Uniti nell’amore e non divisi dall’odio. La lezione politica e umana della Nuova Zelanda dopo la strage di Christchurch
5 min letturaQuello che è successo a Christchurch è un atto di violenza senza precedenti, che non ha posto in Nuova Zelanda. Molte delle persone colpite sono membri delle nostre comunità di migranti. La Nuova Zelanda è la loro casa. Loro siamo noi.
What has happened in Christchurch is an extraordinary act of unprecedented violence. It has no place in New Zealand. Many of those affected will be members of our migrant communities – New Zealand is their home – they are us.
— Jacinda Ardern (@jacindaardern) March 15, 2019
Le prime parole di Jacinda Arden, la premier della Nuova Zelanda, hanno segnato in modo profondo la risposta al massacro di Christchurch, dove il 15 marzo scorso 50 persone, tra cui un bimbo di tre anni, sono state uccise in due moschee da un terrorista suprematista bianco australiano e da suoi complici.
Il martedì successivo al massacro, nel suo discorso in Parlamento, rivolgendosi ai familiari delle vittime ha esordito così: "Al salam Alaikum... La pace sia con voi". E ha proseguito: "... Non possiamo realmente conoscere il vostro dolore, ma saremo al vostro fianco, cammineremo con voi passo dopo passo". Usando parole mahori ha assicurato: "Vi circonderemo con il nostro aroha (amore) e il nostro manaakitanga (una parola maori che indica l'ospitalità neozelandese basata sull'accoglienza dell'altro, sulla reciproca gentilezza, umanità e rispetto).
In quella occasione ha ribadito che non pronuncerà mai il nome del terrorista, negandogli la notorietà che cercava. E ha implorato di fare altrettanto: "Pronunciamo i nomi di chi abbiamo perso, e non il nome di chi li ha portati via da noi".
‘You will never hear me mention his name. He is a terrorist, he is a criminal, he is an extremist. But he will, when I speak, be nameless.’ — New Zealand PM Jacinda Ardern pic.twitter.com/r4fTvholzs
— NowThis (@nowthisnews) March 24, 2019
In visita a una scuola, che ha perso due studenti nel massacro, un ragazzo le ha stretto la mano e le ha fatto una domanda che ancora nessuno le aveva fatto pubblicamente: "Come sta?". "Come sto io? - ha risposto Arden - "Grazie per avermelo chiesto. Sono molto triste".
Incontrando i familiari delle vittime, ha coperto il suo capo con un velo in segno di rispetto. Gesti di empatia, compassione, amore che hanno ispirato i cittadini.
This is New Zealand Prime Minister Jacinda Ardern, grieving with the Muslim community as they mourn the 49 departed, & wearing a hijab in solidarity.❤️
What a powerful example of compassion and leadership. May she & her nation prosper in love & peace.❤️#NewZealandMosqueAttack pic.twitter.com/GF2imnD9hQ
— Qasim Rashid, Esq. (@QasimRashid) March 16, 2019
In tutto il paese diversi gruppi di cittadini hanno eseguito l'haka, la tradizionale danza Maori resa famosa dalla squadra nazionale di rugby. Bande rivali di motociclisti sono andati insieme mercoledì davanti alla Moschea Al Noor Mosque, dove sono state uccise la maggior parte delle persone. Hanno onorato le vittime eseguendo insieme l'haka.
Ad eseguire l'haka anche gli studenti della più grande scuola musulmana della Nuova Zelanda di Auckland.
Dopo aver invitato a una lotta a livello globale contro il razzismo, giovedì, a meno di una settimana dalla strage, la premier ha annunciato il divieto di armi semiautomatiche e fucili d'assalto, il tipo di armi usate nelle due moschee. È prevista un'amnistia che permetterà a chi è in possesso di queste armi di restituirle, seguirà un piano di riacquisto da parte dello Stato, che potrebbe costare anche fino a 200 milioni di dollari. "È il prezzo che dobbiamo pagare per garantire la sicurezza alle nostre comunità", ha detto Arden.
Il leader dell'opposizione, Simon Bridges, ha appoggiato questa decisione che sarà operativa entro le prime settimane di aprile: "È doveroso nel nome dell'interesse nazionale tenere i neozelandesi al sicuro".
Già oltre mille cittadini hanno già spontaneamente restituito le loro armi dopo l'appello del governo.
Venerdì 22 marzo, migliaia di persone si sono radunate ad Hagley Park vicino alla moschea Al Noor Mosque per celebrare la giornata nazionale di riflessione per le vittime.
La chiamata musulmana alla preghiera, adhan, a cui sono seguiti due minuti di silenzio, è stata trasmessa dai canali tv e radio nazionali.
LIVE across NZ TV and Radio channels the Azaan (Islamic call to prayer) being played followed by a nationwide #TwoMinuteSilence
This is the love and acceptance being displayed in New Zealand #TheyAreUs #Love4Muslims #LoveForAllHatredForNone #UnitedWeStand pic.twitter.com/MmkZjCtSaV— Imam Mustenser Qamar (@MustenserAQamar) March 22, 2019
Arden, che ha ancora una volta coperto il suo capo col hijab, nel suo discorso introduttivo ha pronunciato queste parole: "La Nuova Zelanda piange con voi. Noi siamo una cosa sola. Secondo il profeta Maometto, i credenti nella loro reciproca gentilezza, compassione ed empatia sono come un unico corpo: quando una parte del corpo soffre, tutto il corpo sente dolore".
Molte moschee in tutto il paese hanno aperto le loro porte ai visitatori, e catene umane si sono formate per circondare gli edifici e i musulmani in preghiera in segno di protezione e supporto.
Human chains being formed around Muslims as we pray #Love4Muslims #LoveForAllHatredForNonehttps://t.co/02zCL3v5Fn
— Imam Mustenser Qamar (@MustenserAQamar) March 21, 2019
La scelta della premier di coprire il capo con l'hijab ha ispirato migliaia di altre donne non musulmane, poliziotte, giornaliste, infermiere, che hanno deciso, anche attraverso una campagna sui social media #HeadScarfforHarmony, di indossare il velo quel venerdì per rispetto e solidarietà con la comunità musulmana.
“I have chosen to wear a headscarf today in the studio in solidarity with the Muslim community.
This week a young Auckland woman was abused on a train for being Muslim and wearing head scarf. This happened after 50 people had been killed in Christchurch.”-Samantha Hayes#Hijab pic.twitter.com/frc0oWIgSq— World HijabDay (@WorldHijabDay) March 22, 2019
TV news in New Zealand on March 22. #HeadScarfForHarmony pic.twitter.com/6hn3zW7g74
— World HijabDay (@WorldHijabDay) March 22, 2019
Dear New Zealanders Aotearoa - Being a Muslim, I’m overwhelmed. I have never seen this kind of solidarity in my entire life - The vigils, The Haka performances, The scarves. It’s just amazing and heartwarming.
Thank you.#HeadscarfForHarmony#ScarvesInSolidarity #NewZealand pic.twitter.com/kKuhNFTngQ
— Faizan Siddiqui (@TweetByFaizan) March 21, 2019
A #policewoman wearing a #headscarf is seen as people attend the burial ceremony of a victim of the mosque attacks, at the Memorial Park Cemetery in #Christchurch , #NewZealand March 21, 2019. REUTERS/Jorge Silva #NewZealandShooting pic.twitter.com/VUCDPXtlDE
— Jorge Silva (@jgesilva) March 21, 2019
I giornali, in occasione della giornata dedicata alle vittime, si sono presentati ai loro lettori così, con la scritta in arabo: salam, pace.
The newspaper this morning in Christchurch, New Zealand. Salam is is the Arabic word for Peace and the greeting of the Muslims.. pic.twitter.com/R7MsNrkruW
— SHAWAN SARKAR (@ShawanSarkar) March 22, 2019
Personale governativo ha lavorato tutta la notte per preparare la moschea e i corpi della vittime, per la sepoltura di massa prevista per venerdì.
"Tutti i corpi sono stati lavati" - ha detto una delle persone che vi ha preso parte alla BBC - "Era nostro dovere farlo. Quando abbiamo finito intorno all'1 e 30, abbiamo pianto abbracciati".
Tutti questi gesti di solidarietà - scrive Vox - sono balsamo per i cuori della piccola comunità musulmana, che costituisce appena l'1% della popolazione neozelandese. Le vittime del massacro di venerdì arrivavano da diversi paesi, Pakistan, India, Bangladesh, Egitto, Afghanistan, Malesia e Indonesia. Alcuni erano rifugiati scappati dalla Siria, dalla Somalia e dai territori palestinesi.
"Abbiamo il cuore spezzato, ma non siamo spezzati. Siamo vivi, siamo uniti, siamo determinati a non permettere a nessuno di dividerci". Così l'imam Gamal Fouda, che ha tenuto un discorso di 20 minuti durante la cerimonia di venerdì e che poi ha elogiato Arden per la sua leadership e per la sua compassione all'indomani degli attacchi: “Una lezione per i leader mondali”.
L'imam ha ringraziato "i vicini che hanno aperto le loro porte per salvarci e chi si è fermato con la macchina per aiutarci". "Grazie per le vostre lacrime, le vostre haka, il vostro amore e la vostra compassione".
"Venerdì scorso ero in questa moschea e ho visto odio e rabbia negli occhi del terrorista. Oggi, nello stesso posto, guardo fuori e vedo l'amore e la compassione negli occhi di migliaia di neozelandesi e di esseri umani da tutto il mondo ". L'Imam ha poi concluso il suo intervento in lingua maori: "Aroha, Aroha, Aroha". Amore, amore, amore.
A Muslim leader has concluded the memorial in Hagley Park by speaking in the language of New Zealand's indigenous people, te reo Maori. "Aroha, Aroha, Aroha" he said. "Love, love, love".
— Eleanor (@EleanorAingeRoy) March 22, 2019
La risposta dei neozelandesi è un messaggio chiaro, forte, inequivocabile e ha inferto un duro colpo all'ideologia che ucciso 50 persone e ferite 42 nelle moschee di Christchurch: non ci dividerete, i musulmani che vivono nel nostro paese fanno parte integrante della nostra comunità, non sono "invasori". Chi pensava di dividerli nell'odio, li ha uniti ancora di più nell'amore, nella compassione, nella solidarietà. Una lezione per tutto il mondo di grande politica decisa, ferma, incisiva e di profonda, intensa, totale umanità.
Foto via The Straits Times