Il PD, le piazze, e il gioco d’attacco
2 min letturadi Pippo Civati (L'Unità del 12 giugno 2010)
Sogno una grande mobilitazione. D’altri tempi, sì, perché questi, purtroppo, sono proprio altri tempi. Non solo le manifestazioni nazionali – che spero convergeranno, tra l’altro – ma una manifestazione diffusa in tutta Italia e vicina alle persone. Ci sono le intercettazioni che, nel Paese dalla fragile libertà di stampa, costituiscono uno scandaloso bavaglio per i mezzi d’informazione e un vero e proprio monumento all’insicurezza (!), perché, nel Paese del telefono, negare la possibilità di indagare anche attraverso il ricorso alle intercettazioni è come togliere i poliziotti dalle strade: nel Paese della corruzione che dilaga è un episodio davvero grave e avvilente.
C’è un attacco alla Costituzione (infernale!) che supera di slancio tutte le precedenti sparate di Berlusconi e dei suoi. C’è una manovra che non contiene una riga sul futuro del nostro Paese e che va nella direzione sbagliata, perché non riduce ma, anzi, aumenta le differenze tra chi sta bene e chi non ce la fa (perché in Italia non si può mai parlare di rendita – chissà poi perché – e si è tolta l’Ici a chi la poteva pagare, proprio quando la crisi stava arrivando). Non dobbiamo più dare l’impressione di essere sulla difensiva, se è vero com’è vero che questa finanziaria riscatta in pieno anche la memoria delle cose fatte in campo economico da parte del governo Prodi. Usciamo dai circoli, allora, diamoci da fare, incontriamo i cittadini, parliamone nei luoghi di lavoro e nelle mille piazze di questo paese,ma anche nei luoghi dell’estate che inizia, nelle mille spiagge, nelle serate d’estate che ci attendono.
Chiediamo il coinvolgimento più ampio e la partecipazione più larga possibile. Ci sono i Mondiali? E allora giochiamoci la partita delle partite, Italia contro Berlusconia, perché il gioco si è fatto fin troppo pericoloso. Per tutti. Ritroviamo il gusto dell’informazione politica, della passione, l’ospitalità nei confronti di chi s’indigna e chi ha qualcosa da dire: perché il Pd è uno spazio nel quale capire le cose e dirle, denunciarle, raccontarle al Paese, con parole diverse, un partito che non ha paura di confrontarsi con nessuno e che conosce l’importanza di chi difende la Costituzione, la libertà di informazione e la dignità del lavoro.
Il Pd quest’estate non può andare in vacanza, per il suo e nostro bene. E, forse, senza presunzione, per il bene del Paese. La rassegnazione è pericolosa e la rinuncia è la cosa meno progressista che ci sia. Per ora, in questo momento noir, si sono mossi soprattutto i movimenti, Popolo Viola e Valigia Blu in primis. Ora è il momento che il Pd faccia il Pd. E si faccia trovare dove si trovano i cittadini. Se non ora, quando?