Cosa sappiamo finora delle accuse di Israele all’UNRWA
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Aggiornamento maggio 2024: Tutti i paesi dell’Unione Europea che avevano sospeso i finanziamenti all’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei rifugiati palestinesi (UNRWA) hanno ripreso a donare. A dare l’annuncio su X/Twitter è stato giovedì scorso Josepeh Borrell, alto rappresentante dell'UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza e vicepresidente della Commissione europea. I finanziamenti erano stati sospesi dopo le accuse mosse all’Agenzia da Israele alla fine dello scorso gennaio.
Alla fine di aprile la Germania aveva annunciato che avrebbe ripreso a finanziare l’UNRWA, dopo che altri paesi europei, oltre ad Australia, Canada e Giappone avevano preso decisione analoghe nelle settimane precedenti. Il 18 maggio è arrivata invece la decisione del governo austriaco, che nel budget per il 2024 ha inserito un finanziamento di 3,4 milioni di euro, con la prima tranche prevista per l’estate.
Sabato, invece, come riportato dall’ANSA, è arrivata la dichiarazione del ministro degli Esteri Antonio Tajani. A margine di un incontro con Mohammed Mustafa, Primo Ministro dello Stato di Palestina e dell’Autorità Nazionale Palestinese, Tajani ha annunciato che il governo ha “disposto nuovi finanziamenti a favore della popolazione palestinese, per un totale di 35 milioni di euro, che vanno ad aggiungersi a quanto già fatto in risposta alla crisi” .
Aggiornamento 26 aprile 2024: Israele non ha ancora fornito prove a sostegno delle sue affermazioni secondo cui alcuni dipendenti dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi nel vicino oriente (UNRWA) sarebbero membri di organizzazioni terroristiche e sarebbero stati coinvolti nell’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, ha dichiarato un'analisi indipendente guidata dall'ex ministra degli Esteri francese, Catherine Colonna.
Il rapporto Colonna, commissionato dalle Nazioni Unite dopo le accuse israeliane, ha rilevato che l'UNRWA ha regolarmente fornito a Israele gli elenchi dei suoi dipendenti e che “il governo israeliano non ha mai informato l'UNRWA di eventuali dubbi o preoccupazioni sul personale dell'agenzia dell’ONU sulla base di questi elenchi dal 2011”.
Il rapporto suggerisce diverse soluzioni per migliorare le garanzie di neutralità per gli oltre 32.000 dipendenti dell'Unrwa, tra cui l’espansione dei meccanismi di supervisione interna, una maggiore formazione del personale e un maggiore sostegno da parte dei paesi donatori. Tuttavia, il rapporto ha rilevato che i controlli sono già più rigorosi della maggior parte delle altre istituzioni comparabili.
Il portavoce del ministero degli Esteri israeliano, Oren Marmorstein, ha commentato che “il rapporto Colonna ignora la gravità del problema e offre soluzioni che non affrontano l'enorme portata dell'infiltrazione di Hamas nell'UNRWA”. Marmorstein ha accusato più di 2.135 dipendenti dell'UNRWA di essere membri di Hamas o della Jihad islamica palestinese.
Nel frattempo, l’UNRWA ha diffuso un suo rapporto interno, secondo cui alcuni suoi dipendenti rilasciati a Gaza dalle autorità israeliane avrebbero subito pressioni per rilasciare false dichiarazioni sui legami tra l’agenzia stessa e Hamas. Tra queste, la partecipazione del personale agli attacchi del 7 ottobre. Nel documento si afferma che diversi dipendenti palestinesi dell’UNRWA sono stati arrestati dall’esercito israeliano, subendo abusi e torture, tra cui waterboarding, gravi lesioni fisiche e minacce ai familiari. “Non possiamo rispondere alle testimonianze citate nel rapporto individualmente senza i dettagli completi dei detenuti e la verifica che siano stati trattenuti nelle strutture di detenzione dell'IDF”, ha commentato l’IDF.
Louis Charbonneau, direttore delle Nazioni Unite presso Human Rights Watch, ha detto che “le conclusioni del rapporto Colonna non sono particolarmente sorprendenti” e ha invitato “i governi che non l'hanno fatto” a “riprendere immediatamente i finanziamenti all'UNRWA, in modo che possa fornire aiuti ai civili disperati. Molti palestinesi rischiano la carestia a causa dell'uso che Israele fa della fame come arma di guerra”.
In seguito alle accuse di Israele, alcuni paesi avevano sospeso i finanziamenti all’UNRWA, il principale canale di sostegno umanitario non solo per i palestinesi di Gaza ma anche per le comunità di rifugiati palestinesi in tutta la regione. Nelle ultime settimane, la maggior parte dei paesi donatori, tra cui Australia, Canada, Svezia e Giappone, ha riattivato i finanziamenti. L’ultimo paese, in ordine di tempo, la Germania.
Sull'attacco del 7 ottobre è in corso anche un'indagine separata da parte dell'Ufficio dei servizi di supervisione interna delle Nazioni Unite.
Lo scorso 26 gennaio, l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi nel vicino oriente (UNRWA) ha licenziato alcuni dipendenti accusati di aver aiutato Hamas negli attacchi compiuti contro Israele il 7 ottobre.
Il licenziamento è avvenuto dopo che le autorità israeliane hanno condiviso con l’UNRWA e con gli Stati Uniti informazioni contenute in un dossier di 6 pagine, riguardante in particolare una dozzina di impiegati dell’agenzia. Contestualmente ai licenziamenti, l’UNRWA ha annunciato un’indagine per accertare i fatti. Nel frattempo, alcuni paesi, hanno deciso di sospendere i finanziamenti all’Agenzia.
Alcune testate internazionali, tra cui Wall Street Journal, Reuters, Associated Press e New York Times hanno avuto accesso al dossier. Vediamo quali sono le accuse e l’impatto che hanno avuto finora.
Di cosa parliamo in questo articolo:
Di cosa è accusata l’UNRWA e su cosa si basano le accuse?
Stando al dossier, dei dipendenti accusati 7 lavorano come insegnanti, uno come operatore sociale. Uno, impiegato come consulente scolastico, avrebbe partecipato al rapimento di una donna. Un altro è accusato di aver fornito munizioni. Un terzo, infine, avrebbe preso parte al massacro avvenuto il 7 ottobre in un kibbutz: nel raid sono state uccide 97 persone. Un quarto è accusato di aver partecipato all’attacco di Reim, dove si stava svolgendo un rave in cui sono state uccise 360 persone. Come riporta Reuters, il dossier “accusa circa 190 dipendenti dell'UNRWA, tra cui insegnanti, di essersi trasformati in militanti di Hamas o del Jihad Islamico. Il documento contiene nomi e foto di 11 di loro”. Un ufficiale israeliano ha detto a Reuters che i 190 menzionati nel dossier sono “combattenti incalliti, assassini”, mentre l’intelligence israeliana sospetta che circa il 10% del personale dell’UNRWA sia affiliata con Hamas o il Jihad Islamico. Ulteriori accuse sono dirette all’UNRWA, che nella Striscia di Gaza sarebbe “costretta a operare sotto la supervisione di Hamas”.
In tutto sono sei i dipendenti dell’UNRWA accusati di aver attraversato il confine tra Gaza e Israele il giorno degli attacchi. Di questi, quattro sono accusati aver partecipato al rapimento di cittadini israeliani. Altri avrebbero discusso telefonicamente il loro coinvolgimento negli attacchi. Tre avrebbero ricevuto messaggi che dicevano loro di presentarsi al punto di raccolta; a uno è stato chiesto di portare le armi conservate a casa sua. Uno degli insegnanti è accusato di aver filmato un ostaggio, e il manager di un negozio in una scuola dell’UNRWA avrebbe aperto una war-room per il Jihad Islamico.
Come riportato dalla CNN, il maggiore generale Aharon Haliva, comandante dell’intelligence militare israeliana, venerdì 26 gennaio ha fornito ad alti ufficiali degli Stati Uniti “nomi specifici, organizzazione di appartenenza (Hamas, Jihad Islamico Palestinese, o altre) e ruolo avuto negli attacchi del 7 ottobre”. “Abbiamo mostrato loro di avere solide informazioni di intelligence da diverse fonti”, ha dichiarato Haliva alla CNN. Come dichiarato lunedì scorso da un portavoce delle Nazioni Unite, l’organizzazione non ha formalmente ricevuto una copia del dossier.
Come riferito al WSJ da un funzionario, le informazioni si basano su intercettazione e analisi di segnali (SIGINT), dati di tracciamento dei cellulari, interrogatori di combattenti di Hamas catturati e documenti recuperati da militanti morti. Due funzionari occidentali hanno confermato al New York Times di aver visionato le informazioni, ma non sono stati in grado di sottoporle a verifica. I funzionari degli Stati Uniti che hanno visionato le informazioni le hanno ritenute plausibili.
Sempre il NYT ha potuto verificare l’identità di uno dei dipendenti dell’UNRWA accusato nel dossier: si tratta di un responsabile di magazzino che nei propri profili social compare con abiti che recano il simbolo del’ONU. Le testate che hanno visionato il dossier non hanno avuto accesso ai numeri identificativi degli accusati.
Di cosa si occupa l’UNRWA e quali sono i suoi rapporti con Israele?
L'UNRWA è stata istituita nel 1949 con la Risoluzione 302 dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, in risposta al conflitto del 1948 che ha causato lo sfollamento dei palestinesi. È un’entità separata dall’UNHCR (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati).
Operativa dal 1° maggio 1950, l'Agenzia si è dedicata al sostegno di quattro generazioni di rifugiati palestinesi, offrendo programmi di soccorso e lavoro, con un focus su istruzione, assistenza sanitaria, servizi sociali, e infrastrutture nei campi. I rifugiati sono definiti come "persone il cui luogo di residenza abituale era la Palestina nel periodo compreso tra il 1° giugno 1946 e il 15 maggio 1948, e che hanno perso sia la casa che i mezzi di sostentamento a causa della guerra del 1948". Anche i discendenti di maschi rifugiati in Palestina, compresi i figli legalmente adottati, hanno diritto alla registrazione.
Attualmente, l'UNRWA assiste oltre 5,9 milioni di rifugiati palestinesi, di cui circa un terzo risiede in 58 campi profughi in diverse regioni. La responsabilità dell'Agenzia nei campi si limita alla fornitura di servizi, senza possedere, amministrare o controllare tali aree, una competenza delle autorità ospitanti. Finanziata principalmente da contributi volontari degli Stati membri dell'ONU, con alcuni finanziamenti dal bilancio ordinario delle Nazioni Unite, l'UNRWA è un importante datore di lavoro nella regione, fornendo servizi vitali come istruzione, assistenza sanitaria, e sostegno sociale.
Il suo impegno è sottolineato dal fatto che, in assenza di una soluzione al problema dei rifugiati palestinesi, l'Assemblea Generale ha rinnovato continuamente il suo mandato. L'agenzia ha anche affrontato sfide, come il pesante tributo umano durante il bombardamento di Gaza da parte di Israele, con oltre 150 membri del suo staff uccisi. Con due quartier generali ad Amman e Gaza, e uffici locali in diverse regioni, l'UNRWA rimane fondamentale nel fornire sostegno ai rifugiati palestinesi e contribuire al loro benessere.
L’UNRWA già in passato è stata oggetto di critiche da parte di Israele. Come ricorda la CNN, nel 2017 il Primo Ministro Benjamin Netanyahu ne aveva chiesto lo smantellamento, sostenendo che dovesse essere assorbita dall’UNHCR. Lo scorso novembre, l’UNRWA ha negato alcune accuse mosse in particolare dalla stampa israeliana, secondo cui l’agenzia avrebbe dirottato fondi ad Hamas e diffuso propaganda anti-israeliana nelle scuole che gestisce.
Quali sono state le reazioni alle accuse?
Le accuse all’UNRWA sono arrivate lo stesso giorno della decisione della Corte Internazionale di Giustizia, nel caso presentato dal Sudafrica contro Israele. La Corte ha chiesto a Israele di adottare ogni misura necessaria per prevenire il rischio di genocidio della popolazione palestinese a Gaza.
Il caso Sudafrica vs. Israele: come leggere l’ordinanza della Corte Internazionale di Giustizia
A seguito delle accuse mosse all’UNRWA, 9 paesi hanno sospeso i finanziamenti all’Agenzia. Si tratta di Stati Uniti, Germania, Svizzera, Canada, Paesi Bassi, Regno Unito, Italia, Austria e Finlandia. Tra questi, gli Stati Uniti sono i principali finanziatori, e la sospensione riguarda di fatto 300mila dollari dei 121 milioni già stanziati. La Francia ha fatto sapere attraverso il ministero degli Esteri che non ha previsto finanziamenti per il primo trimestre, ma deciderà in seguito come regolarsi insieme alle Nazioni Unite e ai principali paesi donatori.
Altri paesi, come Norvergia, Irlanda e Spagna, hanno fatto sapere che continueranno a sostenere l’UNRWA. Il ministro degli Esteri norvegese Espen Barth Eide ha dichiarato a Reuters di essere “ragionevolmente ottimista” circa i paesi che hanno sospeso i finanziamenti. Israele ha fatto sapere che, una volta terminato il conflitto, l’UNRWA non dovrà più essere operativa a Gaza.
Philippe Lazzarini, commissario generale dell’UNRWA, ha rilasciato il 27 gennaio una dichiarazione a commento delle accuse e della sospensione dei finanziamenti:
È sconvolgente vedere una sospensione dei fondi all'Agenzia in reazione ad accuse contro un numero esiguo di dipendenti, soprattutto se si considera l'azione immediata che l'UNRWA ha intrapreso, rescindendo i loro contratti e chiedendo un'indagine indipendente e trasparente. L'Ufficio delle Nazioni Unite per i servizi di supervisione Interna (OIOS), la più alta autorità investigativa del sistema ONU, è ha già ricevuto l'incarico di indagare sulla difficile questione.
L'UNRWA è la principale agenzia umanitaria a Gaza, con oltre 2 milioni di persone che dipendono da essa per la loro pura sopravvivenza. Molti sono affamati, mentre il tempo scorre verso una carestia incombente. L'Agenzia gestisce rifugi per oltre 1 milione di persone e fornisce cibo e assistenza sanitaria primaria anche nel pieno delle ostilità.
Lazzarini ha anche invitato i 9 paesi a riprendere i finanziamenti, “prima che l’UNRWA sia costretta a sospendere gli aiuti umanitari” a Gaza.
António Guterres, segretario generale dell’ONU, ha invece dichiarato domenica scorsa che “gli atti abominevoli di cui sono accusati questi membri del personale dovranno avere delle conseguenze. Ma le decine di migliaia di uomini e donne che lavorano per l'UNRWA, molti dei quali in situazioni tra le più pericolose per gli operatori umanitari, non dovrebbero essere penalizzati. I bisogni estremi delle popolazioni disperate che servono devono essere soddisfatti”. Guterres ha anche confermato che, “delle 12 persone coinvolte, nove sono state immediatamente identificate e licenziate, mentre “di una è confermato il decesso, e si sta procedento a identificare le altre due”.
In un’editoriale per il Guardian, il giornalista israeliano Etan Nechin ha fatto notare come, benché sia doveroso indagare le accuse mosse all’UNRWA, chi ne chiede lo smantellamento non ha mai spiegato come dovrebbe essere rimpiazzata, e chi dovrebbe garantire la funzione che svolge. Scrive Nechin:
Non possiamo trascurare le atrocità potenzialmente commesse dagli operatori dell'UNRWA, né i suoi problemi sistemici: ci sono state discussioni su presunti contenuti antisemiti e incendiari nei suoi materiali didattici, che hanno portato alla condanna da parte dell'UE, per esempio. È legittimo criticare. Tuttavia, coloro che sostengono più animatamente l'idea di togliere fondi all'organizzazione o di distruggerla non forniscono mai un'alternativa valida. La conversazione raramente va oltre la retorica accusatoria, rispecchiando i dibattiti polarizzati che circondano Hamas. Così come personaggi come Benjamin Netanyahu hanno condannato Hamas in pubblico, facilitando al contempo il sostegno finanziario e gli accordi che hanno indirettamente sostenuto il gruppo, le autorità israeliane hanno ripetutamente chiesto lo smantellamento dell'UNRWA, richiedendo al contempo ulteriori finanziamenti all'UE.
Svezia e Canada hanno annunciato che torneranno a fornire aiuti all’UNRWA, dopo aver ricevuto garanzie di controlli supplementari sulle spese e sul personale impiegato. La Svezia fornirà per il momento metà dei circa 35milioni di euro promessi per l’anno.
I due paesi erano tra quelli che avevano deciso di sospendere gli aiuti all’UNRWA dopo le accuse di Israele sul coinvolgimento di circa 12 dipendenti dell’agenzia negli attacchi di Hamas del 7 ottobre. A loro si è unita la Danimarca, che giovedì scorso ha annunciato lo stanziamento dei 105 milioni di euro previsti per il 2024. La notizia è arrivata con un comunicato stampa del ministero degli Esteri danese.
Venerdì 15 marzo, la ministra degli Esteri australiana Penny Wong ha annunciato che anche il suo paese ha deciso di sbloccare i finanziamenti all'UNRWA. La cifra stanziata, 6 milioni di dollari australiani, è parte di un più ampio pacchetto di aiuti. Wong ha annunciato inoltre che il suo paese sosterrà i lanci di rifornimenti aerei di Giordania e Emirati Arabi. Sarà messo a disposizione un aereo da trasporto dell'aviazione australiana.
A inizio mese, come riporta l’ANSA, è invece arrivata la decisione della Commissione Europea di procedere al pagamento di 50 milioni di euro all’UNRWA, sugli 82 previsti per il 2024. La Commissione, in seguito alle accuse mosse da Israele, aveva deciso il 29 gennaio di operare una valutazione indipendente sui finanziamenti. L’UNRWA e la Commissione Europea hanno convenuto su maggiori controlli e su un revisione del personale dell’agenzia.
Gli altri paesi che avevano sospeso i finanziamenti, ovvero Stati Uniti, Regno Unito, Svizzera, Italia, Germania, Finlandia e Olanda, attenderanno i due rapporti ad interim delle Nazioni Unite prima di prendere ulteriori decisioni. Come affermato dal ministro degli Esteri britannico Andrew Mitchell, benché la comunità internazionale si sia divisa sull'opportunità o meno di sospendere i finanziamenti c'è fiducia nel fatto che i fondi attualmente a disposizione dell'UNRWA possano nel frattempo bastare.
Venerdì 8 marzo, Reuters ha dato notizia del report interno stilato dall’UNRWA, secondo cui alcuni dipendenti rilasciati a Gaza dalle autorità israeliane avrebbero subito pressioni per rilasciare false dichiarazioni sui legami tra l’agenzia stessa e Hamas. Tra queste, la partecipazione del personale agli attacchi del 7 ottobre.
Reuters ha esaminato il rapporto, datato a febbraio 2024. Nel documento si afferma che diversi dipendenti palestinesi dell’UNRWA sono stati arrestati dall’esercito israeliano, subendo abusi e torture, tra cui waterboarding, gravi lesioni fisiche e minacce ai familiari.
Juliette Touma, direttrice delle comunicazioni dell’UNRWA, ha dichiarato che il documento sarà consegnato ad agenzie interne ed esterne alle Nazioni Unite che si occupando di potenziali violazioni dei diritti umani.
Secondo Reuters, che non ha avuto accesso alle trascrizioni delle interviste che contengono le accuse di false confessioni forzate, maltrattamenti e abusi denunciati sono compatibili con altre testimonianze fornite da prigionieri palestinesi rilasciati nei mesi scorsi. Tra queste, anche quelle di abusi sessuali e su cui le Nazioni Unite hanno richiesto che venga effettuate un’indagine.
Un portavoce dell’esercito israeliano sentito da Reuters non ha risposto circa le accuse contenute nel rapporto. Ha però detto che le Forze di Difesa Israeliane (IDF) agiscono secondo quando stabilito dal diritto internazionale e dalle leggi del suo paese per tutelare i detenuti e i loro diritti. Secondo il portavoce, infine, i detenuti liberati potrebbero essere stati costretti da Hamas a muovere accuse contro Israele, dietro la minaccia di possibili “danni”.
Per l’intelligence americana è credibile che alcuni dipendenti dell’UNRWA abbiano partecipato agli attacchi del 7 ottobre. Tuttavia, le accuse israeliane non sono al momento verificabili, in particolare per quanto riguarda il numero e la percentuale di lavoratori delle Nazioni Unite legati ai gruppi militanti.
Lo riporta il Wall Street Journal, dopo che gli esperti di intelligence americana hanno prodotto una nuova valutazione delle accuse israeliane. Come spiegato alla testata da una fonte familiare con il rapporto, in esso “una sezione specifica rileva come i bias israeliani contribuiscano a distorcere buona parte delle loro valutazioni sull’UNRWA”. Secondo la valutazione dell’intelligence USA, il controllo che Hamas esercita a Gaza implica che l’agenzia delle Nazioni Unite debba interagire con il gruppo per fornire aiuti umanitari, ma questo non significa che ci sia una collaborazione. Il rapporto evidenzia anche come Israele non abbia ancora condiviso le informazioni “grezze” alla base delle accuse mosse contro l’UNRWA.
Questo giovedì Philippe Lazzarini, commissario generale dell’UNRWA, ha scritto una lettera al presidente dell’assemblea generale delle Nazioni Unite per informarlo che l’agenzia “ha raggiunto il punto di rottura”, dopo “i ripetuti appelli di Israele a smantellare l’UNRWA e il congelamento dei finanziamenti da parte dei donatori in un momento di crisi umanitaria senza precedenti a Gaza”. Lazzarini evidenzia inoltre come sia “seriamente minacciata” la capacità dell’agenzia di adempiere al mandato conferitole dall’assemblea generale.
Intanto, proseguono i lavori del gruppo indipendente delle Nazioni Unite, il quale sta indagando sulle accuse di Israele all'UNRWA e su come l'agenzia abbia garantito o meno la propria neutralità. Per fine marzo è prevista la presentazione di un rapporto intermedio al Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, mentre per fine aprile sarà reso pubblico il rapporto finale.
(Immagine in anteprima: grab via YouTube)