La frase sfortunata del viceministro Martone
2 min letturaDino Amenduni @doonie
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La frase del giorno, almeno nelle discussioni online dei nostri coetanei, è quella pronunciata da Michel Martone, viceministro del lavoro, alla "Giornata sull'apprendistato" organizzata dalla Regione Lazio:
"Dobbiamo iniziare a dare nuovi messaggi culturali: dobbiamo dire ai nostri giovani che se non sei ancora laureato a 28 anni sei uno sfigato, se decidi di fare un istituto professionale sei bravo e che essere secchioni è bello, perchè vuol dire che almeno hai fatto qualcosa"
(articolo e reazioni qui)
Questa uscita, come quasi tutto nel nostro Paese, ci sta già dividendo in favorevoli e contrari.
Basterebbe questa considerazione per ritenere l'uscita di Martone improvvida. Soprattutto perché parte dalla segnalazione di un problema (gli studenti universitari che passano anni senza risultati di rilievo) sostanzialmente condivisa, vanificata però da una "provocazione".
Due premesse prima di spiegarvi perché la penso così:
1. mi sono laureato (specialistica) a 24 anni. Non ho una proiezione autobiografica da difendere;
2. non è accettabile che una frase (l'equazione tra laureati sopra i 28 anni e 'sfigati') detta da un membro del Governo durante un confronto pubblico sia considerata "provocazione" solo perché è errata dal punto di vista comunicativo. È una frase detta davanti a una platea, all'interno di un ragionamento articolato, ed è dunque pienamente lucida.
Come si poteva trasformare questa uscita in un elemento di stimolo e riflessione comune?
A. Non generalizzando: nella rete della semplificazione finiranno tutti i ragazzi che non hanno, alle loro spalle, famiglie che possono permettersi di pagare gli studi; chi ha deciso di andare a vivere da solo e per farlo deve studiare e lavorare contemporaneamente; chi deve affrontare malattie, maternità, lutti, trasferimenti per i motivi più disparati. Se la frase di Martone era rivolta anche a loro, allora ne contesterei totalmente la sostanza; se non lo è (e così parrebbe) Martone ha commesso un errore;
B. Non piegando l'identità personale alla semplice componente accademica: chissà quanti italiani non sono laureati e hanno avuto successo nella vita. Chissà quanti 110 e lode girano per anni alla ricerca di lavoro, e non lo trovano perché magari qualche "sfigato" è raccomandato ha soffiato il loro posto. Chissà quanti hanno studiato per tutta la vita e non sono riusciti a realizzarsi e chissà quanti "sfigati" hanno messo su famiglia, hanno una casa, sono felici.
C. Non parlando come un uomo della strada, ma facendo proposte: Michel Martone è viceministro del lavoro. Lo è da poco, certo, ma questo non gli impedisce di governare. Se dopo l'analisi avesse condiviso un'idea per valorizzare gli studenti meritevoli e penalizzare chi non si impegna (ad esempio: tassazione progressiva basata sul rendimento, coi più bravi che pagano molto meno dei meno bravi), la sua uscita avrebbe portato a un risultato concreto o perlomeno a una discussione pubblica sul merito della questione e non sul grado di condivisione di quella affermazione.
Per chiudere, se Martone avesse detto: "Chi resta parcheggiato in Università per dieci anni è uno sfigato" avrebbe probabilmente espresso lo stesso concetto che intendeva avanzare con quell'infelice equazione, con il merito (che dovrebbe essere un dovere per un uomo di Stato) di non colpire ragazzi che non se lo meritano.
Avrebbe riscontrato un grado di condivisione pubblica certamente maggiore, ma forse non sarebbe finito sulle prime pagine dei giornali.