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È iniziato il processo per corruzione contro Benjamin Netanyahu

11 Dicembre 2024 4 min lettura

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È iniziato il processo per corruzione contro Benjamin Netanyahu

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Il 10 dicembre il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è stato chiamato a testimoniare per la prima volta da quando è iniziato il processo per corruzione nel 2020. Il caso è al centro di una profonda spaccatura politica in Israele tra chi ritiene che sia un tentativo per spodestare Netanyahu per via giudiziaria, dopo non esserci riuscito alle urne, e chi invece chiede le sue dimissioni e afferma che il premier israeliano stia prolungano la guerra e il processo per rimanere al potere ed evitare il carcere. Netanyahu è il primo capo di governo israeliano a testimoniare e a rispondere di un reato in un processo mentre è ancora in carica. In passato Ehud Olmert si era dimesso dopo le accuse di corruzione.

Durante l’udienza, Netanyahu ha parlato ai tre giudici del tribunale di Tel Aviv e alla nazione, scrive Dahlia Scheindlin su Haaretz. Rispondendo alle domande del suo avvocato, Amit Hadad, ha costruito la sua difesa legale contro le tre accuse di corruzione e, contemporaneamente, ha ribadito la sua linea che ha tenuto dall'inizio delle indagini “Ho dedicato la mia vita allo Stato. In cambio, il sistema mi sta perseguitando, in modo unico, con accuse fantasma. Il sistema sta soffocando la vera voce del popolo”.

Nel suo intervento, scrive ancora Scheindlin, “la presunta corruzione politica, la caduta degli standard di governo quando un primo ministro in carica è sotto processo, sono stati liquidati come ‘assurdi’. Il messaggio silenzioso più profondo che emerge dal suo primo giorno di testimonianza in tribunale è che un sistema giudiziario indipendente, che chieda conto allo Stato e ai suoi leader, è un nemico del popolo”.

Quali sono le accuse nei confronti di Netanyahu

Nello specifico, il primo ministro israeliano è accusato di corruzione e frode in tre casi separati ma collegati. Secondo le accuse, Netanyahu avrebbe concesso favori normativi e sostegno diplomatico a importanti uomini d'affari in cambio di regali e copertura mediatica favorevole. Netanyahu ha sempre negato di aver commesso qualsiasi illecito.

Nel “Caso 1000”, i pubblici ministeri accusano Netanyahu di aver accettato quasi 300.000 dollari in regali, tra cui sigari e champagne, dal 2007 al 2016 dal produttore hollywoodiano Arnon Milchan (tra i suoi film C’era una volta in America, Fight Club, 12 anni schiavo e La grande scommessa) e dal miliardario australiano James Packer, in cambio di pressioni sul ministero delle Finanze per raddoppiare la durata dell’esenzione fiscale per gli israeliani espatriati, come Milchan, una volta rientrati in Israele dall’estero. Inoltre, secondo l’accusa, Netanyahu avrebbe fatto pressione anche sul governo statunitense per aiutare Milchan a rinnovare il suo visto americano. Milchan e Packer, che non sono sotto processo, negano qualsiasi condotta illecita.

Nel “Caso 2000”, Netanyahu è accusato di aver accettato nel 2014 di essersi accordato con Arnon Mozes, l'editore di Yediot Aharonot, uno dei principali giornali israeliani, per prendere in considerazione l’approvazione una legge che avrebbe limitato la forza di Israel Hayom, un giornale rivale che era di proprietà di Sheldon G. Adelson. In cambio il primo ministro israeliano avrebbe ottenuto una copertura giornalistica favorevole. Questa legge non è mai stata promulgata, ma Netanyahu e Mozes sono entrambi imputati.

Nel “Caso 4000”, infine, il magnate delle telecomunicazioni Shaul Elovitch e sua moglie Iris sono accusati di aver concesso favori a Netanyahu e alla sua famiglia dal 2012 al 2017 nella speranza che il primo ministro non ostacolasse i loro interessi commerciali. Anche gli Elovitch sono sotto processo e negano di aver commesso illeciti.

Gli investigatori hanno iniziato a indagare sulle attività di Netanyahu nel 2016. Nel 2019 il premier israeliano è stato incriminato, nel 2020 è iniziato il processo. Nel 2021, in un acceso intervento, Netanyahu si è dichiarato non colpevole. Da allora, il Tribunale distrettuale di Gerusalemme ha ascoltato oltre 300 testimoni. Il procedimento è stato interrotto più volte, inizialmente a causa delle restrizioni legate al coronavirus e poi, alla fine del 2023, a causa della guerra a Gaza.

Il processo potrebbe richiedere anni per arrivare a un verdetto e, in caso di condanna, Netanyahu potrebbe dover scontare diversi anni di carcere. I suoi avvocati hanno cercato di negoziare un patteggiamento e questa potrebbe essere una soluzione ancora percorribile.

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C'è chi ritiene che potrebbe essere graziato dal presidente del Paese, Isaac Herzog, che ha un ruolo prevalentemente cerimoniale. Le opposizioni temono che gli alleati di Netanyahu al governo approvino nuove leggi che lo mettano al riparo da una condanna anche se il Primo Ministro ha negato questa ipotesi.

Il processo ha destabilizzato la politica israeliana, segnata da crisi parlamentari e cinque elezioni in meno di quattro anni. Dopo aver perso il potere nel 2021, Netanyahu ha stretto un'alleanza con i partiti di estrema destra che in precedenza erano stati ai margini del consesso politico. Questo blocco ha conquistato una fragile maggioranza nel 2022, portando gli integralisti nel cuore del governo. Tornato in carica, il partito di Netanyahu si è concentrato principalmente sulla revisione del sistema giudiziario - una mossa che ha provocato mesi di proteste di piazza, terminate solo dopo gli attacchi terroristici di Hamas il 7 ottobre 2023 e con la guerra a Gaza.

Immagine in anteprima: frame video Reuters via YouTube

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