L’attacco a Mattarella da Mosca ai soliti noti in Italia: una combo fatale di ignoranza e malafede
10 min letturaAvete presente il fischietto per cani? In inglese un simile oggetto (dog-whistle) viene usato metaforicamente per indicare quei linguaggi in codice fatti di sottintesi: significati impercettibili ai più, ma che vengono compresi da chi ha l’orecchio predisposto a recepire certi suoni e le idee che veicolano. Ad esempio quando si parla di “realismo razziale” si fa intendere che si stia parlando del caro vecchio razzismo, impacchettato per essere più presentabile.
Ma il fischietto può funzionare anche per stanare. Ad esempio, provate a dire: Putin è un dittattore e ha invaso l’Ucraina per assecondare le sue mire imperialiste. Provate a modulare una simile frase in pubblico e attorno a voi sentirete un gran baccano. Non uno fatto di “bau” o “arf” o “woof”, ma piuttosto di “e allora…”, “e invece…”, “sì… ma…”. Varianti di benaltrismo ammassate su pulsioni che non osano farsi verbo, vuoi per pudore, vuoi per convenienza, vuoi per scarsa introspezione. Ma date loro tempo e il giusto clima politico, e quelle correrarano gioiose e felici, almeno finché non incontreranno un albero o un auto da marcare.
Ciò spiega molto delle reazioni al discorso del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, intervenuto nei giorni scorsi all’Università di Marsiglia, dove gli è stata conferita l'onorificenza di dottore honoris causa. Nell’occasione Mattarella ha tenuto un intervento, e dalle parti del Cremlino sono fischiate molte orecchie.
Cos’ha detto in sintesi Mattarella? Che l’ordine internazionale è un contratto sociale, e di fronte alla sua natura pattizia c’è chi può sottrarsi venendo meno alle proprie responsabilità. Un contratto sociale è anche una promessa di un ordine migliore; oltre al gergo giuridico è fatto dalla volontà di attuare la promessa. Quell’ordine sorto dopo la Seconda Guerra Mondiale non sempre è stato all’altezza, ha spiegato Mattarella, anche se ha garantito alcuni pilastri di civiltà.
Ora i fondamenti di quell’ordine sono a rischio. Mattarella traccia un parallelismo con la crisi economica degli anni Venti e Trenta, che “alimentò una spirale di protezionismo, di misure unilaterali, con il progressivo erodersi delle alleanze”. Furono così favoriti “fenomeni di carattere autoritario”, nella convinzione che fossero più efficaci nel tutelare gli interessi nazionali. Dice ancora Mattarella:
Il risultato fu l’accentuarsi di un clima di conflitto - anziché di cooperazione - pur nella consapevolezza di dover affrontare e risolvere i problemi a una scala più ampia. Ma, anziché cooperazione, a prevalere fu il criterio della dominazione. E furono guerre di conquista. Fu questo il progetto del Terzo Reich in Europa. L’odierna aggressione russa all’Ucraina è di questa natura.
Da qui traccia un altro parallelismo, stavolta con il “protezionismo di ritorno” in atto ora e che ha visto nel solo 2024 un’impennata vertiginosa delle barriere commerciali nel mondo. A questo isolazionismo economico, spiega Mattarella, si accompagna il cedimento all’isolazionismo e un aumento della belligeranza. Possiamo vedere la fondatezza di queste parole negli Stati Uniti di Trump, che si è ritirato dall’OMS e dall’Accordo di Parigi, nell’Argentina di Milei, e negli attacchi che sta subendo la Corte Penale Internazionale. Mentre in passato abbiamo visto vari paesi sfilarsi dalla Società delle Nazioni. E abbiamo visto una confererenza di Monaco, nel 1938, dove Francia, Inghilterra, Germania e Italia decisero il destino della Cecoslovacchia. Dice ancora Mattarella a proposito di quella Conferenza:
Un abbandono delle responsabilità condusse quei paesi a sacrificare i principi di giustizia e legittimità, nel proposito di evitare il conflitto, in nome di una soluzione qualsiasi e di una stabilità che, inevitabilmente, sarebbero venute a mancare. La strategia dell’appeasement non funzionò nel 1938. La fermezza avrebbe, con alta probabilità, evitato la guerra. Avendo a mente gli attuali conflitti, può funzionare oggi? Quando riflettiamo sulle prospettive di pace in Ucraina dobbiamo averne consapevolezza.
Il discorso arriva mentre si è da poco conclusa, ancora a Monaco, la Conferenza dove abbiamo assistito alla rottura dell’Occidente, proclamata a partire da JD Vance, vicepresidente degli Stati Uniti. “Goodbye, America” ha titolato il De Zeit. Cui è seguita la conferenza di Riyad, dove le trattative sulla fine della guerra in Ucraina hanno visto il paese invaso lontano dal tavolo.
La reazione del Cremlino non si è fatta attendere. Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri, ha dichiarato alla tivù di Stato russa che il paragone tra il suo paese e il Terzo Reich “non può, e non potrà mai, essere lasciato senza conseguenze”. Zakharova definisce inoltre “blasfeme invenzioni” il discorso di Mattarella. In seguito ha rincarato la dose, annunciando che quelle parole non rimarranno senza conseguenze. Ha anche ricordato una petizione casualmente - per così dire - lanciata dal creatore del canale Telegram “Donbass Italia”, con la quale il “popolo italiano” (i firmatari) si dissocia dal suo Presidente. Petizione su cui ovviamente non diamo maggiori informazioni perché se qualcuno vuole sostenere le narrazioni pro-Cremlino che quanto meno impari a usare Google.
In Italia le reazioni politiche hanno visto la solidarietà istituzionale di Meloni e delle opposizioni (a parte i soliti). la Camera ha tributato un lungo applauso al Presidente della Repubblica, dopo le parole di sostegno della deputata PD Chiara Braga. Silenzio invece da parte di Matteo Salvini, ennesimo capitolo di un rapporto con il Cremlino oscillante tra ambiguità e aperto sostegno.
La risposta muscolare di Mosca era ovviamente prevedibile. Sono veri e propri attacchi da mettere in conto e non è esclusiva della politica. Ricordiamo il caso dei giornalisti Rai Stefania Battistini e Simone Traini, prima minacciati e poi colpiti da un mandato di arresto del Cremlino per aver fatto il loro lavoro. In un clima politico del genere, dove l’Unione Europa è diventata un bersaglio dell’amministrazione Trump, non si dovrebbe commentare eludendo il significato di certe reazioni, come se non facessero parte del pacchetto e della natura della guerra in Ucraina. Durante la conferenza stampa in occasione della sua visita in Montenegro, Mattarella è di nuovo tornato sull'argomento, rispondendo a una domanda diretta sui rapporti da tenere con Mosca:
Da tre anni a questa parte la posizione dell’Italia – e in questo ambito quel che io personalmente ho sempre espresso ai numerosi interlocutori internazionali con cui mi sono incontrato nella vita internazionale - è nitida, limpida, chiarissima. Quella dell’invito al ristabilimento del rispetto del diritto internazionale e della sovranità di ogni Stato, della sua indipendenza e dignità - qualunque sia la sua dimensione - piccolo o grande che esso sia.Questa ferma, vigorosa affermazione sui principi della Carta dell’ONU, del diritto internazionale, dell’eguaglianza e dignità di ogni Stato è stata alla base del sostegno che l’Italia, con l’Unione europea e con gli Stati Uniti, ha assicurato all’Ucraina, per resistere alla violenza delle armi. Questa posizione è sempre stata accompagnata dall’auspicio che la Russia torni a svolgere il proprio ruolo, di grande rilievo e importanza, nella comunità internazionale, nel rispetto dei principi del diritto internazionale e della dignità e sovranità di ogni Stato. Questo auspicio è quello che anch’io ho sempre fatto negli incontri che ho avuto. È un auspicio di rispetto del diritto internazionale – ripeto - dalla Carta delle Nazioni Unite, della sovranità di ogni Stato e degli impegni bilaterali.
Tuttavia da subito il discorso di Marsiglia di Mattarella ha fatto scattare una serie di reazioni da parte di chi, per un motivo o per un altro, ha problemi quando c’è da mettere insieme nella stessa frase le parole “Russia”, “Ucraina”, “invasione”, “conquista”. E siccome siamo un paese di brava gente, certi impeti vengono subito coperti da abiti civilissimi.
Perché via, va bene che Putin è un dittatore, tutto il male possibile, ci mancherebbe eh, ma mica è Hitler, spiega per esempio Peter Gomez, bacchettando Mattarella. Perché sennò qualunque aggressione nei confronti di un altro paese andrebbe considerata nazista. In sintesi: “E allora gli Stati Uniti in Iraq?”. Gomez usa quindi l’argomento fantoccio: Mattarella ha usato parallelismi con gli anni Trenta per definire il carattere dell’invasione su larga scala dell’Ucraina e il progetto politico di cui fa parte, non tanto per definire Putin come dittatore. Unendo i puntini del discorso di Gomez: se gli americani inventano armi di distruzione di massa, se invadono l’Iraq, mo Putin non si può prendere manco un pezzetto di Donbas senza passare per Hitler?
Gli fa eco lo storico Luciano Canfora, co-autore con Fabrizio Borgonovo di un libro sulla guerra in Ucraina molto apprezzato dal paese aggressore. Intervistato dal Fatto Quotidiano, Canfora finge che Hitler non avesse un progetto di espansionismo nazionalista e razzista basato sullo “spazio vitale” delle popolazioni ariane da unire sotto l’insegna del Reich. Al massimo ce l’aveva con l’Unione Sovietica e sotto sotto faceva comodo a Inghilterra e soci. Insomma, è stato spinto a fare guerre di aggressione per tutelarsi. Un po’ come se uno invadesse prima la Cecenia, poi la Georgia e poi l’Ucraina per paura della NATO, viene da pensare. Quanto alla Conferenza di Monaco del 1938, il vero problema fu non aver invitato l’Unione Sovietica. “La Società delle Nazioni provoca” si sarebbe detto all’epoca.
Per Moni Ovadia, invece, le parole di Mattarella sono state addirittura “molto gravi”. Intervistato dal Fatto Quotidiano (sempre loro, sì), Moni Ovadia ha ricordato che “durante la Seconda guerra mondiale i sovietici hanno avuto 27 milioni di morti, di cui 12 milioni solo i russi”. E chissà chi erano gli altri 15 milioni, da che paesi provenivano e perché erano agli ordini di Stalin. Persino l’intervistatore deve fargli notare che è andato un po’ fuori tema, “Il paragone in realtà era tra le condizioni storiche del 1938 e quelle odierne”, gli dice Tommaso Rodano.
Ma del resto Moni Ovadia è quello che, nell’evento Pace proibita di Michele Santoro aveva basato il suo intervento sull’Ucraina usando come fonte principale Lara Logan, trovata “trafficando nella rete”. Ovvero una giornalista capace di farsi cacciare da Fox News, tanto è arrivata a spararle grosse. E che buttava là accuse a Zelensky, alludendo agli ebrei che secondo “un libro Newton Compton” combattevano nella Wehrmacht. Ma cosa importa tutto ciò di fronte a una platea accalorata, di fronte all’unità aristotelica tra tempo, luogo e fregnacce?
Chissà poi perché tutte queste analisi “storiografiche” dove Unione Sovietica e Russia sono viste come unità contigue, intanto che si fanno le pulci a Mattarella. E chissà perché non ci si pone il problema di come ciò sia sovrapponibile alla narrazione dello stesso Cremlino, che deve celebrare quel passato glorioso per porsi oggi come aggressore tornato a “combattere i nazisti”.
Non hanno di questi problemi l’ANPI e il suo sciagurato presidente Gianfranco Pagliarulo, le cui opinioni sull’Ucraina già negli anni ‘10 (es: qui, qui e ancora qui), avrebbero dovuto spingere gli iscritti a restituire la tessera chiedendone le dimissioni. Con una capolavoro di bispensiero, Pagliarulo riesce sia a esprimere solidarietà a Mattarella, sia a richiedere di fronte a un “pur controverso spiraglio di pace” “messaggi di distensione”, stigmatizzando quindi gli “attacchi” e le “ulteriori tensioni internazionali”. E di chi sarebbero questi attacchi? Di Mattarella, di Zakharova, o facciamo cinquanta e cinquanta in nome della “pace”?
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Carlo Rovelli intervistato a diMartedì è persino raggiante. Trump ha rotto l’Occidente? “Spero di sì”, dice, perché quella concezione ci stava portando verso la Terza Guerra Mondiale. “Se riuscisse a fare la pace in Ucraina”, o addirittura a portare al “disarmo nucleare” si “conquisterebbe un posto nella storia del mondo”. Fortunatamente non si spinge fino a ipotizzare il Nobel per la Pace a Trump, compito di cui si auto-investe Matteo Salvini.
Ma questa è l’Italia, una realtà parallela dove c’è chi festeggia una possibile “pace” mentre il Presidente degli Stati Uniti parla di Ucraina come di un paese aggressore, e chiede a Zelensky una quota di PIL superiore a quella che venne chiesta alla Germania dopo la Prima Guerra Mondiale. Un fascista dittatore in fieri che si sceglie come compagno di merende geopolitiche un autocrate fatto e finito, e le cui parole sono interpretate persino con ottimismo dalle nostre parti.
Trump calls Zelensky “a dictator without elections” having lauded Putin, a man who hasn’t had a free or fair election in years and who has prevented elections in Ukraine because he invaded. pic.twitter.com/0ISJmi6FyC
— Lewis Goodall (@lewis_goodall) February 19, 2025
Che i parallelismi di Mattarella abbiano più di una ragione lo dimostrano proprio queste reazioni, da cui si evince un massimalismo da Comintern di fine anni Venti. All’epoca parte della sinistra si convinse infatti che il vero nemico non fosse Hitler, sintomo casomai di una crisi globale del capitalismo, ma la social-democrazia vista come variante morbida del fascismo e ostacolo all’imminente rivoluzione. Ovviamente l’errore fu compreso quando era troppo tardi.
Così oggi, di fronte a leader di superpotenze che dicono chiaramente cosa hanno intenzione di fare, e ce lo mostrano in tempo reale, abbiamo ancora chi crede nelle rivoluzioni come fossero una profezia. E le profezie sono destinate ad avverarsi, non sono una possibilità nella storia da inverare, attraverso capacità materiali e di organizzazione. Non serve persuasione, ma fede. E se non si avverano, perché preoccuparsi della distruzione di ciò che le impedisce?
Di fronte a simili ingegni, pronti a scattare appena si parla di guerra di aggressione russa, non si possono che scomodare parole prese dagli anni Trenta, riadattate al contesto italiano di oggi. Brecht ci aveva preso in parte: non è sfortunata la terra che ha bisogno di eroi, è sfortunata la terra che si accontenta di intellettuali scarsi.
(Immagine anteprima: frame via YouTube)
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Carla
Mi sembra che si ometta una considerazione fondamentale. Il nostro Presidente parlava a giovani europei. Nella conclusione del suo discorso affida loro il compito di rendere l'Europa un vero insieme di popoli democraticamente conviventi. Ricorda momenti della storia del XX secolo che presentano, checché se ne dica, analogie inequivocabili. Il suo discorso dovrebbe suscitare solo il desiderio di non ripetere gli errori del passato. Trump e Putin possono convivere oggi, come Hitler e Stalin, prima dell'invasione tedesca, ma di scontreranno domani, soprattutto se Russia e Cina trovassero un vero accordo. Anche Trump sbaglia nei confronti dell'Europa, perché, snaturando il senso della convivenza democratica, sottraendo forze alla Nato, potrebbe trovarsi in guai peggiori.
Matteo Pascoletti
Grazie per il commento, ho ovviamente provato a sintetizzare discorso Mattarella e quindi c'è sempre qualcosa che resta fuori (per questo c'è link a discorso completo)
Caterina
Impeccabile analisi. Ho ascoltato con le mie orecchie certi interventi tra cui quello di Di Martedì e veramente non riesco a capire come si possa considerare uno spiraglio di pace la sopraffazione, il disprezzo, l'odio, lo schifo a cui stiamo assistendo. Una pace purchessia non funzionerà e non durerà e dovremmo appunto saperlo dal tempo dei Sudeti. Purtroppo, c'è pace e pace.
Matteo Pascoletti
Diciamo che tra quando ascolto certi interventi e ne scrivo faccio passare almeno dieci-quindici minuti per sbollire :)
Marines Zanini
Come spesso succede sembra che la verità stia da una sola parte e invece come sappiamo spesso ci sono più realtà da tenere in considerazione di cui Mattarella sembra dimenticarsi. Condivido il manifesto dell'Anpi perchè dice due cose importanti; la considerazione di Mattarella era giusta ma non teneva conto della complessità della situazione, quindi meglio tacere se non si ha il tempo di argomentare bene e a 360°, dove molte altre e altrettanto ragionevoli riflessioni erano da fare, ( si tace sui vari tentativi che La Russia ha fatto per scongiurare il massacro della guerra, vedi per es, nel novembre 2014 all' incontro con Putin, Porošenko, Merkel, David Cameron e Hollande e Renzi in cui venne proposta una soluzione simile a quella impiegata per l'Alto Adige Sud Tirolo. Tale offerta venne accettata da Putin ma rifiutata da Porošenko) come si tace sul diritto della Russia di difendersi dalla Nato che spinge anche in Ucraina, dopo che per più di 10 anni non sono stati rispettati gli accordi di Minsk . Infine davvero in questo momento c'era più bisogno di parole di incoraggiamento invece che di stigma verso una sola parte, così da alimentare di nuovo il conflitto, come infatti è poi accaduto...elementare Watson! Aggiungo e concludo che i giovani (come tutti gli altri) hanno bisogno di sentire equanimità nei giudizi , quell’equilibrio di considerazioni che sole possono rappresentare un pò più di verità. Un ultimo esempio, quando il Presidente di Israele pochi giorni fa è stato accolto da Mattarella con queste testuali parole: “Signor presidente, è un vero piacere dare il benvenuto a lei e alla delegazione che la accompagna. La sua presenza a Roma è un onore per la Repubblica italiana”, aggiungendo che "è per me un gran piacere accoglierla nuovamente al Quirinale a distanza di pochi mesi dal nostro ultimo incontro ed è una testimonianza delle eccellenti relazioni che vi sono tra Israele e Italia, anche attestate dalla frequenza degli incontri”; anche qui il nostro ha perso una buona occasione di credibilità, davanti ai giovani e al mondo, tacendo dell'aggressione imperialista e terribile sulla Palestina, da parte di Israele e degli Usa suoi sostenitori . Spiace dirlo ma nessuno è perfetto...così talvolta anche il nostro Mattarella, e pure voi di Valigia Blu, non per questo non colgo anche le vostre rispettive virtù. Con immutata stima, Marines
Matteo Pascoletti
Come sempre quando parliamo di Ucraina partono tutta una serie di dietrologie per cui l'invasione del 2022 e la sua natura passano in secondo piano. Putin stesso quando decise di invadere l'Ucraina parlò di "denazificazione" e di prevenire il "genocidio in Donbas delle popolazioni russofone", non certo di guerra difensiva. Poi anche grazie ai realisti più realisti del Re si iniziò a cercare di trasformare una guerra di aggressione in guerra difensiva, omettendo però il ruolo di quei paesi che riforniscono la Russia di armi (Iran, Corea del Nord), soldati (Corea del Nord) o aiuti ibridi (Cina). Mi spiace ma non ho intenzione di farmi trascinare in queste dietrologie, che tra l'altro infangano il lavoro di quegli oppositori uccisi dal regime di Putin, come ad esempio Boris Nemcov, che già nel 2015 dimostrava l'intenzione da parte di Putin di invadere l'intero paese. Espansionismo coerente con quanto avvenuto in Cecenia e Georgia. https://www.4freerussia.org/putin.war/ C'è chi ha provato per anni ad avvertirci, e non lo abbiamo ascoltato; non voglio alimentare l'errore a nessun titolo anche perché non è l'oggetto dell'articolo.
DavidgfePor
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