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Il secondo inverno dell’invasione e il futuro dell’Ucraina

5 Gennaio 2024 7 min lettura

Il secondo inverno dell’invasione e il futuro dell’Ucraina

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Alla fine dell'estate del 2023, l'offensiva condotta dalle forze armate ucraine contro le truppe d'invasione della Federazione Russa ha raggiunto il suo culmine per poi terminare nelle settimane successive, all'arrivo dell'autunno.

Nonostante lo sforzo profuso dai soldati impiegati al fronte, la linea difensiva russa ha retto l'urto, impedendo alle truppe di Kyiv di manovrare tra le linee nemiche. Ciò le ha forzate in un conflitto di attrito che, in assenza di un'adeguata copertura aerea, si è rivelato estremamente dispendioso in termini di risorse materiali e umane.

Ucraina, il fronte militare a un anno dall’invasione su larga scala

Tagliare in due tronconi le linee logistiche che corrono parallele alla costa del mar d'Azov e permettono il rifornimento delle truppe russe stanziate nel sud dell'Ucraina, il principale obiettivo dell'offensiva, non è stato raggiunto. Così, con il passare delle settimane e il ridursi delle scorte di munizioni, le forze armate ucraine hanno abbandonato le azioni offensive per disporsi a difesa delle proprie posizioni.

Mano a mano che il loro slancio andava esaurendosi, le truppe russe hanno intensificato le operazioni offensive arrivando, all'inizio dell'inverno, a recuperare l'iniziativa lungo l'intero fronte. Gli scontri più sanguinosi si sono verificati ad Avdiivka, una cittadina dell'Oblast’ di Donec'k contro cui le truppe russe hanno lanciato numerosi assalti nel tentativo di accerchiare i difensori e tagliare le linee di rifornimento ucraine.

Le brigate ucraine schierate nella zona hanno respinto queste ondate, causando ingenti perdite al nemico e stabilizzando la situazione tanto da permettere al presidente Zelensky di visitare le proprie posizioni nella città e nei suoi dintorni. Altrettanto intensi sono stati gli assalti lanciati dalle truppe russe nella zona compresa tra le città di Stepove e Kreminna, dove, nel 2022, si era stabilizzata la linea del fronte dopo la vincente offensiva ucraina nell'Oblast’ di Charkiv. Anche in quest'area, le posizioni difensive ucraine sembrano in grado di reggere l'urto degli assalti russi.

Lo stesso accade nell'Oblast’ di Zaporižžja e sulla sponda sinistra del fiume Dnipro, dove, nel corso dell'estate, le truppe ucraine hanno stabilito e difeso una piccola ma tenace testa di ponte. Lungo gli oltre mille chilometri di fronte al momento attivo, il 2023 si è chiuso così come era iniziato, con l'iniziativa nelle mani della forza d'invasione russa e le truppe ucraine impegnate a mantenere le posizioni, ritirandosi quando queste non sono più difendibili e contrattaccando per alleggerire la pressione.

Pressione che, tuttavia, non sembra essere in grado, al momento, di delineare, per le truppe russe, alcun significativo sviluppo a livello operativo o strategico. Ciononostante, per la democrazia ucraina, l'inizio del 2024 rappresenta il momento più cupo e difficile dall'assedio di Kyiv nelle prime settimane dell'invasione.

Ogni guerra infatti è, al tempo stesso, una guerra di apparati industriali e di attrito. Priva di un'industria bellica in grado di far fronte all'elevato consumo di risorse materiali necessario per sostenere operazioni offensive di lungo periodo, l'Ucraina deve la sua resistenza al sostegno degli alleati occidentali, le cui capacità industriali sono state messe a dura prova dall'intensità e dalla durata del conflitto.

Limitata da una miope logica di mercato, l'industria bellica occidentale ed europea si è dimostrata restia a scalare la propria produzione per timore di investire su un conflitto a breve termine. Del milione di proiettili di artiglieria promessi dai paesi dell'Unione Europea, l'Ucraina ne ha ricevuti solamente trecentomila, un numero troppo esiguo per le necessità di una guerra meccanizzata di tale intensità. La Germania, invece, a novembre per mezzo del ministero degli Esteri ha annunciato che i rifornimenti militari saranno “massicciamente aumentati”, fino a 1,3 miliardi di euro.

Alle difficoltà di carattere industriale si aggiungono anche quelle di natura politica. A novembre, infatti, gli elettori statunitensi saranno chiamati alle urne per esprimere il loro nuovo presidente ed è molto probabile che Joe Biden si troverà a correre ancora una volta contro Donald Trump.

Se fosse quest'ultimo a risultare vincitore, il supporto degli Stati Uniti alla causa ucraina verrebbe messo seriamente in discussione. Le ultime settimane del 2023 sono state caratterizzate infatti da un intenso dibattito congressuale, in cui i Repubblicani hanno osteggiato un consistente pacchetto di aiuti per Kyiv, chiedendo all'amministrazione sforzi più decisi nel contrasto all'immigrazione. In ogni caso, durante un briefing del Dipartimento di Stato, il portavoce Matthew Miller ha dichiarato che gli Stati Uniti non forniranno assistenza militare all’Ucraina agli stessi livelli del 2022-23, poiché impegnati ad aiutare il complesso militare e industriale del proprio paese.

Putin intanto si appresta a essere confermato presidente della Federazione Russa nelle elezioni previste a marzo, garantendo alla forza d'invasione una leadership sicura, nonostante il costo in vite umane dell'operazione militare speciale si stia rivelando estremamente elevato. Un report dell'intelligence statunitense ha infatti stimato le perdite russe in Ucraina in 315 mila tra morti e feriti, ovvero circa il 90% del personale schierato all'inizio dell'invasione.

Si tratta di un numero notevole, considerato anche il fatto che il grosso delle truppe impiegate nei primi mesi di guerra era costituito da personale professionista, esperto e ben addestrato. Oggi quel personale è sostituito da riservisti, mobilitati e contrattisti il cui addestramento risulta, nella maggior parte dei casi, grossolano e superficiale.

Fino a questo momento, l'economia di guerra verso cui Putin ha orientato il paese per sostenere uno sforzo bellico di lungo periodo è riuscita a mantenere una parvenza di equilibrio tra le crescenti necessità dell’apparato militare e la qualità della vita dei suoi cittadini, o almeno della parte di loro più vicina ai centri del potere. Tuttavia, nel corso del 2023, l’inflazione è tornata a correre ed è possibile che l’equilibrio mantenuto fin’ora possa rompersi, destabilizzando l’economia russa nel corso del prossimo anno.

Dato il quadro economico e politico, è improbabile che le forze armate ucraine stiano pianificando altre operazioni offensive da eseguire nel corso del 2024. L'offensiva della scorsa estate non ha consumato solo vite e materiali ma ha aperto anche visioni contrastanti nella leadership ucraina che, ora, appare meno coesa di quanto sia stata fino a questo momento.

Tensioni interne e morti sospette: la crisi interna ucraina alla vigilia del secondo inverno di guerra

L'opzione più percorribile appare perciò quella di rafforzare le proprie difese senza smettere di ricostituire le riserve di munizioni ed equipaggiamento, e accelerare la mobilitazione per dotarsi di personale debitamente addestrato e in numeri sufficienti, rimandando nuove operazioni offensive a momenti più favorevoli.

Se alla fine del 2022, sull'onda della liberazione di Charkiv e Cherson, la guerra poteva sembrare vicina a una rapida e favorevole conclusione, oggi l'Ucraina sembra ormai consapevole di dover affrontare una guerra di lunga durata, senza la certezza di poter continuare a contare sull'appoggio occidentale. La campagna di attacchi strategici condotta negli ultimi mesi contro le retrovie russe mostra che a questa consapevolezza non corrisponde rassegnazione, ma sottolinea ancora una volta la capacità di adattamento e resilienza ucraina.

Nel corso dell'estate 2023 e per tutto l'autunno, infatti, l'aviazione e le forze speciali ucraine hanno condotto raid contro i sistemi di difesa aerea in Crimea e successivamente intensificato gli attacchi missilistici a lungo raggio contro obiettivi strategici in Russia, Crimea e nei territori occupati.

Tra gli obiettivi colpiti nel corso di questa campagna ci sono:

Scopo di questa campagna è deteriorare le infrastrutture belliche russe e provare a influenzare la politica del paese invasore colpendo obiettivi ad alto valore. Il dispiegamento della flotta del Mar Nero lontano dalle sue basi in Crimea è il risultato strategico più importante conseguito grazie questa campagna.

Questi attacchi servono inoltre a dimostrare agli alleati occidentali di essere in grado di integrare rapidamente e utilizzare con successo anche i più avanzati sistemi d'arma, rafforzandone così la fiducia nella possibilità di una vittoria finale e continuando ad assicurarsi il loro supporto.

Un supporto fondamentale non solo in chiave offensiva, ma anche per la difesa dello spazio aereo ucraino, protetto oggi da alcuni dei più avanzati sistemi terra-aria disponibili al mondo. Sistemi integrati rapidamente e utilizzati con successo per abbattere droni, aerei e missili russi.

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L’invio di questi sistemi è stato necessario a causa degli attacchi missilistici, che, fin dall'inverno del 2022, rappresentano una minaccia costante per il paese. Lo dimostra l'imponente salva di missili, circa 110, lanciata contro le infrastrutture civili e militari ucraine la notte del 29 dicembre, la seconda più massiccia dall'inizio dell'invasione. Secondo la Casa Bianca, inoltre, la Russia ha iniziato a utilizzare missili balistici della Nord Corea, e sarebbe in trattativa con l’Iran per comprare missili a corta gittata.

Per tutti questi motivi, il 2024 si presenta come un anno duro e cruciale per il destino della fragile democrazia ucraina. Difendere il fronte e continuare ad assicurarsi il supporto dei propri alleati sono i compiti che aspettano l’Ucraina nei mesi a venire. Riuscire in entrambi i compiti potrebbe significare che le difficoltà odierne possono essere superate, ma questo esito appare, oggi, quanto mai incerto.

(Immagine anteprima via Flickr)

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