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L’estradizione di Julian Assange negli Stati Uniti è sempre più probabile

12 Agosto 2022 4 min lettura

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L’estradizione di Julian Assange negli Stati Uniti è sempre più probabile

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Presentato un nuovo ricorso contro l'estradizione

Aggiornamento 30 agosto 2022: Gli avvocati di Julian Assange hanno presentato all’Alta Corte britannica all’Alta Corte britannica un ricorso per impedirne l’estradizione negli Stati Uniti. Il ricorso sostiene che Assange sia attualmente perseguito dal Dipartimento di giustizia americano per via delle sue opinioni politiche.

Il ricorso è arrivato pochi giorno dopo che gli avvocati e la moglie di Assange hanno incontrato, sabato 27, Michelle Bachelet, Alto commissario delle Nazioni unite per i diritti umani. In occasione dell’incontro, Bachelet ha dichiarato: “"Sono a conoscenza dei problemi di salute di cui il signor Assange ha sofferto durante il periodo di detenzione e resto preoccupata per il suo benessere fisico e mentale. La potenziale estradizione e l'incriminazione di Assange sollevano timori per la libertà dei media e per un possibile effetto deterrente sul giornalismo investigativo e sulle attività dei whistleblower".


Si fa sempre più vicina la data in cui, quasi certamente, Julian Assange sarà estradato negli Stati Uniti. Il fondatore di WikiLeaks, attualmente detenuto in un carcere di massima sicurezza nel Regno Unito, assieme ai propri avvocati ha tempo fino a settembre perché l’Alta Corte di Londra accolga richieste di appello. Altrimenti, l’ordine di estradizione firmato a giugno dal ministro degli Interni Priti Patel diventerà effettivo nel giro di quattro settimane.

I familiari di Assange hanno fatto sapere in questi giorni che la “la sua salute è declino”, come dichiarato dal fratello Gabriel a Deutsche Welle. “È davvero straziante vedere Julian, questo genio gentile, in un carcere di massima sicurezza insieme ai criminali più violenti del Regno Unito".

Nei vari tribunali in cui la difesa ha presentato appelli e ricorsi, le motivazioni per bloccare l’estradizione sono state via via bocciate. In particolare quelle relative proprio alle condizioni di salute di Assange, con il possibile rischio suicidio, inizialmente accolte dalla Corte distrettuale e poi respinte. Stessa sorte per le motivazioni inerenti il diritto alla libertà di espressione di Assange e la protezione del lavoro giornalistico, e quelle sugli eventuali motivi politici dietro la richiesta del Dipartimento di giustizia americano

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“Una volta esaurite le vie di ricorso nazionali, Assange potrà appellarsi alla Corte europea dei diritti dell'uomo", ha dichiarato Stella Assange. Non è detto però che i giudici britannici siano disposti ad aspettare una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo. Non bisogna dimenticare inoltre come l’attuale governo (ancora in carica in attesa di nominare il successore di Johnson) abbia più volte dichiarato di voler uscire dalla Convenzione europea per i diritti dell’uomo, in particolare dopo la sconfitta rimediata proprio di fronte alla Corte nei casi delle deportazioni in Ruanda. I due candidati conservatori, Rishi Sunak e Liz Truss, hanno entrambi sostenuto questa linea, e per settembre uno dei due diventerà Primo ministro.

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In Australia intanto, paese di origine di Julian Assange, si attende ancora che il primo ministro laburista, Anthony Albanese, faccia pressione sul governo degli Stati Uniti perché rinunci al caso. “Non vedo quale scopo abbia continuare a perseguire Assange”, aveva dichiarato Albanese nel dicembre 2021. E mentre nel suo partito alcuni parlamentari fanno pressione perché tenga fede alle promesse, dichiarazioni rilasciate questa estate da Albanese non lasciano intravedere impegni precisi: "Non tutte le questioni di politica estera si affrontano al meglio usando il megafono”. I familiari di Assange si sono detti “frustrati” dall’assenza di iniziativa.

A livello internazionale sono continuate le mobilitazioni e gli appelli perché Assange non venga estradato. Oltre alla campagna #freeAssange, si sono espresse nelle settimane e nei mesi scorsi importanti organizzazioni, come Repoters senza frontiere, l’International federation of journalists e Pen America, senza contare le numerose mobilitazioni in varie città del mondo (tra cui Roma). La campagna Don’t Extradate Assange, promossa anche dalla stessa Stella Assange, sta invece organizzando una catena umana attorno al parlamento britannico, prevista per i primi di ottobre.

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Lo scorso luglio, infine, il presidente messicano Andres Manuel Lopez Obrador ha consegnato al presidente americano Joe Biden una lettera in cui ha difeso Assange e ha rinnovato l’offerta di asilo al fondatore di Wikileaks. Mentre a Londra si avvicina la decisione sul destino di Assange, l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale sul caso, senza precedenti, resta più alta che mai.

Immagine in anteprima: Stella Moris, compagna di Julian Assange, durante un discorso il giorno della sentenza di appello –foto di Alisdare HicksonCC BY-SA 2.0, via Flickr

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