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La “MAGAficazione” della destra italiana

21 Giugno 2025 10 min lettura

La “MAGAficazione” della destra italiana

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Fino alla presidenza di Joe Biden, la comunicazione ufficiale della Casa Bianca sui social è sempre stata piuttosto sobria e istituzionale: si limitava a condividere aggiornamenti ufficiali, comunicati stampa e informazioni sul lavoro dell’amministrazione.

In questo secondo mandato di Trump, tuttavia, si è verificato un cambiamento radicale; anche e soprattutto rispetto al suo primo mandato, quando il centro nevralgico della propaganda trumpiana era il profilo personale del presidente su Twitter – e non quello istituzionale.

Ora, per l’appunto, gli account della Casa Bianca sembrano in mano a un’armata di shitposter (utenti che pubblicano contenuti volutamente provocatori) sbucati da imageboard estremiste come 4chan.

Come hanno ricostruito Drew Harwell e Sarah Ellison sul Washington Post, dietro ci sono una dozzina di funzionari tra i 20 e i 30 anni. La loro identità è sconosciuta per motivi di sicurezza, ma è indubbio che siano organici al mondo MAGA e applichino le tecniche comunicative dell’alt-right.

L’obiettivo principale di questa squadra è – per usare un’espressione coniata da Steve Bannon – quello di “sommergere la stanza di merda”. Ossia dominare l’agenda mediatica e creare un “universo informativo parallelo” a colpi di meme xenofobi, post che cavalcano i trend del momento (come le immagini ghiblizzate), repliche di formati virali (come l’espulsione dei migranti in ASMR) e illustrazioni generate dall’intelligenza artificiale – su tutte Trump in versione regale o papale.

Con contenuti di questo genere, ha sottolineato Charlie Warzel su The Atlantic, l’account della Casa Bianca riesce “a replicare il tono sociopatico, gioioso e maligno degli angoli più oscuri di Internet”.

Questa strategia che unisce shitposting, pornografia della crudeltà, attacchi a testa bassa nei confronti dei nemici e ricorso disinvolto alla “sbobba artificiale” generata dall’IA non è però confinata agli Stati Uniti.

Al contrario: anche la comunicazione delle estreme destre europee si sta – diciamo così – “MAGAficando”, in linea con la radicalizzazione delle loro proposte politiche.

La “bestiolina”: la galassia social di Fratelli d’Italia

Ovviamente, l’Italia rientra appieno in questo fenomeno.

Dopotutto, i leader dei due principali partiti di maggioranza – Matteo Salvini e Giorgia Meloni – sono trumpiani della prima ora. La presidente del Consiglio, in particolare, è ospite fissa del CPAC (il più importante raduno dei conservatori statunitensi) e ha sempre avuto un rapporto molto stretto con Steve Bannon.

Prima di arrivare a Palazzo Chigi, il suo approccio comunicativo è rimasto incentrato soprattutto su una cosa: diventare una sorta di meme vivente, in ossequio a quella che Giampietro Mazzoleni e Roberta Bracciale chiamano “memizzazione della politica”.

I suoi profili erano infatti pieni di illustrazioni in stile manga, post ispirati a Game of Thrones o altri prodotti della cultura pop, foto con riferimenti fantasy e tormentoni vari culminati nel famigerato remix satirico “Io sono Giorgia”, che è stato appropriato e rovesciato di senso dallo staff comunicazione.

Quest’ultimo – ribattezzato “bestiolina” da diversi articoli giornalistici, in contrapposizione alla “bestia” salviniana (su cui tornerò) – è guidato Tommaso Longobardi. Il 33enne ha iniziato la sua carriera social nel 2015 con un video virale in cui bruciava la sua laurea in segno di protesta contro l’allora governo Renzi, per poi affermarsi come influencer “gentista” su posizioni decisamente di destra, islamofobe, anti-politicamente corretto e anti-immigrazione.

Dopo aver trascorso un periodo lavorativo alla Casaleggio Associati si è progressivamente avvicinato a Fratelli d’Italia, e nel 2018 è stato nominato responsabile della comunicazione digitale del partito e dei profili di Giorgia Meloni.

Come ha raccontato lui stesso in un’intervista a Fortune Italia, “all’opposizione il livello di comunicazione è decisamente diverso ed è molto legato a una ‘tonalità di battaglia’”. Le dinamiche sono però “parecchio cambiate da quando [Meloni] è diventata premier: ora l’attività è istituzionale, ci sono meno impegni sul territorio e più dentro Palazzo Chigi, quindi il ruolo dei social è più legato a un lavoro da remoto”.

Se questo è vero per il profilo personale di Meloni – che comunque non ha rinunciato ai post di dileggio nei confronti dell’opposizione – il discorso è decisamente diverso per le pagine ufficiali (e non ufficiali) del partito, che hanno svariate centinaia di migliaia di follower spalmati su più piattaforme.

A parte fare propaganda sui provvedimenti del governo, l’attività prediletta dagli account di Fratelli d’Italia è attaccare gli avversari politici con toni non propriamente istituzionali.

Lo scorso 23 maggio, il giorno dell’anniversario dell’uccisione di Giovanni Falcone, Roberto Saviano è stato accusato in una card di aver “speculato sulla criminalità” con Gomorra. Nella card in questione il logo della serie veniva indicato come un “esempio da evitare”, mentre il magistrato e il collega Paolo Borsellino erano “esempi da emulare”. Nella didascalia si leggeva: “prendi esempio da chi l’ha combattuta [la mafia], pagando con la vita”.

Più di recente diversi post sono stati dedicati al mancato raggiungimento del quorum al referendum dell’8 e 9 giugno, con tanto di invito a “dare un altro dispiacere alla sinistra” che “si è ridotta male”.

Si sprecano poi gli attacchi alle figure dell’opposizione e della società civile: il segretario della CGIL Maurizio Landini, ad esempio, è definito un “racconta balle”; l’attivista di Mediterranea Luca Casarini è invece indicato come uno che “lucra sui clandestini”.

Anche l’ong Reporter Sans Frontières – che ha certificato l’arretramento della libertà di stampa in Italia, al pari di altri organismi internazionalisarebbe inaffidabile perché “negli anni [è stata] finanziata da George Soros”, un’eterna fissazione di Meloni e Fratelli d’Italia.  

Non mancano neppure le illustrazioni generate con l’IA. In una card celebrativa del decreto sicurezza si vede un uomo (dai vaghi tratti nordafricani) che deruba una signora in metro e successivamente viene arrestato da due carabinieri, perché “prima” della norma si poteva “borseggiare e truffare gli anziani” mentre adesso no.

I toni sono ancora più esasperati nei profili ufficiali di Atreju, il festival di Fratelli d’Italia chiamato come il protagonista del romanzo La storia infinita (nonostante la ripetuta contrarietà di Roman Hocke, agente letterario dello scrittore Michael Ende).

I bersagli preferiti di Atreju sono l’eurodeputata Ilaria Salis, accostata ai “ladri di case”; Roberto Saviano; il linguaggio inclusivo e il “politicamente corretto”; l’attore Elio Germano, reo di aver criticato il governo; e in generale i comunisti, descritti come dei disagiati.

Immancabili sono i meme (come quello di John Travolta che entra spaesato nei seggi vuoti per l’ultimo referendum) e le illustrazioni con l’IA, con Meloni in versione Ghostbusters. Negli ultimi mesi è stato inoltre lanciato il podcast “Radio Atreju” su YouTube: per ora hanno partecipato Bruno Vespa, Marco Rizzo, Tommaso Cerno e Vladimir Luxuria.

A completare il quadro c’è infine la pagina Instagram “Siete dei poveri comunisti” (Sdpc), che ha oltre 110mila follower e prende il nome da una famigerata frase di Silvio Berlusconi pronunciata durante un comizio nel 2009.

Sebbene si presenti come un account “satirico” spontaneo e slegato dall’apparato comunicativo di Fratelli d’Italia, lo stile grafico e i contenuti sono molto (per alcuni troppo) simili a quello dei profili del partito.

Scorrendo il feed si trovano infatti la solita “sbobba artificiale”, clip riprese dalla trasmissione radiofonica La Zanzara e una sequela impressionante di sfottò contro personalità di sinistra – da Elly Schlein al giornalista di Fanpage Saverio Tommasi, che compare in un video in cui gli anonimi gestori della pagina gli chiedono incessantemente se è “anticomunista” mentre sta facendo un servizio sull’ultima edizione di Atreju.

Del resto – come hanno spiegato gli amministratori in un’intervista al Secolo d’Italia con Andrea Moi, il responsabile della comunicazione politica di Fratelli d’Italia – il fine ultimo di Sdpc è quello di mettere in piedi una “contronarrazione” in grado di contrastare una sinistra “ossessionata da TeleMeloni e dal politicamente corretto”.

La Lega di Salvini: dalla “Bestia” ai content creator politici

Per quanto riguarda la Lega, il partito di Matteo Salvini ha intrapreso la strada della trumpizzazione ben prima di Fratelli d’Italia.

Per anni, infatti, la comunicazione social-mediatica leghista è coincisa con la pagina Facebook di Salvini. In quello spazio, ha scritto il giornalista Mauro Munafò, il segretario leghista non era “solo un politico: [era] quel cugino-amico che se la prende con gli immigrati, fotografa sempre quello che mangia, guarda il calcio in tv, e condivide status con domande esistenziali un tanto al chilo.”

I profili social di Salvini si erano progressivamente trasformati in una fabbrica di notizie false (specialmente a tema immigrazione) e teorie del complotto, nonché in un’arma propagandistica da brandire contro gli oppositori – e poco importa che fossero leader politici o semplici cittadini.

Questo approccio ha raggiunto l’apice durante il governo giallo-verde, quando Salvini era ministro dell’interno. Questa strategia è stata elaborata da Luca Morisi, il consulente dietro alla cosiddetta “Bestia” – il nome dato dai giornali al sistema di analisi di dati e gestione dei social leghisti.

Secondo il giornalista Luigi Ambrosio di Radio Popolare, Morisi ha di fatto “importato in Italia il modello dell’alt-right statunitense”, usando i canali digitali per “veicolare un messaggio arrogante, aggressivo, con pochi e semplici frame in cui si individua il nemico da colpire e poi lo si distrugge senza pietà attraverso i social”.

Nel settembre del 2021 Morisi si è però dimesso per ragioni di opportunità politica, poco prima di essere coinvolto in un’indagine per cessione di stupefacenti a due ragazzi con cui aveva passato una serata (la sua posizione è stata poi archiviata).

Da allora la comunicazione leghista è cambiata in maniera piuttosto significativa, focalizzandosi in maniera ancora più ossessiva e monotematica sull’immigrazione: sia le pagine ufficiali che i profili dei singoli politici si sono trasformati in una via di mezzo tra Striscia la Notizia e siti razzisti come Tutti i crimini degli immigrati.

Negli ultimi tempi la Lega ha pure iniziato a utilizzare in maniera massiccia l’intelligenza artificiale generativa. Durante la campagna elettorale per le elezioni europee del 2024 sono stati pubblicati manifesti anti-UE in cui comparivano donne barbute, pietanze a basi d’insetti e persone di fede musulmana che danno fuoco alla Divina Commedia di Dante Alighieri.

Le pagine ufficiali del partito sono poi piene di casi di cronaca nera con protagonisti immigrati, corredate da immagini fatte con l’IA e volti pixellati in un grottesco tentativo di aumentare il realismo dell’immagine.

Questi contenuti sono palesemente ispirati sia alla destra MAGA che agli alleati tedeschi di Alternative für Deutschland. In un’intervista a Politico, il parlamentare di AfD Norbert Kleinwächter ha detto che attraverso l’IA “non ci limitiamo a descrivere ciò che vogliamo a parole; lo illustriamo e lo facciamo vedere, e a volte ovviamente lo ingigantiamo”.

In altre parole: l’intelligenza artificiale generativa non è soltanto un modo rapido, efficace ed economico di produrre contenuti propagandistici; è anche e soprattutto uno strumento che rende possibile la costruzione visiva di una realtà alternativa.

A tal proposito, all’inizio di giugno il capogruppo leghista al consiglio regionale della Campania, Severino Nappi, ha pubblicato un’immagine fatta con l’IA in cui si vede Ilaria Salis in stato d’arresto tra due poliziotti. Di tutta risposta, l’europarlamentare di Avs ha annunciato di aver querelato il leghista poiché “l’uso di deepfake è un attacco grave e sleale alla verità e alla dignità dell’individuo”.

Lo scorso aprile, invece, l’europarlamentare Silvia Sardone ha ripreso sui propri profili Instagram e TikTok (che hanno rispettivamente 196mila e 351mila follower) un video generato con l’IA in cui si vede una Milano “islamizzata” con il Duomo ornato da stendardi arabeggianti.

Pur concedendo che si tratta di una “rappresentazione estrema” – ossia una visualizzazione della teoria del complotto di Eurabia – la politica ha scritto nella didascalia che “in tanti quartieri [senza specificare quali] ci sono già immagini simili”, invitando i suoi seguaci a dire “no alla sottomissione!”

Non è un caso che sia stata proprio Sardone a pubblicare quella clip: l’eurodeputata fa parte di quella schiera di politici leghisti che sono a cavallo tra news influencer, content creator e inviati di una trasmissione Mediaset.

Un’altra eurodeputata leghista in forte ascesa social-mediatica è Isabella Tovaglieri, che ha oltre 177mila follower su TikTok e ha partecipato all’ultimo CPAC tenutosi in Ungheria. Oltre a ripubblicare in maniera costante i servizi di programmi di Rete4 come Fuori dal coro, la parlamentare cerca di replicare il medesimo formato populista visitando quartieri misti sia in Italia che in Belgio.

In vari post e video, Tovaglieri ha spiegato che quella di Eurabia non è una paranoia islamofoba; è una realtà che “è già a casa nostra” e che “Oriana Fallaci aveva predetto”. Per invertire la tendenza c’è dunque bisogno della “remigrazione”, una nuova parola d’ordine dell’estrema destra globale – da poco adottata dalla Lega – che implica la deportazione forzata dei migranti e dei cittadini di seconda e terza generazione.

Anche l’ex generale Roberto Vannacci ha convintamente abbracciato questo tipo di comunicazione sui social. Su Instagram e TikTok – dove ha più di 310mila e 116mila follower – riproduce i trend del momento per attaccare gli avversari (su tutti Ilaria Salis); pubblica i suoi interventi televisivi e parlamentari; e condivide clip delle sue ospitate in vari podcast.

Seguendo l’esempio di Donald Trump e altri politici di estrema destra, negli ultimi mesi Vannacci è stato invitato da diversi podcast – tra cui quello di Fedez e Mr. Marra – ed è apparso in due video dello youtuber romano Simone Cicalone, specializzato nella caccia ai borseggiatori nella metropolitana di Roma.

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Non è un caso, insomma, che Sardone e Vannacci siano stati da poco nominati vicesegretari della Lega; né che Tovaglieri, insieme a una nutrita delegazione leghista, fosse fisicamente presente al contestato “summit sulla remigrazione” tenutosi lo scorso 17 maggio a Gallarate.

Anzi: sono tutti segnali inequivocabili della radicalizzazione di un partito che vuole assomigliare sempre di più alla destra MAGA. Lo stesso Salvini, del resto, ormai è un cosplayer di Trump.

 

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