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La pandemia costringe Israele e Hamas a una tregua dopo tre settimane di scontri sulla Striscia di Gaza

2 Settembre 2020 3 min lettura

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La pandemia costringe Israele e Hamas a una tregua dopo tre settimane di scontri sulla Striscia di Gaza

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Con il coronavirus che si diffonde rapidamente nella Striscia di Gaza, Israele e Hamas hanno deciso di concordare una tregua e Israele ha annunciato che riprenderà le forniture di carburante per la centrale elettrica di Gaza. Il governo israeliano controlla e gestisce la rete elettrica su gran parte del territorio palestinese e, come in questo caso, utilizza questo potere per ridurre l'erogazione del servizio durante i conflitti. Al momento, un divieto punitivo imposto sulle consegne di carburante ha ridotto l'elettricità per gli abitanti della Striscia a sole quattro ore giornaliere.

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Dal 6 agosto Israele ha bombardato la Striscia di Gaza quasi ogni giorno, in risposta agli attacchi palestinesi verso il confine israeliano perpetrati con palloni ad elio che trasportano materiale incendiario (in inglese "incendiary baloons") e  qualche razzo. Si tratta di rudimentali dispositivi montati su palloncini, preservativi gonfiati o aquiloni che possono provocare incendi e danneggiare alcune aree coltivate.

L'accordo per la sospensione temporanea delle ostilità è stato possibile grazie alla mediazione del Qatar che ha garantito un'iniezione di capitali sotto forma di aiuti umanitari per la regione palestinese, mettendo fine a più di tre settimane di scontri a fuoco transfrontalieri.

Nessuna delle parti ha divulgato pubblicamente l'ammontare della somma offerta dal Qatar. Una fonte del New York Times, protetta dall'anonimato, ha dichiarato al giornale che si tratterebbe di 27 milioni di dollari. Gli aiuti finanziari dal Qatar sono già stati una componente importante in passato, a partire da una tregua concordata per la prima volta nel novembre 2018 e rinnovata poi più volte.

Una delegazione egiziana alla quale si è unito anche un inviato del Qatar ha fatto la spola tra le due parti per cercare di mediare il rinnovo di una tregua in base alla quale Israele si sarebbe impegnata ad alleviare il blocco imposto a Gaza che dura da 13 anni, riporta il Guardian.

Dopo che Hamas è salita al poter nel 2007, Israele e Egitto hanno imposto un blocco della Striscia Gaza. Il governo israeliano sostiene che il blocco è necessario per impedire ad Hamas di espandere il suo arsenale, ma i critici lo vedono come una forma di punizione collettiva, scrive Al Jazeera. Israele e Hamas hanno combattuto tre guerre (nel 2008, 2012 e 2014) e diversi scontri minori da quando è stata imposta la chiusura. Le restrizioni hanno spinto l'economia di Gaza sull'orlo del collasso, lasciando più della metà della popolazione disoccupata e anni di guerra e isolamento hanno devastato il sistema sanitario che ora non è in condizione di far fronte a un'epidemia.

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La necessità di una mediazione è diventata urgente negli ultimi giorni, dopo che le autorità di Gaza hanno rilevato i primi casi di trasmissione locale di COVID-19. Hamas ha imposto un lockdown nella Striscia di Gaza, in cui vivono circa due milioni di palestinesi. Nell'ultima settimana ci sono stati più di 250 nuovi contagi e almeno tre decessi correlati al virus, riferisce il ministero della salute gestito da Hamas. I kit per il test dei virus scarseggiano a Gaza e per questo motivo le autorità stanno testando a un ritmo lento.

Talal Okal, un analista politico che vive a Gaza, ha detto al New York Times che l'intesa ha poche speranze di portare a un cessate il fuoco a lungo termine.

(Foto scattata a Gaza durante la tregua del 2014 tra Hamas e Israele, via Wikimedia)

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