Transizione ecologica, rinnovabili e nucleare: un dibattito importante che va liberato da settarismo e metodi violenti
16 min lettura“Vermi, razza di imbecille, sbatti la testa fino a quando sanguini, chiedi la 104, leccastivali di Putin, clown…”
Questo campionario di frasi non appartiene a un troll, o a un account che passa il suo tempo a produrre esempi di hate speech, o di propaganda politica. No, tutti questi insulti sono fatti, apparentemente, in nome della “divulgazione scientifica”, e provengono direttamente dagli account ufficiali dell’Avvocato dell’Atomo (Instagram e Twitter).
Molti di questi epiteti o insulti, funzionali a scaldare gli animi, a mettere le persone l'una contro l'altra, fomentare i seguaci più accaniti di quella pagina (è un copione visto e già visto innumerevoli volte, purtroppo), sono di solito rivolti a partiti o associazioni ambientaliste.
Per alcuni di questi insulti i Verdi Europei hanno dato mandato ai legali di presentare denuncia penale e richiesta di risarcimento danni in sede civile.
Come @europaverde_it abbiamo dato mandato ai legali di presentare denuncia penale e richiesta di risarcimento danni in sede civile per questo post dal contenuto altamente diffamatorio. Nei commenti si auspica la corte marziale per @EleonoraEvi .@AvvocatoAtomico https://t.co/JymbYx27fy
— Angelo Bonelli (@AngeloBonelli1) March 4, 2022
Vogliamo prima di tutto esprimere la nostra solidarietà alle persone che sono state aggredite verbalmente e insultate in scambi che poco hanno a che fare con il confronto sui contenuti nel merito su temi che invece meriterebbero un dibattito informato.
La divulgazione scientifica dovrebbe avere questo in contiguità con la scienza: il metodo è fondamentale, e in questo caso il metodo riguarda la comunicazione, in tutte le sue implicazioni. Insulti, sberleffi, denigrazioni, cui si sommano gli ovvi toni dei commentatori così fomentati: tutto questo imprime nel tempo etichette ben visibili attaccate a chi la pensa diversamente; non servono ad aumentare la consapevolezza su un tema, ma a circoscrivere “nemici” da guardare dall'alto verso il basso, quando va bene.
Sono dinamiche che conosciamo bene, perché le abbiamo subite anche noi: ci eravamo ripromessi di non parlarne e continuare nel nostro lavoro di informazione su cambiamento climatico, ambiente ed energia ma non potevamo restare in silenzio dopo l'insinuazione gravissima e ingiustificabile secondo cui Valigia Blu sarebbe tra i responsabili del clima anti-nucleare e, dunque, tra i "mandanti" delle scritte terroristiche comparse a Pisa dopo una manifestazione contro l'apertura di una caserma dei carabinieri a Coltano. In un post pubblico (e quindi aperto a tutti) sulla sua bacheca personale su Facebook, Luca Romano, fondatore della pagina L'Avvocato dell'Atomo, ha scritto che "questa merda violenta si può far risalire ad Automatizzato Comunismo Memetico e alle altre pagine analoghe dai cui utenti avevo ricevuto minacce nei mesi scorsi, a cui si aggiunge il sottile lavoro di ”FUD” sul mio lavoro attuato da Valigia Blu & Co", chiudendo con: "Se mi sparano, Nightwish al funerale, cortesemente".
Un'allusione gravissima, un ennesimo attacco ingiustificato, nonostante in tutti questi mesi non abbiamo mai scritto articoli anti-nuke, non abbiamo mai aizzato nessuno sui social, abbiamo anzi dovuto difenderci per preservarci e abbiamo sempre chiesto un confronto onesto, responsabile e rispettoso degli interlocutori, come spieghiamo più avanti.
Questo è il primo e ultimo articolo che dedichiamo alla faccenda solo ed esclusivamente per il metodo violento usato nei nostri confronti e di altre persone. Riteniamo importante condividere l’esperienza vissuta come Valigia Blu, da quando abbiamo iniziato ad approfondire il tema dell’energia nucleare, per contribuire a fare maggiore consapevolezza su alcune condotte nel campo della divulgazione che offendono la scienza, la tradizione di ottimi divulgatori che possiamo vantare e perché si capisca che un certo modo abusivo di essere in rete danneggia tutti e non informa nessuno, se non come tifoso.
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Ci occupiamo da anni di crisi climatica e abbiamo provato a coprire tutti gli aspetti possibili per fornire a chi ci segue tutti gli elementi per potersi poi fare un'idea su uno dei temi, se non il tema, più cruciali dei nostri tempi. In questi anni ci è capitato di toccare argomenti delicati che suscitano anche reazioni molto forti e violente (i vaccini, i migranti, le unioni civili), mentre davamo il nostro contributo per un’ecologia dell’informazione e dello stare sui social. Abbiamo fatto della moderazione sui social una delle attività principali, perché siamo convinti che per valorizzare quel potenziale democratico sia necessario essere presenti nelle discussioni, intervenire, e fare in modo da garantire conversazioni e confronti realmente costruttivi e proficui per tutti (noi che gestiamo questi spazi social, chi ci segue interviene impiegando il suo tempo nei commenti, chi anche solo si limita a leggere).
Valigia Blu non è un progetto a scopo di lucro, non si basa sulla pubblicità, non insegue il traffico online, non ha come criterio di “successo” la quantità. Come spiegavamo nella presentazione del crowdfunding 2022:
“Proprio in nome di un giornalismo che sia conversazione e non lezione calata dall’alto, ci preme da sempre il confronto con chi ci legge, segue, commenta, purché questo avvenga su un piano di rispetto reciproco, sia umano che professionale. Questo confronto è possibile grazie soprattutto ai social media, che possono essere un luogo dove far nascere e crescere comunità intorno a comuni visioni di ciò che dovrebbe essere l’informazione; dove plasmare il nostro stare insieme, digitale e non. D’altra parte chi ti legge può saperne più di te e, condividendo le sue conoscenze, può contribuire a migliorare i tuoi contenuti. Anche per questo alla fine di ogni nostro articolo si trova l’invito a segnalare un errore.
Valigia Blu è un tentativo di offrire una visione e una pratica giornalistica diversa. Non è un progetto nato per fare profitto, non nasce per creare impresa. Sin dall’inizio chi ha deciso di dedicare energie, tempo e competenze (giornalisti, antropologi, psicologi, scienziati, blogger, scrittori, sistemisti, grafici) a questa avventura, nata interamente sui social sotto la spinta di chi ha partecipato alle prime mobilitazioni online e non, lo ha fatto per impegno civico, come forma di attivismo. Uniti nella visione dell’informazione come bene comune, come servizio pubblico e pilastro delle democrazie. Più il giornalismo è forte, sano, credibile, autorevole e aperto, più sono forti i cittadini e di conseguenza la democrazia. Nel nostro piccolo stiamo cercando di dare il nostro contributo a un giornalismo che coinvolge le comunità in conversazioni civili, informate e produttive”.
Veniamo a quello che è successo in questi ultimi mesi, da quando abbiamo pubblicato il nostro primo approfondimento sul ruolo del nucleare nella transizione ecologica a oggi. Quello cui abbiamo assistito e continuiamo ad assistere è uno scadimento nell'uso dei social da parte di chi ha un certo seguito e una certa credibilità. Chi ha un qualsiasi ruolo di responsabilità' (e anche quella di fare divulgazione scientifica lo è) dovrebbe sentire a maggior ragione tutto il peso della responsabilità di questo seguito e del “potere” che ne deriva. Se quel potere viene usato per denigrare, provocare flame, istigare all’odio, fomentare persone contro altre persone, diffondere messaggi violenti, è dovere di ognuno di noi denunciare questo stato di cose e “isolare” chi “usa” la fiducia di migliaia di persone per scatenare “crociate” contro interlocutori o controparti che finiscono per diventare nemici da abbattere. Continuare a condividere chi insulta coloro che la pensano in altro modo o hanno un approccio diverso su energia e transizione ecologica è una forma di complicità, a prescindere dalla qualità di divulgazione di chi lo fa
Gli attacchi dopo l’articolo sul ruolo del nucleare nella lotta alla crisi climatica
Il 22 ottobre 2021 abbiamo pubblicato un articolo intitolato Il ruolo del nucleare nella lotta alla crisi climatica. Come si evince dal titolo, volevamo fare una fotografia del ruolo del nucleare nell’attuale mix energetico in vista della transizione ecologica, mappare le centrali presenti e quelle in costruzione in tutto il mondo, comprendere gli scenari futuri (tecnologici, industriali, energetici) sentendo scienziati, climatologi, politici, attivisti e rappresentanti di associazioni per il nucleare. Tra questi avevamo sentito l’eurodeputata dei Verdi, Eleonora Evi, il direttore esecutivo di Greenpeace, Giuseppe Onufrio, il direttore del dipartimento ENEA di fusione e tecnologie per la sicurezza nucleare, Alessandro Dodaro, il responsabile comunicazione dell’Associazione Italiana Nucleare, Enrico Brandmayr. Come sempre abbiamo chiesto alle persone intervistate se il loro intervento e le loro dichiarazioni fossero riportate esattamente e nel caso di darci un feedback per eventuali correzioni via mail. L’autrice dell’articolo ha inviato a tutti l’intero approfondimento in modo tale che ognuno potesse avere contezza del contesto in cui venivano inserite le proprie affermazioni. Alcuni di loro hanno segnalato imprecisioni o inesattezza da correggere (che abbiamo accolto) senza però avere obiezioni sostanziali sui dati riportati.
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Sciaguratamente la risposta di Brandmayr è finita nella cartella spam e ce ne siamo accorti solo quando ci siamo ritrovati travolti da accuse infamanti sui social. Nell’email, il responsabile comunicazione dell’Associazione Italiana Nucleare segnalava alcuni errori, ci chiedeva di modificare alcuni dati e nel complesso contestava la cornice in cui si trovavano le sue parole. A fine email Brandmayr ci chiedeva di rimuovere il suo intervento qualora non avessimo voluto accogliere le sue richieste di modifica. Non avendo potuto leggere l’email, finita nello spam, abbiamo pubblicato l’articolo così com’era, mentre l’email che ci aveva inviato Brandmayr è stata pubblicata (e presentata come debunking del nostro articolo) alcune ore dopo sulla pagina Facebook dell'Avvocato dell’Atomo.
Messi di fronte a un errore commesso, abbiamo perciò cercato di agire nel più breve tempo possibile per correggere e per comunicare la correzione. Chi ha sbagliato è intervenuto personalmente su varie pagine che criticavano l’articolo per scusarsi e dare comunicazione della correzione, non replicando ai numerosi insulti arrivati.
Ma tutto questo non è bastato a fermare l’ondata di insulti e commenti denigratori. Secondo alcuni, avremmo addirittura fatto finta che la mail fosse finita nello spam, per manipolare le parole dell’intervistato. Cosa ovviamente non vera. Da quel momento in poi, data la virulenza delle reazioni, scatenate in particolare dalla pagina dell’Avvocato dell’Atomo, che invitava anche a querelarci perché saremmo persone che capiscono solo il portafogli, abbiamo deciso di astenerci dalle polemiche e continuare in silenzio il nostro lavoro, focalizzandoci solo su quello evitando di disperdere energie in confronti che non avevano nulla di costruttivo, anzi l’obiettivo era prevaricare, denigrare, schiacciare. Ci siamo sottratti dalla lotta nel fango. Ma non è stato sufficiente. Sulla pagina si è scatenata una shitstorm che abbiamo deciso di lasciare a vista, senza intervenire e sebbene la nostra policy impone regole di rispetto ed educazione nei commenti abbiamo deciso di lasciare anche gli insulti, le derisioni, gli sbeffeggiamenti, le offese.
L’articolo sulla Tassonomia Verde
Dopo alcuni mesi, il 3 gennaio 2022 la storia si ripete. Questa volta finisce sotto il mirino un articolo del nostro round-up sul clima in cui sintetizziamo alcune notizie di rilievo internazionale su crisi climatica, energia e ambiente che può essere utile sintetizzare in italiano per dare a chi legge strumenti per potersi orientare e informare.
Una di queste riguardava la decisione ormai imminente da parte della Commissione Europea di inserire il nucleare e il gas naturale nella tassonomia verde (la lista in cui rientrano gli strumenti energetici e finanziari classificati come sostenibili). Come sarebbe poi avvenuto di lì ad alcune settimane. In quel caso chi ci ha contestato insinuava che, per come era scritto l'articolo, volevamo far vedere che il fronte anti-nuclearista era più corposo di quello a favore del nucleare.
Come più volte specificato nei commenti, avevamo citato alcuni paesi solo Francia, da una parte, e Germania, Austria e Lussemburgo, dall’altra, per specificare che questi tre paesi avevano tre diverse posizioni, non per far vedere che erano di più i paesi anti-nuclearisti. Nell’articolo - anche questo era stato precisato nei commenti - c’era un link a un articolo precedente dove erano stati elencati tutti i paesi che sostenevano l'inclusione del nucleare nella tassonomia. Quindi non c’era alcuna volontà di manipolare i fatti. Anzi.
L’articolo sugli esperti sentiti dall’UE e l’email di un sostenitore di Valigia Blu
Qualche settimana dopo, il 24 gennaio, pubblichiamo un nuovo articolo del round-up sul clima in cui diciamo che alcuni esperti sentiti dall’Unione Europea per delineare la tassonomia verde avevano bocciato l’ipotesi di inserire il gas e il nucleare tra le fonti energetiche “pulite”. Nell’articolo specifichiamo anche il parere non avrebbe cambiato la strada tracciata verso l’inclusione di nucleare e gas nella tassonomia.
Come accaduto con l’articolo del 22 ottobre 2021 e del 3 gennaio, anche in questo caso cominciamo a essere letteralmente travolti da commenti in serie in cui ci viene detto: 1) di aver riportato una notizia travisata dalla stampa italiana e aver utilizzato l’espressione “esperti dell’UE”; 2) di aver usato a sproposito la parola “esperti” perché – come sostenuto in un articolo di debunking a firma di Luca Romano (fondatore della pagina “L’Avvocato dell’Atomo”) pubblicato su Butac – non si trattava di scienziati ma di persone appartenenti a un gruppo di consulenti sentiti dalla Commissione Europea composto da associazioni dei consumatori, associazioni ambientaliste e lobbisti nominati da vari gruppi industriali.
Siamo stati nuovamente aggrediti, sostenendo che stavamo facendo disinformazione perché il nostro obiettivo non dichiarato è screditare l’opzione nucleare, ma in realtà il nostro articolo era corretto. Abbiamo riportato la notizia facendo riferimento a quanto scritto da diversi accreditati siti internazionali e siamo stati attenti ad attenerci alla dicitura utilizzata dalla Commissione Europea proprio per correttezza verso chi ci legge. Era stata la Commissione, infatti, a parlare di “esperti” che partecipavano all’International Platform on Sustainable Finance, ovvero un "Forum for dialogue between policymakers, with the aim of increasing the amount of private capital being invested in environmentally sustainable investments" (qui il link al sito della Commissione). Tra di loro ci sono anche ministri degli esteri e delle finanze di diversi Stati, non esattamente lobbisti ambientalisti, dunque.
Nel frattempo Butac e Luca Romano sono costretti a rettificare il loro articolo e la versione editata conferma quanto abbiamo scritto noi sin dall’inizio, come avevamo segnalato, tra l’altro, in uno scambio su Twitter (qui, qui e qui) e in un commento sul sito.
Ma questo non basta. I commenti continuano ad arrivare. A questo punto però decidiamo di intervenire e disattivare i commenti. La pagina stava per essere presa d’assalto con le stesse identiche dinamiche che avevamo visto in precedenza. Davanti a un'enorme quantità di commenti ingiuriosi, la cui gestione richiede tempo ed energie emotive (immaginate cosa vuol dire essere insultati per tutto il giorno da centinaia di persone...), abbiamo deciso di intervenire, di disattivare i commenti e di dare così priorità alla nostra salute mentale. Diverse persone da quel momento si sono riversate su altri nostri post e hanno iniziato a commentare sul nucleare accusandoci di ogni nefandezza, senza tenere conto e senza rispettare i temi in oggetto del post che stavano commentando (la guerra in Yemen, etc etc).
Da un certo momento in poi hanno iniziato a commentare sotto i nostri post per la raccolta fondi 2022, nell’evidente tentativo di sabotare il crowdfunding (non ci sono riusciti). Migliaia di altri account hanno invece pensato di usare la faccina che ride come forma di denigrazione subdola e vigliacca [questa attività l’abbiamo monitorata perché apparsa non del tutto autentica, ogni tot minuti qualche account (fake?)] al post dove avevamo disattivato i commenti, inondandoci di “risate in faccia” per quasi 48 ore.
Tutto questo – va sottolineato – si è basato su un post in cui siamo stati citati e che faceva leva – come detto – su un debunking (rispetto anche alle cose da noi riportate) risultato poi errato e fallace tanto che l’autore del debunking ha dovuto ammettere l’errore (da lui definito “leggerezza”) e rettificare l’articolo. Peccato che nel frattempo centinaia di persone erano ormai convinte della bontà di quel debunking e hanno continuato ad accusarci di diffondere bufale e disinformazione. Non è detto, inoltre, che un articolo proveniente da una fonte che si definisce “avvocato dell’atomo” sia garanzia di neutralità e obiettività ed essere “pro nuke” renda immuni da imprecisioni e bias.
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Ci eravamo riproposti, in ogni caso, di spiegare tutto in un secondo momento, mettendo una certa distanza fra le aggressioni che stavamo subendo e le nostre spiegazioni pubbliche, per evitare di alimentare dinamiche tossiche e perché nel frattempo ci stavamo interrogando sul modo migliore di intervenire testimoniando una modalità diversa di usare i social, il credito di fiducia da parte di chi ci sostiene e legge, il potere che ne deriva. Poi è arrivata una mail di un nostro lettore, molto pacata e che entrava nel merito di alcune critiche. Ci è sembrata l’occasione giusta per riportare tutto lo scambio pubblicamente, dimostrando appunto che un modo diverso di confrontarsi è possibile, senza temere ripercussioni negative anzi contando sulla scelta che trasparenza e onestà avrebbero ripagato. E in effetti così è stato, come si può vedere dai commenti su pagina.
Le scritte sui muri di Pisa: Valigia Blu è una cattiva maestra
In un post pubblicato il 14 agosto 2021, l’Avvocato dell’Atomo non solo prendeva le distanze dalle tesi negazioniste di Umberto Minopoli, presidente dell’Associazione Italiana nucleare, ma ha riconosciuto che nel campo dei sostenitori del nucleare esiste un problema. «Siamo al corrente del fatto che molti sostenitori del nucleare sono anche scettici riguardo al riscaldamento globale antropico».
Nei commenti al post c’era chi scriveva di non aver mai capito come si possa essere pro-nucleare e allo stesso tempo negare il riscaldamento globale antropico.
Leggi anche >> Quando il “sì” al nucleare diventa un “no” alla scienza
È stata proprio questa la domanda alla quale abbiamo cercato di rispondere in un articolo intitolato Quando il “sì” al nucleare diventa un “no” alla scienza. Abbiamo approfondito le ragioni alla base delle posizioni negazioniste o scettiche sul cambiamento climatico diffuse in una parte del campo pro-nucleare, riportando gli interventi di alcune personalità, italiane e non, tra cui quelle dello stesso Minopoli. Come abbiamo ricordato nell’articolo, anche la storica della scienza Naomi Oreskes, co-autrice di Merchants of Doubt, una delle opere di riferimento sul negazionismo climatico, si è chiesta perché i negazionisti promuovano l'energia nucleare. È una questione che quindi meritava di essere trattata, anche perché non riguarda solo il dibattito sull’atomo ma quello sull’intera transizione ecologica. Il sostegno al nucleare dei negazionisti climatici non è rilevante tanto per la sua incoerenza, quanto perché si nutre di un’ideologia che minimizza non solo il riscaldamento globale e le sue conseguenze, ma anche altre questioni ambientali e contraddice, anche sul piano scientifico, l’urgenza della transizione ecologica.
Inoltre, come abbiamo sottolineato, i negazionisti climatici non si limitano a sostenere le ragioni dell’energia nucleare e il suo ruolo nella transizione energetica, cosa di per sé legittima, ma la esaltano come unica, realistica, alternativa alle fonti fossili. Il nucleare sarebbe «l’unica e vera nostra salvezza», come recita il titolo di un articolo in cui Minopoli recensisce il libro di Luca Romano. Nei confronti delle energie rinnovabili - ed è questo un aspetto che si continua a ignorare - i negazionisti e scettici climatici sostengono invece tesi decisamente differenti, altrettanto scettiche quando non critiche e polemiche. L’energia solare sarebbe addirittura un’illusione, per Franco Battaglia.
È necessario perciò conoscere queste posizioni, se vogliamo sgombrare il campo della discussione sulla transizione energetica da affermazioni e tesi scorrette, che finiscono per inquinare il confronto. Ciononostante, anche questo articolo è stato attaccato dall’Avvocato dell’atomo e dai suoi sostenitori, rilanciato in modo scorretto e distorto, presentato come un attacco mirato a screditare l’intero campo pro-nucleare, benché affermasse, con chiarezza, che si può essere sostenitori del nucleare senza condividere nulla delle tesi dei negazionisti climatici.
L’ultimo episodio si è verificato il 4 giugno, quando Luca Romano, sul proprio profilo personale con un post aperto a tutti, ha pubblicato una foto che ritrae una scritta minacciosa e violenta nei confronti dei sostenitori del nucleare apparsa su un muro a Pisa. Nel commentare questa immagine, Romano ha chiamato in causa gli articoli di Valigia Blu, compreso quello sui negazionisti climatici e il nucleare. «Valigia Blu & Co, da mesi vanno avanti a scrivere “non tutti i sostenitori del nucleare sono negazionisti climatici, ma tutti i negazionisti climatici sono sostenitori del nucleare”, scrive Romano. A dispetto di quanto aveva riconosciuto nel post dello scorso agosto, usando peraltro una formula diversa e perfino più problematica per i “pro-nuke” («….molti sostenitori del nucleare sono anche scettici riguardo al riscaldamento globale antropico»).
Anche in questo caso sono state operate diverse manipolazioni, attribuendo alla sua persona una minaccia violenta, deprecabile e da condannare, ma generica, scritta sui muri di Pisa dopo una manifestazione contro il progetto per una caserma dei carabinieri a Coltano, come riporta ANSA:
e dipingendo Valigia Blu come una sorta di cattiva maestra che ispirerebbe le frange anti-nucleari più violente nonostante in tutti questi mesi non abbiamo mai scritto articoli anti-nuke, non abbiamo mai aizzato nessuno sui social, abbiamo anzi dovuto difenderci per preservarci e abbiamo sempre chiesto un confronto onesto, responsabile e rispettoso degli interlocutori.
Cosa che non è avvenuta nei nostri confronti e dei nostri contenuti, derisi e riutilizzati manipolandone il senso sulle rispettive pagine pubbliche e personali con lo scopo di screditare il nostro lavoro, accreditare il proprio e serrare le fila dei propri seguaci.
L'importante è porsi sempre in modo rispettoso e civile. Cosa che non contraddistingue quella pagina e i suoi fan purtroppo. 2/2
— Valigia Blu (@valigiablu) June 6, 2022
Tornando alle allusioni del post del 4 giugno, rispetto alle posizioni e al contenuto (vero, non distorto o immaginario) degli articoli pubblicati sul tema da Valigia Blu, si tratta di un’associazione grave, inaccettabile e surreale, un attacco personale senza nessuna giustificazione.
Questo è il primo e ultimo articolo che dedichiamo alla faccenda solo ed esclusivamente per il metodo violento usato nei nostri confronti e di altre persone. Come scriveva Antonio Scalari in un altro suo articolo, “invece di un'accademia platonica, il modello è un ring dove si lotta senza regole”. Ciò non va bene. Abbiamo tutti il diritto di discutere di energia e nucleare senza che si scatenino ondate di odio e di violenza.
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E questo ci porta a un’ultima riflessione. Settarismo e manicheismo caratterizzano da tempo il dibattito sul nucleare, che si sta avvitando intorno alla polarizzazione “pro nucleare = energia pulita delle persone davvero informate / contro il nucleare = ambientalisti (nell'accezione negativa del termine "buonisti") antistorici e antiscientifici”, mettendo in competizione nucleare e rinnovabili, invece di descrivere, in modo corretto, il loro rispettivo ruolo nella transizione energetica. Se per ogni articolo che leggiamo, scriveva sempre Scalari, cominciassimo a chiederci se ogni fonte o studio citati sono pro o contro il nucleare, “ci si renderebbe conto che questa divisione manichea, su un tema così complesso, non ha senso. È sciocca, triviale. Ha senso solo se si vuole concepire la discussione in maniera settaria”.
E allora c’è ancora un piccolo salto da fare: uscire da questo settarismo, svincolarsi da “discussioni che finiscono per consumare inutilmente quel tempo che non abbiamo, mentre le lancette della crisi climatica corrono” e cercare di informarsi e dare una rappresentazione il più corretta possibile delle questioni. L'accreditare certi metodi che possiamo chiamare di "divulgazione testosteronica", dove la chiarezza espositiva e la precisione sono subordinate all'aggressività esibita, alla belligeranza dei toni e al disprezzare chi è fuori dal proprio recinto di consenso, non è un'azione neutra, anzi. Politici, "influencer", editori, associazioni, università, e così via: tutti questi attori hanno a loro volta una responsabilità enorme. Se sono disposti a sacrificare rispetto, empatia e ascolto alla convinzione che “bene o male, purché faccia engagement”, perdono autorevolezza, e rischiano di rendersi ridicoli quando magari, in altri momenti, lamentano che “in peggio precipitano i tempi”.
Immagine in anteprima: Trougnouf, CC BY 4.0, via Wikimedia Commons