“Ho fede e speranza”: intervista a Ženja Berkovič, regista russa accusata di ‘giustificare il terrorismo’ dal regime di Putin
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di Zoja Svetova (Novaya Gazeta)
Il 5 maggio scorso è passato un anno dall'arresto della regista russa Ženja Berkovič e della drammaturga Svetlana Petrijčuk. L’accusa è quella di "giustificazione del terrorismo", che sarebbe contenuta nello spettacolo Finist jasnyj sokol (Finist, il chiaro falco). Il caso è stato trasmesso al tribunale militare e nei prossimi giorni avrà inizio un processo senza precedenti. Per la prima volta in Russia una drammaturga e una regista saranno processate per un'opera teatrale. Novaja Gazeta ha inviato alcune domande per Ženja Berkovič e Svetlana Petrijčuk al centro di custodia cautelare. Per ora, Svetlana ha preferito non rispondere, mentre Ženja Berkovič ha risposto in modalità “flash”: “Non ho ancora voglia di fare interviste vere e proprie, ma visto che l’avevo promesso, proverò a rispondere. Scusatemi, lo farò in modalità flash’ ma le risposte saranno sincere.”
“Quasi ogni giorno c’è qualche piccola gioia”
Puoi descrivere la tua giornata nel centro di custodia cautelare? È sempre il “giorno della marmotta”?
È inutile descrivere una giornata nel carcere preventivo, perché un semplice elenco di “eventi” non dice nulla sull’essenza della nostra vita qui. Dormiamo molto, mangiamo bene (una possibilità che esiste grazie alla mia famiglia e al negozio del servizio penitenziario, anche se non per tutti e non ovunque). Leggo in inglese il più possibile (per “crescita personale”), scrivo lettere, cerco di restare in contatto con il mondo del teatro. Incontro le avvocate, faccio telefonate, ricevo lettere. Quasi ogni giorno c'è qualche piccola gioia. Molto dipende anche dalla compatibilità con le compagne di cella, in questo senso sono stata molto fortunata (e di esperienza ne ho, in un anno ho avuto compagne di cella molto diverse).
Durante questo anno di prigione e le diverse udienze per l’estensione della misura cautelare, probabilmente avrai scoperto qualcosa di nuovo sui tribunali russi. Una cosa è assistere a un processo in qualità di simpatizzante (e tu hai assistito a diversi processi, sia quello sul caso Serebrennikov, che altri), un'altra cosa è esserne protagonista. Cosa puoi dire adesso sui nostri tribunali? I processi sono tutti uguali, o cambiano in base ai personaggi coinvolti?
A essere sincera, non ho ancora imparato nulla di nuovo sui tribunali russi. E, per fortuna, anche prima dell’arresto non nutrivo alcuna illusione sulle diverse versioni dell'inferno in terra. Per questo motivo non ho provato alcuna delusione generale né per il genere umano, né per i vari organi statali. Chiunque sia stato in un istituto o una clinica psichiatrica o in un orfanotrofio non troverà nulla di nuovo né in un centro di custodia cautelare, né in un tribunale.
“Qui è difficile leggere dei Gulag”
Quanti libri hai letto in questo periodo? Sono per lo più libri che ti sono stati spediti o che provengono dalla biblioteca carceraria? Quali libri è bello leggere in prigione e quali no? Quali sono i tuoi libri preferiti tra quelli letti in carcere? La top 10 dei tuoi libri preferiti?
I libri non li ho contati; penso di averne letti circa un centinaio e mezzo, tra cui anche quelli della biblioteca: lì i classici ci sono tutti. Personalmente, qui mi è molto difficile leggere testi davvero pesanti: sui Gulag, sull’Olocausto, sul genocidio, sulle guerre (mentre in libertà ne leggevo molti). Spesso dall'esterno la gente mi manda proprio questo tipo di libri, da Viktor Frankl a Nikolaj Epple. Penso che questo sia solo un mio difetto, non mi aiuta, ma magari aiuta altri detenuti. Qui mi è piaciuto leggere autori come Robert Sapolsky e James Herriot, Faulkner (riletto per la decima volta) e Tolstoj (per la cinquantesima), e poi... no, non voglio fare elenchi, bisognerebbe guardare tutti i titoli! Appena sarò in libertà, stilerò delle short e long list insieme a Berkonovosti [il canale Telegram degli amici di Ženja Berkovič, NdT].
Ženja, vorrei parlare di poesia, perché l'ultima volta hai parlato in versi persino con il giudice. Quando hai iniziato a scrivere versi? È successo durante l'infanzia?— Non voglio scrivere di poesia, mi spiace. (Nasce un po’ da sé da tutta la vita. Senza rifletterci troppo).
Il giudice istruttore ti concede delle visite con tuo marito e le tue figlie. Per favore, raccontaci come si svolgono. Alcuni prigionieri rifiutano le visite per non sentirsi tristi dopo. Oppure, al contrario, pensi che siano importanti?
Naturalmente non rifiuto le visite e le telefonate, perché per il 10% sono necessarie a me e per il 90% lo sono per i miei figli e la nonna. Nel senso che, ovviamente, dopo le visite mi sento sempre terribilmente giù (non nel senso che non voglia vederli e sentirli!!!). Mentre loro semplicemente non potrebbero fare a meno di sentirmi/vedermi, almeno occasionalmente.
“Nel fascicolo non c’è nulla, nemmeno le falsificazioni…”
Come sono cambiate le tue figlie dopo il tuo arresto?
Non voglio scrivere di loro, sono già oggetto di un “esame attentissimo”, nonostante non siano mai state contrarie a un po’ di notorietà: su Facebook e Instagram, nelle mie interviste; ma ora, senza di me, sono stanche delle attenzioni di persone estranee. Tuttavia posso affermare con orgoglio che sono bravissime. Sono delle vere guerriere. Ma anche cucciole! (E con loro ci sono i migliori adulti del mondo. Senza di loro, saremmo già tutti crollati e perduti. La nonna, poi, è una persona straordinaria, senza riserve.)
So che ricevi molte lettere da amici, conoscenti ed estranei. In questo periodo è successo qualcosa di inaspettato? Magari ti ha scritto qualcuno che non ti aspettavi, o viceversa?
Le lettere mi regalano sorprese ogni giorno! Sorprese belle! Non le elencherò, ma vanno dalle parole di sostegno degli idoli della mia infanzia a messaggi incredibilmente toccanti di perfetti sconosciuti, persone lontane dal teatro, scolari, pensionati, ogni genere di persone.
Le indagini sono terminate. Ti è stato notificato l’atto d'accusa. A breve inizierà il processo nel merito. C’è stata qualche sorpresa nel tuo fascicolo, qualcosa che non ti aspettavi?
Non c’è nessuna sorpresa nel fascicolo. Zero. Cavolo, non c’è un bel niente! Nemmeno le falsificazioni. Nulla! Ci sono solo un delatore debole e diverse perizie insensate, una più bella dell'altra. E basta. Il resto sono testimonianze in nostra difesa, referenze positive e ogni sorta di cartacce burocratiche. E niente di tutto questo ha nulla a che fare con le accuse. Ma si veda sopra: non nutro illusioni.
Però ho fede e speranza!
Non l’avranno vinta!
Articolo originale pubblicato su Novaya Gazeta e tradotto in italiano per gentile concessione della redazione. Traduzione dal russo all'italiano a cura di Anastasia Komarova.
Immagine in anteprima: Svetlana Petrijčuk e Evgenija Berkovič in tribunale – foto via Novaya Gazeta