La democrazia israeliana, l’estrema destra al potere e l’occupazione della Palestina – Conversazione con Ugo Tramballi [podcast]
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“In un trionfo per la democrazia, una straordinaria rivolta popolare ha costretto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu a sospendere l'assalto della sua coalizione di estrema destra alla magistratura del paese. Negli ultimi mesi, israeliani di tutto lo spettro sociale e politico - sindacati, riservisti dell'esercito, diplomatici, operatori sanitari e studenti - hanno riempito le strade per esprimere un rifiuto totale del piano di Netanyahu per rimuovere quasi tutte le restrizioni legali sul suo governo”.
Così l’editorial board del New York Times a commento delle ultime settimane che hanno visto migliaia di cittadini scendere in piazza senza sosta per fermare la deriva autoritaria del governo più a destra e xenofobo della storia israeliana.
La democrazia israeliana, le proteste e il grande rimosso: l’occupazione della Palestina
Spesso quando si parla di Israele, sentiamo la definizione “La sola democrazia del Medio Oriente”. L’unico paese democratico del Medio Oriente, ma anche il solo, democratico, che occupa la terra di un altro popolo. Una democrazia, come scrive Jonathan Freedland sul Guardian, non può sopravvivere a lungo, imponendosi su un altro popolo. L'occupazione israeliana è un disastro per i palestinesi, ma è anche una calamità per la stessa Israele. Come hanno sempre avvertito gli oppositori dell'occupazione, opprime gli occupati e corrompe l'occupante.
Si può davvero definire democratico un paese che occupa territori e nega diritti a un altro popolo?
Scrive Ugo Tramballi sul Sole 24 Ore: “A giugno di quest’anno saranno 56 anni da che che ai palestinesi non è concessa l’indipendenza nazionale né la cittadinanza israeliana. Israele non spende quasi nulla a favore degli occupati soggetti all’autorità militare dell’occupante che permette la colonizzazione ebraica di grandi spazi dei loro territori. Tutto questo è contrario ai valori fondamentali del mondo democratico, oltre che delle leggi”.
Con l'insediamento del nuovo governo israeliano, la situazione nel paese si è fatta "più grave": questo "rischia di nuocere e di diventare liberticida nei confronti degli israeliani stessi, che siano palestinesi con cittadinanza israeliana o critici delle politiche di Israele. Mi dispiace che l'Occidente non lo veda". Sono le parole di Francesca Albanese, relatrice speciale dell'Onu sulla situazione dei diritti umani nei Territori palestinesi occupati dal 1967.
In occasione della visita di Netanyhau a Roma durante la quale ha chiesto all’Italia di riconoscere Gerusalemme come capitale dello Stato di Israele, sempre Francesca Albanese, ha scritto una lettera aperta alla premier Meloni, che si conclude così: Come il popolo ucraino, Presidente, anche quello palestinese, a Gaza, in Cisgiordania e Gerusalemme, è sotto occupazione. L’occupazione israeliana – che impedisce con violenza l’esercizio dei più elementari diritti e insedia centinaia di migliaia di cittadini in territorio occupato – è ormai giudicata illegale da studiosi e organizzazioni internazionali.
Alla posizione dell’Italia in merito è affidato anche un messaggio ad altre potenze: se si rinuncia del tutto al diritto internazionale nei confronti di qualche Stato, come si potrà invocarlo contro chi, per ipotesi la Russia, decidesse un domani di trasferire 750.000 cittadini russi in Donbas, e in virtù di quella presenza considerarla come parte dello Stato russo?
Julia Ioffe, una giornalista americana, commentando le proteste di queste settimane e quello che molti anche israeliani hanno definito un tentativo di colpo di Stato contro il suo stesso paese da parte di Netanyhau, ha scritto su Twitter: “Il fascismo non può essere compartimentato. Non puoi limitarti a farlo per i palestinesi e poi essere sorpreso quando si scopre che anche tu devi viverci sotto.”
La democrazia israeliana, l’estrema destra al potere e l’occupazione della Palestina.
Ne abbiamo parlato con Ugo Tramballi, giornalista pluripremiato, Senior Advisor di ISPI - Istituto per gli Studi di Politica Internazionale. Dal 1983 è inviato in Medio Oriente, India e Africa, è stato corrispondente di guerra in Libano, Iran, Iraq, Afghanistan e Angola. Tra il 1987 e il 1991 è stato corrispondente da Mosca. Dal 1991 è inviato e editorialista del Sole 24 Ore. Ha pubblicato diversi libri fra cui, Il sogno incompiuto. Uomini e storie di Israele e L’ulivo e le pietre, che nasce dalla sua esperienza diretta, come inviato speciale per lungo tempo in Medio Oriente, ed è un racconto di incontri personali e di relazioni di amicizia con israeliani e palestinesi di varia estrazione e classe sociale. Sullo sfondo le vicende politiche e belliche dell'Intifada, una narrazione fatta di episodi di vita quotidiana e di sentimenti universali: quasi un romanzo che spiega cosa voglia dire vivere in una terra che è insieme culla della storia e alveo di una lotta fratricida straziante e disperata.
[Durante la conversazione cito il pogrom di Hawara qui il nostro articolo]
Musica: Yael Deckelbaum & The Mothers - Home - יעל דקלבאום והאמהות
Foto anteprima di Ugo Tramballi