Mangiare insetti, amare il governone, vivere felici
1 min letturaHo letto sull'Economist che il mondo sarebbe un posto migliore se tutti mangiassimo insetti. Avremmo meno mammiferi da allevare, con evidenti risparmi in termini di denaro e inquinamento, e faremmo un grosso favore alla natura e al nostro fabbisogno proteico giornaliero. Si tratta di abitudini alimentari che per questioni culturali non prendiamo minimamente in considerazione, ma che sono tranquillissimo retaggio di due miliardi di persone nel mondo. In altre parole, il passaggio verso una dieta in contrasto con la nostra idea di 'cibo' e di 'buono' ci costa tonnellate gratuite di CO2 e una vita migliore.
In Italia le elezioni sono un enorme dispendio di risorse, e sulla base del mero rapporto costi/benefici - a risultati ottenuti, ossia un esecutivo studiato e ottimizzato sui desideri di pochi e non degli elettori - non si potrebbero mai definire "convenienti": faticose tornate elettorali che portano a governoni-mostro malgrado il mandato popolare, oboli di primarie mal investiti per partiti che prendono strade tutte loro, solitarie, anarchiche. Il voto è un lusso antieconomico, un riflesso culturale incondizionato. Come il rifiuto per la zuppa di vermi, anche se ci si potrebbe abituare - tanti già lo fanno, e affondano il cucchiaio nella grigia minestra dell'astensione (eccola). Però non votare più no, non toglieteci il gusto. Mica mangiamo per sfamarci.
(Notare lo sforzo profuso nel non aver citato l'ambigua parola "Grillo". Sarebbero state risatone).
(CIAO A TUTTI è una specie di rubrica satirica che sta per usare una parola a sproposito. Eccola: "drenaggio").