Il video di Mango, la scelta di pubblicare e i commenti dei lettori
2 min letturaSu Twitter ieri mi hanno chiesto un parere sulla scelta di pubblicare il video del malore e della morte di Mango. Da lì è nata poi una discussione sulla mia bacheca di facebook.
Non me la sono sentita di entrare nel merito della decisione di alcune testate di pubblicare quel video (che una persona presente al concerto ha realizzato, caricandolo poi su Youtube. Da lì diverse testate lo hanno ripreso caricandolo sulle loro piattaforme video), ma ho risposto dicendo cosa io avrei fatto. Io quel video non lo avrei pubblicato, perché a mio avviso non aggiungeva niente "giornalisticamente" parlando alla comprensione della notizia (il cantante purtroppo era stato stroncato da un infarto mentre era sul palco, notizia tra l'altro arrivata molto prima del video) e perché avrei voluto rispettare il dolore dei familiari.
Impossibile poi evitare la percezione che l'uso di quel video più che diritto di cronaca servisse al traffico e ai click. Ecco perché giornalisticamente e umanamente se fossi stata io a dirigere un giornale online avrei scelto di non pubblicare il video.
Sicuramente non avrei lanciato a pochi minuti dalla notizia un sondaggio così, per sfruttare il potenziale engagement della notizia stessa.
La cosa che mi ha davvero colpito però è stata la reazione pressoché unanime dei "lettori" sui social: la maggior parte dei commenti criticava in modo anche molto aspro le testate che hanno deciso per la pubblicazione. Al di là della testata (Corriere della Sera, Il Fatto, Huffington Post, il Giornale, Fanpage), il tono dei commenti era praticamente lo stesso. Ben sintetizzati in questi screenshot.
Commenti che io avrei cercato di gestire, rapportandomi con le critiche, cercando di capirne le ragione. Interagendo con le persone che hanno deciso di commentare, mettendo in conto anche di rivedere la mia scelta di pubblicare.
A un certo punto durante la discussione su Facebook, ci siamo resi conto addirittura che il Corriere ha deciso di cancellare il post, così senza spiegazioni e senza essersi misurato con i giudizi negativi dei lettori.
Il video però è rimasto sul sito online, dove i lettori continuavano in ogni caso a esprimere senza la minima moderazione le loro perplessità o i commenti che andavano da "sciacalli" a "vergognatevi". Non moderare, non prendere in considerazione questi commenti è stata a mio avviso una scelta sbagliata. Ed è stato scorretto eliminare il post in seguito agli insulti senza dare spiegazioni.
Solo su l'Huffington Post ho visto un intervento della testata che prova a spiegare i motivi della scelta, anche se ai commenti di risposta si è deciso di non replicare.
Dalla conversazione sulla mia bacheca emerge che la famiglia ha chiesto espressamente ai media di non pubblicare il video, come si può vedere in questa immagine presa da Rainews, che ha accettato di rispettare la richiesta dei familiari.
È sicuramente questa la scelta che ho apprezzato, non ho condiviso invece la decisione di non interagire in modo costruttivo con i lettori e di sicuro non posso apprezzare la scelta di alcune testate di inserire addirittura nel video spot pubblicitari come questi: "Perché ho questa fitta dolorosa?", per poi unirsi ipocritamente al dolore dei familiari. Siamo oltre il cinismo, oltre lo sciacalaggio. Fossi nella testata avrei chiesto umilmente scusa a tutti dai familiari ai lettori.