La scelta di lasciare FB e IG: alcune obiezioni e le nostre risposte
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Entro la fine del 2025 non userò più Facebook e Instagram, dopo aver deciso di non usare più X di Elon Musk ben prima della vittoria di Trump, perché era già evidente il suo coinvolgimento politico diretto nella piattaforma ideologica violenta e antidemocratica rappresentata da Trump e il partito repubblicano. Per me e per Valigia Blu ha inizio una nuova fase della nostra avventura digitale. Le ragioni le ho spiegate in un lungo articolo e in un podcast pubblicati il 24 gennaio.
La transizione digitale durerà un anno. Non lasciamo i social, ma diciamo addio a Facebook e Instagram che non sono i social. Questa identificazione totale è parte di una narrazione distorta, tossica e manipolatoria ben congeniata dalle piattaforme di Mark Zuckerberg che ci hanno anche convinto che senza di loro è il nulla. Non è così, possiamo smettere di concedere questo potere: lì fuori c’è un mondo da esplorare ed è tempo di considerare alternative alle nostre vite e conversazioni digitali.
Il mio articolo Addio Facebook e Instagram. È ora di ricostruire le nostre case digitali è stato molto discusso, lo è ancora in questi giorni. E ho provato a raccogliere un po’ le principali obiezioni che ho letto in giro tra la pagina di Valigia Blu, la mia bacheca e altre bacheche.
“Ritirarsi sull’Aventino non ha mai funzionato”
Questa obiezione l’ho affrontata già nell’articolo. Ribadisco: abbiamo compiuto una scelta per noi, e non contro Musk o Zuckerberg, verso cui non abbiamo certo il ruolo di opposizione politica. Vogliamo scegliere attivamente dove investire tempo, energie, competenze. Ed è una scelta coerente con lo spirito con cui è nata Valigia Blu. Oggi ci sentiamo a disagio a vivere la nostra vita digitale dentro uno dei quartieri generali della propaganda di un progetto fascista.
“Questa protesta, questo boicottaggio non funzionerà”
Infatti non è una protesta contro Meta, né una forma di boicottaggio. Sarebbe ridicolo e anche un po’ patetico come obiettivo. Non siamo così sciocchi o ingenui da pensare di avere ricadute sul business o le policy di queste aziende attraverso la nostra scelta di non usare più le loro piattaforme, ma soprattutto non ci interessa un simile obiettivo. Vogliamo piuttosto essere attori protagonisti di un cambiamento nelle nostre vite digitali e decidere noi dove la nostra conversazione pubblica avviene, a quali condizioni e regole. Costruire e ricostruire altrove le nostre case digitali è una nostra urgenza, non un tentativo di danneggiare un gigante globale come Meta.
“Non possiamo lasciare FB, è qui che abbiamo i nostri amici, le nostre relazioni, si svolge la nostra vita digitale”
Non mi permetterei mai di dire ad altre persone cosa dovrebbero fare con le loro vite. Ogni scelta è legittima, purché - e questa è l’unica cosa che mi sento di dire - sia consapevole. Ci sono persone che hanno costruito dentro questa piattaforma la loro unica rete sociale digitale. Ovvio che non possono e non vogliono rinunciarci. Ma perché mai dovrebbero farlo? Per Meta non farebbe alcuna differenza, per queste persone sì. Ripeto: per Valigia Blu, la sua storia e la mia è un discorso totalmente diverso. Per coerenza, etica, per rispetto e cura della comunità di persone che in questi anni ha riposto fiducia in noi, sentiamo l’urgenza di cercare altre strade e prendere una posizione politica netta rispetto a quanto sta accadendo sotto i nostri occhi. E qui arriviamo alla questione della consapevolezza. Rimanere sì, ma ben sapendo di far parte di una macchina propagandistica a sostegno di un uomo i cui tratti distintivi - nel corso della sua carriera da magnate immobiliare prima, e candidato e presidente eletto poi - sono: bugie, violenza, manipolazione, estorsione, cinismo, egoismo, sessismo, razzismo e avversione per le istituzioni democratiche e lo Stato di diritto.
“Così però vi arroccate, vi sottraete”
Ma cosa vuol dire esattamente? Ci sottraiamo a cosa? Chi sarebbero gli interlocutori che si stanno mettendo in gioco insieme a noi? In realtà così ci stiamo aprendo ad altre possibilità.
Spezzare le catene e saltare fuori da questo recinto-trappola in cui abilmente ci hanno rinchiusi anche grazie alla nostra ingenuità, remissività e arrendevolezza, significa prendere coscienza di cosa sono oggi queste piattaforme e liberarsi, non lasciando più le nostre reti di relazioni digitali a Facebook. Soprattutto quando le regole sono saltate e il gioco è truccato. Se si è dentro una relazione abusiva, cercare e trovare una via d’uscita non è arroccarsi. Non si può dire a chi cerca di venirne fuori: “eh, però così ti sottrai…”: questa è la logica di chi favorisce una relazione abusiva, provocando un danno a chi cerca di uscirne o avrebbe bisogno di farlo il prima possibile.
“Così lasciate ampie praterie alla disinformazione, a chi vorrebbe proprio che voi andaste via”
Non sento e non voglio avere la responsabilità di contrastare la disinformazione dentro casa di Zuckerberg. Non ho il ruolo di “educare” le masse e ho ben presente la mia irrilevanza culturale e algoritmica, la sproporzione delle forze in campo. Chi decide di restare e vuole farsi carico di “contrastare la disinformazione”, qualsiasi cosa voglia dire, potrà scegliere di impegnarsi e fare attivismo digitale, provando a diffondere contenuti corretti e così via. Non ha però senso pretendere di investire altri di questo ruolo, proprio mentre si ammette quanto queste piattaforme e il loro proprietario (di fatto) siano diventati un problema.
“Così vi condannate a sparire. I social sono importanti ed è qui il volume”
Proprio perché Facebook e Instagram non sono tutti i social ritengo un errore questo discorso. Esistono altre piattaforme, la questione è semmai se si ha voglia di ricominciare altrove. Se la motivazione è forte, e per noi lo è, non sarà un problema ricostruire le proprie reti sociali digitali altrove. Certo, perderemo qualcuno per strada, vanno messi in conto dei prezzi da pagare. Ma diciamoci la verità: si tratta di prezzi abbastanza sopportabili, lasciare Meta non dovrebbe essere visto come un atto di coraggio, farebbe davvero ridere messa così. Il web è un mondo ricco e complesso che non inizia né finisce con i social network. C’è un mondo là fuori che vale la pena scoprire e riscoprire. Quanto al “volume”, perché la quantità di follower e il numero di like e condivisioni dovrebbe essere un valore? Per noi è un valore la qualità, costruire comunità di persone che condividono un sentire comune e averne cura. Essere mass media non è mai stato nelle nostre aspirazioni.
“Così ve la cantata e ve la suonate da soli”
Perché invece voi siete interessati a dialogare e confrontarvi con i fascisti? Secondo voi oggi chi pensa che Biden abbia rubato le elezioni nel 2020 non vede l’ora di leggere Valigia Blu per informarsi in modo corretto e mettere in discussione i propri convincimenti? Voi leggete giornali di qualsiasi orientamento politico o seguite programmi di destra e di sinistra per non rimanere rinchiusi nella vostra bolla? La community di Valigia Blu è legata a un terreno comune (la democrazia, lo Stato di diritto, il rispetto per le vite umane…) non al pensarla allo stesso modo. Nel gruppo ci sono discussioni e confronti perché le opinioni su temi specifici possono essere diverse e il confronto è vissuto come un momento di arricchimento, non un’occasione di imporre il proprio punto di vista.
Chiudo con una piccola nota personale sul rapporto tra social media e relazioni umane. Il Festival Internazionale del Giornalismo che io e Chris Potter organizziamo da quasi 20 anni a Perugia è il media event più amato e rispettato al mondo (mi sento di poterlo dire senza peccare di presunzione). Non usiamo i social media costantemente durante l’anno, abbiamo una linea molto soft, di basso profilo. Ci attiviamo principalmente solo durante i 5 giorni del Festival, e principalmente per raccontare cosa succede in quei giorni: l’atmosfera, la gioia dell’incontro, la condivisione. Non abbiamo mai investito in campagne pubblicitarie né sui social, né sui media mainstream. Non abbiamo quasi nessuna copertura mediatica. La forza di questo evento è la Community internazionale che ogni anno si incontra nel capoluogo umbro, la qualità dei contenuti, la reputazione, il passaparola. La dimensione "social" dell'evento è il riflesso di un patrimonio umano di relazioni e competenze: è soprattutto da questa esperienza che nasce la mia convinzione di non dover subire le piattaforme come fossero un destino ineluttabile.
(Immagine in anteprima via Flickr)