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Muntadhar al-Zaidi, dal lancio delle scarpe contro Bush alla candidatura al parlamento iracheno

9 Maggio 2018 4 min lettura

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Muntadhar al-Zaidi, dal lancio delle scarpe contro Bush alla candidatura al parlamento iracheno

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Sono trascorsi quasi 10 anni da quando, il 14 dicembre 2008, il giornalista iracheno di al-Baghdadiya TV Muntadhar al-Zaidi attirò l'attenzione dei media internazionali per aver lanciato le sue scarpe verso l'allora presidente degli Stati Uniti d'America George W. Bush. La protesta ebbe luogo durante una conferenza stampa, svoltasi a Baghdad, organizzata per illustrare i successi conseguiti grazie all'invasione da parte della coalizione a guida americana per porre fine, dopo gli attacchi dell'11 settembre 2001, al regime di Saddam Hussein, accusato di possedere armi di distruzione di massa e di legami con il terrorismo islamico di Al Qaeda (entrambe le accuse risultarono prive di fondamento).

Nonostante il tentativo di difesa da parte del primo ministro iracheno Nouri al-Maliki, al-Zaidi riuscì quasi a colpire l'ex capo della Casa Bianca con i suoi due mocassini, gridando: «Questo è un bacio di addio da parte del popolo iracheno, cane. Da parte delle vedove, degli orfani e di coloro che sono stati uccisi in Iraq».

via APTN video

Il giornalista venne immediatamente immobilizzato da agenti della sicurezza e condannato successivamente a 3 anni di detenzione per aver aggredito un leader straniero. Alla fine scontò nove mesi, trasferendosi poi a Beirut. Dopo il suo rilascio, dichiarò di aver subito torture da parte di funzionari e guardie irachene che gli avevano provocato la rottura dei denti, fratture ossee e altre lesioni.

Evan Vucci/AP

Durante il processo, al-Zaidi confessò di aver già pensato di mettere in atto un gesto analogo due anni prima, in occasione di una visita del presidente americano in Giordania, ma di non aver premeditato di farlo durante la conferenza stampa di Baghdad. Ciò che lo aveva spinto a sfilarsi le scarpe e a lanciarle sarebbe stato il sorriso glaciale di Bush che lo avrebbe fatto infuriare mentre parlava dei risultati ottenuti in Iraq. Quella smorfia aveva richiamato alla sua mente "l'assassinio di oltre un milione di iracheni, la mancanza di rispetto per la sacralità delle moschee e delle case, gli stupri delle donne".

«Stava parlando e allo stesso tempo sorrideva gelidamente al primo ministro (iracheno), dicendo al premier che avrebbe cenato con lui», raccontò ai giudici. «All'improvviso non ho visto più nessuno nella stanza tranne Bush, ho sentito il sangue di innocenti scorrere sotto i suoi piedi mentre sorrideva gelidamente come se fosse venuto a cancellare l'Iraq con una cena di addio».

In un editoriale pubblicato dal Guardian nel 2009, dopo esser uscito di prigione, al-Zaidi aveva scritto: «Quando ho lanciato la scarpa verso il criminale George Bush, volevo esprimere il mio rifiuto verso le sue bugie, la sua occupazione del mio paese, il mio rifiuto di veder uccidere la mia gente. Il mio rifiuto verso il saccheggio della ricchezza del mio paese e la distruzione delle sue infrastrutture. E la cacciata dei suoi figli causando una diaspora».

La protesta di al-Zaidi lo ha reso talmente famoso nel mondo arabo che la fabbrica dei mocassini lanciati contro il presidente statunitense, ribattezzò il modello "Bye Bye Bush". La scarpa fu poi immortalata con una statua realizzata in vetroresina e rame che venne esposta nell'orfanotrofio di Tikrit. «Gli orfani che hanno aiutato lo scultore nella costruzione di questo monumento sono stati vittime della guerra di Bush», aveva dichiarato il direttore dell'orfanotrofio Faten Abdulqader al-Naseri. «Il monumento è un regalo alla prossima generazione per ricordare l'azione eroica del giornalista».

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Dieci anni dopo il lancio delle scarpe, al-Zaidi è nuovamente protagonista delle vicende irachene. È candidato alle prossime elezioni parlamentari che si terranno sabato 12 maggio – le prime dopo la dichiarazione del dicembre scorso del governo iracheno della sconfitta dell'ISIS – nella lista nazionalista Saeroun, nata dall'alleanza tra il partito Istiqama dell'ayatollah Muqtada al-Sadr, personalità religiosa sciita, e sei gruppi laici tra cui il Partito Comunista Iracheno.

La lista è una delle 88 che partecipano alle elezioni alle quali sono chiamati ad esprimere il proprio voto circa 24 milioni di iracheni. I 328 seggi del parlamento saranno assegnati secondo un sistema proporzionale, anche se 46 sono riservati ai curdi e almeno un quarto alle donne.

L'ambizione di al-Zaidi è quella di diventare, un giorno, il leader del proprio paese.

Tornato in Iraq solo due mesi fa – dopo aver girato l'Europa e aver fondato un'organizzazione umanitaria per aiutare le vittime della guerra irachena - il giornalista 39enne ha dichiarato in un video pubblicato sulla pagina Facebook dedicata alla sua campagna elettorale, seguita da più di 120.000 persone, "di voler sostenere le persone oppresse e di volersi schierare contro gli oppressori" e di "voler perseguire quelli che rubano il denaro del popolo iracheno".

Con un tweet dal suo account ha annunciato "di voler spazzare via la corruzione".

In un'intervista rilasciata lo scorso 2 maggio alla CNN ha dichiarato di non aver alcun problema con l'America o con gli americani. «Il mio unico problema è con l'ex presidente George W. Bush, che ha occupato il mio paese e ha ucciso la mia gente. Se diventerò primo ministro o presidente, la prima cosa che farò sarà chiedere agli Stati Uniti d'America di scusarsi ufficialmente con tutti gli iracheni, di risarcire le vittime e di giudicare responsabile l'ex presidente George W. Bush».

Foto in anteprima via APTN video

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