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Mussolini, Balotelli e YouPorn: una campagna al passo coi tempi

30 Gennaio 2013 5 min lettura

Mussolini, Balotelli e YouPorn: una campagna al passo coi tempi

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Tra un robusto pisolino durante l'inaugurazione del Memoriale della Shoah a Milano e il titolo Mediaset che ha guadagnato il 45% dalla ridiscesa in campo, Silvio Berlusconi blocca il corso della campagna elettorale al 1938 e sbatte sul tavolo della contesa il Lungo Pene del Fascismo. All’alba del 2013 siamo finalmente in grado di conoscere la verità: le leggi razziali? Un trascurabile incidente. La democrazia? Una farsa. Benito Mussolini? Un uomo rispettabile che regalava peluche ai pargoli, costruiva palazzi, sculacciava i comunisti e trombava pure discretamente.

Seguono polemiche, vesti stracciate, editoriali indignati. E un profluvio di elogi. Il mancato premio Nobel Renato Brunetta è convinto che B. abbia detto «quello che la maggioranza degli italiani pensano su Benito Mussolini» e che «il fascismo ha prodotto welfare senza democrazia, esattamente come avvenuto in Unione sovietica». A sentir parlare di fasci littori e bonifiche pontine, i camerati del terzo millennio di CasaPound sono entrati in fibrillazione. Il loro capo, Gianluca Iannone, ha cercato di spiegare all’Huffington Post che sono lusingati dall’invito a cena di B., ma che ci devono pensare perché hanno già una mezza tresca con Beppe Grillo e quel pervertito del capitan Harlock:

Lei sarebbe pronto a dialogare con Berlusconi?
La frase di Berlusconi è un segnale politico. Alle parole devono seguire i fatti. In questi diciotto anni Berlusconi ha fatto l’1 per cento di quello che ha fatto Mussolini.

Quali sarebbero i fatti?
Beh… Diciamo così: Berlusconi studi i nostri dieci punti di programma: l’uscita dall’euro, poi la nazionalizzazione delle banche… Poi possiamo anche vederci. Ma dopo le elezioni.

A ogni modo, dopo tre giorni (tre) di polemiche sulla Stronzata™, analisi sulla Stronzata™ e polemiche sulle polemiche, il quarto giorno si passa a un tema non meno controverso della memoria storica del Paese: Mario Balotelli. L’opinione pubblica si divide ferocemente sul nuovo acquisto del Milan: colpo elettorale o calcistico? Metterà la testa a posto o continuerà a farsi pisciare sulla Bentley dai tifosi? Ridurrà il divario tra Pd e Pdl nei sondaggi o ci penserà il Pd?

Stando alle ultime settimane, sembra che il Pd sia impegnato a farsi rosicchiare i punti di vantaggio. L’affaire Monte dei Paschi – questa incredibile vicenda in cui un pugno di banchieri ha deciso di allestire un circo finanziario in giacca e cravatta e addestrare i derivati a comportarsi come scimmie – è un'autentica bomba a orologeria. Massimo D’Alema è tornato a spadroneggiare, trollando a destra e manca e pretendendo un ministero. Anna Finocchiaro è riuscita ad architettare un capolavoro che scala agevolmente il K2 dell’Insulsaggine Politica: una polemica di 48 ore filate con le bidelle, a cui ha dovuto porgere le più sentite scuse.

Per capire la confusione totale che regna nei vertici del centrosinistra basta confrontare le interviste a Pierluigi Bersani e Rosy Bindi. La Bindi definisce «sorprendente» il modo di Mario Monti «di fare campagna elettorale», e lancia il lamento dalle colonne dell’Unità: «Non mi sembra che si comporti diversamente da chi fa pura propaganda». Bersani apre invece uno spiraglio al Professore invitandolo a una «riflessione seria» sulle regionali in Lombardia: «Noi abbiamo messo in campo una proposta civica, c'è qualcuno che si chiama Scelta civica, vedi mai che faccia una riflessione. Finché ci si punzecchia è la campagna, poi si ha la sostanza, vince chi arriva primo». Traduzione: cari amici dell’élite, qui si rischia di non riuscire a governare per nulla; in caso, ci dareste una mano?

Nel frattempo Monti si sta trasformando nel vero boss finale della tornata elettorale. Questa mattina il premier uscente ha schiaffeggiato Nichi Vendola tirando in ballo l'aumento dello spread – che è un po’ la mossa speciale di Monti – nel caso in cui il leader di Sel abbia un forte peso nel prossimo governo. Vendola ha parato il colpo e contrattaccato così: «Il rischio è la palude e l'ingovernabilità». Poi è arrivato Giulio Tremonti, che si è scagliato in versione kamikaze: «Quando [Monti] dice: "se perdo le elezioni lo spread sal"', è inaccettabile. Dobbiamo farci dire dai tedeschi come si vota in Italia? Monti ha detto una cosa tipicamente fascista».

Il bello è che Monti spara le sue bordate, riceve una sfilza di attacchi furiosi e in tutta risposta o fa battutine acide o giochicchia con Vine nei bar, come un hipster milanese qualsiasi.

Tolta la toga, Antonio Ingroia galleggia a fatica nel marasma politico - e non sempre con brillanti risultati. Nei giorni scorsi prima si è più o meno paragonato a Giovanni Falcone («Le battute e le velate critiche espresse da alcuni magistrati sono un copione che si ripete. Fu così anche per Giovanni Falcone.»), poi si è beccato una clamorosa strigliata da Ilda Boccassini («Come ha potuto paragonare la sua piccola figura di magistrato a quella di Giovanni Falcone? Tra loro esiste una distanza misurabile in milioni di anni luce. Si vergogni.»); infine ha sventolato in faccia a quest’ultima la carta Borsellino («Non dico cosa Borsellino diceva di lei»).

Ieri sera il leader di Rivoluzione Civica ha fatto ridere Giovanni Floris spiegando in dettaglio la sua ricetta anti-evasione – una proposta incentrata su «processi presuntivi», inversione dell’onere della prova e sequestri indiscriminati di patrimoni che sembra essere uscita direttamente da un racconto di Philip K. Dick. (Dal minuto 13:35 del video.)

In tutto ciò, Gianfranco Fini si cosparge il capo di cenere e racconta al Fatto Quotidiano lo straziante stato d’incapacità politica in cui versa da circa vent’anni («Ammetto i miei errori: l’errore capitale, che considero tale, è stato quello di aver sciolto Alleanza Nazionale e far nascere il Pdl»); Marcello Dell’Utri apre la campagna elettorale finendo indagato per i libri rubati alla biblioteca di Vico (smentendo però tutte le accuse); i piccoli imprenditori strangolati dalle tasse appendono le mutande fuori dai Comuni; i padri separati si riducono a clochard per pagare gli alimenti; la Cgil, invece, denuncia che dal 2008 al 2012 i fondi nazionali per le politiche sociali sono stati tagliati del 75%. Ma non preoccupatevi: in questa sitcom non c’è spazio per sofferenze e tragedie del Paese Reale.

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Nella prossima puntata, infatti, il non-leader del Movimento 5 Stelle spiegherà che cliccando sulla pubblicità-spam di YouPorn è possibile scopare con quella collega d’ufficio che non ti ha mai filato di striscio, oppure con la vicina di casa vogliosa, o persino con i cavalli. E non serve nemmeno pagare: basta registrare il video, caricarlo in Rete e sconfiggere una volta per tutte la piaga dello sfruttamento della prostituzione.

Restate sintonizzati.

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Freak Factor – 30 giorni di inferno elettorale è il diario, rigorosamente irregolare, di Valigia Blu che segue gli aspetti assurdi e ridicoli di quella che si preannuncia come una delle campagna elettorali più squallide nella storia dell’Italia Repubblicana.

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