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Libia: uccisa Hanan al-Barassi, avvocata e attivista per i diritti delle donne

12 Novembre 2020 3 min lettura

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Libia: uccisa Hanan al-Barassi, avvocata e attivista per i diritti delle donne

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Hanan al-Barassi, nota avvocata libica e attivista per i diritti delle donne soprannominata “Azouz Barqua”, la signora della Cirenaica, è stata uccisa nella sua auto martedì 10 novembre da tre colpi di arma da fuoco sparati da alcuni uomini col volto coperto in pieno giorno a Bengasi.

Qualche giorno prima del suo omicidio al-Barassi aveva dichiarato di aver ricevuto numerose minacce di morte.

Gli aggressori hanno inizialmente tentato di rapire la donna in un negozio finendo poi per spararle e ucciderla, secondo quanto dichiarato dalla Direzione della sicurezza di Bengasi che ha promesso l'apertura di un'indagine.

Nella dichiarazione si legge che gli uomini sono poi fuggiti in due auto con i vetri oscurati.

Il governo di accordo nazionale libico sostenuto dalle Nazioni Unite ha condannato la barbara uccisione.

Leggi anche >> Cosa sta succedendo in Libia: da guerra civile a guerra multipolare

«L'assassinio di difensori dei diritti umani e di chi esprime opinioni e il mettere a tacere voci è un crimine atroce e una forma vergognosa di tirannia oltre che un tentativo disperato di distruggere la speranza di creare uno Stato civile e democratico», ha affermato il ministro degli Interni libico, Fathi Bashagha.

La morte di al-Barassi a Bengasi è avvenuta il giorno successivo la pubblicazione di un post sui suoi profili social in cui la donna aveva annunciato che avrebbe diffuso un video di denuncia su Saddam Haftar, figlio del generale militare e leader dell'Esercito nazionale libico (LNA) Khalifa Haftar che controlla la regione orientale della Libia, compresa la città di Bengasi.

Secondo la Missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (UNSMIL), al-Barassi era “una voce critica della corruzione, dell'abuso di potere e delle violazioni dei diritti umani".

«La sua tragica morte spiega cosa devono affrontare le donne libiche quando si permettono di parlare», si legge nel comunicato di UNSMIL.

In vari video pubblicati sul suo profilo Facebook, al-Barassi ha più volte espresso critiche nei confronti di figure fedeli all'LNA accusando membri di gruppi armati di aggressione e stupro di donne.

In una diretta sui social del 7 novembre aveva raccontato che la figlia era sopravvissuta a un tentativo di omicidio.

Ancora su Facebook al-Barassi aveva divulgato nomi e numeri telefonici delle persone che l'avevano minacciata a causa delle sue critiche esplicite, attirando ulteriori attacchi e minacce.

Come racconta la CNN nella diretta condivisa il giorno precedente alla sua uccisione, al-Barassi aveva detto che non si sarebbe fatta intimidire dalle minacce.

«Non mi arrenderò, solo i proiettili mi potranno fermare e se morirò, così sia. Solo la morte potrà zittirmi. Domani condividerò diverse sorprese, diverse sorprese», aveva comunicato.

Elham Saudi, direttrice di Lawyers for Justice in Libya, un'organizzazione che difende e promuove i diritti umani nel paese tormentato dal conflitto, ha definito l'attacco "un ricordo spaventoso e doloroso della realtà sul campo" per le donne libiche.

L'uccisione di Al-Barassi segue una serie di attacchi contro chi critica le forze allineate all'LNA.

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Ad oggi non si hanno ancora notizie della parlamentare libica Seham Sergewa rapita il 17 luglio 2019 da alcuni uomini armati apparentemente affiliati all'LAAF (Forze armate arabe libiche) nella sua casa di Bengasi.

Sergewa aveva espresso forti critiche nei confronti degli attacchi armati di Haftar a Tripoli.

Nel 2014 Salwa Bugaighis, rinomata avvocata e attivista libica per i diritti umani, è stata uccisa a colpi d'arma da fuoco nella sua casa a Bengasi da uomini non identificati. Le autorità non hanno indagato o perseguito nessuno per il suo omicidio.

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