In diretta dall’Egitto: molestie sessuali tra indifferenza e attivismo digitale
5 min letturaÈ terminata religiosamente martedì scorso l’Aid el Adha, la più grande festa religiosa per noi musulmani anche se da lunedì la vita era già ripresa, pigramente, dappertutto. Le banche e gli uffici pubblici hanno riaperto, così come i negozi e le varie attività. I giorni più caotici della festa sono stati il primo e il secondo, ovvero venerdì e sabato. Gli egiziani ricchi e i benestanti si sono concessi vacanze sul mar Rosso, in crociera sul Nilo o sulla costa mediterranea. Una grande fetta di popolazione è rimasta a casa, con i parenti o con gli amici nei club privati della capitale. Il restante popolo, quello meno abbiente, la maggioranza, dopo la preghiera dell’Aid che si svolge all’alba, si è riversato nei giardini pubblici, nello zoo e nei vari ponti sul Nilo del Cairo. È stata letteralmente presa d’assalto la metropolitana, che nei giorni di festa lavora moltissimo, trasportando gli egiziani da un punto all’altro della città. È bellissimo vedere i bambini orgogliosi dei loro nuovi abiti colorati, camminare per le strade consumando il coshary dalla scatola di plastica, tipica pietanza della festa. Gli egiziani pro Moubarak, invece, si sono recati al penitenziario El Torah a portare fiori in regalo all’ex presidente detenuto.
A raccontarla così non è andata male. Tutti si sono divertiti, nell'ambito delle loro possibilità, trascorrendo momenti gioiosi all’aperto e in famiglia. Sarebbe tutto bello se non ci fossero di mezzo i famigerati gruppi di ragazzini e ragazzi che, proprio nei giorni di festa, girovagano nei punti più affollati del Cairo per molestare ragazze e donne. Si aggirano in gruppi, toccando fondoschiena e seni, molestando verbalmente le ragazze, seguendole, se possibile, spintonandole e strusciandocisi addosso.
Uno spettacolo tremendamente triste.
E questi fatti, che sono purtroppo parte della quotidianità della vita pubblica egiziana, aumentano vertiginosamente durante le festività. Forse perché c’è più gente per strada, ci sono più ragazze, c’è la folla che “copre” e permette di sparire all’occorrenza, a differenza dei giorni normali.
Le molestie sessuali al Cairo sono un vero e proprio problema pubblico ma credo che le "radici" di questi atti, che non avvenivano in maniera così massiccia fino a 40 anni fa, vadano ricercati nella dimensione sociale di queste persone.
Chi sono i molestatori? Sono al 95% ragazzi e uomini poveri, facenti parte delle classi sociali più basse del paese, dove un uomo non riesce a sposarsi prima di aver compiuto almeno 35-40 anni. A causa della disoccupazione, degli stipendi bassissimi, i ragazzi impiegano tantissimi anni a mettere da parte i soldi necessari per un matrimonio. Perché qui, sposarsi, è costoso. Serve una dote, in oro. Serve un appartamento possibilmente di proprietà. Servono soldi per arredare la casa, comprare gli elettrodomestici e l’abito da sposa della moglie. Senza tutto questo è impensabile chiedere la mano di una donna e poi sposarla. Così le cose vanno per le lunghe, gli uomini arrivano alla soglia dei 40 anni ancora celibi, senza aver avuto rapporti sessuali, se non casuali a pagamento, stressati e frustrati. La rassegnazione va ad unirsi all’impossibilità di avere un rapporto fisico e umano con una donna trasformandola, agli occhi di queste persone, in una preda. Così un uomo si trasforma in molestatore. Da ragazzo seguendo le orme e l'esempio dei più grandi e continuando ad esserlo anche dopo sposato, ormai per abitudine.
Le molestie avvengono per il 90% sui mezzi pubblici, sui minibus, dove le persone stanno appiccicate tra loro a causa del poco spazio, favorendo i molestatori, e nelle metropolitane, alle fermate dei mezzi pubblici, nei giardini e nei luoghi affollati. Difficilmente, anzi quasi mai, un molestatore agisce in un centro commerciale, in un ristorante, in un fast food, in un club, perché si tratta di luoghi prima di tutto più controllati e poi perché non frequentati da persone appartenenti a classi sociali inferiori.
Il disgusto che si prova a venir toccate in maniera fugace, ma pressante, è indescrivibile. Da quando sono arrivata nel '97 in Egitto ad oggi, sarò stata molestata non meno di cento volte. Per un periodo ho usato le spille che fermano il mio velo per pizzicare le mani e le dita di questi uomini perché, purtroppo, ciò che peggiora questa situazione è l’indifferenza. Bisogna farsi giustizia da soli, perché se sei molestata per strada e chiami aiuto o denunci quanto accaduto, puoi esser certa che più della metà dei presenti non accorrerà in tuo aiuto. La cosa spregevole è l’indifferenza e la colpevolezza che i presenti riescono quasi sempre a far ricadere sulle donne. In qualunque caso, sia senza velo che con il velo o addirittura con il niqab (il velo che lascia scoperti solo gli occhi), per i presenti è la donna a sbagliare. Ma non solo. A dar man forte e a colpevolizzare le donne ci si mettono anche altre donne, rendendo quindi inutile per una ragazza pensare di gridare o di denunciare una molestia.
Il maschilismo riconosciuto dalle donne delle classi più povere è sconcertante. Pur di ricevere benevolenza e considerazione, queste donne cancellano la propria identità dimenticandosi di essere esse stesse donne e di meritare comunque, e sempre, rispetto.
Conosco ragazze che non sono mai state molestate in Egitto, neanche una volta. Questo perché non hanno mai preso un minibus o la metropolitana, hanno sempre girato in auto e non frequentano luoghi “della gente povera”, non passeggiano sui ponti sul Nilo dove si mettono a tubare le coppiette senza un soldo, per le strade e i giardini affollati della festa, o nei quartieri più poveri. Le altre ragazze, invece, che non sono così fortunate, vengono molestate minimo una volta alla settimana. Fino ad otto anni fa, prima di sposarmi, anche io giravo solo in mezzi pubblici, in metropolitana, andavo nei quartieri popolari e nelle zone più povere e venivo regolarmente molestata. Nonostante questo, nonostante le manate sul sedere, le parole pesanti e le volgarità, ho continuato a girare tra quei quartieri consapevole che questi uomini, come tutti gli egiziani che vivono nelle baraccopoli e nelle zone dimenticate di questa città, sono solo vittime di una società sbagliata dove ancora non hanno trovato il loro posto e dove forse, in questa maniera e con questi presupposti, non lo troveranno mai.
È comunque possibile segnalare una molestia sul blog HARRASSMENT MAP, dove vengono riportati in tempo reale i luoghi dove è avvenuta una molestia, oppure chiamare uno dei numeri verdi messi a disposizione. Anche se piccoli, questi sono passi importanti verso una sensibilizzazione generale e popolare.
Le molestie sono una piaga soprattutto del Cairo e nei giorni passati della festa sono stati segnalati più di 700 casi.
Il presidente Morsi ha incaricato il ministro degli Interni di aprire un’inchiesta ma sono convinta che finché ci sarà povertà e netta disuguaglianza sociale tra la gente questi atti non cesseranno di esistere. Neanche una legge potrebbe fermare queste azioni, che sono purtroppo radicate nella mentalità della gente più povera.
Bisognerebbe, piuttosto, rieducare gli uomini al rispetto incondizionato verso le donne e bisognerebbe iniziare a farlo tra i muri di casa o tra i banchi di scuola.
Qui la povertà è sinonimo di ignoranza e l’ignoranza è la causa indiscussa di tutto questo.
Jasmine Isam
Jasmine Isam è nata a Roma da padre egiziano e madre italiana. Dal 1997 vive al Cairo con il marito archeologo col quale gestisce un’agenzia di viaggi. Mamma di due bambini sostiene la Rivoluzione alla quale partecipa in piazza e attraverso un suo blog che stiamo ospitando.