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“I paesi ricchi non stanno mantenendo le promesse sulle donazioni delle dosi e impediscono alle nazioni in via di sviluppo di produrre i propri vaccini”

26 Ottobre 2021 5 min lettura

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“I paesi ricchi non stanno mantenendo le promesse sulle donazioni delle dosi e impediscono alle nazioni in via di sviluppo di produrre i propri vaccini”

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Delle 1,8 miliardi di donazioni di dosi di vaccini contro la COVID-19 promesse dai paesi ricchi, solo 261 milioni di dosi (il 14% del totale) sono state consegnate alle nazioni più povere fino ad oggi. Inoltre, delle 994 milioni di dosi promesse dalle aziende farmaceutiche occidentali a COVAX – un progetto della GAVI Alliance con l'obiettivo di garantire una distribuzione equa dei vaccini in tutto il mondo, indipendentemente dal potere d’acquisto di ogni singolo paese – finora ne sono state consegnate solo 120 milioni (il 12%). Solo una su sette dosi di vaccino promesse ai paesi più poveri del mondo è stata consegnata. Questo è quanto evidenzia il rapporto “A Dose of Reality” della People’s Vaccine Alliance (un’organizzazione di cui fanno parte anche Amnesty International, Oxfam e Global Justice Now) pubblicato il 21 ottobre.

via BBC

In questo quadro, si legge ancora nel rapporto, “l'Unione europea e altre nazioni ricche si sono rifiutate di sostenere la proposta di oltre 100 nazioni di rinunciare ai brevetti su vaccini e tecnologie correlate alla COVID-19 mentre le principali aziende farmaceutiche non sono riuscite a condividere apertamente la loro tecnologia con l'Organizzazione Mondiale della Sanità per consentire ai paesi in via di sviluppo di produrre i propri vaccini e salvare vite umane”. 

Per Winnie Byanyima, direttrice esecutiva UNAIDS (il programma delle Nazioni Unite per l'HIV e l'AIDS) «le nazioni e le società ricche stanno vergognosamente fallendo nel mantenere le loro promesse mentre bloccano la soluzione effettiva: garantire che le nazioni in via di sviluppo abbiano la capacità di produrre i propri vaccini». «È dolorosamente chiaro – ha continuato Byanyima – che il mondo in via di sviluppo non possa fare affidamento sulla generosità e sulla beneficenza delle nazioni ricche e delle aziende farmaceutiche, e di conseguenza centinaia di migliaia di persone stanno morendo di COVID-19. Questo è più che spaventoso».

A ottobre dello scorso anno, India e Sud Africa hanno chiesto all’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) di sospendere temporaneamente i brevetti su alcuni farmaci e sui vaccini anti COVID-19, che in questo modo potrebbero essere prodotti e distribuiti più velocemente. Grandi aziende farmaceutiche e paesi come Regno Unito, Canada e Germania si sono opposti al piano, perché la sua approvazione soffocherebbe l'innovazione nelle aziende farmaceutiche privandole dell'incentivo a fare enormi investimenti in ricerca e sviluppo e per la mancanza di siti produttivi adeguati per aumentare la produzione. Secondo i sostenitori della proposta, invece, la sospensione temporanea  consentirebbe l'avvio della creazione di un struttura funzionale per aumentare la produzione dei vaccini in mezzo a una pandemia, inviando anche un forte messaggio di salute pubblica. I negoziati sulla richiesta di India e Sud Africa per un potenziale accordo proseguono.

Il 14 ottobre Ngozi Okonjo-Iweala, a capo del WTO, ha dichiarato che i negoziati formali su una deroga temporanea alle norme sulla proprietà intellettuale per aumentare l'accesso ai vaccini COVID-19 sono «bloccati», ma i colloqui informali si stanno intensificando. Okonjo-Iweala ha inoltre dichiarato di ritenere che i membri del WTO potrebbero «trovare un compromesso pragmatico sulla rinuncia alla proprietà intellettuale» che garantisca un accesso equo ai vaccini, preservando gli incentivi per la ricerca e l'innovazione. La prossima riunione del consiglio ministeriale del WTO è prevista dal 30 novembre al 3 dicembre.

Pochi giorni dopo, il 19 ottobre, la Federazione internazionale dei produttori e delle associazioni farmaceutiche (IFPMA) ha comunicato una stima secondo cui la produzione di vaccini COVID-19 raggiungerà oltre 12 miliardi di dosi entro la fine del 2021, raddoppiando a 24 miliardi di dosi entro giugno 2022, "momento in cui le forniture di vaccini molto probabilmente supereranno la domanda globale". Secondo l'IFPMA queste stime "mostrano che la premessa per la rinuncia TRIPS sulla proprietà intellettuale proposta un anno fa, per aiutare ad affrontare una presunta carenza di vaccini come soluzione all'equità dei vaccini, è stata superata dai fatti. La soluzione all'equità vaccinale oggi risiede nella condivisione della dose, continuando a ottimizzare la produzione attraverso l'aumento della produzione e la concessione di licenze volontarie; oltre a lavorare insieme per consentire ai paesi di vaccinare in modo efficiente ed efficace la propria popolazione".

A fine settembre il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, durante il vertice mondiale sulla pandemia organizzato dagli Stati Uniti d’America, ha ribadito la necessità di un piano globale di vaccinazione, che preveda almeno il raddoppio della produzione di vaccini contro la COVID-19 per garantire che 2,3 miliardi di dosi siano equamente distribuite attraverso COVAX. L'obiettivo del piano è raggiungere il 40% delle persone in tutto il mondo entro la fine di quest'anno e il 70% nella prima metà del 2022, in base agli obiettivi fissati dall'OMS. Ad oggi tramite COVAX, in base agli ultimi dati forniti da GAVI, sono stati distribuiti 378 milioni di dosi di vaccino in 144 paesi. 

Guterres ha affermato che il piano potrebbe essere implementato da un team di emergenza che lavorerà con le aziende farmaceutiche per raddoppiare la produzione di vaccini e garantire un'equa distribuzione e potrebbe includere i paesi produttori di vaccini e quelli con potenziale produttivo, come anche l'OMS, i partner COVAX, le istituzioni finanziarie internazionali e l'Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO).

Leggi anche >> COVID-19, il divario vaccinale fra i paesi ricchi e quelli poveri è sempre più grave. Una “disuguaglianza scandalosa” che rallenta l’uscita dalla pandemia

Intanto, secondo Bruce Aylward, funzionario senior dell'OMS, la pandemia potrebbe andare avanti «un anno più del necessario» poiché i paesi più poveri non stanno ricevendo i vaccini di cui hanno bisogno. In base ai dati elaborati da Our World in Data, il 49% della popolazione mondiale ha ricevuto almeno una dose di vaccino contro la COVID-19, 6,85 miliardi di dosi sono state somministrate ma solo il 3% delle persone nei paesi a basso reddito ha ricevuto almeno una dose di vaccino. Recentemente The Lancet ha ricordato che la disuguaglianza globale nella distribuzione e somministrazione dei vaccini non solo è ingiusta, ma mina anche la sicurezza sanitaria globale e la ripresa economica.

In vista del prossimo vertice del G20 del 30-31 ottobre a Roma, il direttore generale dell'OMS, Adhanom Ghebreyesus Tedros, ha dichiarato che «i paesi devono adempiere immediatamente ai loro impegni di condivisione delle dosi di vaccino» e che «i produttori devono dare priorità e adempiere ai loro contratti con COVAX e AVAT con urgenza (...)» e «condividere il know-how, la tecnologia e le licenze, includendo anche la rinuncia ai diritti di proprietà intellettuale. Se lo facciamo, possiamo porre fine alla pandemia di COVID-19 pandemia e accelerare la ripresa globale».

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Foto in anteprima di AMISOM Photo/Mokhtar Mohamed

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