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Salvate il soldato Morisi

29 Settembre 2021 6 min lettura

Salvate il soldato Morisi

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Proprio mentre il referendum per la legalizzazione della cannabis rischia di arenarsi contro un vero e proprio boicottaggio istituzionale (ieri fonti del governo hanno fatto sapere che si va verso la proroga di un mese per la presentazione delle firme), andava in scena a mezzo stampa il dramma che nessuno ha davvero voglia di raccontare, perché costringe a mettere le mani in un groviglio di contraddizioni umane, politiche, ideologiche. Quello di Luca Morisi, indagato dalla procura di Verona per cessione e detenzione di stupefacenti.

L’episodio risalirebbe all’agosto scorso. Secondo tra gli altri Repubblica, chiamerebbe in causa un festino tenuto nel casolare di Morisi, due giovani di origini rumene e delle fiale di Ghb, conosciuta più comunemente come “droga dello stupro”. Questo perché tra i suoi effetti, oltre all’euforia e all’aumento della libido, può infatti subentrare in caso di abuso e/o mescolanza con alcolici nausea, perdita di memoria e coma.

Benché la vicenda risalga a più di un mese fa, la comunicazione delle dimissioni di Morisi dagli incarichi ricoperti nella Lega è arrivata il 27 settembre. Tuttavia, una volta divenuta di dominio pubblico l’indagine, si è scoperto che Morisi aveva in realtà lasciato gli incarichi già dal primo settembre. A ciò è seguito poi un retroscena che sembra più che altro un favore a mezzo stampa, dove è inscenata la baruffa tra due amici, Salvini e Morisi, uno dei quali ("da tutti considerato un genio, un superuomo") ha avuto un brutto inciampo.

Se non fossimo un paese fortemente proibizionista, sessista, omofobo, incapace di emanciparsi da un paradigma morale provincialotto, sicuramente assisteremmo a una diversa copertura mediatica. Invece, nel cercare di capire cosa è successo, nel tracciare punti fermi di una qualche rilevanza, dobbiamo muoverci tra una marea di eufemismi, ammiccamenti, perifrasi, giustificazioni morali anteposte ai fatti. Siccome in prima pagina non si può sbattere il mostro, perché stavolta è uno del giro che conta, allora la lingua si fa circospetta, prudente, quasi timorosa nel toccare il nome diretto delle cose.

Il Corriere del Veneto è un saggio involontario di questo stile. La pietra dello scandalo sono “flaconi di droga liquida”, mentre la zona in cui Morisi vive è un complesso residenziale dove “buona parte degli appartamenti” è “utilizzata come garçonnière o alloggi d’appoggio”. Ovvero appartamenti usati per avere rapporti sessuali fuori dal matrimonio - quale sia la pertinenza con il caso non è specificata, ma è lasciata all'immaginazione di chi legge. Veniamo inoltre a sapere che uno degli appartamenti ospita un Centro di Accoglienza Straordinaria (CAS). Insomma, è “connaturato al luogo che ci sia sempre un certo via vai, magari anche a ore tarde”.

Mentre nella giornata di lunedì si inseguono gli aggiornamenti, si consuma anche il grottesco teatrino di Salvini. Leader di un partito abituato a criminalizzare l’uso di stupefacenti e a dare in pasto all’opinione pubblica chiunque sia utile a polarizzare consenso, esibisce una delle sue principali qualità politiche: la faccia di bronzo. Se Morisi infatti è un “amico che sbaglia” cui prima di tutto bisogna rinnovare la fedeltà, c’è anche spazio per lamentarsi delle “schifezze mediatiche” sul caso. Più dell’andare a colpo sicuro nel rinfacciare lo storico di posizioni sugli stupefacenti della Lega, probabilmente il miglior commento a questa ipocrisia è quello di Ilaria Cucchi, il cui fratello, Stefano, è tra i tanti dati in pasto alla macchina di propaganda leghista.

È questo forse il punto centrale della vicenda: se l’uso di stupefacenti riguarda qualcuno spendibile in negativo, allora la scure morale si abbatte dall’alto verso il basso senza scrupoli. Non esistono “consumatori di stupefacenti”, o “persone con dipendenze” nella lingua proibizionista, ma tossici e no - con la variante, di questi giorni, di “persone con fragilità esistenziali”. Chissà quanti criminalizzano a mezzo stampa i “baby spacciatori”, per esempio, e magari hanno tra i numeri più chiamati in rubrica quello del pusher di fiducia.

A ciò va affiancata la grande livella della “indignazione social”, che ci rende in apparenza tutti uguali, e fa venire meno il peso specifico del destinatario, i mezzi reali a disposizione, le complicità al di fuori dell’atto linguistico. Per cui, ci viene detto, non bisogna trattare la vicenda mettendosi “sullo stesso piano della Bestia”. O che la “Bestia siamo noi”.

Vogliamo perciò tranquillizzare tutti quei giornalisti e addetti con simili preoccupazioni, invitandoli nel contempo, se possibile, a recuperare i rapporti di proporzione. È molto difficile che l’utente medio di Twitter abbia uno staff di professionisti in grado di lavorare in pianta stabile per distruggere psicologicamente Morisi, o Salvini, additarlo come bersaglio, tra un cuoricino e un bacino, a milioni di utenti, senza preoccuparsi minimamente per le decine di insulti, o minacce, che arriveranno. È molto difficile che l’utente medio di Twitter possa in particolare fare ciò mentre ricopre un ruolo istituzionale, dando vita a un vero e proprio bullismo di Stato a spese dei cittadini. È molto difficile che l’utente medio di Twitter possa dettare l’agenda mediatica del paese, intanto che commenta quello che le principali testate hanno deciso essere importante, rispetto all’opinionista di peso, o al politico, o che possa manipolare quell’agenda pianificando trending topic.

Perché è di questo che si parla, quando si parla del lavoro svolto finora da Morisi: spaccio di odio tagliato con emoji, foto di piatti e selfie. Spaccio di odio incurante delle vittime collaterali, date in pasto alla foga dei consumatori: avversari politici, giornalisti, intellettuali, comuni cittadini, persino minori. E, attorno a questo spettacolo indecoroso, i convegni, gli articoli e i libri a indicarci il tutto come un modello, come una capacità tecnica da inquadrare senza essere obnubilati da troppa ideologia o moralismi. Ma - scusate la volgarità - per apprezzare e decantare le virtù della merda bisogna prima aver educato il palato a gustarla, lo stomaco a digerirla, i muscoli facciali a sorridere. Se dal punto di vista del diritto concediamo com'è doveroso che sia la presunzione di innocenza, dal punto di vista politico il giudizio è stato espresso da molto tempo.

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Per chi ha osservato politicamente la parabola individuale di Morisi come comunicatore, quanto sta avvenendo ora è davvero poco interessante. È qualcosa che possiamo liquidare con un paio di meme, lasciando che la satira diventi la prosecuzione naturale del giornalismo. Anzi, viene davvero voglia di essere garantisti ben più dei garantisti di comodo, i quali sono garantisti con quelli che contano. Lasciate Morisi in cabina di regia, a diffondere xenofobia, razzismo, criminalizzazione verso chi fa uso di stupefacenti, omofobia, sessismo. Lasciate che continui a fare il suo solito lavoro, che continui a essere incensato.

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Stiamo in fondo parlando di una ruota di un ingranaggio, e le ruote si possono sostituire. Da questo punto di vista, anzi, si rischia che al posto suo venga chiamato un giovane estroverso, il cui profilo Instagram abbonda di foto con moglie e figli, risparmiando così ai giornalisti compiacenti tutto un frasario di circostanza sull’essere scapoli, o sull’avere amicizie “storiche” o “molto forti”. Lasciatelo pure al suo posto, meglio che la destra “identitaria” continui a lasciare ai repressi il compito di progettare ed eseguire la repressione.

Da questo punto di vista, l’intervista del Foglio a Pillon, poi smentita dallo stesso, fa perfettamente parte del gioco. Perché, anche se smentita, ormai è diventato pubblico l’ammiccamento alla “corrente Mykonos” all’interno del partito, caso che Zan aveva sollevato per denunciare l’ipocrisia dietro l’omofobia negata della Lega. Ormai chi ha orecchie per intendere ha inteso. Perciò, se siete tra quei parlamentari e state leggendo queste righe, vogliamo rivolgervi un consiglio per il vostro bene: uscite allo scoperto, toglietevi dalla ricattabilità. Non pensate che il fulmine abbia colpito qualcuno vicino a voi, risparmiandovi, e che sarete così fedeli e devoti da mettervi al riparo. I cerchi magici si infrangono, gli “amici” potenti possono cadere e trascinarvi appresso.

Immagine anteprima Ansa

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