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Gli incendi che stanno devastando la California meridionale sono il futuro che ci aspetta

10 Gennaio 2025 8 min lettura

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Gli incendi che stanno devastando la California meridionale sono il futuro che ci aspetta

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Questa volta a fare notizia sono state le immagini delle colline di Hollywood e delle insegne dei McDonald avvolte dalle fiamme, quasi un’emblema di un processo inarrestabile anche più forte del capitalismo, come alcuni hanno fatto notare. Ma di eclatante c’è ben poco e a far notizia dovrebbe essere quel che di solito non fa notizia, l’iteratività di fenomeni estremi che dovrebbero essere sporadici. Di eclatante può esserci solo il dolore per i luoghi, i territori e i legami di affezione che evocano, gli affetti andati in fumo.

Le parole della scrittrice Susan Sheu, così lucide nonostante il suo coinvolgimento emotivo, sintetizzano in pieno la portata di un cambiamento epocale – verso il quale stiamo andando a sbattere, nonostante (e infischiandocene) i segni sempre più tangibili ed evidenti – che non dovrebbe avere colori politici, non dovrebbe essere declinato sotto la cornice delle “guerre culturali”.

“Negli ultimi dieci anni ho avuto non so quante volte la sensazione che il mio cuore si spezzasse. Sono una dura, quindi questo la dice lunga. Ora la sento più che mai. Le case dei miei più cari amici sono state bruciate, sono scomparse. La prima scuola elementare dei miei figli: sparita. I miei negozi di alimentari preferiti e alcuni dei posti più belli in cui passeggiare a Los Angeles sono scomparsi. La mia famiglia, pronta a partire, mentre molti dei miei vicini sono già in viaggio verso un hotel o la casa di parenti/amici in un'altra parte della California. 
Il cambiamento climatico sta arrivando per tutti noi. Anzi, il caos climatico. L'avidità tossica delle aziende e degli azionisti, il negazionismo verso la scienza e la svalutazione dell'uguaglianza nell'istruzione e nelle opportunità (ovvero l'erosione della democrazia) stanno arrivando per tutti noi. Ho il cuore a pezzi e non so davvero per quanto tempo ancora potrò sopportare tutto questo. Ma spero che questa devastazione, che tante persone e luoghi a cui tengo stanno vivendo, sia un grido d'allarme capace di chiamare a raccolta la solidarietà e la sanità.
Non è una questione di partito o di cultura. Non si tratta di religione. Non si tratta di controllo (beh, forse si tratta di controllo, ma solo se siete persone alla Mad Max).
Si tratta della sopravvivenza di esseri umani e di esseri viventi, della continuazione di ciò che ci sta a cuore. Per favore, smettetela di giustificare l'avidità e le persone orribili. Vi prego di alzarvi in piedi, ora, per la decenza, la bontà, la gentilezza e l'equità. Non c'è altro modo per sopravvivere.”

Gli incendi che stanno devastando Los Angeles e la California meridionale e finora hanno distrutto più di 2.000 edifici, hanno messo in fuga oltre 100mila persone dalle loro abitazioni, hanno bruciato circa 6mila ettari, hanno provocato la morte di almeno cinque persone sono un’ulteriore manifestazione di come il cambiamento climatico stia rendendo questi fenomeni non solo più frequenti e più violenti, ma sempre più difficili da gestire. Nel tempo e nello spazio. E nonostante la particolare combinazione di fattori – il peggior evento di vento forte nella California meridionale dal 2011, l’inverno più secco dopo due stagioni invernali piovose, la vegetazione fitta ma inaridita da nove mesi di siccità (a Los Angeles è sceso meno di mezzo centimetro di pioggia dal 6 maggio al 31 dicembre) – avesse fatto temere al rischio di incendi pericolosi.

La vegetazione fitta e secca e i venti di Santa Ana – le raffiche forti e secche che soffiano a ovest dal Nevada e dallo Utah verso la California meridionale nei periodi freschi, spesso e sovente collegate agli incendi più devastanti della regione - sono “quanto di peggio ci possa essere in termini di condizioni meteorologiche per gli incendi”, hanno detto i meteorologi.

Come ha spiegato Alex Hall, direttore del Dipartimento Ambiente e Sostenibilità dell'UCLA, “l'estate particolarmente calda, seguita dall’assenza quasi totale di precipitazioni durante quella che normalmente è la nostra stagione umida”, hanno creato le condizioni perché questi incendi fossero violenti e si propagassero così velocemente. “E tutto questo è arrivato sulla scia di due anni molto piovosi, il che significa che c'era molto combustibile per potenziali incendi selvaggi”.

La lezione che possiamo imparare dalla California è che stiamo gestendo meglio gli incendi piccoli ma non ci stiamo attrezzando per quelli grandi e veloci, spiega il giornalista climatico, Ferdinando Cotugno in un post su Instagram: In California, “nel 2023 ha piovuto tanto, e la vegetazione è cresciuta, il fuoco ha apparecchiato. Nel 2024 non ha piovuto per niente, tutta quella vegetazione si è seccata, il fuoco ha cucinato. E ora è il 2025 e il fuoco può mangiare. Terza notizia: il fuoco va veloce. La domanda che ti devi fare non è: quanto è grande l'incendio, ma quanto è veloce l'incendio”.

Di fronte a eventi di questo tipo, risaltano impietosi i costi dell’inazione soprattutto politica. Come osserva la scrittrice e giornalista Rebecca Solnit in un editoriale sul Guardian, “spesso ci viene detto di prepararci ai disastri locali, siano essi bufere di neve, terremoti, uragani o incendi, ma nessuna preparazione personale può compensare la mancanza di una preparazione collettiva che è un'azione internazionale significativa per il clima”.

Negli stessi giorni degli incendi, il servizio climatico della Commissione europea Copernicus, il Met Office del Regno Unito e l'agenzia meteorologica giapponese, hanno rilevato che il 2024 è stato l'anno più caldo mai registrato e che la temperatura media superficiale globale è stata superiore di oltre 1,5°C rispetto all'era pre-industriale. È la prima volta che accade.

Cosa è successo?

Cinque grandi incendi sono divampati in diverse zone dell'area di Los Angeles. A ovest, l'incendio di Palisades ha bruciato più di 6mila ettari e ha costretto a evacuare città e quartieri lungo la Pacific Coast Highway, tra cui Pacific Palisades, Malibu e Santa Monica. L'incendio di Palisades ha distrutto più di mille abitazioni e danneggiato circa 15mila strutture. 

A est, un incendio è divampato sulle colline di Hollywood, dove ci sono sentieri escursionistici e ville isolate. L'incendio del Sunset, che ha costretto all'evacuazione di una delle zone più densamente popolate di Los Angeles, si è esteso per 8 ettari.

Più a est, un incendio a nord di Pasadena, nelle San Gabriel Mountains, ha bruciato più di 4mila ettari, distrutto 100 abitazioni e provocato la morte di cinque persone. Quest’incendio è stato chiamato “Eaton fire” perché è iniziato nell'Eaton Canyon, nelle montagne forse più conosciute per la cima più alta, spesso innevata, chiamata Mt. Baldy. Sono state evacuate più di 30mila abitazioni delle aree suburbane costruite pendici delle montagne. 

A nord, l'incendio Hurst si è esteso per 200 ettari e sta bruciando nella San Fernando Valley, a circa 40 chilometri a nord-ovest del centro di Los Angeles. Mentre la Valley è densamente popolata, Sylmar è un'area più rurale, un tempo nota per i suoi uliveti e ora sede di proprietà di cavalli.

Purtroppo si prevede che gli incendi continueranno a crescere. “Gli esperti dicono che Los Angeles non è ancora fuori pericolo e che questi incendi hanno il potenziale per essere il più costoso disastro da incendio selvaggio nella storia americana”, riporta Los Angeles Times. L’intervento dei vigili del fuoco è limitato poiché gli aerei sono bloccati in alcuni punti a causa dei forti venti. Anche le risorse antincendio sono ridotte a causa della simultaneità degli incendi e in alcuni luoghi gli idranti hanno iniziato a prosciugarsi a causa della richiesta eccessiva.

I vigili del fuoco hanno chiesto alle persone che non sono state evacuate ma che vivono nei pressi degli incendi di stare all'erta, poiché è probabile che le fiamme si spostino velocemente e in modo imprevedibile. 

Intanto, Biden ha aumentato l'assistenza federale alla California - coprendo il 100% dei costi per 180 giorni - per aiutare a gestire il disastro.

C’entra il cambiamento climatico?

Come detto a generare questi incendi è stata la combinazione di più fattori: rinvigorite dai venti forti e secchi (si parla di raffiche tra gli 80 e i 150 chilometri orari), le fiamme hanno trovato combustibile nella fitta vegetazione, cresciuta dopo due inverni piovosi, resa però arida e secca da un lungo periodo di siccità. Daniel Swain, scienziato climatico dell'UCLA, ha definito i venti forti come un “phon atmosferico” per gli effetti sugli alberi e sulla vegetazione.

Se da un lato questa combinazione ha reso più letali gli incendi che stanno bruciando Los Angeles, dall'altro l'influenza della crisi climatica si fa sentire da più punti di vista: il cambiamento climatico sta intensificando gli estremi idroclimatici, sia umidi che secchi, compresi gli eventi meteorologici che hanno riguardato la California, e sta rendendo roghi del genere più comuni e devastanti.

Con le condizioni di siccità che si protraggono fino all'autunno, prosegue Swain, la California meridionale è più vulnerabile agli eventi di vento forte e secco: “Il cambiamento climatico sta aumentando la sovrapposizione tra le condizioni di vegetazione estremamente secca più avanti nella stagione e il verificarsi di queste raffiche di vento”. 

Fino a soli due anni fa, la California era vittima di una siccità pluridecennale che faceva parte di una più ampia “mega-siccità” in tutti gli Stati Uniti che, secondo i ricercatori, era la peggiore da almeno 1.200 anni. L'aumento delle temperature globali, causato dalla combustione dei combustibili fossili, ha provocato un aumento dei giorni di “fuoco” a causa dell’inaridimento della vegetazione e dei terreni e della diminuzione dell'umidità.

Studi recenti hanno mostrato che gli incendi nell'ovest degli Stati Uniti stanno diventando più frequenti e più grandi, e che i cambiamenti climatici aumentano il rischio di incendi rapidi di circa il 25% in California. Dieci dei più grandi incendi violenti della California si sono verificati negli ultimi due decenni, e cinque di questi si sono verificati solo nel 2020.

I ricercatori hanno calcolato che l'emergenza climatica causata dall'uomo ha contribuito a un aumento del 172% delle aree bruciate in California dagli anni '70, con un'ulteriore diffusione prevista nei prossimi decenni.

“Detto questo, è troppo presto per dire in che misura il cambiamento climatico abbia reso questi specifici incendi più estremi. Questo aspetto dovrà essere valutato in un'analisi di attribuzione più dettagliata”, ha spiegato il professor Stefan Doerr, direttore del Centre for Wildfire Research dell'Università di Swansea.

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Tuttavia, se è troppo presto per gli scienziati del clima per produrre studi di attribuzione che colleghino specifici eventi meteorologici al riscaldamento globale, le condizioni che hanno esacerbato questa conflagrazione - temperature elevate, grave siccità, vegetazione secca - sono tutti sintomi di un pianeta in surriscaldamento.

Gli incendi urbani sono sempre più frequenti. L'anno scorso è toccato al Cile. Nel 2023 sarà la volta di Maui. Prima ancora, Boulder, Colo. E prima ancora Paradise, in California.

Ora è Los Angeles a bruciare. Gli incendi si stanno espandendo e i venti continuano a soffiare. Non sappiamo dove sarà il prossimo.

Immagine in anteprima via Flickr.com

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