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L’editoriale che ci ha sconfitto e la risposta di Feltri a una lettrice indignata

26 Luglio 2011 3 min lettura

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L’editoriale che ci ha sconfitto e la risposta di Feltri a una lettrice indignata

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Si chiama Quei giovani incapaci di reagire, l'editoriale che ci ha sconfitto.
Lo ha scritto e pubblicato ieri sul "Giornale" Vittorio Feltri, e per la prima volta nella nostra vita ci siamo trovati nella condizione di non saper reagire. Il pezzo è piuttosto noto, ha fatto il giro della rete. Feltri si dice colpito da un fatto in particolare: mentre Breivik, vestito da poliziotto, dava sfogo al fucile uccidendo una novantina di persone, nessuno dei presenti ha provato a fermarlo. C'erano sull'isoletta circa 500 persone, dice Feltri, possibile che a nessuno sia venuto in mente di assalire il killer? Possibile che nessuno abbia avuto l'idea di organizzare un piccolo gruppo d'assalto e affrontare un uomo che, benché armato, era solo? Forse il problema, dice Feltri, è che ormai tutti siamo malati di "egoismo ed egotismo", e a nessuno è passato per la testa di sacrificare la propria vita in nome della salvezza altrui. 

Lo scritto di Feltri è, in una parola, mostruoso. Non varrebbe nemmeno la pena di commentarlo se non fosse che, crediamo, un delirio del genere autorizza molte persone a pensarla in questo modo disgustoso. Non ci aspettiamo del (buon) giornalismo da Feltri: ma fino a poche ore fa, quando abbiamo scovato in rete questo attacco al buon senso e all'umanità, eravamo entrambi convinti di poter far fronte a ogni sua uscita, a ogni titolo del suo giornale, a ogni assassinio dell'intelligenza. 
Quei giovani incapaci di reagire ci ha invece bloccato e sconfitto: con le parole si possono fare cose che annientano le facoltà intellettive di un uomo. L'editoriale di Feltri sul "Giornale" di ieri,
per farla breve, ci ha provocato un autentico terremoto interiore. A differenza di molti altri pezzi odiosamente unti, o falsi, questo ci è parso soltanto un concentrato di cinismo così puro da sfuggire al confronto logico. Uno sputo in faccia a qualunque forma di umanità, di comprensione, di empatia. 
Il primo pensiero è stato: dobbiamo fare qualcosa. Qualcosa per arginare questo abominio. Ma cosa? Scrivere a Sallusti? Scrivere un pezzo che spiegasse punto per punto quanto il discorso di Feltri sia avvicinabile a quello di chi accusa le vittime dei campi di concentramento di non aver saputo reagire ai nazisti? Cosa puoi opporre a un articolo del genere? 
No: quello che ci ha distrutto, quello che ci ha fatto capire quanto Feltri sia andato oltre, è proprio la modalità della nostra comune reazione: per una volta, lo schifo e la vergogna non avevano modo di tradursi in una forma argomentativa. 
A distanza di duecento chilometri — abitiamo l'uno a Milano e l'altro a Bologna — ci siamo scritti raccontandoci il medesimo stato: immobili per una quarantina di minuti di fronte allo schermo, incapaci di elaborare un pensiero che andasse oltre la pura aberrazione. Feltri, pubblicando questo articolo, ha letteralmente mandato in corto circuito il nostro lato cognitivo — la nostra capacità di reazione razionale, di critica, ferma restando l'indignazione. Ci ha trasformato in una macchina d'odio, sebbene per un periodo limitato di tempo. 
Ora: non vogliamo fare dietrologia, e prendere in esame le varie ipotesi che stanno sorgendo in queste ore, tipo: avrebbe scritto lo stesso pezzo se l'attentatore fosse stato islamico? Se non fosse stato biondo? Se le vittime non fossero state a un campo laburista? Tutto questo lo ha già fatto qualcuno, che ha suggerito che il pezzo sia una sorta di salto mortale per non attribuire del tutto la colpa a un uomo di saldi principi cristiani e destrorsi. 
Vogliamo solo dire che, forse, anziché un'atavica incapacità di "identificarsi con gli altri" e di sacrificarsi per loro (esiste del resto l'istinto di conservazione), a far scappare queste persone sia stata la paura, sia stato il dolore, la sorpresa, l'impreparazione. Sia stato l'orrore di fronte a qualcosa di mostruoso. Sembra così semplice, così umano supporlo. Sembra così naturale rimanere in silenzio, evitare il commento affrettato, limitarsi a testimoniare il fatto. 
E sembra invece paradossale che noi, per rispondere a Feltri, dobbiamo giustificare indirettamente il comportamento di decine di persone che sono state vittime di un massacro. Forse è anche questo che ci ha sconfitto: l'idea che l'innocenza e la morte abbiano bisogno di trovare una giustificazione al cospetto di un signorotto con la pipa. Questo è spaventoso, è disumano, è immorale.
Giorgio Fontana e Andrea Tarabbia - Il primo amore
Qui la risposta di Feltri a una lettrice indignata

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682 Comments
  1. marco

    feltri dovrebbe solo vergognarsi, non esistono parole che possano descrivere il disgusto e la tristezza nel leggere un editoriale del genere.

  2. roberto pampalone

    Io non trovo le parole per ringraziare l'autore di questo articolo, che mi convince di non essere rimasto solo ad osservare un mondo che corre verso il baratro, morale e materiale. Grazie per il coraggio e la sensibilità con cui vi siete posti di fronte a tanta cattiveria gratuita, se può servire, ho pianto... per quella gente, per noi tutti, per essere così disperatamente squassati da eventi sopra le nostre possibilità.

  3. covacich pietro

    credo che Feltri invece ci abbia preso. lo dimostrate voi: di fronte allo sconcerto nel leggerlo siete rimasti immobili, incapaci di reagire alle sue folli accuse. Forse Feltri sotto sotto ha ragione... siamo così presi dal vergognarci e indignarci che non facciamo più nulla per cambiare le cose: indignarsi è diventato la massima reazione di chi non condivide qualcosa. e questo dovrebbe far preoccupare. Non amo Feltri e non ho letto il suo articolo perché non leggerei nulla di suo. Mi sono basato sul vostro di articolo e mi è sorto questo dubbio. La mia però è una riflessione e non un'accusa, solo una riflessione.

  4. lisa

    Non ho dubbi sul fatto che se Feltri fosse stato sull'isola al momento del massacro si sarebbe scagliato immediatamente contro il killer per cercare di evitare la strage.....come no...

  5. paolodaroma

    L'osservazione di Feltri riduce alla banalità un fatto di una gravità assoluta. Certamente 50 persone lanciate contro una, seppur armata, ne avrebbero potuto avere ragione ma... come si può pensare che una persona, oltretutto giovanissima, non voglia salvare la propria vita? Poi, mi chiedo, chi ci dice che qualcuno non lo abbia fatto fallendo? Detto ciò, e per quel mezz'uomo che è Feltri le parole spese sono giù troppe, qualcuno invece vuole aprire un dibattito sulle idee che, certamente amplificate e distorte, hanno portato il "pazzo" alla strage? Qualcuno vuole analizzare i pensieri di Borghezio, la loro origine storica, la loro pericolosità, il fatto che il rifiuto di certe idee debba essere deciso e definitivo? Borghezio va battuto con la politica? Veramente speriamo di battere con la politica un rozzo e decerebrato essere che rappresenta, e smettiamo di negarlo, una parte della società ignorante, grezza, approssimativa, portata a incolpare sempre gli altri del proprio stato, pronta a scagliarsi sul primo sconosciuto (in senso lato... trans, musulmano, ebreo, gay, disabile, etc) in cui identifica la causa dei propri mali? L'unica ricetta è la cultura, vera e solida, da somministrare per forza, come l'olio di ricino di vecchia memoria, marginalizzando chi la rifiuta. E' un atteggiamento estremo? Forse, ma forse è anche l'atteggiamento di chi a metà del cammin della sua vita vede dei mediocri veri, degli arruffati ignoranti, mandare in rovina ciò che i padri costituenti e prima di loro i partigiani, avevano costruito con il sangue e la vita. Abbiamo il diritto di permettere a gentaglia così di parlare e di agire? Di lasciare che sfascino tutto? Di rispondere ai danni fisici con lo sdegno innocuo? Giunto alla mia età me lo chiedo, me lo chiedo anche in nome dei risultati che simili atteggiamenti ci hanno portato negli anni: la mafia sempre più potente, i corrotti al potere, i ladri al governo... mi sembrano risultati deludenti. Se mai tornassero cosa diremmo alle vittime di Bologna, di Piazza Fontana, di piazza della Loggia, dell'Italicus, di Ustica etc... che certo, abbiamo reagito con la politica e sicuramente molti di quelli che di quelle atrocità sanno ben più di qualcosa ora siedono alla Camera o in posti di potere e prestigio. Credo non apprezzerebbero. Un sinistrorso senza patria alcuna ormai

  6. franco

    ECCO, DIAMO A FELTRI LA SODDISFAZIONE DI DIRE CHE AVEVA RAGIONE. TUTTI A ROMA CONTRO QUESTE MERDACCE CHE STANNO RIPULENDOSI I BAFFI DOPO L'ANIMALESCO PASTO RAPPRESENTATO DALLA DIGNITà DI MILIONI DI ITALIANI, DALLA LEGGE CHE E' DIVENTATA DISUGUALE, DALLA DEMOCRAZIA NEGATA... REAGIRE, IN TANTI, TANTISSIMI, CONTRO QUESTO STRAPOTERE VIGLIACCO CON I FORTI. TUTTI IN PIAZZA A PRENDERLI A CALCI NEL SEDERE FINO AI CONFINI.

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