La diffusione di Omicron e l’obbligo vaccinale
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La politica ha deciso di rispondere alla massiccia diffusione di Omicron con l’obbligo vaccinale per chi ha più di 50 anni, che sono oltre 2,1 milioni, fra chi non può e chi non vuole vaccinarsi: 993 mila 50-59 enni, 616 mila 60-69 enni, 374 mila 70-79 anni e 181 mila persone con più di 80 anni. Il mantra sembra essere quello di vaccinare tutti per ridurre sensibilmente l’impatto delle ospedalizzazioni gravi sui sistemi sanitari.
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La logica è coerente: al momento il tasso di ospedalizzati, e di ricoverati in terapia intensiva, fra i non vaccinati è molto più alto fra i non vaccinati e su questo non ci sono dubbi. In uno scenario di continua crescita questo gap si farà sempre più tragicamente evidente. Una differenza ben maggiore rispetto all’essere vaccinati con due o tre dosi (grafico sotto su dati ISS).
In Italia (dati AGENAS) ci sono 9.260 posti letto in terapia intensiva (15 per 100 mila persone), poco meno della metà attivati da quando è emersa la COVID-19, e 64 mila posti letto in area non critica. Stiamo evidentemente parlando di posti letto totali, che devono bastare per tutti i ricoveri necessari che non riguardano COVID-19. Il tasso di saturazione sale giorno dopo giorno visibilmente. In una sola settimana, dal 3 gennaio al 9 gennaio siamo passati dal 15% al 17% di saturazione delle terapie intensive e dal 19% al 24% di saturazione nei reparti ordinari. Numeri importanti.
Il Sole 24 Ore e la Fiaso, la Federazione delle aziende sanitarie e ospedaliere, hanno provato a calcolare che cosa succederebbe se improvvisamente con un colpo di bacchetta magica tutti gli italiani, compresi gli under 12, fossero vaccinati, con il booster per chi ha fatto la seconda dose da più tempo. Stando al modello – modello! - saremo tranquillamente in zona bianca, con tre quarti di ospedalizzati in meno.
Chiaramente non esistono bacchette magiche: ci vuole tempo per vaccinare le persone e per vedere gli effetti di questa misura, semmai si vedranno. Un detto abbastanza comune dice che conoscenza è sapere che la melanzana è un frutto, saggezza è non metterla nella macedonia.
Inoltre, il problema di queste settimane sono anche le numerose infezioni in persone con due o addirittura tre dosi di vaccino. Lo abbiamo sempre saputo, che vaccinarsi non ci rendeva di diritto immuni dal contrarre SARS-CoV-2, ma finora le infezioni nei vaccinati erano state molte meno, e di conseguenza, più aumenta il bacino di contagiati, più aumentano i rari casi di malattia grave nelle persone vaccinate. Se prima erano eventi rarissimi, oggi si vedono maggiormente. E poi ci sono le reinfezioni, di cui si parla sempre poco. Stando all’ultimo monitoraggio ISS, dal 24 agosto 2021 al 5 gennaio 2022, sono stati segnalati 36.082 casi di reinfezioni, pari a 2% del totale dei casi notificati. E nell’ultima settimana si osserva un aumento della percentuale di reinfezioni che sale al 3,1% del totale dei casi segnalati rispetto al 2,4% della settimana precedente.
Va anche detto che i dati epidemiologici sull’impatto del Booster contro Omicron li stiamo raccogliendo ora. Un conto sono le statistiche da laboratorio, altra cosa l’andamento delle cose nella realtà, dove è difficile isolare l’effetto di un singolo indicatore (il booster) rispetto ad altri come il distanziamento o l’uso maggiore di mascherine ad alta protezione.
Al momento in Europa le dosi addizionali somministrate sono tutto sommato ancora poche e l’Italia è capofila con quasi il 40% di persone candidabili che hanno già avuto la dose. Nella maggior parte degli altri paesi le campagne vaccinali procedono molto più a rilento. I dati li raccoglie l’ECDC, anche se chiaramente con qualche giorno di ritardo rispetto ai dati “freschi” che possiamo visionare dai nostri sistemi sanitari nazionali.
In conclusione, la misura dell’obbligo vaccinale avrà un impatto sul breve termine? No, ma potrebbe averlo nel medio-lungo termine, nei prossimi 4-5 mesi, se immaginiamo uno scenario, verosimile, dove a meno di lockdown decisi, Omicron toccherà quasi tutti noi nei prossimi mesi. Per fare una ragionamento con l’accetta: se procedessimo a ritmo di 100.000 casi al giorno con la medesima copertura vaccinale, in due mesi e mezzo si sarebbero ammalate tante persone quante se ne sono ammalate in due anni. Risulta così più evidente il peso del gap che si citava in precedenza fra vaccinati e non in termini di malattia grave e di possibile congestionamento dei sistemi sanitari.
In un momento storico dove il contact tracing e il monitoraggio da parte dei sistemi sanitari è pressoché saltato e non possiamo permetterci altri lockdown, l’attenzione individuale di farci un tampone in più se dobbiamo incontrare persone fragili, il ridurre le occasioni di contagio, l’igiene, sono a breve termine le uniche armi che possediamo.
Immagine anteprima via La Provincia di Pavese