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Marco, il compagno di Lucio Dalla, e i suoi diritti negati

5 Marzo 2012 3 min lettura

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Marco, il compagno di Lucio Dalla, e i suoi diritti negati

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Dino Amenduni - @doonie

@valigiablu - riproduzione consigliata 

Lo abbiamo letto e detto tutti: le espressioni con cui i media nazionali hanno definito Marco Alemanno, il compagno di Lucio Dalla, a commento della sua lettura de 'Le rondini' durante il funerale del cantante bolognese ha spesso attinto all'ipocrisia, come ha sottolineato Michele Serra su Repubblica.

'Amico', 'stretto collaboratore', 'persona vicina': non chiamare le cose con il loro nome dipende solo marginalmente dalla volontà (legittima e secondo me non contestabile) dei due di non rendere pubblica la loro relazione. C'è un aspetto che secondo me è stato sottolineato ancora troppo poco: per lo Stato italiano Marco Alemanno non ha diritti. Perché per lo Stato italiano la loro non era una coppia, non era una famiglia. Per lo Stato italiano Lucio Dalla e Marco Alemanno non erano e non potevano essere niente.

Io penso che se non ci sono leggi che tutelano le coppie dello stesso sesso ci sarà sempre l'idea che quelle coppie siano di serie B o addirittura non-coppie. Questo autorizza gli omofobi di ogni forma e natura, consapevoli e inconsapevoli, a mantenere le loro posizioni e rende più difficile una vita serena per chi convive, che sia omosessuale o eterosessuale.

Nelle ore immediatamente successive alla scomparsa di Lucio Dalla molti personaggi politici hanno ricordato il cantante (il quale, a sua volta, dichiarò che non avrebbe voluto politici al suo funerale). 

Se vogliono dimostrare di aver voluto bene a Lucio Dalla c'è una grande occasione da cogliere: proporre un'iniziativa parlamentare per regolare le unioni civili (sia tra persone di sesso diverso che tra persone dello stesso sesso) sul modello francese del Pacte Civil de Solidaritè

Citando Wikipedia, il PACS:

a. offre ampia tutela alla convivenza (diritti di rilevanza pubblicistica, regola il rapporto di locazione, contempla misure fiscali e altro). In particolare, il Pacs è un contratto, concluso con una dichiarazione congiunta scritta alla cancelleria del Tribunal d'instance nella giurisdizione di residenza. Il testo della convenzione è iscritto in un registro tenuto presso la cancelleria.

b. comporta una serie di obblighi per i partner, quali:

- impegno a condurre una vita in comune

- aiuto reciproco materiale

- responsabilità comune per i debiti contratti dalla firma del Pacs.

c. non garantisce l'adozione, termina per la morte di uno dei partner, con il matrimonio per le coppie eterosessuali o dopo tre mesi dalla richiesta di entrambi i partner. I benefici del welfare e la riduzione delle tasse si acquisiscono dopo tre anni dalla stipulazione del PACS.

La legge francese prevede anche la convivenza (in francese "concubinage", da non confondere con l'italiano concubinaggio) (capitolo II, art. 515-8), che offre diritti molto limitati (affitto, immigrazione, salute ed assicurazione) ai partner che coabitano.

d. non sono rivolti soltanto alle persone omosessuali, ma anche alle coppie di sesso diverso che non vogliono contrarre matrimonio e preferiscono utilizzare uno strumento giuridico diverso dal matrimonio civile o religioso, senza però essere prive delle tutele e delle prerogative di cui gode una coppia "regolarmente" unita (assistere il proprio partner in ospedale, partecipare alle decisioni che riguardano la sua salute e la sua vita, lasciare in eredità il proprio patrimonio alla persona con cui si è condivisa l'esistenza, ottenere l'avvicinamento se un partner è extracomunitario e così via).

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La situazione politica che si è creata in Italia col Governo Monti potrebbe favorire un'iniziativa bipartisan. I partiti, terrorizzati dall'idea di perdere l'appoggio del Vaticano, potrebbero  'socializzare le perdite', come già è accaduto per le nuove regole sull'Ici alle attività religiose con preminente finalità commerciale. Se la proposta fosse promossa dai due partiti principali, Pd e Pdl, si otterebbe anche un interessante effetto politico: il Terzo Polo si spaccherebbe tra i favorevoli (Fli) e i contrari (Udc).

I numeri, forse, ci sono. Basta sommare il 70% dei parlamentari progressisti del Pd (143), il 50% dei parlamentari liberali del Pdl (106), i gruppi di Fli e Idv (25+21) e il 50% del Gruppo Misto (24) per giungere a quota 319. 

Provarci è doveroso. Una bocciatura parlamentare sarebbe un ennesimo atto di ipocrisia.

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