Israele conosceva i piani di Hamas molto prima del massacro del 7 ottobre
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Più di un anno prima dell’attacco compiuto da Hamas il 7 ottobre scorso, l'intelligence israeliana era già a conoscenza del piano che si stava preparando. È quanto affermano alcuni funzionari della difesa israeliana: i militari sapevano che Hamas stava progettando di violare il confine di Gaza in più punti, e di attaccare decine di comunità israeliane e basi dell’esercito. Perché allora Israele non si è preparato adeguatamente per affrontare l’attacco? La supposizione è che la minaccia non fosse ritenuta sufficientemente credibile.
In particolare, ci sono prove che, più di un anno prima del massacro, il servizio di sicurezza Shin Bet avesse già informazioni dettagliate riguardo all’attacco che stava preparando Hamas. Inoltre, i funzionari sapevano che Hamas conosceva perfettamente lo schieramento dell’esercito israeliano al confine e si stava organizzando per attaccare i punti scoperti, aggirare le apparecchiature di sorveglianza e sfondare la recinzione. Una fonte militare che ha preferito rimanere anonima racconta che chi ha letto questi documenti ha vissuto un’esperienza di “dolore e lacrime”.
Ma non erano solo i militari a sapere. Anche i leader politici erano a conoscenza di almeno una parte di queste informazioni. Sono stati documentati gli avvertimenti lanciati dal capo della ricerca dell'intelligence, Amit Saar, circa una “tempesta perfetta” nella regione, che sarebbe scoppiata cavalcando i malumori interni a Israele causati dal piano del governo di Benjamin Netanyahu di indebolire il sistema giudiziario del paese. I massacri del 7 ottobre sono quindi avvenuti anche a causa di un fallimento dell'intelligence israeliana, unito a una difesa del confine che si è rivelata insufficiente: il risultato sono state 1.200 vittime e 240 persone prese in ostaggio in un solo giorno.
Ma facciamo un passo indietro. Le prime informazioni a disposizione di Israele riguardo al piano di Hamas risalgono al 2014: a quel tempo, l'intelligence israeliana aveva ricevuto informazioni circa la volontà di Hamas di entrare in Israele attraverso un tunnel situato all’estremità meridionale di Gaza, vicino al kibbutz Kerem Shalom, nel quale sarebbero stati pianificati una serie di massacri e omicidi. Per questo, il kibbutz era stato evacuato per alcuni giorni. Quando sono arrivati altri segnali che dimostravano che i membri di Hamas stavano per entrare nel tunnel, Israele – con il benestare di Netanyahu – ha deciso di farlo saltare in aria. La decisione è arrivata nonostante non ci fosse la conferma che una forza nemica fosse in procinto di attaccare. A questo attacco, Hamas ha risposto con un lancio di razzi, dando di fatto il via al conflitto dell’estate del 2014, durato cinquanta giorni, ricostruisce Haaretz.
Durante il conflitto, l'intelligence militare e lo Shin Bet sono venuti a conoscenza dell’esistenza di una fitta rete di tunnel scavati da Hamas sotto la vecchia recinzione di sicurezza israeliana che circonda Gaza. Proprio quei tunnel sono stati uno dei bersagli della guerra del 2014: alla fine del conflitto, Israele aveva distrutto almeno parzialmente più di 30 tunnel e scoperto che una rete sotterranea ben più estesa e pericolosa di quanto prima si pensasse.
Negli anni successivi, si è investito molto sul rafforzamento della recinzione lungo il confine e sulla creazione di uno sbarramento sotterraneo: sono stati spesi circa tre miliardi di shekel – l’equivalente di 800 milioni di dollari – nel tentativo di bloccare eventuali attacchi di terra. Con l'introduzione di nuove tecnologie di sorveglianza, la fiducia delle autorità israeliane è cresciuta, tanto che l’esercito ha deciso di allentare la propria presenza lungo il confine con Gaza e in alcuni kibbutz. Durante la guerra del maggio 2021, Hamas ha lanciato migliaia di razzi su Gerusalemme, ma non ha attaccato via terra: anche per questo Israele ha creduto – erroneamente – che la linea di frontiera con Gaza fosse al sicuro.
Arriviamo al marzo 2022. Dopo alcuni attacchi in Cisgiordania, Israele sceglie di posizionare le sue truppe all’interno della Linea verde: da quel momento Gaza assume una priorità inferiore. La maggior parte dei funzionari militari di intelligence e i primi ministri che si sono succeduti – Netanyahu, Naftali Bennett, Yair Lapid e ancora Netanyahu – non credono che Hamas possa attaccare via terra. E si sbagliano. Anche per questo, accettano di aumentare il numero di permessi di ingresso per i lavoratori di Gaza in Israele: guardando a ritroso, scrive ancora Haaretz, oggi in Israele serpeggia il sospetto che alcune di queste persone stessero raccogliendo informazioni sulle comunità israeliane situate al confine.
Immagine in anteprima: frame video Reuters