Il Movimento 5 Stelle e il mito dei cittadini informati
2 min letturaAndrea Zitelli
@valigiablu - riproduzione consigliata
Per Peter Gomez, dopo il successo ottenuto dal Movimento 5 Stelle alle amministrative, la vera sfida per questa nuova forza politica “comincia adesso”. Infatti, secondo il direttore del Ilfattoquotidiano.it, dovranno passare dalle “capacità di controllo e di denuncia” alla dimostrazione di possedere “reali capacità di governo”. Ed è proprio per questo motivo che il giornalista si augura che a Parma, Federico Pizzarotti, candidato sindaco dei cinque stelle, nel ballottaggio la spunti sull'esponente del centro-sinistra.
Quello che mi ha colpito dell'articolo di Gomez, non è tanto tale considerazione - legittima - sul futuro politico del movimento, quanto piuttosto le tesi a sostegno di essa. Scrive infatti il noto giornalista de Il Fatto che “centinaia di migliaia di cittadini informati dimostrano democraticamente di volere una politica diversa nelle idee e nei comportamenti” e che ciò rappresenta “segni tangibili di risveglio” da parte del nostro Paese.
A non convincermi è proprio questo aspetto del “cittadino informato” - già presente nel campionario linguistico di Beppe Grillo e del suo movimento – che rischia di avallare un certo mito dell'informazione. Non basta dire, infatti, “sono informato”, bisogna anche vedere che tipo d'informazione riceviamo o ci andiamo a cercare o come rielaboriamo i dati raccolti. Insomma, è l'”avere” informazioni - intesa come azione attiva di ricerca - e non l'”essere” informati – vista come un atteggiamento passivo di ricezione – a porre la reale consistenza del concetto d'informazione. Anche perché se le formule linguistiche non vengono articolate e approfondite c'è il pericolo di ritrovarci di fronte a vecchi sillogismi che hanno cambiato pelle: “l'ha detta la Tv, quindi è vero” viene sostituito, ad esempio, dall'espressione “l'ho letto in rete, quindi è vero”, dove la verità, alla fine, risiede solamente nel come ricevo un'informazione e non nel suo contenuto.
Inoltre, chi mi garantisce che i cittadini che hanno premiato il Movimento 5 Stelle e demolito ”, con il voto, ciò che resta del Pdl e della Lega”, non premiato “come in molti si aspettavano il Pd” e collocato “il Terzo Polo sulla casella (…) dei non pervenuti” siano informati? Questo voto non può essere figlio di disillusione, stanchezza nei confronti di una politica che non riesce a convogliare e a soddisfare determinate istanze sociali che si stanno sviluppando in tutto il Paese? Cosa c'entra l'informazione con quel sentimento di distacco che fa percepire i partiti italiani come corpi estranei all'organismo Italia? Siamo pertanto sicuri che questo voto rappresenti dei “segnali di risveglio” e non, invece, per la maggiora parte, una certa rabbia viscerale nei confronti di persone che hanno reso la politica un vecchio arnese inutilizzabile?
Ad esempio, in rete si è diffusa per diversi mesi – e continua ancora a circolare – una fantomatica storia di una “rivoluzione in Islanda” attraverso la quale gli islandesi si sarebbero opposti al potere della finanza, rifiutandosi di rimborsare il proprio debito pubblico. Andando però oltre tale narrazione informativa, si è scoperto che nulla di tutto ciò, in realtà, era accaduto in questo piccolo Stato del Nord Europa.
Ma tale informazione era passata e diverse forze politiche - tra cui lo stesso Beppe Grillo nel suo tour politico per le amministrative - l'hanno usata come argomento politico. Per questo motivo, la domanda da porsi è consequenziale: ma i cittadini che hanno creduto e magari votato una forza politica che ha fatto credere loro la precedente notizia, si possono ritenere cittadini informati più di altri? Questo può essere il segnale di una nuova coscienza collettiva risvegliatasi nel Paese?