#OccupyScampia: ‘Venite pure con le vostre tende ma con la voglia di capire e imparare’
6 min lettura@valigiablu - riproduzione consigliata
L'iniziativa #OccupyScampia è nata su twitter. La deputata del PD Paola Picierno ha lanciato l'hashtag dopo aver letto un articolo sul Mattino in cui si parlava di coprifuoco imposto dalla camorra e con l'intento appunto di 'riconquistare quei quartieri'. Ne è nato un dibattito sulla opportunità o meno di iniziative come queste. Personalmente penso sia un fatto positivo che si parli di quei territori, spesso mi è capitato di pensare (e dire) che siamo di fronte a un 'buco della democrazia', quindi il fatto stesso che oggi parliamo di Scampia, di territori difficili, faticosi, anche osceni viste le condizioni in cui gli abitanti di questi luoghi vivono, è, ripeto, una cosa positiva. Trovo meno opportuno, efficace e credibile lanciare iniziative che non partono da un lavoro fatto in maniera preliminare, quotidiano in quei territori. Bisogna 'sporcarsi le mani', perché, come avrebbe detto Danilo Dolci, l'unica possibilità di cambiamento sta nel coinvolgimento e nella partecipazione diretta degli interessati. Costruire sul territorio è fondamentale. Essere presenti in quei territori ti rende poi credibile quando ti fai portatore di iniziative così forti mediaticamente, ma che corrono il rischio di essere velleitarie 'sul campo'.
I miei amici Ciro Pellegrino e Francesco Piccinini si stanno spendendo in prima persona per questa iniziativa, hanno lanciato anche un evento su facebook #OccupyScampia vediamoci e discutiamo per diffondere l'appuntamento previsto per venerdì alle 18 in Piazza Giovanni Paolo II. Ciro è andato anche oltre e ha fatto una proposta a mio avviso più solida rispetto a quella di piazzare le tende per un giorno: un osservatorio fatto da cittadini e giornalisti su territori come Scampia per fare pressione sui politici, sulle istituzioni: Scampia non è un problema di Napoli o del Sud. È una questione che riguarda tutti noi, riguarda l'Italia. Parliamo di luoghi come Caivano, con 27 cattedre libere, dove nessuno vuole andare ad insegnare, un fortino in mano alla criminalità organizzata, dove un ragazzo su due non va a scuola... E lo Stato dov'è?
Segnalo, per capire e approfondire il dibattito nato da #OccupyScampia, il post di NapoliMonitor #OccupyScampia, ma di che stiamo parlando? e il comunicato del Centro territoriale Mammut.
Riporto qui 'un'opinione dal quartiere' di Rita Cantalino, una studentessa universitaria di 23 anni. Ecco, Rita andrebbe ascoltata e coinvolta...
Quando vivi in un quartiere come Scampia impari che lo scontro quotidiano è su più fronti. E impari che i fronti non possono che aumentare, col tempo.
Sai che lo scontro sarà contro gli usurpatori che ti strappano la terra e ti rubano l’aria, che credono di dominare sulla tua vita perché qualcun altro ha detto “sì” al posto tuo. Sai che sarà contro un muro di indifferenza e di omertà, dovuta a paura, abitudine o comodo, che di fatto alcuni giorni ti fa sentire stanca, tanto stanca. Sai che sarà uno scontro contro la paura di chi ti vuole bene: paura che tu ti esponga troppo, paura che tu esageri, paura che tu non ti renda conto, paura che tu ci resti male. Sai che ti scontrerai contro la diffidenza di chi vive fuori, di chi non conosce ed ha paura di te per il marchio che puoi portarti o meno addosso, di chi ti giudica dal percorso che ogni sera compi per tornare a casa, di chi crede di sapere perché “gli hanno detto che”.
E tutto questo è la norma, è la realtà rispetto alla quale non ti sei abituato ma che sostanzialmente è divenuta un pezzo della tua vita, che hai imparato a conoscere ed ad affrontare. È quella che caratterizza le situazioni di cosiddetta “norma”, quelle di giornate assolate in cui si spaccia, si traffica, si ruba, si picchia, senza fare troppo rumore.
Poi ci sono giornate in cui di rumore se ne fa. Sono quelle in cui c’è qualcosa che non va, e si tenta di appianare le divergenze a tarallucci e proiettili, non preoccupandosi più di tanto che gli altri vedano, sentano, o ci restino secchi. Tanto, qua, nessuno vede, nessuno sente, e chi ci resta secco poteva starci più attento.
In queste giornate qui, che capitano periodicamente come periodicamente capitano i grandi terremoti o le scosse d’assestamento nelle zone sismiche, la norma è messa in crisi, e tutto varia. Per l’abitante del quartiere non significa altro che sommare scontro a scontro, battaglia quotidiana a battaglia quotidiana. Perché come se non bastasse la frustrazione del dover vivere in un luogo di cui quattro coglioni si sentono proprietari; come se non bastasse il fatto che c’è qualcuno che non vale nemmeno una tua scarpa che si ritiene del tutto arbitrariamente tuo possessore; come se non bastasse il fatto che ogni volta che succede qualcosa di “bello” sai che c’è sempre qualcosa dietro, che dietro ogni ritirata c’è un nuovo arrivato, che dietro ogni arresto c’è sempre qualche accordo saltato; come se non bastasse il fatto che sei costretto a confrontarti con un meccanismo macabro che confronta il numero di giorni da cui è iniziato l’anno ed il numero di persone che hanno ammazzato, sperando giorno e notte non stia succedendo di nuovo quello che sai che sta succedendo; come se non bastasse tutto questo, ti ritrovi pure lo sciacallaggio mediatico, e lo scontro si estende anche sul fronte degli scoop del Mattino che chissà da dove provengono.
E così, da un giorno all’altro, scopri che qualcuno è venuto armato di tutto punto a casa tua ad intimidirti per dirti di non uscire di casa. In pratica, gli Abbinante-Abate ti hanno mandato a casa il loro braccio armato, i Polverino di Marano, e questi ti hanno imposto di non uscire di casa di notte e di tenere i negozi chiusi la sera, e tu non te ne sei accorto. Sono settimane, a quanto pare, che il quartiere è “pieno di maranesi” che girovagano per strada assicurandosi che nessuno esca di casa “soprattutto di notte” per poter “individuare meglio e all’istante la presenza dei nemici. E colpirli” e tu non hai notato nulla. Hai sempre pensato che le strade fossero deserte di notte perché era notte, e che i negozi fossero chiusi di sera perché era sera.
È la nuova frontiera dello sciacallaggio: non basta più diffondere pietismo e qualunquismo, l’avanzamento di livello è rappresentato dall’inventare di sana pianta notizie e proporle all’ignaro lettore in toni tra l’angosciante ed il patetico, che tanto sicuro gli Abbinante-Abate non si preoccuperanno della smentita ufficiale. E come se tutto questo non fosse sufficiente, arriva Pina Picierno. La deputata è talmente sconvolta del fatto che a Scampia non si esca di sera e che i negozi siano chiusi di notte, che è pronta a munirsi di tenda ed ad “occupyscampia”. Nessuno le ha detto che non vedrà queste strade affollate di sera fino a che non ci saranno altro che salumerie e la temperatura per strada sarà di 5 gradi. Nessuno le ha detto che il nostro problema non è che i negozi chiudano alle 8 ma che non abbiamo niente che renda questo quartiere qualcosa di diverso da un dormitorio. Nessuno le ha detto che “Riprendiamoci Scampia” lo può dire solo chi l’ha mai avuto, questo quartiere. Nessuno le ha detto che a Scampia il coprifuoco nessuno l’ha imposto, e se qualcuno è sconvolto dal fatto che non ci sia movida notturna e in certe fasi dell’anno non si cammini per strada sentendosi nel centro di Berna, evidentemente fino all’altro ieri guardava altrove, perché non è cambiato nulla.
Non cambia nulla con l'iniziativa estemporanea, e non è importante che sia dettata dalla buona fede o dalla voglia di porsi sulla cresta di un’onda che non c’è. Le cose cambiano con la gente che in questo quartiere ed in questa frustrazione ci vive ogni giorno, con tutte le piccole e grandi associazioni che ogni giorno si confrontano con questo territorio e festeggiano come fossero capitali le più piccole vittorie, perché sono conquistate col lavoro quotidiano, con chi ha da contare solo sconfitte, ma non si arrende. E dispiace che, nella frenesia di lanciare l'iniziativa, non ci sia preoccupati di verificare che la notizia fosse vera.
Eppure ce ne sarebbe bisogno, di OccupyScampia. Venite. Ma venite ad occupare Scampia quando non ne parlano i Tg. Venite ogni giorno nelle scuole di questo quartiere a dire a bambini e ragazzi che di camorra campano, che devono rinnegarla. Venite ognuno con la propria tenda, sulle strade di questo quartiere, senza portarvi nemmeno una telecamera, nemmeno un giornalista, senza twittarlo ai vostri fans, senza stordirci con la retorica né annoiarci con le vostre demagogie di liberazione. Venite con la voglia di capire e imparare: per l’occasione vi riserveremo una tenda con vista. (da ilcorsaro.info)
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