Lezioni di Storia / Presepi e sagre, l’immaginario leghista e lo ius scholae
4 min letturaLezioni di Storia, una rubrica di divulgazione storica partendo dal presente
Cosa identifica il “vero cittadino italiano” secondo la Lega? A giudicare dagli emendamenti presentati in questi giorni in Parlamento allo ius scholae, cioè il provvedimento che chiede di dare la cittadinanza ai ragazzi stranieri che abbiano completato il ciclo di studi in Italia e quindi siano già compiutamente integrati, un insieme esilarante di fattori: conoscere le sagre, la storia del presepe e una vaga idea della cultura e storia romana, così, buttata lì.
Leggi anche >> Ius scholae: l’ultima occasione per approvare una riforma sulla cittadinanza
Gli emendamenti proposti sono circa 1.500 e sono stati presentati e difesi da Igor Iezzi, deputato della Lega, che non fa mistero che si tratti di una valanga di proposte assurde che hanno il solo scopo di rallentare l’iter di discussione e approvazione.
Ma da storici è interessante studiare cosa sia venuto in mente ai creativi onorevoli leghisti, perché, come dice un vecchio proverbio Veneto (quindi perfettamente in linea con le tradizioni difese dai leghisti) “Bertoldo se confessa ridendo”, e quindi non c’è nulla di meglio per conoscere i capisaldi della cultura leghista che leggere cosa propongono come condizioni sine qua non per concedere la cittadinanza italiana ai ragazzi non nati qui.
La centralità della Sagra
Chi abita sul Po lo sa: la sagra nei paesi padani è il fulcro dell’estate. Del resto l’immaginario leghista si è formato sui tavolacci di legno dove viene servita polenta taragna e “costesine” di maiale alla griglia, e sotto i tendoni vagano improbabili personaggi con in testa corna ed elmi celtici fasulli.
Non fatevi ingannare, la sagra come celebrazione di un qualche santo non c’entra, in Padania è più l’alternativa leghista alla Festa dell’Unita dei “comunisti”. Per i leghisti la sagra è il ritrovo della tribù, il banchetto del villaggio di Asterix in cui ci si abbuffa di cinghiale. In un certo senso, antropologicamente parlando, è il vero fulcro della micro comunità, e il grido di Iezzi: “Le sagre non sono meno importanti della Scala di Milano”, è storicamente corretto. Per altro, i ragazzini immigrati, in Veneto per esempio, le frequentano tranquillamente assieme ai coetanei, e le conoscono tutte. Il problema semmai sarebbe chiedere conto a un esame per la cittadinanza delle mille sagre, sagrette e sagroni che negli ultimi vent’anni si sono moltiplicate, spesso senza alcuna radice locale (si fanno sagre della sarda fritta in ameni paesi di montagna e banchetti di specialità lucane e sicule sciamano per mesi nelle piazze dei paesini del nord). Gli stessi leghisti muniti di cittadinanza poi farebbero fatica a illustrare le radici storiche delle grandi sagre e festeggiamenti del sud, che sono antropologicamente diversissimi dalla sagre che conoscono loro. Insomma, l’interrogazione sulle sagre non garantirebbe nemmeno un valido stop alla concessione della cittadinanza agli immigrati. Ma vaglielo a spiegare.
Il presepe, ovvero i leghisti che non capiscono la mentalità altrui
Un’altra grande battaglia della Lega è quella sul presepe, che in alcuni emendamenti si chiede sia oggetto di una prova scritta. Anche qui la richiesta è ridicola sul piano formale, ma utilissima a capire l’immaginario leghista. Cosa preoccupa il leghista medio? L’invasione musulmana, laddove i musulmani sono immaginati tutti come fanatici assassini che sgozzano i cristiani e vogliono trasformare le chiese in moschee.
Da qui l’ossessione per l’ostensione nei luoghi pubblici come le scuole dei simboli del cristianesimo, come il presepe.
Leggi anche >> Da Gesù Bambino a Gesù Savastano: Il Natale come guerra di civiltà
In realtà i musulmani non hanno mai protestato contro i presepi o l’estensione dei simboli cristiani nelle scuole e nei luoghi pubblici. Le uniche proteste e ricorsi legali vengono infatti da laici e atei, sia professori che alunni, che hanno chiesto che si tolgano i crocifissi e si limitino a scuola l’allestimento di presepi e di feste natalizie per preservare il concetto di laicità dello stato.
Le comunità musulmane e i singoli invece si sono sempre dimostrati favorevoli. Anche perché in realtà per i musulmani Gesù è considerato uno dei profeti. Inoltre in Italia una gran parte di immigrati proviene da paesi cristiani: dall’est europeo, dove sono ortodossi, e da paesi africani cristiani, per cui il presepe non viene affatto sentito come un problema. Inoltre per tutti quelli che provengono da paesi di tradizione cristiana e protestante (in Africa, per esempio, molti appartengono a confessioni di questo tipo) le Sacre scritture vengono studiate in maniera più approfondita: se si fa ai ragazzi immigrati un esame in cui si deve citare la Bibbia e i suoi versetti, è facilissimo che la sappiano meglio dei nostri pargoli. Ancora una volta gli emendamenti leghisti non dicono nulla sugli immigrati che si vogliono “bloccare”, ma molto sulla mentalità e sull’immaginario nostrano. E sulla nostra scarsa conoscenza del mondo fuori dai nostri confini.
La storia di Roma
Altro emendamento è quello che dice che si dovrà essere interrogati sulla storia romana. Qui è l’immaginario leghista che ha una debacle totale. Nata come partito che si opponeva a Roma, oggi la Lega è costretta, forse per accontentare Fratelli d’Italia, a mettere addirittura la storia romana al centro di una interrogazione per avere la cittadinanza.
Per altro, con un clamoroso autogol. Perché studiando la storia romana si conosce una civiltà che era apertissima nella concessione della cittadinanza, e alla fine arrivò a darla in automatico, sotto Caracalla, a tutti coloro che vivevano entro i confini dell’impero.
Sicuri sicuri, onorevoli leghisti, che vogliamo che gli aspiranti cittadini italiani nati fuori dall’Italia lo sappiano?
Per approfondire: I Pacifici Celti Leghisti: Roma ladrona e la storia dell’antichità