Francia, in migliaia denunciano sui social le violenze sessuali subite da bambini. Vittima il 10% della popolazione #MeTooInceste
3 min letturaIn Francia migliaia di persone stanno condividendo sui social media le loro esperienze di violenza sessuale da bambini o incesto accompagnandole con l’hashtag #MeTooInceste.
A utilizzarlo la prima volta è stata un’utente su Twitter, Marie Chenevance (che è anche il nome di una canzone che parla di incesto della cantante francese Barbara) il 14 gennaio: “Avevo cinque anni. E una sera il fratello di mia madre ha distrutto la mia innocenza e oscurato il resto dei miei giorni. Nel giro di un secondo ho compiuto 100 anni. #metooinceste”
J’avais 5 ans. En une soirée, ce frère de ma mère a bouleversé ma candeur et assombri le cours du reste de ma vie. En une seconde, j'avais 100 ans. #MetooInceste
— Marie Chenevance (@MChenevance) January 14, 2021
Da quel momento i racconti si sono susseguiti e sono aumentati, tanto che dopo una settimana il premier Emmanuel Macron si è rivolto direttamente alle vittime con un video in cui prometteva loro l’adozione di leggi più dure contro la violenza sessuale e pene più severe: “Non sarete mai più soli”, ha detto.
La pioggia di testimonianze è iniziata dopo le accuse a due uomini di potere: Olivier Duhamel, un famoso intellettuale francese, e Maxime Cochard, membro del consiglio comunale di Parigi. Il primo è indagato per violenza sessuale nei confronti del figlio minorenne della compagna, mentre il secondo è stato accusato da un uomo sui social media di averlo violentato quando era diciottenne.
Il caso di Duhamel è scoppiato all’inizio di gennaio, raccontato nel libro scritto da Camille Kouchner, sua figliastra, che lo accusava di aver abusato sessualmente del fratello gemello più di 30 anni fa, quando ne aveva solo 14.
Il pubblico ministero ha aperto un’indagine sulle accuse e Duhamel ha dato le dimissioni dal suo incarico all’Università Sciences Po di Parigi e da altri ruoli come commentatore televisivo e radiofonico.
Come scrive Rebecca Rosman su Al Jazeera, però, lo scandalo è ben più profondo dell’abuso stesso. Nel libro – intitolato “La Familia Grande” - Kouchner descrive infatti anche la cultura del silenzio che per anni ha fatto sì che non si parlasse dell’incesto.
Il padre dell’autrice è l’ex ministro degli Esteri Bernard Kouchner, che ha commentato il libro lodando «il coraggio» della figlia parlando di «un pesante segreto che ha pesato su di noi».
Ma al di là della famiglia, la domanda è quanti nella cerchia di Duhamel sapessero. Secondo Le Monde, il direttore di Sciences Po, Frederic Mion, avrebbe scoperto delle accuse già nel 2018, ma non avrebbe agito. A inizio gennaio Elisabeth Guigou, ex ministra della Giustizia e amica di Duhamel, si è dimessa dal suo ruolo di capo di una commissione indipendente che esamina le denunce di incesto – nonostante abbia più volte ripetuto di non aver mai saputo nulla delle accuse.
Il problema, comunque, non riguarda solo la cerchia di Duhamel, ma la società francese.
Il caso de “La Familia Grande” mostra come “la famiglia, un’istituzione fermamente difesa dalla società francese e intesa come portatrice di sicurezza, può anche essere - e troppo spesso è - fonte di abusi sessuali. E mostra anche che questo succede a tutti i livelli della società, anche in quelle che dovrebbero essere le ‘migliori’ famiglie”, scrive Luisa von Richthofen su DW.
Nella maggior parte dei casi, aggiunge, “il pericolo non arriva da un uomo sconosciuto incontrato nel percorso verso la scuola, quello da cui ogni bambino viene messo in guardia. Piuttosto, è il padre, il fratello maggiore, o un altro conoscente fidato: uno zio, un nonno, un amico dei genitori. Ma nelle famiglie la questione viene di solito avvolta dal silenzio. I panni sporchi non si lavano in pubblico”.
La giornalista riporta un recente sondaggio secondo cui una persona su dieci in Francia ha subito abusi da un membro della sua famiglia. "Questa terribile statistica adesso ha una faccia", scrive, con riferimento alle tante testimonianze affidate ai social. E questo è un punto molto importante. Come ha detto durante una trasmissione televisiva una giovane donna violentata da piccola dallo zio: «Può essere terribile da dire, ma sono felice di vedere che non sono l'unica. Ho pensato di essere pazza».
Secondo Muriel Salmona, psichiatra specializzata in violenza domestica e sessuale, la Francia è stata scossa da tutte queste testimonianze: «È come se le parole fossero state liberate. Come se fosse esplosa una bomba». Secondo la dottoressa, le vittime hanno difficoltà a raccontare gli abusi sessuali perché sono spaventate e tengono alle loro famiglie, mentre la società continua a negare il problema. Molte vittime, inoltre, soffrono di perdita di memoria a causa del trauma, e realizzano quanto successo solo decenni dopo. Per questo, il fatto che i social diventino uno spazio per raccontare, discutere e mostrare solidarietà è un fatto molto positivo.
Salmona ritiene che nonostante gli abusi sui minori siano un problema diffuso in tutto il mondo, quello che è stato tipicamente francese è la giustificazione che gli è stata offerta da una certa élite privilegiata specialmente negli anni 70 e 80: «Se hai potere, puoi fare quello che vuoi». La speranza della dottoressa è che il sistema giudiziario francese possa finalmente cambiare e non lasciare questi crimini impuniti come in passato, ma che soprattutto si diffonda una diversa sensibilità verso certi temi e che si comprenda la reale portata della violenza sessuale all’interno delle famiglie.
Foto anteprima S. Hermann & F. Richter via Pixabay