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Come alcuni giornalisti hanno aggirato la censura con la musica e Spotify

16 Marzo 2018 3 min lettura

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Come alcuni giornalisti hanno aggirato la censura con la musica e Spotify

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Musica e giornalismo insieme per superare la censura dei governi sfruttando i mezzi della Rete. Con questo obiettivo è nato il progetto The Uncensored Playlist, ideato da Reporter Senza Frontiere Germania insieme all'agenzia pubblicitaria DDB Berlin e alla società di produzione MediaMonks

Giornalisti e musicisti hanno lavorato insieme per scrivere canzoni con cui diffondere online, tramite Spotify, Deezer e Apple Music, storie censurate dai loro governi: Cina, Egitto, Tailandia, Uzbekistan e Vietnam, spiega Sam Sodomsky su Pitchfork. Così il progetto è riuscito a veicolare in tutto il mondo questi messaggi, anche nei paesi di origine dei giornalisti coinvolti. Per lanciare l'iniziativa è stato utilizzato l'hashtag #truthfindsaway (la verità trova sempre un modo).

I giornalisti attivi in questo progetto sono cinque: il cinese "Chang Ping" (che vive in esilio in Germania e ha ricevuto diversi riconoscimenti nel campo dei diritti  umani), i membri del sito online indipendente e no-profit thailandese Prachatai (giornale fondato nel 2004 da un gruppo di attivisti per i diritti umani), la giornalista egiziana e attivista dei diritti umani Basma Abdel Aziz, la giornalista uzbeka Galima Bukharbaeva (che ha vissuto in esilio negli Stati Uniti e in Germania e che è stata testimone oculare del "massacro di Andijan" avvenuto nel maggio del 2005 nell’Uzbekistan orientale quando le forze di sicurezza del paese aprirono il fuoco contro i manifestanti scesi in piazza Babur per protestare contro la povertà e la repressione del governo) e il blogger vietnamita Bui Thanh Hieu, in esilio in Germania scrive da anni di corruzione nel suo paese.

Ognuno di loro ha collaborato con Reporter Senza Frontiere Germania condividendo le loro storie di oppressione e il loro impegno per denunciare un sistema di corruzione ai massimi livelli, come racconta Media Monks. Gli artisti locali che hanno lavorato alle canzoni (prodotte sia in inglese che nelle rispettive lingue dei cinque paesi del progetto) sono sotto "copertura", i loro nomi reali sono stati protetti con pseudonimi e per sfuggire alla possibile censura in Cina, Egitto, Tailandia, Uzbekistan e Vietnam i titoli delle canzoni sono stati cambiati, in caso gli originali venissero bloccati.

Le canzoni presenti nella playlist toccano varie tematiche, spiega Reporter Senza Frontiere Germania: nel brano "A businessman died" di Galima Bukharbaeva si parla ad esempio della violenza della polizia in Uzbekistan, mentre nell'altra sua canzone "Dear Mr. President" viene raccontata la storia dell'imprenditore Olim Sulaimonov, costretto da funzionari corrotti a entrare nel business del riciclaggio di denaro. La canzone dell'egiziana Basma Abdel Aziz, intitolata "Hunger Games" affronta invece la disuguaglianza tra la ricchezza dei funzionari governativi e la povertà di ampie fasce della popolazione, mentre "Modern ovens" si occupa della persecuzione dei dissidenti. La canzone del blogger vietnamita Bui Thanh Hieu dal titolo "When did Do Dang die?" racconta il caso del diciassettenne Do Dang Du, morto nel 2015 in circostanze non chiare mentre era tenuto in custodia temporanea dalla polizia. Il brano "Infographic" dei giornalisti del quotidiano online Prachatai si inspira a un'infografica pubblicata sul sito, che racconta le punizioni particolarmente dure imposte dai militari nei casi di presunta lesa maestà,  mentre "Underground Radio" tratta la cultura dei DJ esuli che producono e trasmettono programmi radio.

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Per Bianca Dordea, managing director dell'agenzia DDB BerlinThe Uncensored Playlist mostra come i leader politici oppressivi non riescano a ridurre al silenzio la libertà di informazione: «Più che una raccolta fondi o uno sforzo di sensibilizzazione, siamo felici di aver trovato un modo eccezionale – la musica come un cavallo di Troia – per permettere a queste storie censurate di raggiungere il mondo».

Matthias Spielkamp, ​​consigliere di Reporter Senza Frontiere Germania, afferma che si è voluta utilizzare una backdoor per superare e aggirare le difese dei sistemi di censura: «In molti paesi, i governanti negano alle persone l'accesso gratuito a Internet, ma i servizi di streaming musicale sono ampiamente disponibili quasi ovunque. Quindi, diffondiamo le parole di coraggiosi giornalisti tramite canzoni pop, così che i censori e i dittatori di tutto il mondo finalmente capiscano: la parola libera non può essere soppressa, la verità trova sempre un modo».

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