Olimpiadi Rio 2016: il sogno tradito
8 min letturadi Angelo Romano e Andrea Zitelli
Nei video che promuovono i Giochi Olimpici di Rio 2016 si vedono i luoghi più rappresentativi di Rio de Janeiro: Ipanema, il Pan di Zucchero, la statua del Cristo Redentore.
Visite aérienne de Rio et de ses sites qui accueilleront les #JO2016 #Rio2016 #AFP https://t.co/a6aaRM3N8H
— Agence France-Presse (@afpfr) 28 luglio 2016
È, tuttavia, scrive Alex Cuadros (autore del libro Brazillionaires: Wealth, Power, Decadence, and Hope in an American Country) su The Atlantic, solo una piccola parte di questa metropoli tentacolare, abitata da 12 milioni di persone, che in grande parte vivono a diversi chilometri dalle spiagge, nelle favelas, in un mare di baracche costruite con mattoncini di cemento rossi, accatastate una sopra l’altra e divise da strade strette che si snodano in mezzo.
Quando, sette anni fa, il Brasile – all’epoca governato da Lula e considerato una nazione in grande progresso economico – ottenne l’organizzazione dei Giochi Olimpici, sembrava essere finalmente arrivata l’occasione giusta per migliorare le infrastrutture di Rio de Janeiro e far sì che la città fosse capace di attrarre grandi investimenti e capitali stranieri. Le Olimpiadi, raccontava in un TED nel 2012 il sindaco di Rio, Eduardo Paes, avrebbero consentito di realizzare “la città del futuro”, socialmente integrata, in grado di «mettere in relazione i ricchi e i poveri, di portare i servizi di base (principalmente, istruzione e sanità) nelle favelas e di favorire la coesione sociale, attraverso investimenti in infrastrutture, eco-compatibilità e tecnologie».
Ma, continua Alex Cuadros, la "città del futuro" non ha mai visto la luce. I Giochi Olimpici – che, secondo uno studio della Said Business School dell’Università di Oxford (che ha analizzato i costi di trenta olimpiadi estive ed invernali), scrive il Financial Times, costeranno 15 miliardi di dollari, circa 5 in più rispetto al budget iniziale – non hanno ridotto il divario tra ricchi e poveri, come prometteva il sindaco Paes solo 4 anni fa.
Alcuni progetti, come le nuove linee veloci degli autobus, aiuteranno le classi operaie a raggiungere più facilmente i luoghi di lavoro, ma il piano di riurbanizzazione delle favelas è stato molto ridimensionato. Gran parte del denaro olimpico, infatti, è stato utilizzato per il ricco sobborgo di Barra di Tijuca, abitato da soli 300mila residenti, per realizzare il prolungamento della linea della metro verso la spiaggia di Ipanema e di nuove linee veloci degli autobus.
A Barra abita il miliardario 92enne Carlos Carvalho, che ha progettato il cosiddetto “villaggio degli atleti”, che alla fine dei Giochi vedrà trasformare 17 delle 31 torri in condomini di lusso. A Barra, si trova anche il nuovo campo da golf, che sarà utilizzato durante i Giochi Olimpici, realizzato nonostante Rio avesse già due campi, con grande sorpresa del Comitato Olimpico Internazionale.
E poi, ci sono i costi umani. Sotto il sindaco Paes, più di 20mila famiglie sono state sfrattate dalle loro case, il più grande spostamento coatto di persone della storia di Rio, e, nonostante l’ambiziosa campagna governativa per pacificare le favelas governate da gang che trafficano droga, la violenza non è diminuita.
Come recentemente ammesso anche dal sindaco di Rio, le Olimpiadi sono state, dunque, un’occasione persa, tranne che per i più ricchi. Tuttavia, le responsabilità, scrive Cuadros, non sono tutte di Paes, che ha amministrato la città solo negli ultimi 8 anni. Il Brasile viene da decenni di abbandono dei cittadini più poveri e ha dovuto affrontare una situazione generale critica dal punto di vista politico, economico e ambientale.
Crisi economica a Rio de Janeiro, tra disservizi, scioperi e rischi sicurezza
Un mese e mezzo prima l’inizio delle Olimpiadi, il governatore di Rio de Janeiro ha dichiarato lo stato di emergenza finanziaria e ha pregato il governo centrale di fornirgli un supporto economico per evitare “un totale collasso nella pubblica sicurezza, nella salute, nell’educazione, nei trasporti e nella gestione ambientale”, scriveva il 17 giugno scorso il corrispondente del Guardian nella città brasiliana.
Una situazione che ha portato comunque il governo dello Stato federato a tagliare i bilanci della polizia, sanità e istruzione. Raccontava gli stessi giorni David Biller su Bloomberg:
Quasi il 70% degli insegnanti e dei lavoratori del settore pubblico sono in sciopero da marzo per i ritardi degli stipendi, dicono i loro sindacati. Il comune di Rio è stato costretto a prendere il controllo di due ospedali pubblici, e secondo un gruppo di medici altri ancora potrebbero chiudere presto per mancanza di finanziamenti. Quest’anno lo Stato di Rio ha anche ridotto del 32% i fondi destinati alla sicurezza e ha ritardato il pagamento degli stipendi ai poliziotti e alle loro famiglie
Agenti di polizia e vigili del fuoco hanno inscenato proteste come quella all’aeroporto internazionale in cui i turisti in arrivo sono stati accolti con un striscione con su scritto “Benvenuti all’inferno”, in un periodo in cui, come racconta Globo, gli omicidi a Rio sono aumentati del 15% nei primi quattro mesi del 2016.
Inoltre, secondo due studi distinti a cura di Amnesty International e Human Rights Watch sarebbero in aumento le uccisioni ad opera della polizia, ritenuta una delle più violente al mondo. È impressionante, scrive Robert Muggah sul Guardian, il numero di civili uccisi in azioni di polizia negli ultimi 12 anni nello Stato di Rio de Janeiro: 1195 nel 2003 (molti dei quali giovani neri), addirittura 1330 nel 2007. Numeri impressionanti se si pensa che nel 2015, in tutti gli Stati Uniti (che hanno una popolazione oltre il 50% maggiore del Brasile) circa 1134 persone sono state uccise dalla polizia.
Tuttavia, dal 2009 in poi, grazie all’introduzione in diverse parti della città di nuove unità di polizia, addestrate per pacificare, c’è stato un calo delle uccisioni: il 46% nell’intero Stato di Rio, il 62% in città. Dal 2014, però, i numeri hanno ricominciato a crescere: 584 vittime nel 2014, 645 nel 2015, 322 tra gennaio e maggio del 2016, con un incremento del 13% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, secondo l’Istituto per la Sicurezza pubblica.
Questa crisi si inserisce in un contesto politico e sociale problematico in Brasile: l’impeachment dell’ex presidente Dilma Rousseff, giudicata colpevole da una commissione di aver truccato i bilanci dello Stato e la conseguente formazione di un nuovo governo; una profonda recessione (nel primo trimestre il Pil ha registrato un -5,4%); il grande scandalo per la corruzione nella compagnia petrolifera di stato Petrobras (indagine nata da un confessione di un ex manager che ha raccontato alla polizia che la divisione raffineria distribuiva in maniera illecita denaro ai partiti politici); l’epidemia del virus Zika.
Inoltre, si legge ancora nell’articolo del Guardian, «l’economia del paese quest’anno dovrebbe ridursi del 4% a causa del debole prezzo delle materie prime, la bassa domanda proveniente dalla Cina e la paralisi politica».
L’inquinamento dell’acqua e dell’aria
Secondo uno studio durato 16 mesi, commissionato da The Associated Press, a pochi giorni dall’inizio dei Giochi Olimpici, i corsi d’acqua di Rio de Janeiro sono inquinati da liquami umani pieni di virus e batteri molto pericolosi ed è a rischio la salute degli atleti che saranno impegnati nelle competizioni in acqua e dei turisti che affolleranno le spiagge di Ipanema e Copacabana.
I primi risultati, pubblicati più di un anno fa, avevano mostrato una concentrazione di virus 1,7 milioni di volte superiore ai livelli considerati preoccupanti in Europa o negli Stati Uniti. Da allora, gli atleti hanno cominciato a prendere delle precauzioni per evitare malattie e infezioni.
I punti più contaminati sono la Laguna Rodrigo de Freitas e la Baia di Guanabara, dove si svolgeranno le gare di nuoto di fondo, di canottaggio e vela. In queste aree, nel marzo 2015 era stata registrata la presenza di 1,73 miliardi di adenovirus per litro, scesa a 248 milioni per litro nella campionatura dello scorso giugno. Un livello ritenuto ancora molto alto. «Le oscillazioni dei livelli di contaminazione riscontrate sono conseguenza più delle variazioni climatiche che delle misure adottate», ha dichiarato il dottor Fernando Spilki, uno dei più importanti virologi brasiliani.
Ai nuotatori è stato consigliato di gareggiare in acqua con la bocca chiusa. «Gli atleti nuoteranno letteralmente in mezzo a feci umane e c’è il rischio che possano ammalarsi per i tanti microrganismi presenti», ha dichiarato al New York Times il pediatra Daniel Becker.
Anche l’Istituto Ambientale di Stato, che quasi ogni giorno pubblica un grafico a colori con i dati del livello di batteri presenti nelle acque della città, ha confermato che le principali spiagge di Rio sono costantemente non idonee alla balneazione. Come ha spiegato la professoressa Renata Picão, microbiologa all’Università Federale di Rio, nelle acque delle cinque più frequentate spiagge brasiliane ci sono elevati livelli di microbi resistenti ai farmaci.
Nonostante il sindaco di Rio abbia riconosciuto il fallimento dei progetti per la depurazione delle acque, i rappresentanti del Comitato Organizzatore locale continuano a garantire che i corsi d’acqua saranno al sicuro per turisti e atleti. Il problema delle acque reflue a Rio non è nuovo e ha visto la sua esplosione, scrive l’Independent, a partire dagli anni Settanta, soprattutto dopo il massiccio esodo rurale di abitanti verso la città che ha portato a raddoppiare l’estensione dell’area metropolitana. Per quanto riguarda la Baia di Guanabara, un anno fa il governo aveva promesso di bonificare l’80% dell’area ma, secondo le stime più realistiche, solo il 20-30% sarà depurato, a fronte di uno stanziamento di 450 milioni di dollari.
Le condizioni igienico-sanitarie peggiorano, poi, negli slum o nelle favelas, che si trovano nei pressi della baia, come nel caso di Pica-Pau, una favela con 7mila abitanti. L’Epatite A è endemica tra i suoi abitanti e i bambini, scrive Andrew Jacobs sempre sul New York Times, rischiano di ammalarsi per gli agenti patogeni che dalle condutture cariche di acque reflue finiscono in tubature improvvisate di acqua potabile. «Sono decenni che i funzionari locali promettono di affrontare la crisi igienico-sanitaria e poi non fanno nulla», racconta Irenaldo Honorio Da Silva, capo del comitato dei residenti di Pica-Pau. E, per quanto gli ambientalisti ritengano che le Olimpiadi possano essere un’occasione per portare l’attenzione pubblica sulle condizioni sanitarie del Brasile, la professoressa Picão è pessimista: «Se non hanno pulito per le Olimpiadi, temo che non lo faranno mai più».
Oltre l’inquinamento dell’acqua c’è anche quello dell’aria. Secondo quanto è emerso, infatti, da un’analisi elaborata dal governo brasiliano e dalla Reuters, l’aria a Rio de Janeiro è più sporca e nociva rispetto a quanto descritto dalle autorità e dall’organizzazione delle Olimpiadi. L’inquinamento, secondo l’Inea, l’agenzia di protezione ambientale di Rio, è causato per tre quarti dei casi dai gas di scarico dei milioni di veicoli in strada.
«Questa non è un’aria per Olimpiadi» dice Paulo Saldiva, patologo all’Università di San Paolo e membro del comitato dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che nel 2006 ha introdotto criteri più severi per misurare i livelli di inquinamento. «Una grande attenzione è stata data all’inquinamento delle acque, ma molte più persone muoiono a causa di quello atmosferico», continua Saldiva, «non si è obbligati a bere nella Baia di Guanabara, ma sei comunque costretto a respirare l’aria di Rio».
Il Comitato Olimpico ha comunque assicurato che le gare si svolgeranno in condizioni sicure. La cerimonia d'apertura sarà il 5 agosto. A Rio parteciperanno atleti provenienti da 203 paesi, che si sfideranno, fino al 21 agosto, in 39 sport diversi. Ci sarà anche un team di rifugiati, composto da 10 atleti, tra cui la nuotatrice siriana Yusra Mardini. Intanto, continuano le proteste durante il percorso della torcia olimpica in Brasile: «a Niteroi ci sono stati scontri fra i poliziotti e i manifestanti che stavano protestando contro le risorse investite nei Giochi, considerate una spreco per molti», scrive il Sole 24 ore.
[Foto anteprima Mario Tama/Getty Images via npr.org]