La Padania è cristiana. Forse
3 min letturaLa cristianità presso i leghisti deve essere affrontata con la delicatezza che merita. Non che la scorsa volta, parlando di Islam, l’indelicatezza dominasse, eppure si intuirà presto perché la premessa siffatta.
Il sindaco di Treviso, Gian Paolo Gobbo, noto alle cronache slipstream nostrane con un rinvio a giudizio per banda armata, vecchia scuola per divenire filantropi longobardi, oltre che gentili seminaristi di provincia, dichiarò perentorio: «Noi siamo la Padania e cercheremo di mantenerla cristiana».
O basti ricordare i leghisti compatti a favore della presenza del crocifisso nelle aule scolastiche, parlando addirittura di battaglia laica; chi frequenta le terre vichinghe venete sa che nei bar non si parlava d’altro: “El crocefisso el ghe xe sempre sta e là el ga da star” (Il crocifisso c’è sempre stato e là deve rimanere ndr).
Nota a margine, se il ministro Calderoli sostiene che l’Islam non sia una civiltà e indossa magliette offensive verso altre religioni, non è che “amatevi gli uni e gli altri” abbia avuto un gran risultato nel caso del medico bergamasco prestato alla politica da più d’un ventennio, se non nel suo matrimonio officiato con rito celtico. Quisquilie.
Lo stesso Umberto Bossi approvò un documento che si può trovare nel sito della Lega Nord, datato febbraio 2008, nel quale si parla di radici cristiane: «Storicamente l’uomo europeo si è sempre distinto nella sua etica comportamentale per un insieme di valori che hanno la loro fonte nel cristianesimo, nel comune sentire cristiano». Un’autarchia religiosa non soltanto contro gli islamici, anche contro gli atei, come si può leggere nelle cronache di questi giorni.
Per non parlare delle donne padane, osservate il sito del gruppo politico femminile della Lega Nord, scendete con il cursore, troverete abbacinante un pensiero di Benedetto XVI: «È la donna che, anche nelle situazioni più disperate – e la storia passata e presente ne è testimone – possiede una capacità unica di resistere nelle avversità, di rendere la vita ancora possibile pur in situazioni estreme, di conservare un senso tenace del futuro».
Alla prossima, ne vedrete delle belle. - Continua