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Grecia, il campo profughi di Moria distrutto dalle fiamme: 13 mila persone senza acqua, cibo, assistenza ora vivono per strada

11 Settembre 2020 4 min lettura

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Grecia, il campo profughi di Moria distrutto dalle fiamme: 13 mila persone senza acqua, cibo, assistenza ora vivono per strada

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Le fiamme che la notte tra l’8 e il 9 settembre hanno distrutto il campo profughi di Moria, sull’isola di Lesbo, in Grecia, hanno lasciato circa 13 mila persone – tra cui più di 4.000 bambini – senza alcuna protezione, acqua, cibo, assistenza.

Molti migranti, tra cui anche diverse famiglie con figli piccoli, hanno passato già due notti in strada. Ali, diciannove anni, era uno degli abitanti del campo. Non mangia da giorni, e ha raccontato al Guardian che la notte di mercoledì, diverse persone si sono rannicchiate davanti le porte dei supermercati e fuori dalle stazioni di polizia. «Non abbiamo un altro posto dove andare», ha detto. «Va tutto molto male e sta peggiorando. Non sappiamo cosa ci succederà».

Alcuni sfollati hanno camminato fino ai paesi più vicini, in cerca di acqua, cibo e altri beni di prima necessità come ad esempio i pannolini per i più piccoli. La polizia è stata schierata per impedire ai migranti di raggiungere Mitilene, la capitale dell'isola di Lesbo.

Gli incendi sono stati appiccati in diversi punti del campo, lasciando un paesaggio devastato. “Quello che resta è un cumulo di cenere, gli ulivi carbonizzati, gli scheletri delle tende e un odore acre di carbone e di gasolio. All’interno del centro di detenzione le strutture di ferro si sono piegate per il calore, le lamiere si sono deformate”, scrive Annalisa Camilli in un reportage su Internazionale. “Il giorno successivo all’incendio, i rifugiati sono tornati in piccoli gruppi a vedere cosa resta di quella che per mesi o per anni è stata la loro casa. Alcuni hanno provato a recuperare qualche oggetto personale risparmiato dalle fiamme: delle bombole del gas, delle bottiglie d’acqua”.

In questi giorni il team di Médecins Sans Frontières ha curato bambini che avevano inalato fumo e altri che erano in strada da oltre due giorni. Secondo gli operatori, le persone dovevano essere immediatamente evacuate.

Leggi anche >> Grecia, il campo profughi di Moria in fiamme è il fallimento dell’Europa

Le autorità greche sostengono che le fiamme siano state provocate direttamente dai migranti, in risposta alle misure di quarantena imposte nel campo dopo che 35 persone erano risultate positive al tampone per COVID-19. Il governo ha anche annunciato che nonostante il campo sia stato distrutto gli sfollati saranno probabilmente alloggiati in via temporanea a bordo di tre navi e non saranno trasferiti sulla terraferma.

Questo mancato spostamento e il timore che il campo venga allestito nuovamente, ha innervosito gli abitanti di Lesbo. Giovedì un gruppo di loro ha bloccato una strada secondaria che porta al campo per impedire ai mezzi governativi e non governativi di raggiungerlo. Era già successo lo scorso febbraio. Uno dei leader della comunità locale Yiannis Mastroyannis ha detto a Deutsche Welle che i residenti hanno protestato perché vogliono tornare alla normalità: «Negli ultimi giorni abbiamo vissuto una situazione senza precedenti con incendi quotidiani. Abbiamo raggiunto il limite. Siamo in ansia, ci sentiamo insicuri, siamo stufi, non sappiamo più come comportarci». Il sindaco di Mitilene, Stratis Kytelis, ha partecipato ai blocchi e ha riferito ai media locali che non accetterà una riapertura del campo di Moria.

Nel pomeriggio di venerdì anche gli sfollati di Moira hanno organizzato una protesta, denunciando le condizioni in cui erano costretti a vivere e il confinamento sull'isola, anche nel caso in cui venisse costruito un nuovo campo. I migranti si sono radunati e hanno sfilato urlando "libertà".

Secondo Francesco Rocca, presidente della Federazione internazionale delle società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, dopo l’incendio è un «imperativo umanitario» per l’Unione Europea evacuare i migranti. «C’è un’urgente necessità di spostare i migranti dalle isole greche alla terra ferma», ha spiegato durante una conferenza stampa da Ginevra, aggiungendo che «Migliaia di persone vivono sulle isole greche in condizioni inaccettabili». Il campo di Moria, costruito nel 2015, ospitava 13mila persone, sei volte di più della sua capienza. Per Rocca si tratta di una «crisi europea, che richiede atti concreti di solidarietà da parte degli Stati membri dell’UE. Trattenere semplicemente le persone non è la soluzione».

La cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Emmanuel Macron hanno hanno raggiunto un accordo per accogliere 400 minori non accompagnati in “un’azione congiunta con altri Paesi europei”. I minori erano comunque stati trasferiti sulla terraferma il 9 settembre, ha fatto sapere il governo greco.

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Merkel ha detto che spera che altri paesi acconsentano a far arrivare alcuni di questi minori. «Il primo passo è offrire alla Grecia di prendere rifugiati che sono minorenni – a questo devono seguire altri passi», ha detto, aggiungendo che l’UE debba «finalmente assumersi una responsabilità più condivisa» per la politica migratoria: «La Germania tiene fede a questa responsabilità. Ma non possiamo essere soddisfatti della politica europea in materia di migrazione - non ce n'è una al momento».

Anche lOlanda ha fatto sapere giovedì che accoglierà 100 minori non accompagnati e famiglie con bambini provenienti dal campo di Moria. In questa situazione straordinaria, il governo crede che siano necessari passi straordinari”, ha scritto in una lettera al parlamento la segretaria di Stato Ankie Broekers-Knol.

Immagine anteprima via Annalisa Camilli

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