Molestie: il trattamento ad Asia Argento, l’intervista a Brignano, cosa è violenza. La discussione su Valigia Blu
12 min letturaLa settimana scorsa abbiamo pubblicato un articolo riguardante il diverso trattamento ricevuto dalle donne che hanno rotto il silenzio denunciando le molestie sessuali negli Stati Uniti e in Italia: mentre oltreoceano il settimanale TIME ha nominato il movimento #metoo “Persona dell’anno”, nel nostro paese il Corriere della Sera ha pubblicato un’intervista al comico Enrico Brignano sul caso Brizzi intrisa di luoghi comuni e banalizzazioni, e Asia Argento è stata nuovamente attaccata dal direttore di Libero e da Vladimir Luxuria (che successivamente si è pubblicamente scusata con l’attrice su Facebook) durante la trasmissione di Rai3 CartaBianca.
Sotto al post sulla nostra pagina è nata una discussione molto partecipata, che ha toccato diversi aspetti: cosa è violenza, le attrici che denunciano dopo anni, il trattamento riservato ad Asia Argento, il dibattito in Italia e l’opportunità dell’intervista a Brignano. Su quest’ultimo punto su Twitter alcuni utenti si sono confrontati con due giornaliste del Corriere della Sera. Abbiamo quindi deciso (come avevamo già fatto in precedenza) di valorizzare questo scambio di riflessioni, e di raccoglierle – editate – in questo post.
I commenti su Facebook
Le attrici che denunciano dopo anni e i limiti di cos’è violenza
- Angela: Non ci sono scusanti per il comportamento della Argento. Faceva più bella figura a raccontarlo come aneddoto divertente, mostrando così rispetto per tutte le donne che davvero hanno subito violenze e molestie sul lavoro.
- Valigia Blu: Angela davvero fa così ridere il racconto di una persona che ha subito molestie e e soprusi?
- Angela: Mi riferisco al caso specifico di attrici più o meno famose che, dopo un primo approccio aggressivo, hanno continuato ad avere rapporti personali e professionali con il loro famoso e potente "aguzzino". Se lo hai accettato per anni, non ha senso tirarlo fuori adesso. (...) Ben vengano invece le denunce di donne molestate o violentate sul posto di lavoro.
- Sara: Angela, prova a leggere la testimonianza di Salma Hayek e quella di Rose McGowan.
- Teodora: Non esiste bella ragazza che non abbia subito molestie. Te ne dico una peggiore: donne che vanno in caserma a denunciare i mariti violenti.
- Sara: Il fatto che una donna venga picchiata non cancella la gravità di azioni che non includono percosse. E /qualsiasi/ tipo di rapporto sessuale forzato è STUPRO. Che sia con la violenza fisica, con la minaccia di uccidere una persona amata, o con il ricatto di qualcuno in una posizione superiore da qualche punto di vista.
- Michela: Stiamo parlando di Weinstein, l'uomo che ha finanziato la politica statunitense per eoni e che sembra abbia ingaggiato uomini del Mossad per coprire le sue molestie e "convincere" le abusate e i di loro amici e parenti. Stiamo parlando di POTERE. E tanto. Di una sfera di influenza enorme. Di conoscenze radicate ad ogni livello. Stiamo parlando di un uomo che non ha mai dovuto chiedere nulla. (…) Un uomo in grado di rovinare la vita delle sue vittime per sempre. E l'ha fatto, impunemente, per anni. La molestia nasce laddove c'è un dislivello di potere. Rifiutarsi, temo, non era un'opzione praticabile, a meno di rinunce non quantificabili o di pericoli immediati.
- Anna: Se una persona in grado di influire sulla tua vita e quindi dotata di potere approfitta della sua posizione per ottenere dei favori sessuali, per me è violenza. Anche a distanza di anni è violenza. Anche se in cambio del sopruso dell'abuso ha concesso dei vantaggi. Chi non concorda mi spaventa.
- Sara: Insomma secondo voi lo stupro non è stupro. E poi vi chiedete perché non lo hanno denunciato prima.
- Cesare: Sicuramente si potrebbe discutere per ore sui casi singoli, ma lascerei che fossero i vari tribunali a decidere. Per quello che mi riguarda, una persona (di solito una donna, ma come abbiamo visto non sempre) che si trova in una situazione in cui viene fatta un'offerta sessuale da qualcuno che ha potere sul suo lavoro o sulla sua vita è già una vittima anche se decidesse di accettarla. Ma comunque questa cosa ha avuto sicuramente un effetto positivo: quello di dire alle vittime che devono e possono denunciare, e ai molestatori che chiunque siano e qualunque potere abbiano non possono dare per scontato che non saranno chiamati a risponderne. Già questo è un progresso.
Il trattamento ricevuto da Asia Argento
- Selvaggia: È Asia Argento ad aver chiesto pubblicamente su Twitter di sfidare in tv quelli che l’avevano criticata, comunque. Giusto per essere precisi.
- Susanna: Ah, allora cambia tutto!
- Selvaggia: Abbastanza, visto che non l’ha processata la tv (CartaBianca) ma lei ha chiesto quel “processo” in tv.
- Susanna: Il punto non è che lei abbia o non abbia chiesto di parlarne. Il punto è come se ne parla come se ne è parlato, come ne hai parlato anche tu all’inizio, Selvaggia. E, riferendomi alla conclusione dell’articolo di Valigia Blu, io credo che coloro che seguiranno negli anni non solo non potranno contare sul lavoro già fatto ma dovranno confrontarsi con una serie di pregiudizi e di ostacoli che sono sorti adesso e che non sono stati abbastanza combattuti, se non da pochi. Troppo pochi.
L’intervista a Brignano e il dibattito in Italia
- Elivet: Perché Brignano? Che senso ha?
- Domenica: Per alleggerire la cosa, farla passare per un capriccio. La Cuccarini dalla Berlinguer ha detto: "Io,fino a prova contraria, sto con Brizzi etc.". Come se una testimonianza non costituisse una prova. I termini delle nostre interviste sono questi. Ma dove vogliamo andare?
- Elivet: In questo caso io spero che l'abbiano fatto apposta. Perché se non è così è davvero di un'ingenuità imperdonabile quell'intervista. Non ha nessun collegamento con la vicenda. Questo non è un dibattito, è avvelenare il pozzo direttamente in modo che il dibattito non ci sia.
- Domenica: E se, molto più semplicemente, non fosse giornalismo?
- Elivet: Non è giornalismo, hai ragione. Le opinioni di Brignano non sono rilevanti né una notizia. Non riesco comunque a razionalizzare quell'intervista. Non mi spiego come una persona senza altri intenti possa immaginare che l'opinione di un comico sia rilevante in quel contesto.
- Domenica: È un uomo dello spettacolo, ha evidentemente un suo carisma, in Italia la simpatia conta molto. Ci vedo intenzionalità.
- Francesca: Non so chi sia Brignano, visto che vivo all'estero, ma la scelta di promuovere l'opinione di un uomo, comico, in un contesto che dovrebbe avere come protagoniste le donne in tutta la loro, nostra, serietà è ovviamente per gettare discredito e basta. Per buttarla sul "ridere", non dare nessun valore alle accuse e alle vittime. E santo cielo, quel titolo riportato in fondo all'articolo sulle lacrimucce delle star, che prima la danno via e poi se ne pentono, è quanto di più orrendo e avvilente abbia mai visto, se questa è la mentalità l'Italia è ancora nel Medioevo.
- Maria Elena: Ancor più grave se hanno intervistato Brignano in quanto ha lavorato con Brizzi. Il che farebbe di lui un esperto? Può mettere la mano sul fuoco che il regista non sia in privato, o comunque nei rapporti con le donne, una persona deplorevole? Io adoro Polanski e Woody Allen come registi, non per questo nego o do per scontato che i casi dei quali sono accusati non siano veri.
- Sara: È vero che i processi si celebrano in aula, però, e non in tv. In questo senso le Iene hanno fatto una operazione tossica.
- Claudia: Il punto è come ci si pone davanti ai racconti: l’accusato potrà difendersi, alle accusatrici è necessario prestare ascolto in buona fede. Le Iene hanno raccolto delle denunce. Non piace il metodo Iene? È legittimo. Allora chiediamoci perché in Italia nessun giornale/media è interessato indagare sulla questione o su altri casi come negli USA (…) In un paese normale, con uno scandalo mondiale di questo tipo, i mezzi d’informazione, i giornalisti avrebbero iniziato a porsi delle domande, a cercare di capire, ad ascoltare, indagare e verificare. Tutto questo non è successo.
- Elivet: Hai centrato il punto quando dici che doveva iniziare un qualcosa che non è iniziato. Ma questo già da tempo. Non mi sembra una questione nuova quella di come vengono raccontate certe storie. Eppure pare esserci la costante volontà o di minimizzare i fatti (che sia accaduto o no lo stabiliscono i tribunali, ma vedere i processi alle vittime sui giornali e in Tv non si può leggere) o di darne una spiegazione "di comodo". E la legge non aiuta dato che sembra esserci un vuoto legislativo, passando direttamente fino alla violenza sessuale. Bisognerebbe anche far capire che raccontare certe storie non significa prendere parte o darle per vere necessariamente.
- Armando: Nelle aziende private cosa succede? Non è diverso. Tutti e tutte vedono, tutti e tutte sanno, ma tutte e tutti tacciono. C’è un'area grigia dove è spesso difficile distinguere chi subisce e chi ne approfitta. Aspetto denunce circostanziate con riferimento ad importanti aziende private. Le denuncianti verrebbero distrutte dalle aziende. Il silenzio continuerà. Perché c’è sempre a chi fa comodo.
- Michela: C'è ancora bisogno di parlare, e molto. E che gli uomini capiscano che non è contro di loro, la guerra. Una società più equa e sicura è un vantaggio per tutti. Gli unici che hanno motivo di risentirsi sono coloro che, dall'attuale e pregresso stato di cose in materia, traggono o hanno tratto un qualche profitto.
- Domenica: Ma guarda che gran parte delle resistenze io le ho riscontrate nelle donne!
Sai quanti "ma di sa che succedono certe cose, basta dire di no" oppure "se ci sei stata evidentemente…" Senza capire che ad essere malato è un sistema fatto di ricatti che NON deve esistere proprio. - Michela: Vero, però io mi riferivo di più al discredito gettato sul movimento da parte delle testate giornalistiche citate nell'articolo, dirette da uomini e i cui articoli sono scritti da uomini. Ma è del tutto vero e corretto sottolineare quanto la sorellanza femminile sia utopica, e quanto crudamente questo dato sia emerso, proprio quando si doveva esser unite. Affrancarci dal patriarcato è un lavoro lungo, ma dovrà essere il più possibile inclusivo.
La discussione su Twitter con le giornaliste del Corriere
Su Twitter due giornaliste del Corriere della Sera, Martina Pennisi e Federica Seneghini, si sono confrontate con Giulia Blasi (intervistata nell’articolo di Valigia Blu) e altri utenti sull’opportunità di sentire Enrico Brignano su un tema come quello delle denunce per molestie sessuali.
.@Giulia_B, domanda: se intervista a Brignagno -> posizione del @Corriere su molestie. Quando dici a @valigiablu https://t.co/4AGM8gTpZF che chi molesta in Italia "non sa che quello che fa costituisce molestia, o addirittura violenza" questo https://t.co/VjCg207IQy cos'è?
— Martina Pennisi (@martinapennisi) December 15, 2017
Qui si entra nel giuridico. L'insistenza sul giuridico, sui termini legali, sul decidere che quello che non è perseguibile è lecito è un argomento molto caro ai conservatori.
— Giulia Blasi (@Giulia_B) 15 dicembre 2017
Si entra anche nel giuridico: se sei un giornale devi entrare dappertutto, questo è il mio punto
— Martina Pennisi (@martinapennisi) 15 dicembre 2017
Sì, diciamo che il giuridico non è dirimente. Ti dice cosa puoi denunciare. Non è che il resto lo devi per forza subire, o che sia normale, o che ti tocchi.
— Giulia Blasi (@Giulia_B) 15 dicembre 2017
Ripeto, sostengo solo che stiamo riportando e approfondendo più aspetti e mi sembra riduttivo dire che l’opinione di Brignano 1/2
— Martina Pennisi (@martinapennisi) 15 dicembre 2017
Sia quella del Corriere. Oltre che profondamente sbagliato pensare che non si debba dare spazio alle opinioni con cui si è in disaccordo 2/2
— Martina Pennisi (@martinapennisi) 15 dicembre 2017
.@ChiaraMaff ha incalzato la persona che stava intervistando sul dibattito del momento. È il nostro lavoro
— Martina Pennisi (@martinapennisi) 15 dicembre 2017
A me pare proprio di no, e non sono l'unica a pensare che quell'intervista fosse problematica, e sia stata presa da molti come un'apologia del molestatore, piuttosto che la rivelazione della sua natura.
— Giulia Blasi (@Giulia_B) 15 dicembre 2017
Scusate, potrei anche credere che @ChiaraMaff fosse in buona fede nel singolo articolo, ma quando la bilancia del Corriere pende verso la difesa di Brizzi piuttosto che il riportare i fatti da tutte le angolazioni, mi sento un po’ presa in giro. 1/2
— La donna coi baffi (@Mykoize) 15 dicembre 2017
@Giulia_B @valigiablu @_arianna qui tutto lo speciale - in più puntate - che il Corriere ha dedicato al tema molestie: https://t.co/bdRix1O5Zr
— Federica Seneghini (@fedesene) 15 dicembre 2017
Personalmente io ho visto l’ago della bilancia molto spostato nella vicenda Brizzi. Poi che il Corriere si sia occupato di molestia è indubbio, ma su Brizzi ho sentito quasi solo la campana della difesa, da Brilli a Bisio, da De Sica alla moglie. Riassumerei con un “insomma”.
— La donna coi baffi (@Mykoize) 15 dicembre 2017
Posizioni che peraltro non hanno lo stesso peso, perché se si dà spazio agli amici e sostenitori di Brizzi si gioca nel campo della conservazione, della minimizzazione dell'episodio, cioè quello che si è sempre fatto nei secoli.
— Giulia Blasi (@Giulia_B) 15 dicembre 2017
Qui nessuno vuole minimizzare, da settimane si cerca di capire insieme a che punto siamo. Lettori, esperti, donne e uomini dello spettacolo. Scoprire insieme che siamo ancora molto indietro non significa minimizzare. Secondo me significa che c'è ancora molto da fare invece
— Federica Seneghini (@fedesene) 15 dicembre 2017
Quell'intervista, con quella formulazione, riportava la discussione al grado zero, al niente. Brignano non è un filosofo, non è un pensatore: è un amico e collaboratore di un uomo accusato di molestie.
— Giulia Blasi (@Giulia_B) 15 dicembre 2017
In America, dove questa cosa la stanno facendo bene, non vanno a chiedere agli amici di Weinstein che già lo difendono in pubblico di continuare a difenderlo: Brignano si era già espresso in sostegno di Brizzi, anche se in maniera più velata e meno visibile.
— Giulia Blasi (@Giulia_B) 15 dicembre 2017
Quell'intervista gli dava finalmente lo spazio che voleva per attaccare le accusatrici del suo amico. Quell'intervista, come l'ignobile articoletto su Brizzi poverino che perde peso, Nancy Brilli che "basta dire no", o l'inseguimento della moglie di Brizzi.
— Giulia Blasi (@Giulia_B) 15 dicembre 2017
Vuoi dire che "Brignano è un misogino"? Dillo. Prendi la sua intervista, la fai a pezzi, la metti nel contesto delle sue esternazioni, dei suoi monologhi, del maschilismo che esibisce da sempre. Se no, è solo Brignano che difende l'amico suo.
— Giulia Blasi (@Giulia_B) 15 dicembre 2017
La linea di un quotidiano - non credo di dire niente di nuovo - non la fanno i singoli pezzi, ma l'insieme dei contenuti, il loro posizionamento e il peso che viene dato a ciascun contenuto. @La27ora pesa meno della home principale o del cartaceo, per esempio.
— Giulia Blasi (@Giulia_B) 15 dicembre 2017
Certo. Per esempio questo editoriale di @bastefanelli era il fondo del @Corriere sul caso Weinstein. Sulla carta, sulla home, ecc https://t.co/9t6MeSDM8p. Comunque ben vengano le riflessioni e i dibattiti, sempre. Alla prossima
— Martina Pennisi (@martinapennisi) 15 dicembre 2017
E non si può continuare a trincerarsi dietro il "meglio sapere". Sapevamo già. Abbiamo dato ulteriore spazio e fiato e peso a qualcosa che sapevamo.
— Giulia Blasi (@Giulia_B) 15 dicembre 2017
Sai una cosa? Secondo me qualcuno sapeva, altri no. Dai una occhiata alle risposte del sondaggio per esempio e ti renderai conto quanto questo argomento dividano le persone
— Federica Seneghini (@fedesene) 15 dicembre 2017
Magari, invece di pensare che il punto sia sempre "dividere", si potrebbe provare a prendere posizione: il misogino, identificato come tale, piuttosto che spalmato a tutta pagina senza contraddittorio e senza contesto. Ripeto: la misoginia non è un'opinione come un'altra.
— Giulia Blasi (@Giulia_B) 15 dicembre 2017
credo che inesorabilmente tra un piano culturale ed uno giuridico ci sia uno spazio costitutivamente incolmabile, che nella contemporaneità, ed in Italia in particolare, si trascura, chiedendo alla legge codificazioni insostenibili. Recuperare il piano culturale.
— Samora (@Marani_E) 16 dicembre 2017
ok, che cosa c'entra con la richiesta di contraddittorio e contesto in un'intervista?
Io sono d'accordissimo sul recuperare il piano culturale prima del giuridico, ma alla legge italiana si chiede una finestra temporale più lunga per le denunce, prima di tutto; è insostenibile?
— mafe (@mafedebaggis) 16 dicembre 2017
Per qualsiasi tipo di indagine allontanarsi in termini temporali dai fatti contestati rende più complesso accertare cosa sia accaduto e inquadrare le responsabilità. Detto questo si può certamente metter mano alla norma.
— Samora (@Marani_E) 16 dicembre 2017
Sullo specifico ci son stati talmente tanti pezzi che contesto e pluralità dentro a uno singolo contano davvero poco. Cmq mi riferivo più in generale.
— Luca Bianchetti (@lbianchetti) 16 dicembre 2017
Scusa, sulla vicenda Brizzi, dove sarebbero gli articoli in cui si parla approfonditamente delle vittime, chiedendo la loro versione? Io ne ho visto solo uno, a fronte di moltissimi articoli di amici dell’accusato.
Chiedo eh, magari me li sono persa.— La donna coi baffi (@Mykoize) 16 dicembre 2017
Non capisco cosa le critiche mirino a ottenere. Cultura, come dice Enrico? Regole? Polizia morale? Guardie del corpo? Svergognare giornalisti ignoranti? Retrogradi? Boh.
— Luca Bianchetti (@lbianchetti) 16 dicembre 2017
Coerenza. Se il Corriere afferma con i reportage di essere dalla parte delle donne molestate, ma poi avalla solo contenuti à la Brignano sulla vicenda Brizzi, capisci che qualcosa non torna.
— La donna coi baffi (@Mykoize) 16 dicembre 2017
La coerenza in sé non significa nulla.
— Luca Bianchetti (@lbianchetti) 16 dicembre 2017
In un giornale che si dichiara neutrale, è tutto invece. Da Libero non me l’aspetto, dal Corriere sì.
— La donna coi baffi (@Mykoize) 16 dicembre 2017
I nostri articoli a partire dal caso Weinstein:
Hollywood e lo scandalo Weinstein: lo scoop che i media per anni non hanno pubblicato
Molestie sul lavoro: perché in Italia un caso “Weinstein” non c’è e non ci sarà
Violenze e denunce: dopo Hollywood travolto il mondo dei media
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Foto in anteprima via blastingnews