Abu-Sittah, il medico britannico-palestinese che ha raccontato il ‘massacro avvenuto’ mentre lavorava negli ospedali di Gaza
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“Ho assistito al massacro, e posso dire che l’obiettivo era di rendere inabitabile la Striscia di Gaza, e la distruzione di ogni aspetto della vita moderna, tra cui il sistema sanitario, era il principale obiettivo militare”.
Queste le parole pronunciate dal chirurgo britannico-palestinese Ghassan Abu-Sittah che, lo scorso 27 novembre, in una conferenza stampa a Londra ha raccontato la sua esperienza negli ospedali al-Ahli Arab e Daral-Shifa. Secondo l'esercito israeliano, l'ospedale al-Shifa sarebbe stato il quartier generale di Hamas ma, secondo diversi analisti, le prove fornite al momento non sono ancora sufficienti per accertarlo. La scorsa settimana l’esercito israeliano ha arrestato il direttore dell’ospedale , Mohammad abu Salmiya. Secondo l'IDF, al-Shifa “sotto la sua diretta gestione, serviva come centro di comando e controllo di Hamas” e i combattenti di Hamas avevano cercato rifugio nell'ospedale.
Abu-Sittah è rimasto per sei settimane nella Striscia di Gaza, colpita dai bombardamenti. Durante la conferenza stampa, alla richiesta di un commento sulle affermazioni di Israele circa le precauzioni prese per non colpire i civili, il medico ha risposto: “Statisticamente, i numeri sembrano raccontare una storia diversa”. L'attuale guerra, sostiene, sarebbe "una nuova Nakba". Il riferimento è all'esodo forzato di oltre 700mila arabi palestinesi avvenuto nel 1948, durante la prima guerra arabo-israeliana.
Secondo Abu-Sittah, nonostante la tregua appena dichiarata, l’emergenza umanitaria non potrà essere risolta con le recenti forniture di medicine, cibo e acqua. Già nelle prime settimane dall’inizio del conflitto è diventato evidente l’elevato numero di feriti tra i bambini, così come la difficoltà di curare i pazienti. Intervistato anche da Channel 4, Abu-Sittah ha raccontato di essere stato costretto a intervenire senza antidolorifici o disinfettanti su una bambina di nove anni che presentava schegge di proiettili in tutto il corpo.
"There was a girl with just her whole body covered in shrapnel. She was nine. I ended up having to change and clean these wounds with no anaesthetic."
— Channel 4 News (@Channel4News) November 28, 2023
Dr Ghassan Abu-Sittah, a surgeon who recently returned from Gaza after 41 days, describes the conditions at Al-Shifa Hospital. pic.twitter.com/75sbBWZyEH
Sull’episodio più discusso, relativo all’ospedale al-Ahli colpito il 17 ottobre, Abu-Sittah ha dichiarato di aver sentito il sibilo di un missile, e poi un’esplosione. L’episodio ha provocato la morte di centinaia di persone, e ha visto l’esercito israeliano e Hamas accusarsi reciprocamente. Secondo un recente rapporto di Human Rights Watch, che ha richiesto un’indagine indipendente sull’accaduto per accertare la dinamica degli eventi e possibili crimini di guerra, l’esplosione sarebbe stata provocata da un missile, del tipo in dotazione ai gruppi armati palestinesi.
Abu-Sittah ha anche parlato dell’uso di fosforo bianco da parte delle Forze di Difesa Israeliane (IDF). "Abbiamo iniziato a vedere ustioni da fosforo", ha detto durante la conferenza stampa, ricordando di aver trattato quel tipo di ferite già nel 2009 nella Striscia di Gaza, e di conoscere quindi molto bene il tipo di ferite e ustioni che provocano.
Questa accusa è stata documentata anche da Human Rights Watch e dal Crisis Evidence Lab di Amnesty International, secondo i quali l’esercito israeliano avrebbe impiegato il fosforo bianco a Gaza e al confine con il Libano, colpendo in particolare strutture e bersagli civili nella città di Dhayra.
L’IDF tuttavia ha sempre respinto questo tipo di accuse, ammettendo di impiegare proiettili fumogeni che “includono fosforo bianco e che sono legali secondo il diritto internazionale”. L’IDF impiegherebbe queste munizioni per creare cortine fumogene.
Ghassan Abu-Sittah non è l’unico medico ad aver espresso preoccupazione per la drammatica situazione degli ospedali a Gaza. Anne Taylor, capo della missione di Medici Senza Frontiere in Palestina, intervistata dal giornalista del New Yorker Isaac Chotiner ha sottolineato come quanto avvenuto nelle ultime settimana sia senza precedenti.
“Abbiamo avuto perdite tra il personale e tra ex membri del personale. Molti di quelli che lavorano per noi a Gaza hanno avuto perdite in famiglia”, racconta Taylor:
Stavolta è diverso. E sì, ho lavorato in zone di conflitto, e sono sempre contesti orribili. Ma qui è particolarmente brutale per l’elevato numero di vittime tra i civili.
Lo scorso 20 novembre, Michael Ryan, direttore esecutivo del Programma di Emergenze Sanitarie dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), partecipando a un briefing delle Nazioni Unite a Ginevra, ha definito “catastrofica” la situazione degli ospedali a Gaza. Secondo le Nazioni Unite, solo cinque ospedali sarebbero funzionanti nella parte settentrionale. Nella parte meridionale, dove si trovano i civili sfollati, solo un ospedale è in grado di compiere operazioni chirurgiche o trattare pazienti in condizioni critiche.
Sempre secondo le Nazioni Unite, a Gaza nelle ultime sette settimane sarebbero quasi 2 milioni le persone fuggite dalle proprie abitazioni. Di queste, circa il 60% ha trovato sistemazione temporanea in 156 strutture appartenenti all’UNRWA, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi.
La portavoce dell’OMS, Margaret Harris, ha dichiarato che in questi rifugi sono stati rilevati focolai di malattie infettive, con casi di dissenteria tra i bambini sopra i cinque anni che superano di almeno cento volte i livelli di norma. Mancano le cure necessarie, ha sottolineato Harris, una condizione che potrebbe provocare un elevato numero di decessi tra i bambini: “Se non riusciremo a rimettere in piedi il sistema sanitario, alla fine ci saranno più morti per malattie che per i bombardamenti".
Dopo l’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre, i bombardamenti dell’esercito israeliano a Gaza hanno ucciso oltre 16mila persone, perlopiù civili, mentre i feriti sono circa 36mila. Tra le vittime degli attacchi, si contano oltre 6mila bambini e più di 4mila donne. Sono infine 240 le persone rimaste uccise tra il personale medico in servizio negli ospedali e nelle strutture sanitarie.
Immagine in anteprima via Guardian