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Macerata, il dibattito di questi giorni e la strada lunga e faticosa contro razzismo e fascismo

13 Febbraio 2018 5 min lettura

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Macerata, il dibattito di questi giorni e la strada lunga e faticosa contro razzismo e fascismo

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In questi giorni siamo stati costretti a impegnarci su due fronti: l'attacco da destra al significato e al valore della partecipazione democratica contro fascismo e razzismo, l'incapacità da parte del centro-sinistra di dare nome alle cose e la giusta risposta a un attacco terrorista di matrice razzista e fascista, tramite un gesto rivendicato dal suo autore.

Ne voglio parlare ancora oggi, perché dobbiamo essere consapevoli che la strada del nostro impegno contro razzismo e rigurgiti fascisti sarà lunga e faticosa. Voglio ricapitolare alcuni punti e questioni emerse in questi giorni di dibattito. Mi serve per avere chiaro il quadro della situazione e rimettere come dire le cose al loro posto.

L'attacco razzista a Macerata e la reazione dei partiti

I principali partiti politici, tutti (tranne poche eccezioni), non sono stati in grado di dare una risposta unitaria, imponente e chiara a un tentativo di strage per motivi razzisti. Da un lato, la destra, disinteressata, minimizza ("è un folle") e strumentalizza in modo vile e disumano la morte di Pamela Mastropietro, nonostante i ripetuti appelli della madre a non farlo: «Non siamo razzisti, non vogliamo vendetta, vogliamo giustizia. Non usate la morte di nostra figlia per scopi politici, mia figlia avrebbe avuto orrore dell'attacco di Macerata». Dall'altro, il maggior partito di centro-sinistra afono e confuso – ancora ieri Matteo Renzi parlava di «deriva pistolera» –, incapace di pronunciare la parola "fascismo". (Il Movimento 5 stelle non lo nomino su questi temi è sempre stato ambiguo e fumoso. L'invito di Di Maio ad abbassare i toni e la non partecipazione a manifestazioni contro razzismo e fascismo non mi sorprende).

Macerata e le manifestazioni spontanee dei cittadini

I cittadini organizzati dal basso e in modo spontaneo hanno salvato la dignità e la faccia dell'Italia davanti agli occhi del mondo. Una manifestazione a Macerata, organizzata contro tutto e tutti in un clima di paura e tensione immotivata (generata e alimentata da politici e media: "città blindata", "ritrovate mazze per gli scontri", notizia risultata poi falsa), ha visto la partecipazione di oltre 20mila persone. Un corteo pacifico che ha saputo mandare un messaggio chiaro: la democrazia non si fa intimidire. Alla paura dei rigurgiti fascisti rispondiamo riprendendoci le strade. All'appello al silenzio e a restare a casa, rispondiamo organizzandoci da soli e dando il nome alle cose: impegno contro fascismo, solidarietà alle vittime. Non solo Macerata, altre città si sono mobilitate. Una su tutte Milano con una partecipazione spontanea straordinaria, incredibile, commovente: si parla anche di 20mila persone.

Su cosa è stata realmente Macerata consiglio la lettura della testimonianza di Adriano Sofri su Facebook.

Cosa avrebbero dovuto fare tutte le istituzioni lo ha detto in modo definitivo Emma Bonino:

La xenofobia è un prodotto del nazionalismo. Penso che bisogna cominciare a dire che a Macerata ci dovevano essere tutti, tutte le istituzioni. Perché fosse stato l'inverso, un nero che sparava a italiani, saremmo corsi tutti. Secondo me, non si sconfigge la paura con la caricatura di tutte le derive che pulsano in questo Paese. Di queste derive occorre parlare, non negarle.

Faccio notare che all'indomani della manifestazione il questore  di Macerata, che non ha vietato il corteo (non riscontrando problemi di ordine pubblico) a soli tre mesi dall’insediamento è stato trasferito, dicono fonti del Dipartimento della pubblica sicurezza che si tratterebbe di “un normale avvicendamento“ all’interno di “un più ampio movimento di dirigenti e prefetti”. E come dicono fonti della questura di Macerata al Corriere della Sera pare che servisse un «cambio di passo» dopo gli ultimi avvenimenti.

Il coro sulle foibe e la reazione mediatico-politica

Il coro sulle foibe c'è stato, erano in pochi e nel corteo quasi nessuno li ha sentiti. Nessuno ha aderito a quello slogan, che è rimasto sostanzialmente isolato. I media ci si sono fiondati per sensazionalismo non per giornalismo (poi dicono che abbiamo un problema con gli algoritmi etc etc, cominciamo a parlare del problema che abbiamo con il filtro umano), un episodio che andava segnalato ma che di certo non meritava la copertura mediata da "prima pagina"; i partiti di destra si sono fiondati per squalificare la manifestazione. Ma in modo sorprendentemente triste ci si sono fiondati anche loro come sciacalli, i politici di sinistra che non hanno partecipato a Macerata, dividendo ancora una volta la loro base. Quei cori sono ributtanti e lo dobbiamo dire in maniera netta, frutto di ignoranza e miseria umana. Così come lo striscione che inneggiava a Tito, che per inciso non era a Macerata, ma a Modena.

Lo scempio propagandistico del dolore altrui e quel silenzio che smaschera

Lo scempio propagandistico intorno al corpo di Pamela, il silenzio che smaschera sull'omicidio di Jessica. Una destra senza scrupoli, cinica e bastarda usa la morte di Pamela, per mano di un gruppo di nigeriani (le indagini sono ancora in corso), come fosse una "contro-argomentazione" all'attacco di Macerata. Manifestate per gli immigrati e non per lei. Siamo costretti a spiegarlo: c'è una differenza fra un delitto efferato e un tentativo di strage per razzismo. Manifestare dopo quell'attacco significa manifestare per tutelare, ribadire e presidiare i nostri più alti principi democratici e costituzionali.

Un momento della fiaccolata svoltasi il 6 febbraio a Macerata. Foto via Ansa

A chi ancora ieri chiedeva perché non ci fossero state manifestazioni per Pamela va ricordato che in realtà il 6 febbraio c'è stata una fiaccolata in suo nome e contro ogni violenza. Non solo, la comunità nigeriana di Macerata aveva deciso di organizzare un sit-in previsto per sabato 3 febbraio contro ogni forma di violenza "Per esprimere immenso dolore e sincera vicinanza alla famiglia della vittima e condannare fermamente ogni forma di violenza e strumentalizzazione rispetto al tragico evento". L'iniziativa poi è stata annullata per paura come spiega uno degli organizzatori in questa intervista a La Stampa.

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A smascherare gli ipocriti e la loro strumentalizzazione e spregiudicatezza il silenzio sull'omicidio, avvenuto in questi stessi giorni, di Jessica per mano di un "uomo bianco". A svelare e smascherare l'ipocrisia, lo squallore, l'abisso ci ha pensato Vittorio Feltri che ha definito Pamela "una ragazza oca, drogata fino al midollo".

Chiediamo noi in ginocchio perdono ai genitori e mi raccomando ai colleghi continuate a invitarlo nei talk show per chiedere la sua dotta opinione. Mi raccomando ai giornalisti pronti a denunciare i bassifondi del web, su questo tacete, come sempre.

Immagine in anteprima via Ansa

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