Musk, l’inseminatore folle con l’ossessione di una civiltà superiore
4 min letturaTiffany Fong, influencer del mondo delle criptovalute e sostenitrice di Donald Trump, l’anno scorso ha iniziato a scambiarsi messaggi su X con Elon Musk. Dopo poco, il miliardario le ha chiesto se avesse voluto un figlio da lui, ma la donna ha rifiutato. La rivelazione è contenuta all’interno di uno scoop del Wall Street Journal, che ha cercato di ricostruire il rapporto di Musk con le sue compagne e i suoi figli.
L’imprenditore ha quattordici bambini, avuti da quattro donne diverse: sei con la prima moglie, Justine, tre con la popstar Grimes, quattro con Shivon Zilis, la direttrice di Neuralink, e uno con l’influencer del mondo trumpiano, Ashley St. Claire, che però non aveva intenzione di riconoscere e per questo aveva offerto alla donna 15 milioni al parto e una rendita di 100mila dollari al mese. Offerta, però, rifiutata dalla madre.
Musk ripete spesso che l’unico modo per salvare la civiltà è fare sempre più figli, in quanto il declino della popolazione, che ha raggiunto negli Stati Uniti il valore basso di 1.66 figli per coppia, sarebbe secondo lui la causa principale della nostra futura scomparsa. Proprio per questo cerca di mettere al mondo più bambini possibile, con qualsiasi mezzo; sia attraverso un naturale concepimento, sia attraverso la fecondazione in vitro, sia donando il suo seme ad altre coppie. Sarebbe quindi impossibile, data la reticenza a riconoscerli, sapere quanti figli avrebbe davvero l’imprenditore nel mondo. Lo scoop del quotidiano del Wall Street Journal evidenzia alcuni passaggi inquietanti, oltre alla storia già raccontata di Fong: durante la gravidanza di St. Claire, Musk avrebbe ripetutamente chiesto alla donna di fargli conoscere altre persone, in modo da continuare a figliare, avrebbe poi comprato un compound ad Austin in cui vorrebbe far vivere tutte le compagne e i rispettivi figli, in quello che a tutti gli effetti prenderebbe le sembianze di un harem. Zilis vive già ad Austin, Grimes si è rifiutata invece di farlo. Inoltre, sempre secondo l’articolo del Journal, Musk avrebbe comprato il silenzio di varie donne che avrebbero messo alla luce la sua progenie.
Non solo Musk è fissato con l’avere tanti figli, una vera e propria “legione romana”, come la definisce lui stesso, ma vorrebbe che mantenessero un alto standard di intelligenza: per questo ritiene che le coppie con QI alto dovrebbero procreare più degli altri, e sarebbe l’unico modo per garantire un futuro al paese. Quando St. Claire si trovava prossima al parto, si è raccomandato di adottare un taglio cesareo perché il parto naturale diminuirebbe la grandezza del cervello del nascituro.
Il magnate sudafricano non è il solo ad adottare queste teorie di chiaro impianto eugenetico, che rientrano sotto l’ombrello del concetto di pro-natalismo. Secondo questa definizione, fare figli sarebbe il compito più importante da svolgere come esseri umani e bisognerebbe quindi procreare nel pieno interesse dello Stato: il numero sempre più basso di figli per coppia implicherebbe un arretramento della società occidentale rispetto all’obiettivo. Una teoria che nella storia si è collegata direttamente agli ideali anti-femministi, che vedevano nell’emancipazione della donna una delle principali cause della denatalità. Theodore Roosevelt usava il termine “suicidio di razza”, implicando la colpa del minor tasso di figli delle coppie bianche alle donne, che volevano studiare e avere una carriera. L’obiettivo di alzare considerevolmente il numero di nuovi nati è stato centrale nelle guerre culturali degli ultimi anni: i repubblicani hanno definito le politiche di affermazione dell’identità di genere responsabili della sterilizzazione delle persone, e hanno criticato la pillola abortiva per aver abbassato le gravidanze tra le giovani donne.
Esempio lampante dei sostenitori di questa teoria è una coppia di venture capitalist della Silicon Valley, Malcolm e Simone Collins, che per ora hanno quattro figli, ma ritengono che entro la fine della loro età fertile metteranno al mondo tra sette e dodici bambini. Utilizzano la tecnologia della fecondazione in vitro, mantenendo congelati un numero indefinito di embrioni che Simone intende impiantarsi ogni 18 mesi, e il loro obiettivo è che i nati mantengano un certo quoziente intellettivo superiore: il loro obiettivo non è solo quello di mettere al mondo bambini, ma di far sì che facciano parte di una generazione più intelligente.
È difficile non vedere in queste teorie anche una componente di etnonazionalismo. I pronatalisti, infatti, non pensano che possa esistere alternativa all’aumento considerevole del tasso di natalità. Il primo ministro ungherese Viktor Orban, che ha fatto dell’incremento demografico una delle cause principali del suo governo illiberale, lo ha definito fondamentale per combattere la sostituzione etnica, una teoria complottista secondo la quale nel mondo occidentale una cospirazione globale starebbe tentando di rimpiazzare i cristiani bianchi con i migranti. L’etnonazionalismo si collega direttamente nelle teorie prenataliste degli imprenditori tech-bro della Silicon Valley all’eugenetica: sono loro stessi a dover fare più figli, perché la loro intelligenza garantirebbe un quoziente intellettivo superiore ai nuovi nati, rendendo possibile la selezione in vitro di una prole di superumani.
Questa visione li distanzia dai pro-natalisti tradizionali, quelli legati al cristianesimo: se condividono l’avversione per l’aborto e le pratiche contraccettive, ree di esacerbare la sterilità del mondo occidentale, si dividono sul come costruire le famiglie. Persone come Elon Musk utilizzano tecnologie in vitro per procreare, che le comunità religiose invece avversano, e vogliono essere dei pionieri della scienza. Non hanno alcun interesse a formare una famiglia tradizionale, ma vogliono solo contrastare il trend demografico: di contro, le persone che provengono dal retroterra religioso vogliono un cambiamento culturale e in senso tradizionalista della società, in cui l’unica possibilità di procreazione diventerebbe quella del concepimento naturale, obiettivo principale della famiglia nucleare, unita e monogama. Il rifiuto di Tiffany Fong di portare in grembo il figlio di Musk giunge proprio da questa concezione della maternità: l’obiettivo di una famiglia nucleare, e non la volontà di costruire una razza superiore.
Immagine in anteprima: frame video via YouTube

Daniele Giglio
8 (otto) miliardi di esseri umani. Dove la vede la crisi demografica?
Fabio
Con tutta l'impronta di carbonio che ognuno di noi si porta dietro. In Idiocracy erano gli imbecilli a fare tanti figli. Aspetta, ma è esattamente quello che sta succedendo!!
EmmE
Quanto è egoista fare tutti questi figli e non aver nessuna intenzione di fare il genitore?
Carla Carnassale
Ho anche letto che Musk sceglie il sesso dei nascituri, naturalmente maschi. Sarà vero?