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“Ancora non capisco perché il mio paese sta causando così tanta sofferenza”. L’invasione dell’Ucraina vista dai cittadini russi che non seguono la politica

18 Aprile 2022 17 min lettura

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“Ancora non capisco perché il mio paese sta causando così tanta sofferenza”. L’invasione dell’Ucraina vista dai cittadini russi che non seguono la politica

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di Meduza

La vita di molti russi è stata radicalmente cambiata dalla decisione di Mosca di scatenare una guerra su vasta scala contro l’Ucraina. Come risultato, alcuni russi che non avevano mai prestato particolare attenzione alla politica stanno ora seguendo da vicino le notizie, e hanno iniziato a criticare cautamente il governo, a lasciare il lavoro per protesta e persino a partecipare a raduni contro la guerra. Il sito indipendente russo di informazione Meduza ha raccolto le storie di alcune di queste persone.

Larisa

48 anni, esperta di marketing di Mosca (nome di fantasia)

Ho 48 anni, sono vicina alla pensione ma non ci faccio caso. Sono abituata a migliorarmi costantemente, a contare su me stessa e sulle mie forze. Quello che mi accadeva intorno? Per un motivo o per un altro non me ne sono mai curata. L’energia delle persone sembra diminuire con l’età, ma per me è l’opposto, ogni anno sento di averne di più.

Sono un'ex maestra di manicure, ma negli ultimi anni mi sono occupata di inserzioni sui social media, in particolare nel mondo dell’estetica. Ho iniziato a imparare durante la pandemia. Ricordo che ero seduta lì, scorrendo Instagram, e mi è venuto in mente: perché non monetizzare dai social media? Ho provato a seguire un corso, ma non faceva per me. Sono andata a un altro che mi ha fatto capire che le inserzioni targettizzate potevano essere una buona strada. Ho investito 97000 rubli [circa 1200 dollari - NdA] per imparare, ma li ho recuperati abbastanza rapidamente.

Ho iniziato con le attività dei miei amici, promuovendo le loro pagine. I miei colleghi e le mie colleghe mi hanno lasciato delle recensioni positive. Ho costruito il mio portfolio e poi ho iniziato a chiedere di essere pagata. Ho continuato ad avere clienti sempre più grandi nel settore. Dopo aver aumentato i miei prezzi, ho avuto ancora più clienti. Quella è stata la prima volta che mi sono sentita come se avessi veramente raggiunto il successo.

Non pensavo che sarei mai andata in pensione, che avrei vissuto il resto dei miei giorni su Instagram e Facebook, imparando cose nuove, forse iniziando persino a tenere corsi di marketing. E poi hanno bloccato Meta.

Tutti erano sotto shock. Era il nostro reddito, il nostro lavoro. Quando è scoppiata la guerra, non avevo minimamente pensato che si potesse arrivare a questo tipo di blocco, a una crisi finanziaria, che le cose potessero andare così male. Giravano voci, ma non le ho ascoltate molto attentamente. Ora mi rendo conto di quanto stessi negando il problema. Stiamo vivendo in un mondo che è crollato. I miei insegnanti di marketing digitale sono tutti sotto shock, così come i pezzi grossi - gli specialisti con la S maiuscola. Non ci sono più differenze tra noi, siamo stati tutti costretti a ricominciare da capo.

Non mi sono mai interessata di politica, non mi piace. Quando sono iniziate le ostilità in Ucraina, ero ovviamente molto dispiaciuta per la gente, e non voglio nemmeno parlarne adesso. Ma un'operazione speciale [sic] è qualcosa di molto lontano da noi. Dai nostri social network, dall’elemento umano - la vita di tutti giorni, come ci nutriamo. Ora che tutto questo è successo, capisco che avrei dovuto avere il polso della situazione, essere più consapevole di ciò che mi capitava intorno, tenere d'occhio ciò che stava arrivando, ciò a cui avrei dovuto resistere. Almeno non sarebbe stato così improvviso.

Con il tempo mi sono calmata. Ho notato che sono entrata su Instagram e Facebook sempre più raramente. La maggior parte dei clienti è troppo pigra per usare i servizi VPN, e cosa dovremmo fare senza clienti? In questo momento sto imparando con urgenza nuove abilità. Ho provato a lavorare su VKontake, ma ho dovuto smettere perché è troppo scomodo. E poi gli utenti sono per lo più ragazzi delle scuole e studenti universitari. Gli algoritmi funzionano molto meglio su Facebook e Instagram, su VK devi fare tutto a mano. Per capirci qualcosa devo metterci il tempo che normalmente investirei nei miei clienti. Non è bello parlare male dei nostri social network, ma mi sento come se fossi stata costretta a mollare una Mercedes per guidare un’utilitaria russa.

Sto ripartendo da zero perché la mia esperienza su altri social network non conta più nulla. Sto lavorando di nuovo gratis, costruendo un portfolio. Non sto facendo soldi né per questo mese né per il prossimo. Ho un gruzzoletto da parte, ma quando sei abituata a vedere i contanti è difficile adattarsi. Riesco a pensare solo a come fare abbastanza soldi, se posso permettermi di spendere in questo momento, per quanto tempo dovrò sopravvivere con i miei risparmi. Non voglio tornare a fare la manicure.

Yana

34 anni, artigiana della regione (oblast’) di Sverdlovsk (nome di fantasia)

Vengo da una città molto piccola e mi sono sempre sentita lontana dalla politica. Sì, sapevo che la gente a Mosca e Pietroburgo andava a protestare, che erano scontenti di diverse cose. Che era stata approvata qualche nuova legge a 2.000 chilometri di distanza. Anche noi qui abbiamo i nostri problemi, ma non c'è mai stata la sensazione che la politica ci riguardasse direttamente. Laggiù la gente protestava, qui i nostri stipendi scendevano, ma le due cose non erano collegate. Vivevo nel mio piccolo mondo immaginario.

Quando ero bambina, mia nonna mi ha insegnato l'uncinetto. È sempre stato il mio hobby. Ho studiato per diventare infermiera e ho lavorato in ospedale. Ho anche smesso di lavorare all'uncinetto per un po'. Ma poi i tempi si sono fatti difficili, non avevo soldi, e così ho iniziato a fare dei giocattoli carini e a venderli su Instagram. La mia attività è decollata dal nulla, così ho deciso di continuare, anche dopo aver ricominciato a fare soldi. Attualmente tutto il mio reddito proviene dai giocattoli. Mio marito è il capofamiglia e io non ho un reddito fisso: vendo tutto quello che faccio all'uncinetto.

La gente vede la politica come qualcosa di complicato, sporco, losco, una sorta di gioco a porte chiuse. L'uncinetto di solito è roba da ragazze, è qualcosa di positivo. Le persone ambiziose avviano imprese o, non so, entrano nella polizia. Le ragazze che conosco che lavorano all'uncinetto sono sempre molto carine, mai negative. È sempre bello lodare il lavoro delle altre. Creiamo bellezza, creiamo gioia. Sei così assorbita in questo mondo tutte rose e fiori che nella tua vita lontano da esso non vuoi portare indietro nulla, tranne la felicità. Alzi questa palizzata nella tua mente e non c’è altro - finché siamo in salute, niente può toccarci.

Ma ora questa guerra... essere in salute non basta più. Come tutti, siamo stati educati a rispettare i veterani, a ricordare il trionfo e il sacrificio dei soldati sovietici. La gratitudine per il fatto di vivere sotto un cielo sereno non mi ha mai lasciato. Poi un giorno ti svegli e il cielo non è affatto sereno, il tuo paese ha improvvisamente iniziato una guerra. Quale guerra? Perché? Hanno tutti perso la testa? Pensavo che le guerre avvenissero da qualche parte in Africa o in paesi impoveriti come l'Afghanistan. Perché il nostro paese è stato coinvolto in una guerra? Perché l'Ucraina ha bisogno di una guerra?

Guardavo il telegiornale senza capire nulla, a essere onesta. Perché le cose non potevano essere risolte pacificamente? Se i diplomatici non erano d'accordo, si poteva ricorrere comunque a sanzioni, minacce economiche. Perché combattere? Fin dal primo giorno, ho voluto che questo orrore finisse per non far soffrire gli ucraini. Ancora non capisco perché il mio paese sta causando loro così tanta sofferenza. All'inizio ero confusa. Ma poi, quando ho capito che questa guerra non è necessaria, mi sono arrabbiata. Con la Russia, con il nostro governo. Mi fa male riconoscere che è stato deciso in mio nome che saremmo andati a uccidere i nostri vicini, che in mio nome qualcuno sta distruggendo le loro vite.

Alla fine ho deciso che la vita va avanti. La guerra è orribile, ma cosa posso fare per fermarla? Posso solo continuare a vivere la mia vita. Così ho deciso di continuare a lavorare, portando felicità con i miei giocattoli. Ho passato tanti giorni in uno stato di "non pensare a niente di negativo, concentrati su animaletti carini e uncinetto". Poi hanno bloccato Instagram e ora non posso fare più il mio lavoro.

Ho dovuto impostare tutto di nuovo via VKontakte. Alcuni dei miei clienti mi hanno seguito lì, altri sono rimasti su Instagram. Non sono molto sicura nell’usare il VPN, e anche facendolo Instagram non sempre funziona bene. Così ho finito per perdere clienti e ora devo cercarne di nuovi.

Come se non bastasse c'è una crisi finanziaria, i tempi sono difficili - la gente non pensa ai giocattoli. Hanno iniziato a chiedere sconti, promettendo di comperare da me quando avranno i soldi. Me lo sento dire sempre più spesso. La gente non vuole spendere e lo capisco, ma anch'io ho bisogno di qualcosa per vivere. Anche le mie spese quotidiane sono salite alle stelle. All'inizio ho avuto paura: la nostra industria tessile è stata colpita dalle sanzioni? Tessile, trasporto, carico e scarico merci: si è scoperto che tutte queste cose erano legate alle compagnie straniere o al prezzo del dollaro.

Non ho mai guadagnato davvero molto e ora guadagno anche meno, perché ho meno clienti. Per fortuna con lo stipendio di mio marito tutto sembra andare bene, per ora. Ho stretto la cinghia, certo non potrei dire che sto morendo di fame, ma c'è un'ansia costante: cosa accadrà domani? Devo cercare un nuovo lavoro o posso continuare ancora un po’ con l'uncinetto? Avrò più o meno clienti? E i miei prezzi? Penso che dovrei iniziare a fare sciarpe e maglioni invece di giocattoli, ma non so se ci sarà richiesta.

All’inizio guardavo la TV e leggevo le notizie online senza venire mai a capo di nulla. Voglio dire, capisco che l'Occidente ci sta sanzionando, tutto sta diventando più costoso a causa della guerra, ma nessuno finora mi ha spiegato perché diavolo siamo andati in Ucraina. Così mi sono detta: seguirò le notizie da fonti alternative. La gente suggeriva l’Eco di Mosca, l’emittente radiofonica, così l'ho cercata. Non esiste più, a quanto pare. Sono riuscita a trovare altri articoli e foto, non ricordo dove. Sono rimasta completamente scioccata. Hanno distrutto le città, le hanno completamente rase al suolo, sparano alle persone nelle loro auto, non ci sono aiuti umanitari. È un incubo, tutte le mie lamentele per l'aumento delle spese e la mancanza di clienti non sono niente in confronto a quello che sta succedendo in Ucraina.

Il mio cervello si rifiuta di accettarlo. Ho smesso di guardare i media indipendenti, non riesco più a farlo, non sono ancora riuscita a digerire quello che ho visto. Eppure non posso nemmeno continuare come prima, lavorare all'uncinetto come se niente fosse. Questo è un incubo che deve essere fermato. Non voglio parlare di chi è la colpa - la guerra deve essere fermata, mentre i politici fanno i loro giochi, la gente muore. Magari prima o poi rinsavirò e vorrò cercare di capire cosa sta succedendo in Ucraina.

Margarita

24 anni , storica di Mosca (nome di fantasia)

Prima del 24 febbraio mi informavo a sprazzi, non ho mai davvero seguito nulla da vicino. Il mio impegno politico consisteva in "andrò a votare contro Putin, c'è troppa schiavitù spirituale e pochi soldi".

Non ero iscritto a nessuna particolare community di informazione, leggevo solo quello che i miei amici più attivi politicamente condividevano sui social network. Imparavo alcune cose da mio padre, che è più interessato alla politica. A volte le cose apparivano sulla prima pagina di motori di ricerca come Yandex. Ero emotivamente colpita solo dalle notizie che riguardavano scienza, arte e femminismo.

Tutto quello che sapevo sulle proteste era apparso casualmente nei miei feed. Pensavo cose come "È orribile, hanno messo qualcuno in prigione per le sue opinioni politiche, il governo è terribile, vivere qui comincia a farmi paura", e poi passavo oltre. I motivi per cui venivano arrestati e messi prigione preferivo non approfondirli. Tutto quello che sapevo di Alexey Navalny, per esempio, è che si tratta un politico, forse un nazionalista, che ha iniziato a farsi conoscere nel 2012, ha criticato il governo, e poi è stato tipo avvelenato e messo in prigione. Sono stata estremamente sorpresa dall'enorme numero di persone accorse a sostenerlo.

La mia attività politica si limitava a votare alle elezioni presidenziali e parlamentari. Per il resto, la politica era solo qualcosa di sgradevole: c'erano queste persone che peggioravano la nostra vita parlando a nome mio. Una volta ho avvertito questa sensazione, che ha fissato le cose per me, che le persone sono morte a migliaia per il nostro diritto a fare una spunta su una scheda elettorale. Avevo molto da fare, il seggio era in un altro quartiere, ma volevo comunque esprimere la mia disapprovazione per le strane cose fatte dal nostro governo, che aveva finito per far alzare i prezzi e rendere i viaggi all’estero un lusso da ricchi.

Di solito ho votato per candidati indipendenti o per il Partito Democratico Unificato Russo. Davo un'occhiata alle loro campagne e cercavo qualcosa che mi piacesse, ad esempio l’essere per l'uguaglianza dei diritti o il sembrare generalmente educati. Facevo un segno di spunta, buttavo la scheda nella scatola e andavo dai miei per il tè.

Il campanello d'allarme è scattato nella mia testa quando Putin ha riconosciuto la sovranità della "DNR" e della "LNR" [le autoproclamate “Repubbliche Popolari" di Donetsk e Luhansk - NdA], ma mi sono limitata a passare oltre, non ci stavo dietro con la testa.

Vivevo in una sorta di spazio internazionale tutto mio, le Olimpiadi erano appena finite, e nonostante alcuni episodi spiacevoli, come la storia di Kamila Valieva, si era trattato di una celebrazione sportiva. Gli atleti russi stavano difendendo l'onore del nostro paese in un'arena completamente pacifica, governata dai principi di Pierre de Coubertin. Era un momento triste, ansioso, ma anche gioioso. Parlavamo con i nostri amici in Ucraina, alcuni di loro tifavano per gli atleti russi, e noi sostenevamo i loro. La cosa più importante era la pacifica compagnia dopo le gare, gli atleti che uscivano insieme per festeggiare.

Poi sono volate le prime bombe. In buona parte nelle città di lingua russa, per inciso. Quello è stato il punto di non ritorno che il mio paese purtroppo ha scelto di attraversare.

Proprio ieri, è apparsa nel mio feed una persona che durante le Olimpiadi scriveva post divertenti sui fan del pattinaggio artistico. Alcuni giorni dopo i suoi post erano scritti da una stazione ferroviaria di Kiev, mentre lottava per salire su un treno di evacuazione. Prometteva che, una volta tornata la pace, avrebbe ripreso a scrivere post divertenti. Se fosse sopravvissuta.

Sto finendo il mio programma di specializzazione in storia. Quello è sempre stato un posto perfetto per essere apolitici. Nelle facoltà umanistiche russe, l'impegno politico è sinonimo di mancanza di rigore e una condanna a morte per il tuo lavoro. Uno storico deve mantenere le proprie opinioni il più lontano possibile dall’oggetto della sua ricerca, e questo credo sia utile.

Continuo a pensare che gli storici non dovrebbero essere coinvolti nella politica. È accettabile solo quando si tratta di questioni che si estendono oltre la dimensione puramente politica e raggiungono quella morale. Per me un esempio è Marc Bloch, che ha fondato una delle più importanti scuole di storia, Les Annales, ed è stato giustiziato per la sua partecipazione alla Resistenza francese. La Resistenza non ha a che fare con la politica. Vi hanno partecipato persone di opposti schieramenti, sia comunisti che conservatori come Charles de Gaulle. Perché è più importante trionfare sui sostenitori di un'ideologia che odia l'umanità che perseguire i disaccordi politici.

Per me la guerra in Ucraina non è una questione politica, ma morale. Capire che ci sono persone lì, alcune delle quali conosco per nome, o per i loro account Twitter, mi ha portato a vedere che non c’è bisogno di addentrarsi troppo nella politica per avere una posizione chiara su una questione specifica. Si può passare oltre qualsiasi informazione, ma c'è ancora una verità assoluta e incontrovertibile: il mio paese ha dato via ai combattimenti in un paese vicino, e come conseguenza la gente sta morendo o perdendo la propria casa. Intere vite vengono distrutte. E se posso dire "Questo è ciò che deve essere fermato", sono tenuto a farlo. Anche se non cambia nulla, questo è ciò che la mia coscienza richiede.

Ho iniziato ad affiggere volantini contro la guerra nel mio quartiere. Ero molto spaventata. Uscivo quasi esclusivamente di notte, nei giorni lavorativi, cambiando abbigliamento e indossando sempre una maschera. Era particolarmente spaventoso quando uscivo e fuori si gelava. Gli occhiali si ghiacciavano a causa della maschera, così non riuscivo a vedere dove stavo andando; alcune volte sono quasi caduta dal marciapiede. Avevo paura di imbattermi in un qualche gruppo di patrioti ubriachi, qualche scalmanato, nella polizia o in chiunque, davvero, senza essere in grado di scappare. A un certo punto ho scambiato la radica di un albero per la faccia di un vecchio spaventoso - è stato divertente.

Poi sono andata a una protesta per la prima volta in vita mia. Per me è stata una rivelazione il fatto che, durante una protesta, la gente non si muove seguendo la corrente, ma cambia continuamente direzione, sfuggendo alla polizia, cercando punti in cui poter gridare cose importanti. Sono sgusciata via da piazza Manezhnaya, ho gridato slogan contro la guerra mentre ero nella folla, e poi ho fatto finta di stare in piedi a fumare quando la folla ha cominciato a essere imbavagliata e la gente ha cercato di fuggire. Quando siamo riusciti a staccarci dal gruppo principale, noi, che eravamo una ventina, abbiamo camminato lungo una strada del centro. In silenzio, senza manifesti, non era nemmeno possibile definirci una folla.

Un furgone antisommossa si è fermato vicino, sono saltate fuori persone con varie uniforme, alcune vestite da civili; nessuna di loro si è presentata. A suon di urla ci hanno fatto mettere in fila, obbligandoci a togliere le maschere, e un uomo in abiti civili ci ha fotografato con il suo cellulare. Ci hanno interrogato, chiedendo di chi fosse il manifesto per terra. Nessuno di noi lo aveva tenuto in mano, molto probabilmente i poliziotti stavano solo cercando di incastrarci. Poi ci hanno detto di salire sul furgone antisommossa, gettando tutta la nostra roba davanti, compresi i cellulari. Io stavo stringendo il mio davanti alla porta, ma un uomo con un passamontagna e una pistola mi ha ordinato bruscamente di metterlo nella mia borsa, e poi di dargli quest’ultima. Nelle tasche mi erano rimaste solo le cuffie.

All'inizio ero quasi felice per essere stata arrestata, Mi facevano male i piedi per tutto quel camminare, ora almeno potevo sedere in un posto caldo. Ci siamo tutti presentati nel furgone antisommossa - di base eravamo estranei a caso. Non ci hanno concesso la telefonata che spetta per legge, ci hanno invece portato fuori dal furgone, ci hanno allineati di nuovo, ci hanno insultato dicendo che se volevamo potevamo pure manifestare, ora. Ci hanno fatto rientrare in piccoli gruppi, pochi alla volta, mentre il resto aspettava fuori al freddo. Le ultime persone - io ero tra queste - sono rimaste fuori per quasi un'ora e mezza.

Ci hanno trattenuti per otto ore senza offrirci cibo o acqua. Non ci hanno detto che potevamo usare il bagno, e io non l'ho chiesto: trovo degradante chiedere il permesso per qualcosa alle persone che ti stanno tormentando. Quelli che hanno soddisfatto tutte le richieste sono stati rapidamente rilasciati. Io ero testarda, così hanno iniziato a minacciarmi e a insultarmi. Alla fine sono scoppiata in lacrime appena mi hanno fatto uscire dal distretto di polizia. Quando sono tornata a casa, ho scoperto che quello stesso giorno avevano torturato una ragazza qui a Mosca, nel distretto del quartiere Brateevo.

Da dopo l’arresto non ho avuto le forze per qualunque attività di opposizione su larga scala. Anche solo per mettere un volantino o un fiocco. O per dire qualcosa a un cassiere che si lamenta perché i pagamenti non arrivano. Sto solo vivendo la mia vita, condividendo cose sui miei profili, lavorando alla mia tesi per quello che posso. Cerco di sostenere le persone vicino a me, la mia famiglia e i miei amici che sono contro la guerra, anche se non ne parlano. Voglio che le brave persone intorno a me vivano questa guerra senza che il loro benessere psicologico ne risenta.

Non sono un’eroina. Sono solo una persona che fa quello che può in questo momento, anche se è poco. Almeno è qualcosa. Penso che nessuno abbia il diritto di giudicare la posizione di qualcuno, purché non sostenga la guerra.

Ruslan Dostovalov

ex direttore esecutivo di Gazprombank

Come molte persone in Russia, si può dire che prima di tutto questo ero apolitico. Ho sempre saputo che il paese era in una brutta situazione, ma credevo fosse impossibile cambiare qualcosa.

Ho avuto l'opportunità di salire in alto, fare soldi. Ho lavorato alla Gazprombank. In due anni sono riuscito a diventare il direttore esecutivo di uno dei suoi dipartimenti. Mi occupavo del flusso di lavoro della banca, di automazione e ottimizzazione.

Come molti altri, speravo che il regime non sarebbe rimasto al potere per sempre, che un giorno sarebbe cambiato; credevo stessimo facendo piccoli passi verso un futuro migliore. Potevo immaginare, da qui a 100 anni, che se avessimo continuato nella stessa direzione le cose sarebbero finalmente migliorate qui. C'è molta terra in Russia, e pensavo di poter costruire casa. Ora mi è chiaro che non stavamo andando da nessuna parte.

Direi che sono ancora apolitico, non voglio guardare quello che sta succedendo attraverso una lente politica o geopolitica, o parlare delle strategie dell'Occidente, o dell'Oriente. Per me è più semplice: le truppe russe hanno invaso l'Ucraina; ci sono innumerevoli vittime civili. Non voglio parlare di nessun “dietro le quinte”, nessun “retroscena” o giudicare gli Stati Uniti o l'Europa per come stanno rispondendo.

Ero davvero triste guardando la manifestazione allo stadio Luzhniki. Tanti miei connazionali sono così stupidi da stare sotto quegli striscioni con la Z. I direttori e i giornalisti di NTV sfornano propaganda, è colpa loro. E Gazprom Media, proprietaria di NTV, è una filiale di Gazprombank. Non ho mai avuto problemi con Gazprom prima, rispettano la legge, ma ormai dovevo lasciare il mio lavoro.

Quando la tua vita è a posto, stai facendo soldi e la carriera avanza, non è bello rinunciare a quello che hai. Mi sono chiesto se mollare fosse stupido, poi ci ho pensato e ho deciso che se non lo avessi fatto la mia coscienza mi avrebbe divorato. Non potevo vergognarmi all’idea di andarmene, mentre se avessi chiuso gli occhi su quello che Gazprom Media stava facendo, nonostante tutto quello di cui ero a conoscenza, allora sì che avrei provato vergogna. Ho deciso che la mia coscienza e il rispetto di me stesso erano più importanti di ogni altra cosa, e ho scritto una lettera di addio ai miei colleghi.

Il 90% dei miei colleghi mi ha ringraziato per aver espresso la mia posizione. Mi hanno detto che per loro era importante leggerla, perché avevano pensato di essere soli. Del resto non parli di certe cose al lavoro. Ho ricevuto molte telefonate di persone grate, alcune di loro mi hanno detto di essere in cerca di un nuovo lavoro. Non tutti possono licenziarsi subito.

C'erano persone con incarichi molti in alto che mi chiedevano: "Dove andrai ora, in Europa? Ti uccideranno là fuori. Se l'Europa fa una qualsiasi mossa adesso, sarà cancellata dalla mappa". Mi rende triste che anche tra persone molto intelligenti ci siano idee del genere.

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Non ho ancora parlato della mia decisione alle persone che mi sono vicine; non voglio turbare nessuno più del necessario. Parlerò con loro quando tutto sarà sistemato, in modo che non si preoccupino. In questo momento sto cercando un nuovo lavoro. Che sia in Russia o all'estero non importa, dipende da come gira la ruota. Ma a prescindere da dove finirò a lavorare, vedo il mio futuro in Russia. Prima della guerra stavo cercando un terreno da comprare. Ho sempre voluto una casa mia, ed ero felice che fosse in Russia, come sulle rive del Volga, a Konakova, che è a due ore da Mosca - è incredibilmente bello là fuori. Mi sento davvero bene a vivere qui.

Articolo originale pubblicato sul sito indipendente russo Meduza - per sostenere il sito si può donare tramite questa pagina.

(Immagine anteprima via Wikimedia Commons)

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