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Dalla condanna a 22 anni del giornalista Safronov alla revoca della licenza al giornale indipendente Novaja Gazeta: la libertà di stampa in Russia è sempre più compromessa

8 Settembre 2022 5 min lettura

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Dalla condanna a 22 anni del giornalista Safronov alla revoca della licenza al giornale indipendente Novaja Gazeta: la libertà di stampa in Russia è sempre più compromessa

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Non si esaurisce la stretta del Cremlino sulla libertà di espressione. Questa settimana alcuni avvenimenti hanno contribuito a peggiorare il quadro già critico delle repressioni messe in atto da Mosca all’indomani dell’invasione su larga scala dell’Ucraina.

Lunedì un tribunale russo ha condannato per “alto tradimento” il giornalista Ivan Safronov a 22 anni di carcere. Durante la lettura della sentenza, i suoi sostenitori, presenti in aula, hanno applaudito in sostegno del giornalista. La fidanzata di Safronov, secondo quanto riporta Mediazona, avrebbe detto alle autorità presenti nell’aula di “bruciare all’inferno”.

Safronov è stato corrispondente per vari quotidiani russi, e si occupava di difesa. Secondo quando riportato dal sito indipendente russo Meduza, l’FSB (il Servizio federale per la sicurezza della Federazione russa) ha accusato il giornalista di aver passato segreti di Stato ai servizi di intelligence di Germania e Repubblica ceca, tra il 2015 e il 2017. Per la difesa il vero motivo dietro il processo è aver rivelato la mancata vendita di aerei SU-35 all’esercito egiziano: l’interruzione dell’accordo tra Russia ed Egitto ha poi provocato proteste dei vertici militari di quest’ultimo. Una tesi confermata anche da BBC Russia. Gran parte delle accuse contro di lui si sono basate su informazioni disponibili al pubblico, riprese poi negli articoli, e da legami non provati con persone straniere.

Uno dei testimoni dell’accusa, il politologo Demuri Voronin, ha ritrattato le proprie dichiarazioni e ammesso di aver commesso spergiuro contro Safronov. Così facendo ha invalidato la propria testimonianza. Durante le indagini, inoltre, a Safronov era stata proposta una commutazione della pena a 12 anni di carcere, previa confessione. Tuttavia il giornalista ha rifiutato l’offerta. 

Ancora il sito Meduza, in un editoriale di redazione pubblicato mercoledì, ha scritto a proposito della sentenza:

La Russia oggi ha una definizione molta estesa di "tradimento" che individua responsabilità anche in situazioni occasionali, come per due amici che si scambiano messaggi sui movimenti delle truppe in città. La pena minima per questo reato è di 12 anni di carcere - due anni in più rispetto al sistema sovietico.  [...] Certo, il caso Safronov è anche un atto di intimidazione. Il messaggio inviato dalla condanna è ancora più inquietante se si ricorda la sua specializzazione come giornalista: Ivan Safronov ha trascorso anni a raccontare l'esercito russo, le industrie della difesa e aerospaziali e il commercio militare ad alta tecnologia. Dopo il suo arresto, le autorità hanno anche introdotto un tipo speciale di "attività di agente straniero" che riguarda nello specifico i giornalisti e gli esperti che lavorano su questi argomenti. Coloro che rientrano in questa categoria devono addirittura dichiararsi al governo o incorrere in responsabilità penali - una condizione che non viene imposta a nessun altro tipo di "agente straniero" in Russia.

Nei giorni scorsi è stata inoltre revocata la licenza di Novaya Gazeta, storica testata per cui ha scritto Anna Politkovskaya e diretta da Dmitry Muratov, Nobel per la Pace 2021. L’annuncio è stato dato sul sito della testata stessa. “Non c’è altra scelta”, ha scritto il direttore Muratov in un messaggio rivolto ai lettori. “Lo so, è una decisione difficile e terribile per noi e per voi”.

La testata era già stata duramente colpita dalla legge che, a inizio invasione, di fatto censura la possibilità di parlare di “guerra” e impone di parlare di “operazione speciale”. Come riportato dal Corriere, ufficialmente la licenza è stata revocata perché Novaya non avrebbe fornito dati relativi al passaggio di proprietà avvenuto nel 2006. In quell’occasione l’ex presidente dell’URSS, Michail Gorbaciov, intervenne per salvare la testata dalla bancarotta. Novaya Gazeta si appellerà contro la sentenza, definita da Muratov “una mossa politica priva di fondamento”. 

Un’altra importante voce dell’informazione russa, la giornalista d’inchiesta Evgeniya Albats, direttrice del giornale New Times, ha lasciato il paese per andare a insegnare all’Università di New York.

Considerata una delle ultime voci libere rimaste nel paese, Albats a inizio mese aveva pubblicato su Moscow Times un editoriale dal titolo Sei mesi di guerra: cosa voleva Putin, cosa ha ottenuto”. Nell’editoriale, oltre a fare il conto degli obiettivi falliti da Putin e dal costo della guerra per i russi, Albats ha citato “fonti interne” secondo cui la classe dirigente del Cremlino sta diventando sempre più “irrequieta”:

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Durante questi sei sei mesi di guerra, non ho incontrato una sola persona più o meno nota, o di alto rango, o ricca, che abbia sostenuto apertamente la guerra. Mi è stato detto, in ogni caso, che un ex vice primo ministro, ora a capo di un'azienda statale, si è presentato negli uffici dell'Amministrazione presidenziale indossando una maglietta nera con una "Z" di sfida sul petto. Non si sa se questa persona stesse trollando l'amministrazione o se indossasse la maglietta come segno di eterna fedeltà. Non ho contestato la cosa, ovviamente, ma sarebbe stato meglio se questa consapevolezza fosse arrivata 22 anni fa. Una terza fonte insistette perché parlassimo su un balcone e stessimo così vicini da essere praticamente abbracciati. Il quarto aveva talmente paura che qualche spia potesse intercettare la nostra conversazione che ha suggerito di incontrarci in un ristorante a qualche decina di chilometri da Mosca. Il quinto ha ripetuto più volte che "la società russa ha completamente fallito nel considerare a fondo le implicazioni dell'uso del Novichok per uccidere gli oppositori". A quanto pare, il terrore che la maniglia della porta del proprio palazzo di lusso o della propria auto possa essere imbrattata con un agente nervino militare non abbandona nemmeno per un attimo molti dei vertici dell'élite russa. Questa quinta fonte si è anche lamentata amaramente di non poter usare il suo aereo privato.

Albats ha dato l’annuncio sul suo canale YouTube, affermando che se non avesse lasciato il paese nel giro di qualche settimana sarebbe stata arrestata. Sarah Rainsford, corrispondente per l’Europa orientale della BBC, ha ricordato che Albats è registata come “agente straniera” e che su di lei pendono quattro procedimenti amministrativi.

Nell'immagine in anteprima: Ivan Safronov durante la lettura della sentenza – via portugal.potsen.com

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