristino del diritto di voto per chi è stato in galera e ha scontato gli anni di carcere in vista delle presidenziali del 2020, e per maggiori controlli sulle armi, soprattutto dopo la strage di Parkland. Per questo motivo, gli attivisti di #NeverAgain erano delusi e arrabbiati.

L’NRA, la potente lobby americana delle armi, non ha esitato a celebrare le vittorie di Cruz e DeSantis. “Dio benedica il Texas”, “Congratulazioni a Ron DeSantis per aver vinto. DeSantis lavorerà duramente per proteggere i diritti dei cittadini rispettosi della legge”, si legge in due tweet pubblicati subito dopo l’esito delle elezioni.

In Tennessee, la repubblicana Marsha Blackburn, la prima donna di quello Stato a entrare nel Congresso nonostante fosse stata scoraggiata da colleghi del suo partito, era anche una delle candidate più finanziate dall’NRA.

"Il cambiamento raramente arriva all'improvviso"

Se c’è un insegnamento che gli attivisti di Parkland hanno appreso da questa tornata elettorale è che il cambiamento raramente arriva all’improvviso, ma è qualcosa che si ottiene giorno dopo giorno superando una  forte opposizione, scrive Remy Smidt su BuzzFeed.

Nonostante i risultati di Texas e Florida (e, in particolare, di Beto O’Rourke e Gillum), sono tanti i motivi di soddisfazione, ha twittato Michael Skolnik, attivista dei diritti civili.

Innanzitutto, secondo i dati ufficiosi, ben 33 candidati appoggiati da NRA sono stati battuti. Si tratta, scrive Skolnik, del risultato migliore di sempre.

Secondo il Gifford Law Center, sono 41 i candidati appoggiati da NRA ad aver perso la loro competizione elettorale.

Nel 19esimo distretto di New York, Antonio Delgado, laureato in legge ad Harvard, ha battuto John Faso, uno dei 10 candidati più finanziati dalla lobby delle armi. In un collegio del Texas, Colin Allred, avvocato per i diritti civili ed ex giocatore di Football Americano, ha superato il repubblicano Pete Sessions, membro del Congresso da ben 11 anni e presidente dell’importante House Rules Committee. Allred ha concentrato la sua campagna elettorale su leggi più severe sulle armi, lo sviluppo di energie rinnovabili e accesso crescente all’assistenza sanitaria e all’istruzione. Il distretto dove Allred si è candidato è uno dei più duri del Texas, particolarmente vicino ai Repubblicani e poco ricettivo ai messaggi dei Democratici, scrive Anne Helen Petersen su BuzzFeed.

Poi c’è Sharice Davids, la prima donna nativa americana eletta nel Congresso e prima deputata lebsbica del Kansas, cresciuta da una madre single veterana dell’esercito, che ha battuto il deputato repubblicano Kevin Yoder, eletto in questo seggio dal 2011 e tra i candidati più sostenuti da NRA.

Due delle vittorie più significative sono state quelle di Jason Crow, in Colorado, e Jennifer Wexton, in Virginia, contro due dei maggiori candidati sostenuti da NRA. Veterano delle guerre in Iraq e Afghanistan dopo gli attacchi dell’11 settembre, Crow ha superato Mike Coffman, in carica dal 2009 in un distretto che include Aurora, dove 12 persone sono morte in una sparatoria di massa nel 2012. March For Our Lives aveva visitato Aurora a luglio.

L’ex procuratore Jennifer Wexton ha prevalso su Barbara Comstock con un programma incentrato sull’espansione dell’assistenza sanitaria, l’innalzamento del salario minimo e un maggiore controllo sulle armi. David Hogg, uno degli studenti che ha dato vita a #NeverAgain e al tour elettorale degli studenti di Parkland contro le armi per tutti gli Stati Uniti, ha ricordato come Comstock avesse sbattuto la porta in faccia a lui e sua sorella durante una visita a Washington.

Ma la vittoria che ha destato più entusiasmo è stata quella di Lucy McBath nel sesto distretto della Georgia sulla candidata repubblicana Karen Handel, che solo l'anno scorso aveva vinto un'apposita elezione speciale in quello stesso distretto.

In un’intervista a BuzzFeed dello scorso settembre, Lucy McBath ha raccontato di essere cresciuta in una casa dove si respiravano i valori e le lotte dei movimenti per i diritti civili, “una delle prime basi per un ingresso nella politica”. Suo padre era, infatti, presidente della sezione dell’Illinois della NAACP, l’“Associazione nazionale per la promozione delle persone di colore”. Ma a spingere McBath a candidarsi è stato l’omicidio di suo figlio, Jordan Davis, assassinato nel 2012 in una stazione di servizio della Florida da un uomo bianco che ha sparato verso la sua auto perché la musica dello stereo era troppo alta e il ragazzo aveva rifiutato di abbassare il volume.

«È una telefonata che nessun genitore vorrebbe mai ricevere», ha dichiarato McBath a proposito dell’uccisione di suo figlio. «Da sei anni sono una mamma in missione».

A luglio, il tour degli studenti raggiunse Roswell, in Georgia, e McBath partecipò al loro evento. "Hai detto che ti ho ispirato: è la tua gentilezza e lotta che ispira me e tutti quelli che ti circondano", ha twittato Emma González ad agosto, con una sua foto insieme alla candidata.

https://twitter.com/Emma4Change/status/1024642541692641280

Il voto giovanile

L’altra grande novità di queste elezioni è stato l’incremento vertiginoso del voto giovanile. Gli studenti di Parkland, ha twittato Lois Beckett del Guardian, consideravano una vittoria un’affluenza dei giovani tra il 25 e il 30%.

Secondo le stime di The Circle, l’istituto di ricerca che monitora i dati sull’affluenza, in questa tornata elettorale si è registrato il dato più alto degli ultimi 25 anni, con un incremento del 10% rispetto alle elezioni di metà mandato del 2014. All’epoca aveva votato un giovane su cinque, in questa occasione ha votato 1 su 3.

«Questi dati mostrano un notevole incremento della partecipazione giovanile al voto e sono la testimonianza degli sforzi fatti da un gruppo eterogeneo sostenuto nelle comunità e nei campus di tutto il paese», ha detto Kei Kawashima-Ginsberg di The Circle. Da questo punto di vista, prosegue l’istituto di ricerca, si può parlare di un vero e proprio effetto Parkland: “il sostanziale aumento dell'affluenza giovanile è per molti aspetti il ​​culmine di un ciclo elettorale in cui i giovani hanno avuto un impatto straordinario attraverso il loro attivismo e l'enfasi sulla registrazione degli elettori”.

Secondo John Della Volpe, direttore dei sondaggi all'Institute of Politics, Parkland ha dato la scossa a un movimento che stava comunque nascendo. «Una "generazione traumatizzata" è diventata una "generazione energizzata"», ha commentato Della Volpe. Gli studenti della Marjory Stoneman Douglas High School hanno dato «ai giovani modi molto specifici per impegnarsi: iscriversi per votare, firmare una petizione, chiamare un legislatore» e questo ha contribuito a plasmare un'agenda più progressista.

Il voto di Washington per un maggior controllo sulla vendita delle armi

Contemporaneamente, i cittadini dello Stato di Washington sono stati chiamati a votare sulla cosiddetta “Iniziativa 1639”.

Gli elettori hanno approvato una misura che innalza l'età per acquistare fucili semiautomatici da 18 a 21 anni e richiede un controllo più approfondito, addestramento per l’utilizzo delle armi e un periodo di attesa di 10 giorni lavorativi per l'acquisto. Per i suoi sostenitori, la nuova misura contribuisce a ridurre le sparatorie di massa, anche se una ricerca, scrive Vox, mostra che le restrizioni delle armi d'assalto non hanno un effetto significativo sul numero degli omicidi: le sparatorie con fucili, inclusi i fucili d'assalto, costituiscono meno del 3% degli omicidi delle armi negli Stati Uniti. E secondo i dati federali degli ultimi decenni, le pistole costituiscono la stragrande maggioranza - oltre il 70 per cento - delle armi da fuoco usate negli omicidi.

“Nel 2020 ci candidiamo noi”

Nonostante la delusione, Jaclyn non si dà per vinta. «Non smetteremo di combattere, te lo assicuro. È quello che farò per il resto della mia vita», dice guardando il padre di Joaquin Oliver, un ragazzo di 17 anni assassinato alla Marjory Stoneman Douglas High School a febbraio.

«Questi risultati dimostrano soltanto che abbiamo molto altro da fare», spiega al Guardian David Hogg, diplomato lo scorso anno alla Marjory Stoneman Douglas e che ha ritardato l'inizio del college per dedicarsi a tempo pieno alla campagna elettorale. «Questa sarà una lunga battaglia in salita».

Appena alcuni giorni fa c’è stata una nuova strage in un bar frequentato da universitari in California: 12 persone sono state uccise da un veterano della Marina. Si è trattato della 311esima sparatoria di massa dall’inizio dell’anno, 314 persone sono morte e 1270 sono rimaste ferite. Come è possibile – si chiede Lois Beckett – che continuano a esserci così tanti massacri nonostante sempre più politici si stanno spendendo per un maggior controllo sulle armi e in alcuni Stati, come proprio la California, ci sono leggi restrittive? Forse perché non le attuano.

Per Matt Deisch, uno dei coordinatori del gruppo, il risultato di queste elezioni è solo l’inizio: “Un gruppo di ragazzini seduti su un pavimento di un salone ha organizzato la più grande protesta nella storia americana... un giro del bus di 63 giorni... oltre 200 tappe... ha registrato centinaia di migliaia di gente... e sconfitto 27 (!!!) candidati sostenuti da NRA”.

Il lavoro fatto non è perduto perché – ha aggiunto – la loro missione è una «maratona, non uno sprint» e useranno questi risultati per avvicinarsi alle elezioni presidenziali del 2020.

Secondo Hogg, il prossimo passo sarà quello di non delegare, ma di formare altri giovani, fare pressione per leggi più severe e candidarsi in prima persona. In passato, aveva detto di voler andare al college dopo le elezioni di metà mandato ma, rivolgendosi a un amico, ha detto: «Penso di aver bisogno di prendere altri due anni sabbatici».

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