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La rissa continua, il degrado del linguaggio, la fine del rispetto dell’altro

16 Ottobre 2012 3 min lettura

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La rissa continua, il degrado del linguaggio, la fine del rispetto dell’altro

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Oggi Juan Carlos De Martin su facebook ha scritto questo post che riporto. Cita Rodotà e Caracciolo, ho riportato in fondo anche parte dei loro articoli di oggi su Repubblica, che affrontano nello specifico proprio questo aspetto: la nostra (in)capacità di confronto.

Lo viviamo ogni giorno nella nostra vita 'social', e lo sperimentiamo ogni giorno nella gestione/moderazione della pagina fan di valigia blu. Si fa fatica a ragionare, a confrontarsi, si fa fatica a far passare il messaggio che il rispetto è alla base di qualsiasi 'comunità'.

Il commento violento, volgare, aggressivo è la via più facile. Spesso questo 'linguaggio' si accompagna a incapacità di argomentare, a incapacità di capire cosa l'altro sta dicendo, non si risponde nel merito, è solo guerra cieca. E spesso purtroppo in questo battagliare col sangue agli occhi si veicolano informazioni sbagliate, manipolate in buona o in cattiva fede.

E da questa dinamica nessuno è immune:  non solo cittadini 'comuni', ma anche noti giornalisti, importanti politici e amministratori, si comportano così tra di loro e nei confronti di chi non è nessuno perché ha solo 48 follower.

 

  • Juan Carlos De Martin C'è un grave problema di metodo che affligge l'Italia in questo periodo storico (e guarda caso proprio oggi ne scrivono su Repubblica sia Stefano Rodotà sia Lucio Caracciolo) e che emerge in moltissimi luoghi, sia offline sia online: abbiamo in larga parte perso la capacità di confrontarci rispettosamente gli uni con gli altri.La posizioni altrui vengono semplificate e spesso ridicolizzate. Le sfumature spazzate via. Le certezze incontrovertibili affollano i paragrafi. Da una parte, la "verità", i "fatti", il "realismo"; dall'altra "baggianate", "fregnacce", "populismi", se non peggio.Confrontarsi civilmente è veramente un'altra cosa: quello che capita tutti i giorni su Facebook come altrove è più simile a un incrociare metaforico di spade. E purtroppo è la norma, e riguarda giovani e vecchi, colti e meno colti, online o di persona.Fino a quando non capiremo che il confronto - anche appassionato ma rispettoso - è una pre-condizione non dico di una democrazia deliberativa, ma anche solo di un pubblico dibattito serio, temo che come paese non faremo grandi passi avanti.

Cogliamo ogni giorno i frutti amari e avvelenati di una cosiddetta Seconda Repubblica nata dall’improvvisazione e dall’imprevidenza, di un dissennato “bipolarismo feroce” (copyright del direttore di Avvenire), di una lotta politica degenerata in rissa continua, del degrado del linguaggio, della fine del rispetto dell’altro, di una regressione culturale senza fine.

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Stefano Rodotà, La stagione avvelenata - la Repubblica 16 ottobre 2012

Stampa da boulevard, blog da strapazzo? Anche. Non mancano però gli intellettuali e i leader politici impegnati in questo sport. Fioccano invettive incrociate fra nordici e meridionali all’insegna di un asserito destino che imporrebbe comportamenti sociali ed economici prestabiliti a seconda del clima o del parallelo di riferimento. In tal modo è l’idea, anzi la storia stessa d’Europa, a essere violentata. Se davvero ciascuno di noi fosse confitto nel determinismo geografico, che senso avrebbe parlare di un progetto europeo? Se alcuni greci truccano i conti in quanto greci e non in quanto imbroglioni, di quale orizzonte comune discettiamo? E se un estone, un tedesco o un austriaco sono per definizione rigorosi in virtù dei rigidi inverni, perché mai dovrebbero scendere a compromessi con i pigri, goderecci abitatori del Belpaese o della penisola iberica? In tempo di crisi la ragione va in soffitta. Si ricorre agli slogan. È il festival degli estremismi: le questioni vengono poste e asseritamente risolte a fil di spada – oggi una metafora, ieri meno e quanto al domani incrociamo le dita. Senza nemmeno curarsi di darcene spiegazione, molti tra coloro che fino a poco tempo fa inneggiavano al “mondo globale” e dipingevano i rapporti fra i paesi europei in termini di perfetta interdipendenza inclinano ormai al semplicismo bipolare. Nord contro Sud, Sud contro Nord. Bianco e nero, nero e bianco. Di qui al razzismo, il passo è breve. Siamo nel campo delle “verità eterne”. Indiscutibili perché indimostrabili.

Lucio Caracciolo, Il Nord contro il Sud. L'Europa sulle barricate. - La Repubblica 16 ottobre 2012

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